Di seguito riportiamo un articolo apparso alcuni giorni addietro sul
Quotidiano.net che ci permette di conoscere meglio una delle "vittime"
della Federazione Anarchica Informale:
Il parà ferito: "Arrendersi non è nel nostro credo"
Un anno fa fu investito dall'esplosione di un pacco bomba
Il tenente colonnello della Folgore, Alessandro Albamonte, un anno
dopo l'attentato della Fai, ha scritto una lettera aperta ai
commilitoni.
Roma, 30 marzo 2012 - Un anno fa, il 31 marzo, un ufficiale
dell’esercito, il tenente colonnello Alessandro Albamonte, 42 anni, Capo
di Stato Maggiore della Brigata paracadutisti Folgore, rimase ferito a
causa della scoppio di un pacco bomba che era stato recapitato alla
caserma 'Ruspoli', sede del Comando Brigata Paracadutisti 'Folgore' di
Livorno. L’esplosione ferì gravemente l'ufficiale e gli provocò
l’amputazione di alcune dita di una mano, oltre a ferite al volto e alle
gambe. In seguito all'attentato il colonnello Albamonte ha perso l'uso
dell'occhio sinistro. Oggi è ancora in convalescenza. L'attentato fu
rivendicato dalla Fai, Federazione anarchica informale, che nello stesso
giorno fece esplodere altri due pacchi bomba in Svizzera e in Grecia.
Nei giorni scorsi il prefetto di Livorno Domenico Mannino ha consegnato
l'onorificenza di 'Cavaliere' al colonnello Alessandro Albamonte. E ad
un anno dall'attentato l'ufficiale ha affidato il suo sfogo ad una
lettera indirizzata ai commilitoni che riportiamo di seguito.
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Un anno non è stato sufficiente per ritrovare le capacità sottrattemi
dalla bomba. Le attuali limitazioni mi accompagneranno fino alla fine
dei miei giorni.
Ma un limite fisico non può essere un condizionamento per chi sceglie
di sacrificarsi per un'idea o per i colori non sbiaditi della propria
bandiera, per chi preferisce alla logica di potere e allo stolto senso
dell'apparire concetti eterei ed impalpabili come lealtà, onore, spirito
di corpo, per chi esalta il proprio rendimento nelle avversità, per chi
sorride e non si dispera innanzi al destino beffardo, per chi accoglie
la paura consapevole di saperla gestire, per chi divora in silenzio il
dolore e non ha il tempo di versare lacrime per i propri caduti, per chi
è consapevole che la rabbia sottrae lucidità, per chi conosce
l'inquieto fremito che prelude allo scontro, per chi scava nell'anima
del proprio avversario guardandolo negli occhi, per chi accetta il
dialogo pur essendo preparato alla contesa, per chi sa di dover
imboccare sempre il percorso più impervio nel gelido della notte, per
chi divide con gioia l'ultimo pezzo di pane, per chi indossa con
leggerezza i panni pesanti dell'esempio, per chi scava buche e riempie
sacchetti quando per gli altri suona la ritirata, per chi affida la
propria vita a una fune, per chi gareggia solo contro i propri limiti,
per chi risparmia l'ultimo sorso della borraccia per il cocchio, per chi
pulisce l'arma prima di mangiare o dormire, per chi si addestra nel
calderone bollente della sofferenza, per chi volta le spalle ai parolai,
per chi decide di rischiare la vita pur odiando gli sprechi, per chi
non si dà per vinto perché ha il dovere di vincere, per chi appende
l'uniforme senza mai svestirla.
Seppure colpiti, la mia sedia non è mai rimasta vuota, la Brigata ha
continuato a funzionare senza soluzione di continuità. Dietro di me c'è
stato subito un altro paracadutista che ha raccolto la mia sfida senza
tentennamenti. Tuttavia, il futuro ci darà altri morti, altri mutilati. È
nella nostra storia. Ma il nostro spirito sostenuto da una fede
incrollabile sopravviverà dimostrando che le avversità possono scalfire
solo il senso materiale delle nostre carni.
Del resto, la via ci è stata indicata dai leoni che si sono fatti
seppellire armi in pugno nelle sabbie africane. Essi ci rammentano che
arrendersi ed indietreggiare non è nel nostro credo, ci esortano a
guardare al futuro con rinnovata speranza e fiducia, voltandoci verso il
passato solo se su di esso possiamo costruire qualcosa di positivo.
Ringrazio la schiera di baschi rossi per il costante sostegno
silenzioso. È stato ed è il braccio saldo del camerata che non ti
abbandona nel buio. Auguro ai nostri figli di raccogliere un futuro di
pace.
Sono fortunato. Quando il mio tempo finirà, potrò dire: "Ho
combattuto e al mio fianco c'era un paracadutista della Brigata
Folgore". Cieli blu, zaini affardellati e armi sempre efficienti. A
presto.
Alessandro Albamonte
http://italy.indymedia.org/n/5655/28-04-12/federazione-anarchica-informale-vs-assassino
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