giovedì 5 aprile 2012

Banalità non conformi



Noi ci permettiamo il lusso di essere aristocratici e democratici; conservatori e progressisti; reazionari e rivoluzionari; legalitari e illegalitari; a seconda delle circostanze, di tempo, di luogo, di ambiente, in una parola di “storia” nelle quali siamo costretti a vivere e ad agire
Benito Mussolini,1922
Non è mai bello introdurre un articolo con la citazione di un personaggio come quello di cui sopra.
E non basta la foto d'epoca del prosciuttone, appeso a piazzale Loreto, a placarmi quella sensazione di odio misto a disgusto che mi pervade ogni volta che ne sento parlare. Proprio, mi si annodano le budella.
Mastico amaro, ma questa frase ha un suo perché. Neanche finita di leggerla, che subito ho pensato:
basta sostituire il nome del porco con quello di un suo pari contemporaneo, Gianluca Iannone, e aggiungere ottant'anni alla data in origine, ed ecco che si ottiene il pensiero base di Casapound Italia (come organizzazione, infatti, ha esordito nel 2003).
Cazzo, un po' vintage questi fascisti del terzo millennio!
Da come me li immagino, credo di riferirmi a soggetti che abbiano un carattere ideologico di tipo identitario, che si riconoscano in quel che sono e nelle proprie origini. Mi sembra il minimo.
Niente di più lontano dalle mie idee e dalle mie azioni, ma almeno qualcuno in cui identificare nettamente ciò che voglio combattere. Qualcuno che per una volta mi rende più semplice questa dannata e complicata quotidianità. Non come quelli che indossano la divisa (poveri cristi lavoratori!), oppure quelli togati (sono incolpevoli, applicano solo la legge), e nemmeno quei colletti bianchi che bivaccano in borsa (ma dai, quelli stanno solo giocando) e così via, passando per chi costruisce i cantieri TAV, chi lavora nelle banche, chi in Equitalia, chi fa l'infermiere nei CIE, chi monta impianti di videosorveglianza o chi fa ricerca nel campo delle biotecnologie. L'elenco è fin troppo lungo.
Insomma, per una volta, qualcuno con cui valga l'inappellabile e insindacabile “adda abbuscà!”. Ma a pensarci bene, non so nemmeno se dovrei chiamarli fascisti; ogni volta che rilasciano interviste ai media, o fanno apparizioni pubbliche, evitano chiaramente di chiarire la loro appartenenza all'ideologia fascista, o fare riferimenti nostalgici alla puntualità dei treni.
Un aspetto positivo della penisola è che per la buona parte dei suoi abitanti il termine fascista è ancora associato a qualcosa o qualcuno di riprovevole. Seppur per molti si tratta solo di un antifascismo di facciata (che lascia il tempo che trova), ciò rende più difficile ai vermi come Iannone & Co. di poter fare aggregazione facendo forza sulla propria reale identità.
Per poter sguazzare tra i sentimenti di malessere sociale delle categorie più attaccate dall'attuale sistema di dominio, questi vermi devono crearsi una verginità agli occhi dell'opinione pubblica in maniera da poter portare avanti le proprie istanze. L'esempio più chiaro è la rinuncia nel mettere in mostra la propria storia.
Preferiscono invece utilizzare i contenuti degli altri, ricopiandoli fin troppo spudoratamente e aggiungendo qua e là i termini “identitario” e “non conforme”. Cosa che avviene in maniera ancora più squallida con simboli e slogan di chi li ha sempre combattuti; sembra quasi che i tesserati casapoundiani si vergognassero di dichiarare apertamente ciò che realmente sono: servi e nulla più. Ma di ciò non c'è da stupirsi, dato che già a suo tempo il prosciuttone aveva saccheggiato sia il nome del partito (il movimento, di natura socialista, dei fasci dei lavoratori, che era composto dagli sfruttati siciliani, ha dato filo da torcere ai possidenti e padroni locali, toccando apici insurrezionali nel corso del 1893) che il
colore (la bandiera nera apparteneva al movimento anarchico ben prima che nascesse il fascismo).
Inoltre, l'escamotage semantico di “fascisti del terzo millennio” può funzionare come specchio per allodole, ma fino ad un certo punto. Forse per Iannone & Co è arrivato il momento di fare outing!
Spinto dalla curiosità, vado sul sito di questi rivoluzionari e scopro che l'Associazione di Promozione Sociale "CasaPound" è un'associazione regolarmente costituita e riconosciuta. E qui finisce la parte burocratica.
Non ci credo, resto allibito. Ho scambiato i boy scout per temibili fascisti.
Bene, mi accorgo (ahimè troppo tardi) di aver fin troppo sopravvalutato gli identitari non conformi. Peccato per il tempo perso, ma ormai è fatta. Mentre sto per spegnere tutto e mandarli a cagare, all'improvviso incappo in un dubbio. Voglio controllare cosa significa, in termini burocratici, associazione di promozione sociale. Ebbene, per farla breve, evitiamo il burocratese e diciamo che per lo stato questo tipo di associazioni di volontariato possono usufruire dei contributi del 5 per 1000. Avevo letto qualcosa a riguardo tempo fa, ma adesso i conti tornano.
Quei luridi di Iannone e tutta la cricca che gli gira intorno, se la sono pensata proprio bene.
Dato che hanno venduto la propria immagine all'opinione pubblica, sacrificando la propria essenza al dio del marketing, ormai non esiste motivazione che tenga da impedirgli di guadagnarci almeno qualche soldo dalla suddetta operazione commerciale.
Dovendosi presentare sotto una nuova veste, hanno ovviamente scelto quella attualmente più lodevole e redditizia: il volontariato. A loro modo, è un'azione di volontariato sprangare i senza tetto e gli immigrati, in maniera che poi, volontariamente, quest'ultimi chiedano assistenza alla Caritas.
Il discorso non fa una piega, e le tasche di Iannone si riempiono a norma di legge.
Proprio un'identitarietà non conforme, ma di sicuro ben retribuita.
Oltre a prendersi la paghetta da papà Stato, Casapound Italia non disdegna affatto di partecipare alla dinamiche istituzionali presentando al circo elettorale i propri candidati schierati tra le fila del Pdl. Così come non ha fatto una piega quando il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha fatto approvare dalla sua giunta il versamento della somma di circa 15 milioni di euro (sotto il nome di attività culturali, sportive e folcloristiche) utile a finanziare l'acquisto dell'intero palazzo dove oggi ha sede Casapound Italia, così da regolarizzare legalmente l'attuale occupazione.
Per fortuna che la parte burocratica doveva già essere finita!
Potremmo finirla qui, se non fosse che lo stomachevole personaggio di Iannone mette bocca un po' dappertutto. Poco tempo fa mi è infatti capitato di incappare in una sua intervista pilotata e pubblicata su una fanzine ultras; ebbene, Il Iannone, questa volta nei panni di leader della sua band musicale, sproloquiava a proposito del proprio essere ultras, dichiarando romanticamente che “...sarebbe un mondo migliore se fossimo tutti ultras nella vita” e finendo con un paternale consiglio ai più giovani: “siate ultras nella vita, non solo alla partita”. A parte che non credo siano piaciute certe parole a chi si riconosce nella mentalità ultras, ma poi proprio tu, Gianluca Iannone, non puoi permetterti di parlare di vita da ultras, dato che elemosini soldi e permessi allo Stato, collabori con gli sbirri e vai a braccetto con i giornalisti. Tra i tanti slogan degli ultras, te ne ricordo uno a caso: “ultras papponi, fuori dai coglioni!”. Dovresti conoscerlo.
E che dire della verve rivoluzionaria di Casapound Italia? Si dichiarano contro il sistema economico dell'Europa, della Banca Mondiale e così via; si dichiarano acerrimi nemici di banche e usurai, ma minacciano, alla prossima occasione, di scendere in piazza per difendere la propria città (in questo caso Roma) da chi ne ha fatto scempio. Ce l'hanno con chi lo scorso 15 ottobre ha espresso la propria modesta opinione verso le banche (incendiandole) e gli sbirri (attaccandoli). A quanto pare, per essere così infastiditi da ciò che è accaduto, devono considerare una filiale bancaria o i blindati degli sbirri come qualcosa che gli appartiene, tanto da porsi impavidamente come paladini dell'ordine. Il tipico atteggiamento delle organizzazioni parastatali (termine utilizzato in Grecia per i fascisti locali): quello di difendere lo status quo e di schierarsi a tutela dell'attuale ordine sociale. Spalla a spalla con le guardie.
Per finire, un sassolino che devo togliermi dalla scarpa: ho a malincuore udito un certo slogan intonato da questi giovani scilipotiani: “autarchia, socializzazione, casapound per la rivoluzione”.
Ebbene, nello specifico, questa porcata mi fa davvero girare i coglioni. Qui non si tratta di una infantile querelle a chi inventa prima uno slogan o chi lo copia, ci mancherebbe. Ma, ad amor del vero, bisogna mettere i puntini sulle i, non fosse altro per il rispetto per tutti i compagni e le compagne che hanno lottato e lottano per un ideale di:
“anarchia, destabilizzazione, azione diretta, insurrezione!”.

(estratto da “LA MICCA” giornale anarchico – n. 58, dicembre 2011)

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