Oggi
è l’anniversario della morte di Dante Di Nanni eroe della Resistenza,
eroe per chiunque creda nella libertà. Crediamo di averlo visto anche
sulle nostre montagne, insieme a Walter Fontan e molti altri, guardarci,
sorridere e incitarci a a resistere, perchè quelli come lui non
muoiono mai.
[...]“Guardano il gappista che li aveva decimati e messi in fuga. Incerti e sconcertati, guardano il ragazzo coperto di sangue che li ha battuti. E non sparano. È in quell’attimo che Di Nanni si appoggia in avanti, premendo il ventre alla ringhiera e saluta col pugno alzato. Poi si getta di schianto con le braccia aperte nella strada stretta, piena di silenzio.»
18 maggio 1944: “gira per la città Dante di Nanni” tratto da Infoaut.org
Il 18 maggio ricorre l’anniversario della morte di una figura storica dell’antifascismo italiano: quella di Dante Di Nanni, giovane militante dei GAP torinesi, ucciso nel 1944, all’età di 19 anni, dalle truppe nazifasciste.
[...]“Guardano il gappista che li aveva decimati e messi in fuga. Incerti e sconcertati, guardano il ragazzo coperto di sangue che li ha battuti. E non sparano. È in quell’attimo che Di Nanni si appoggia in avanti, premendo il ventre alla ringhiera e saluta col pugno alzato. Poi si getta di schianto con le braccia aperte nella strada stretta, piena di silenzio.»
(Giovanni Pesce, Senza tregua – La guerra dei GAP, Feltrinelli, 1967)
18 maggio 1944: “gira per la città Dante di Nanni” tratto da Infoaut.org
Il 18 maggio ricorre l’anniversario della morte di una figura storica dell’antifascismo italiano: quella di Dante Di Nanni, giovane militante dei GAP torinesi, ucciso nel 1944, all’età di 19 anni, dalle truppe nazifasciste.
Figlio di genitori di origine pugliese, fin da giovanissimo
comincia a lavorare nelle fabbriche cittadine, proseguendo gli studi
alla scuola serale; allo scoppio della seconda guerra mondiale si
arruola nell’Areonautica, che abbandona subito dopo l’armistizio del
1943.
Rifugiatosi nelle montagne piemontesi, si unisce inizialmente ad un
gruppo partigiano guidato da Ignazio Vian, per poi convergere nei GAP
di Giovanni Pesce.
E’ il 17 maggio del ’44 quando Di Nanni, assieme ai compagni
Giuseppe Bravin, Giovanni Pesce e Francesco Valentino, effettua un
attacco ad una stazione radio che disturbava le comunicazioni di Radio
Londra.
Prima dell’azione, il gruppo di Gappisti disarma i militari
preposti alla difesa della stazione e decide di graziarli in cambio
della promessa di non dare l’allarme; ma i nove soldati tradiscono
l’accordo e, ad azione terminata, i quattro partigiani vengono sorpresi
ed attaccati da un gruppo di nazifascisti.
Ne segue uno scontro a fuoco in cui Bravin e Valentino vengono
feriti e catturati; portati alle carceri Le Nuove, saranno torturati a
lungo ed infine impiccati il 22 Luglio: Bravin aveva 22 anni, Valentino
19.
Anche Pesce e Di Nanni vengono colpiti durante lo scontro, ma il
primo riesce a portare in salvo il compagno più giovane, gravemente
ferito da 7 proiettili.
Di Nanni viene trasportato nella base di San Bernardino 14, a
Torino, dove un medico ne consiglia l’immediato ricovero in ospedale;
Giovanni Pesce, allora, si allontana dall’abitazione per cercare aiuto e
organizzare il trasporto del compagno, ma al suo ritorno trova la casa
circondata da fascisti e tedeschi, avvertiti della presenza dei Gappisti
dalla soffiata di una spia.
Nonostante le gravi condizioni in cui versava, Di Nanni rifiuta di
consegnarsi al nemico e resiste a lungo all’attacco nazifascista,
barricandosi nell’appartamento del terzo piano e riuscendo ad eliminare
diversi soldati tedeschi e fascisti con le munizioni rimastegli.
La sua eroica resistenza è riportata dalle parole dello stesso Giovanni Pesce che assistette in prima persona alla scena:
«Ora tirano dalla strada, dal campanile e dalle case più
lontane. Gli sono addosso, non gli lasciano scampo. Di Nanni toglie di
tasca l’ultima cartuccia, la innesta nel caricatore e arma il carrello.
Il modo migliore di finirla sarebbe di appoggiare la canna del mitra
sotto il mento, tirando il grilletto poi con il pollice. Forse a Di
Nanni sembra una cosa ridicola; da ufficiale di carriera. E mentre
attorno continuano a sparare, si rovescia di nuovo sul ventre, punta il
mitra al campanile e attende, al riparo dei colpi. Quando viene il
momento mira con cura, come fosse a una gara di tiro. L’ultimo fascista
cade fulminato col colpo. Adesso non c’è più niente da fare: allora Di
Nanni afferra le sbarre della ringhiera e con uno sforzo disperato si
leva in piedi aspettando la raffica. Gli spari invece cessano sul tetto,
nella strada, dalle finestre delle case, si vedono apparire uno alla
volta fascisti e tedeschi. Guardano il gappista che li aveva decimati e
messi in fuga. Incerti e sconcertati, guardano il ragazzo coperto di
sangue che li ha battuti. E non sparano. È in quell’attimo che Di Nanni
si appoggia in avanti, premendo il ventre alla ringhiera e saluta col
pugno alzato. Poi si getta di schianto con le braccia aperte nella
strada stretta, piena di silenzio.»
(Giovanni Pesce, Senza tregua – La guerra dei GAP, Feltrinelli, 1967)
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