lunedì 30 aprile 2012

it en - Trieste - Sulla devastazione della Val Rosandra

riceviamo e diffondiamo:

Questo è un manifesto apparso sui muri di Trieste dopo l'intervento della Protezione Civile in Val Rosandra sul carso triestino.
Lo scorso 24 marzo i volontari della suddetta agli ordini dei dirigenti hanno compretamente raso al suolo gli alberi del torrente Rosandra senza nessun tipo di rispetto per la natura e gli animali.
La popolazione dei paesi attorno si è espressa in parte favorevole a questo scempio grazie al fatto di aver guadagnato del legname gratuito. In tanti invece, circa 1600 persone, sono andati la domenica successiva a manifestare il proprio disappunto nella stessa vallata che oltre tutto sarebbe "protetta".
Resta il fatto che anche se vogliono costruire una nuova strada che da dall'Italia alla Slovenia e la paventata idea di un passaggio del Tav nessuno ha proposto un momento di ritrovo per discutere su come difendere veramente il Carso.
La protesta si sta muovendo tramite raccolte firme e ricorsi a procure e tribunali, in tanti si illudono ancora, e poi il danno è già stato fatto è ora di agire!

Anarchici Triestini

Testo del manifesto:

BASTA LACRIME ORA LA DEVONO PAGARE!
LA VAL ROSANDRA E LA TERRA VANNO DIFESE!
Quello che è successo in Val Rosandra ormai lo sanno tutti. La devastazione avvenuta ha del sconcertante, vedere davanti ai propri occhi quello che stavano facendo fa rabbrividire ma allo stesso tempo  fa anche montare la rabbia. La voglia di cacciare quei distruttori di nidi, alberi, torrenti e così via da ogni bosco si fa sempre più viva. Ma i responsabili, in questo caso la Protezione Civile, sappiamo chi sono e non è la prima delle porcate che hanno fatto in giro. La Protezione Civile come struttura dello Stato nasce dopo i terremoti del 1976 in Friuli e del 1980 in Irpinia. Non è un caso che questa nascita sia avvenuta dopo questi due tristi avvenimenti. Il territorio friulano era militarizzato già prima del terremoto, vista la vicinanza al confine jugoslavo. Dopo il disastro lo Stato tentò più volte, tramite l’esercito, di imporre nuovi poligoni da tiro e varie strutture adibite per i militari. In risposta a questo tentativo di militarizzare ancor di più il territorio, ci fu la mobilitazione spontanea dei friulani, i quali, vista la difficoltà dello Stato ed essere presente nell’emergenza, adottarono delle forme di autogestione della vita quotidiana e anche della lotta contro i militari. Basti vedere la lotta a Sauris contro il poligono e di come fu accolto Andreotti all’epoca: a sassate. Oggi invece abbiamo visto a L’Aquila cosa ha portato la rassegnazione della gente e l’operato della Protezione Civile. La quale è ha tutti gli effetti un corpo di polizia. Perché questi paragoni? Quello che è successo in Val Rosandra è colpa, sì della Protezione Civile, ma in primis nostra, o meglio, di chi ancora dà fiducia alle istituzioni, ai politicanti di turno, ai militari. Ora è facile piangersi addosso per quello che è accaduto alle piante ed animali della valle, bisogna essere degli ingenui per non capire che quello che è stato fatto non doveva succedere, soprattutto i volontari che quella domenica sembravano tagliare le piante come se avessero a che fare con del formaggio. Un gioco per bambini deficienti. La presenza in valle di migliaia di persone ha fatto capire anche ai ciechi che in tanti si ama quella terra, ora però bisogna organizzarsi attivamente contro lo scempio che vogliono continuare a fare in valle ed altrove sul Carso. Le raccolte firme non portano a nulla tranne che all’autocompiacimento di essere in tanti. Se la gente dei paesi della valle in quei giorni di marzo, invece di guardare il proprio giardino, si fosse organizzata all’inizio della strada del paese che porta al Rifugio Premuda, per bloccare la Protezione Civile e i Carabinieri, forse quello che è stato fatto non sarebbe successo, ci si sarebbe conosciuti per difendere la propria terra. La Val Susa sta insegnando qualcosa? Non è forse nell’ultimo comunicato arrivato dalla valle piemontese il consiglio non solo di portare solidarietà alla loro lotta, ma anche di difendere il proprio territorio da tutte le devastazioni? Che questo eco arrivi anche qui. Non occorre essere per forza in tanti per difendere la terra, l’importante è essere convinti e diffidare da chiunque tenti di mettere un capello politico su una lotta che da anni varie persone hanno tentato di portare nei paesi del Carso e non solo (non si può vedere un fascista come Bandelli in Piazza Unità). Più volte si sono fatte iniziative per esempio contro il Tav in valle per spiegare cosa potrebbe succedere se arrivassero camion, bulldozer e polizia, ed ecco che sono arrivati! Ma il punto cruciale è quello di difendersi da qualsiasi opera devastante per la natura, per gli animali e anche per noi. E diffidare è tenere gli occhi aperti su ogni piccolo passo mosso contro il Carso. Anche i nostri nemici hanno capito qualcosa dalla Val Susa? Pensano che possono toglierci la terra rimasta poco a poco, bisogna fargli capire che anche qui ci sono persone disponibili a lottare senza paura. Ci vogliono far credere che piantare un seme nella terra sia più faticoso che comprare il cibo al supermercato. Può essere vero questo fatto? Non conosciamo più la natura perché nei boschi non ci andiamo più per raccogliere quello che ci serve, ma perché in Val Rosandra ci andiamo dopo una settimana di sfruttamento salariato, perché le città in cui viviamo sono invivibili e nocive, non sappiamo più organizzarci tra uomini e donne per i nostri reali bisogni. Ora tocca a noi toglierci di dosso chi ci vuole distruggere la terra e ci vuole avvelenati e asserviti. E’ ora di cacciare per sempre questi sfruttatori ed assassini della vita!
GIÚ LE MANI DAL CARSO!
AZIONE DIRETTA CONTRO I DEVASTATORI!

http://www.informa-azione.info/trieste_sulla_devastazione_della_val_rosandra



Trieste, Italy: On the devastation of the Rosandra valley

This is a poster pasted on the walls of the city and seaport of Trieste, after the intervention of the civil protection department (Protezione Civile) in the Rosandra valley, located in the Karst Plateau —or Carso, a limestone borderline plateau region extending in southwestern Slovenia and northeastern Italy. On March 24th, 2012, the civil protection volunteers, following their superiors’ orders, cut off the trees on the Rosandra stream and completely flattened the area, without any kind of respect for nature and animals.
The population of the nearby villages has favoured this destruction, due to the fact that they obtained the timber for free. On the contrary, on the Sunday following the operation an estimated 1,600 people expressed their discontent protesting in the same valley, claiming that more than anything else the zone ought to be ‘protected’.
Although the authorities want to construct a new highway to connect Italy with Slovenia and implement the dreadful idea of a TAV passage, nobody has yet proposed a meeting to discuss on how to truly defend the Karst Plateau.
The protests are focusing on signing petitions and appeals to courts and prosecutors, since many still delude themselves while the damage has already been done, and now is the time for action!
Anarchists from Trieste


The poster reads: No more tears; the moment for them to pay has come!
The Rosandra valley and the land must be defended!
What has happened in the Rosandra valley is now known to everybody. The devastation has been shocking; to see with one’s own eyes what they have been doing there is not only horrifying but also infuriating. The will to hunt down the destroyers of nests, trees, streams, and whatever exists in every forest, is becoming more alive.
But those who are responsible—in this case the civil protection department—are known to us, and it is not the first time that they are moving around with their filth. The civil protection was launched as a state structure after the 1976 Friuli earthquake in northeastern Italy and the 1980 Irpinia earthquake in the south. It is not coincidental that this department’s establishment took place after these sorrowful events. The Friulian territories had been militarized even before the earthquake, given the proximity to the Yugoslavian borders.
After the disaster, the State unleashed its army several times, trying to enforce new firearm ranges, as well as various facilities for the military personnel. In response to this attempted further militarization of the area, there were spontaneous mobilizations by the Friulian people; given the State’s difficulty to be present during the emergency, residents adopted self-management forms for their everyday living and struggles against the military forces.
We just have to look back to the struggle in the municipality of Sauris against the firearm range, and how Andreotti was welcomed in that period: with stones. On the other hand, we can examine the case of the 2009 L’Aquila earthquake and see what the people’s resignation and the civil protection apparatus have brought to; an apparatus which is by all means a police unit. Why do we compare these cases? What is happening in the Rosandra valley, rather than being a fault of the civil protection department is primarily ours, or rather of those that still trust the institutions, the politicians on duty and the army.
Now it’s easy to feel sorry about what happened to the valley’s plants and animals; one must be naive not to understand that this should not have happened, especially the volunteers who seemed to cut plants on the 24th as if they were slices of cheese; a game for deficient kids.
The presence of thousands of people in the valley has made clear even to the blind that there are many who love the land, but now we need to organize ourselves actively against the ravages they want to carry on in the valley and elsewhere in the Karst Plateau.
The collection of signatures will not lead to anything else except the self-satisfaction of being many in numbers. If the villagers from the valley, instead of watching out for their own gardens, had organized those days of March to assemble at the beginning of the driveway to the shelter of Premuda, in order to block the civil protection and the carabinieri, perhaps what happened would have been prevented, and we would have known how to defend our own land.
Isn’t the Susa valley teaching us anything? Hasn’t the latest communiqué from the valley in Piemonte advised to not only express solidarity with their struggle, but also to defend our closest territories from every devastating plan? Let this echo arrive here, too.
There is no need to be forcibly many to defend the land; it is important to have the conviction to do so, and be wary of anyone attempting to wear a political hat over a struggle which various people have tried to carry out for many years now in the territories of the Karst Plateau and elsewhere —a fascist like the politician Bandelli must not even be seen in the Piazza Unità d’Italia (‘Unity of Italy’ Square in Trieste).
Several initiatives have been taken as the one against the TAV in the valley, in order to explain what would happen if trucks, bulldozers and the cops came; and here they are now, they came! But the crucial point is to raise a defense against any kind of devastation of nature, animals and even ourselves; and to keep a wary eye on every little step taken against the Karst Plateau.
Have our enemies also learned something from the example of the Susa valley? If they think they can take away the remaining land little by little, then we should make them understand that, also here, there are people willing to struggle without fear. They want us to believe that planting a seed in the ground is harder than buying food at the supermarket. Could this be true? We are no longer familiar with the nature because we don’t go into the woods to collect what is offered, because we see the Rosandra valley as a getaway after a weak of wage slavery, because the cities we inhabit are unbearable to live in and noxious, because men and women no longer organize themselves for our real needs.
Now it’s up to us to get rid of those who seek to destroy the land and want to poison and enslave it. It’s time to hunt down, once and for all, these exploiters and murderers of life!
Hands off the Karst Plateau!
Direct action against the devastators!
—some anarchists from Trieste


http://en.contrainfo.espiv.net/2012/04/30/trieste-italy-on-the-devastation-of-the-rosandra-valley/

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