sabato 28 aprile 2012

Federazione Anarchica Informale Vs. assassino in divisa della Folgore

Di seguito riportiamo un articolo apparso alcuni giorni addietro sul Quotidiano.net che ci permette di conoscere meglio una delle "vittime" della Federazione Anarchica Informale:
Il parà ferito: "Arrendersi non è nel nostro credo"
Un anno fa fu investito dall'esplosione di un pacco bomba
Il tenente colonnello della Folgore, Alessandro Albamonte, un anno dopo l'attentato della Fai, ha scritto una lettera aperta ai commilitoni.
Roma, 30 marzo 2012 - Un anno fa, il 31 marzo, un ufficiale dell’esercito, il tenente colonnello Alessandro Albamonte, 42 anni, Capo di Stato Maggiore della Brigata paracadutisti Folgore, rimase ferito a causa della scoppio di un pacco bomba che era stato recapitato alla caserma 'Ruspoli', sede del Comando Brigata Paracadutisti 'Folgore' di Livorno. L’esplosione ferì gravemente l'ufficiale e gli provocò l’amputazione di alcune dita di una mano, oltre a ferite al volto e alle gambe. In seguito all'attentato il colonnello Albamonte ha perso l'uso dell'occhio sinistro. Oggi è ancora in convalescenza. L'attentato fu rivendicato dalla Fai, Federazione anarchica informale, che nello stesso giorno fece esplodere altri due pacchi bomba in Svizzera e in Grecia.
Nei giorni scorsi il prefetto di Livorno Domenico Mannino ha consegnato l'onorificenza di 'Cavaliere' al colonnello Alessandro Albamonte. E ad un anno dall'attentato l'ufficiale ha affidato il suo sfogo ad una lettera indirizzata ai commilitoni che riportiamo di seguito.
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Un anno non è stato sufficiente per ritrovare le capacità sottrattemi dalla bomba. Le attuali limitazioni mi accompagneranno fino alla fine dei miei giorni.
Ma un limite fisico non può essere un condizionamento per chi sceglie di sacrificarsi per un'idea o per i colori non sbiaditi della propria bandiera, per chi preferisce alla logica di potere e allo stolto senso dell'apparire concetti eterei ed impalpabili come lealtà, onore, spirito di corpo, per chi esalta il proprio rendimento nelle avversità, per chi sorride e non si dispera innanzi al destino beffardo, per chi accoglie la paura consapevole di saperla gestire, per chi divora in silenzio il dolore e non ha il tempo di versare lacrime per i propri caduti, per chi è consapevole che la rabbia sottrae lucidità, per chi conosce l'inquieto fremito che prelude allo scontro, per chi scava nell'anima del proprio avversario guardandolo negli occhi, per chi accetta il dialogo pur essendo preparato alla contesa, per chi sa di dover imboccare sempre il percorso più impervio nel gelido della notte, per chi divide con gioia l'ultimo pezzo di pane, per chi indossa con leggerezza i panni pesanti dell'esempio, per chi scava buche e riempie sacchetti quando per gli altri suona la ritirata, per chi affida la propria vita a una fune, per chi gareggia solo contro i propri limiti, per chi risparmia l'ultimo sorso della borraccia per il cocchio, per chi pulisce l'arma prima di mangiare o dormire, per chi si addestra nel calderone bollente della sofferenza, per chi volta le spalle ai parolai, per chi decide di rischiare la vita pur odiando gli sprechi, per chi non si dà per vinto perché ha il dovere di vincere, per chi appende l'uniforme senza mai svestirla.
Seppure colpiti, la mia sedia non è mai rimasta vuota, la Brigata ha continuato a funzionare senza soluzione di continuità. Dietro di me c'è stato subito un altro paracadutista che ha raccolto la mia sfida senza tentennamenti. Tuttavia, il futuro ci darà altri morti, altri mutilati. È nella nostra storia. Ma il nostro spirito sostenuto da una fede incrollabile sopravviverà dimostrando che le avversità possono scalfire solo il senso materiale delle nostre carni.
Del resto, la via ci è stata indicata dai leoni che si sono fatti seppellire armi in pugno nelle sabbie africane. Essi ci rammentano che arrendersi ed indietreggiare non è nel nostro credo, ci esortano a guardare al futuro con rinnovata speranza e fiducia, voltandoci verso il passato solo se su di esso possiamo costruire qualcosa di positivo. Ringrazio la schiera di baschi rossi per il costante sostegno silenzioso. È stato ed è il braccio saldo del camerata che non ti abbandona nel buio. Auguro ai nostri figli di raccogliere un futuro di pace.
Sono fortunato. Quando il mio tempo finirà, potrò dire: "Ho combattuto e al mio fianco c'era un paracadutista della Brigata Folgore". Cieli blu, zaini affardellati e armi sempre efficienti. A presto.
Alessandro Albamonte


http://italy.indymedia.org/n/5655/28-04-12/federazione-anarchica-informale-vs-assassino

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