mercoledì 18 aprile 2012

Ribellione personale! [scritto di Juan]


Riceviamo e diffondiamo:

Ribellione personale!
In questo periodo sono successe tante cose negative, che però, nella loro negatività mi han fatto riflettere molto e cambiare il mio pensiero, vedere le cose da un'altra prospettiva, sotto molti altri aspetti che prima non vedevo per il fatto di aver interiorizzato certi meccanismi di merda. Con questo non voglio dire che adesso penso di essermene liberato, tutto il contrario, però spero che questa riflessione mi aiuti a rompere alcuni di questi schemi e soprattutto a provare a mettere in pratica qualcosa di diverso o per lo meno ad essere consapevole della loro esistenza.
Mi riferisco a meccanismi che si creano tanto interiormente quanto tra persone e gruppi (tra cui le stesse assemblee libertarie), modi che rispecchiano esattamente tutto quello che odio e contro i quali cerco di lottare. Addirittura pregiudizi che arrivano, a volte, a trasformarsi in forme di autorità, che sono talmente interiorizzate da far parte di noi.
Come posso volere la distruzione di questo vecchio mondo con le sue forme di autorità, stato, scuola, famiglia, quando perfino dentro di me hanno spazio le sue logiche repressive?
E' facile dire: “Facciamo contemporaneamente tutte e due le cose, lottiamo per distruggere lo stato e allo stesso tempo cambiamo noi stessi”, però la domanda che mi faccio è: Quando ci incontriamo discutiamo e organizziamo lotte solo verso e contro l'esterno, prepariamo grandi lotte e grandi rivoluzioni e dimentichiamo una prima fase, quella del cambiamento interiore, pensando che noi siamo liberi da certe
dinamiche e quindi senza mai affrontarle con le persone con le quali ci troviamo?
In questo modo non stiamo forse utilizzando una base che già nel suo seno contiene una parte di questa marcia società?
Come possiamo dire che ci sono cose personali e altre politiche quando in noi abbiamo inculcate delle forme politiche, sociali e personali (forme di relazionarci uomini e donne, con amici e con i nostri amanti, con il sesso...) di questa società repressiva?
Come cambiare i nostri comportamenti, il nostro stesso modo d'essere?
Come possiamo separare nettamente i nostri sentimenti da quelli che riproduciamo, da quelli che disprezziamo, quando ci organizziamo per cercare di distruggere questo mondo di merda?
E un'altra domanda più importante:
Come pensiamo di relazionarci con le persone con le quali ci battiamo senza riprodurre quei meccanismi se già con le persone che più amiamo li riproduciamo allo stesso modo o potrei dire addirittura in maniera più accentuata?
Come posso organizzarmi con persone che di questo aspetto non vogliono parlare o non gli interessa farlo perché credono che non siano cose che hanno a che fare con la distruzione del presente o con la supposta rivoluzione sociale?
Già solo in piccoli gruppi ci ritroviamo in dinamiche in cui sono presenti pregiudizi, specializzazioni e perfino forme di autorità, quando i numeri aumentano non si moltiplicano di conseguenza anch'essi?
Penso che dentro di noi ci saranno sempre queste forme di pregiudizi e se non stiamo sempre allerta e non abbiamo una certa sensibilità (e molti di noi non ce l'hanno) ci trasformiamo in militanti altre volte ragioniamo da politici, altre volte come marito e moglie etc. è quello che ho visto succedere a me (a volte perché me lo hanno fatto notare, altre volte non me ne accorgo nemmeno) e a molti altri. Spesso non siamo coscienti di riprodurre la stessa società che vogliamo distruggere, di conseguenza essa si riflette all'esterno con le sue dinamiche che sfociano molte volte in forme autoritarie, ogni società qualsiasi essa sia, è e sarà sempre autoritaria se noi non ci accorgiamo delle forme di dominio che attuiamo.
Tutte queste riflessioni mi hanno portato a capire, per adesso, che una concezione allargata di forme organizzative senza cadere nei soliti meccanismi è impossibile senza prima provare a cambiare la mia maniera di relazionarmi con le persone che scelgo io.
Ci portiamo dentro, nel nostro essere, una società così radicata, così inculcata che arriva fino al più profondo dell'abisso dei nostri più intimi sentimenti e dei nostri più incoscienti istinti, è per questo che quando proviamo a distruggerla è così doloroso, perché stiamo distruggendo una parte di noi stessi e ci rifiutiamo di credere che dentro di noi possa esserci quel seme che ha messo radici ed è cresciuto molto ben irrigato, per il quale nutri un immenso odio. in certi aspetti è più facile parlare e condurre le lotte verso l’esterno che mettere a nudo i nostri difetti e le nostre brutture.
Per tutto questo sono arrivato alla conclusione che la mia lotta è una lotta individuale e permanente, che deve stare sempre attenta a queste forme interiori continuando a cercare di distruggere prima i nostri pregiudizi, non dimenticando che questa lotta è infinita e che quando pensiamo di aver distrutto le forme autoritarie e ci crediamo liberi è quando queste sfuggono alla nostra attenzione (le riproduciamo) ci pensiamo angeli della libertà fino a quando con il sole non ci bruciamo le ali di quella libertà e come Icaro cadiamo al suolo, sperando che al momento della caduta ci sveglieremo dal sonno dell'onnipotenza.
Per questo cerco di tener viva dentro di me una ribellione personale e intima e che sia il meno politica possibile e giorno per giorno, come la fenice che brucia e muore per rinascere dalle sue ceneri, stando attento che non si cementifichi e che la passione per l'amore e la ribellione mi accompagni fino a che la morte non mi venga a cercare.

Dicembre 2011, Juan Sorroche
per critiche: Juan Antonio Sorroche - C.C. via Beccaria 13, 38121 Gardolo, Trento


http://www.informa-azione.info/ribellione_personale_scritto_di_juan

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