E così oggi, i lavoratori dell'Ansaldo, dopo aver già
"scioperato" in solidarietà con il loro dirigente gambizzato da quei
cattivacci di anarkici informali, "scenderanno in piazza" (a migliaja,
come annunciano entusiasti tutti i media). Insomma, la
quintessenza del lavoro: i "lavoratori" che solidarizzano col povero
padrone che s'è fatto la bua. Ah, dimenticavo un par di cose. La prima è
che all'Ansaldo sarebbero in "lotta" perché i solidarizzandi padroni
vogliono vendere non mi ricordo quale settore; indi per cui, subito dopo
la krante manifestazziòne "no ar terorìsmo" andranno a incontrare la
loro ultima speranza: l'Arcivescovo. Eh. Non ci sarà mica da stupirsi:
tutte 'ste lotte "operaje" hanno da tempo, come dire, un andamento
prettamente ecclesiastico; e non sono, in fondo, neanche troppo sicuro
che un arcivescovo sia poi tanto peggio della Camusso o di Landini. La
seconda: alla manifestazione genovese parteciperà, naturalmente, Guido
Rossa. Guido Rossa non può mancare a una manifestazione del genere, come
un pesce nell'acqua. Saranno assenti, invece, Riccardo Dura, Annamaria
Ludmann, Lorenzo Betassa e Piero Panciarelli. Fine di questa parte delle
notizie.
Anche perché, come tanto vo dicendo, bisogna stare nel presente; perché
mai, che so io, riandare al 28 marzo 1980. E men che mai al 17 maggio
1972, quando fu istituito il vero, unico Santo che può far concorrenza a
Padre Pio. San Commissario. Un'altra notizia è che ora persino il
Questore di Milano vuole "avviare una riflessione", arrivando persino a
ipotizzare la posa in Questura di una lapide in ricordo dell'anarchico
Pinelli. Una volta, forse, mi sarei rivoltato; ora, non più di tanto.
Pinelli, suo malgrado, ha assunto la funzione di "anarchico buono".
Abbracci di vedove tra la sua e quella di San Commissario (avvenuti
nientemeno che al Quirinale). Di fronte a queste cose, mi corre
l'obbligo ma mi punge anche vaghezza di dirlo, il problema non è né
reagire, né trattenere i conati di vomito; è ostinarsi a rimanere e a
definirsi qualcosa come "anarchico". E' convincersi di continuare a
voler avere a che fare con certa gente, con risposte sempre più incerte.
Specialmente dopo aver letto anche certe notiziuole,
che del resto, per l'ennesima volta, devono restare ben lungi dallo
stupire più di tanto. Io non ho mai buttato nessuna bomba. Non ho mai
sparato a nessuno e il coltello lo uso per tagliare il pane. Ma di
fronte a certe cose, ho la coscienza di non aver paura di dire dove sto,
perché mi sembra una cosa terribilmente naturale e logica; qui, invece,
di logica non ne vedo più. Vedo soltanto parole e parole, e una
costante ritirata, una fuga quando si prospettano scenari che fino a due
giorni prima si preconizzavano e invocavano. Non fa piacere a nessuno
sapere o quantomeno immaginare di essere sotto tiro; ma quando ho visto,
in una stanza dell'antiterrorismo in Questura, che anche su uno che
scrive articoli su dei blog facendo finta di essere una gatta nera, esiste un fascicolo consistente, ho capito parecchie cose e, in mezzo a tutte le mie infinite contraddizioni (io sono una persona contraddittoria, e scusatemi se nelle cose che scrivo non cesso di usare quell' "io" così individualista e autistico), cerco di agire di conseguenza ricacciando in culo paure e dubbi che pure ho, e da sempre.
Ho capito bene l'intèlligenz. L'intèlligenz è quella cosa che
anche oggi la ministra interna Cancellieri (cognome che ricorda
senz'altro cose piacevoli, come i tribunali e Adolf Hitler) non manca di
nominare: bisogna rimodulare le forze dell'ordine e usare l'intèlligenz.
Di fronte all'intèlligenz bisognerebbe sapere che cos'è, quando ne
parla un ministro di polizia: e, bah, direi che non è così difficile
capirlo, specie quando lo si prova sulla propria pelle a livelli che
vanno dalle stazioni di carabinieri o dalle questure che ti "monitorano"
il blog (come nel mio caso: Shinystat ne dà preciso conto) all'essere
sbattuti in galera. Ecco, davanti a questa cosa non serve minimamente
fare frenatone che assomigliano di più a quelle di merda nelle famose
"mutande del pittore" (leggasi: cacarsi addosso), perché tanto sei lo
stesso nel mirino e ci resti. Da una parte "anarchici" che fanno a gara
nel prendere distanze più o meno ampie e si affidano persino al "Fatto
Quotidiano", dall'altra la polizia che si frega le mani e può
addirittura mostrarsi benevola nei confronti di certi, innocui
"sovversivi" che non sovvertirebbero nemmeno Calimero, pulcino nero. Una
profusione di zolfi, di umanità nove, di anarchismi pedagogici
(imperdibile l'articolo di Gurrieri che "spiega l'anarchia a suo figlio"
o roba del genere; ma ci tornerò sopra, la voglio spiegare anch'io
l'anarchia a un figlio che non ho, ma a modo mio). Di fronte a certe
cose, o si sta da una parte, o si sta dall'altra. La tendenza di certa
"anarchia" a voler stare, quando la situazione precipita, rigorosamente
nel mezzo, mi disgusta. Mi disgustano i tentativi di delegittimazione
operati costantemente da certe persone e certi gruppi, che non sono qui
dissimili dai guidirossa. E non mi piacciono nemmeno tanto coloro per i
quali si intuisce una posizione, ma che nicchiano nell'esprimerla
chiaramente. Forse ci avranno paura dell'intèlligenz, ma l'intèlligenz
li scova lo stesso ed è bene che se ne rendano conto. E chi almeno per
ora non si fa scovare, come gli "Informali", viene per questo tacciato
senza mezzi termini di essere connesso col nemico, o addirittura
d'essere lui, il nemico. Proprio un bel giochino, non c'è che
dire; ma è un giochino che, alla lunga, paga poco e nulla. La storia
dovrebbe averlo insegnato, ma in mezzo a tutti 'sti gran cultori della memoria
che "commemorano" anche i morti di duemila anni fa, sembra che ce ne
siano parecchi che continuano imperterriti a non capire un cazzo.
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