Miei carissimi amici, poiché non mi sarebbe stato permesso, e
avrebbe avuto conseguenze troppo pericolose e spiacevoli, dire
apertamente in vita ciò che pensavo del modo in cui sono retti e
governati gli uomini, delle loro religioni e dei loro costumi, ho deciso
di farvelo almeno sapere dopo che fossi morto. Sarebbe sì, certo, mio
desiderio dirvelo a viva voce prima di morire, se mi accorgessi di
essere vicino alla fine dei miei giorni, e in tale situazione fossi
ancora, al tempo stesso, in grado di giudicare e di esprimermi. Ma,
siccome non sono sicuro di avere in quegli ultimi giorni, in quegli
ultimi momenti, né il tempo né la presenza di spirito che mi sarebbero
necessari per rendervi partecipi delle mie idee, ho deciso di esporvele
qui per iscritto e di darvi, al tempo stesso, prove chiare e convincenti
di quanto ho in animo di dirvi sulla questione, nel tentativo di
disingannarvi, per tardi che sia e nei limiti delle mie possibilità, sui
vari errori nei quali tutti noi, indistintamente, abbiamo avuto la
disgrazia di nascere e di vivere e dei quali, anzi, io stesso ho avuto
il dolore di trovarmi costretto a parlarvi. Dico il dolore, perché era
per me una vera sofferenza vedermi obbligato a farlo. Proprio per questo
non mi ci sono rassegnato se non con molta ripugnanza, come avete voi
stessi potuto notare. [...]
Per concludere, miei cari amici, la fonte di tutti i mali che vi
opprimono e di tutte le imposture che vi tengono disgraziatamente
schiavi dell’errore e delle vane superstizioni, nonché delle leggi
tiranniche dei potenti della terra, non è altro che questa detestabile
«politica» degli uomini, cui appunto mi riferivo; infatti, poiché alcuni
volevano ingiustamente comandare sui loro simili e altri pretendevano
di essere reputati santi e talvolta persino vere e proprie divinità,
essi, gli uni e gli altri, si sono abilmente serviti, non solo della
forza e della violenza ma anche di ogni tipo di espedienti e di frodi
per ingannare il popolo al fine di raggiungere più facilmente i loro
scopi; così tutti questi sottili ed astuti «politici», approfittando
della incapacità, credulità e ignoranza dei più sprovveduti e dei meno
illuminati, hanno fatto loro credere facilmente tutto ciò che hanno
voluto; li hanno spinti quindi ad accettare con rispetto e
sottomissione, per amore o per forza, tutte le leggi che hanno voluto
imporre loro. In tal modo gli uni si son fatti onorare, rispettare e
persino adorare come vere e proprie divinità, o per lo meno come persone
particolarmente sante che avevano avuto il privilegio di essere scelte e
inviate da qualche dio per far conoscere agli uomini le sue volontà;
gli altri invece sono diventati ricchi, potenti e terribili.
Così, una volta riusciti, con tali espedienti, a diventare ricchi,
potenti, venerati o temibili quanto bastava per incutere timore e
ottenere obbedienza, hanno apertamente e tirannicamente assoggettato i
propri simili alle loro leggi.
Nel raggiungere tale scopo li hanno molto agevolati le
controversie, le liti, le discordie e gli odi che sorgono spesso tra gli
individui. Infatti, poiché la maggior parte degli uomini hanno
caratteri, umori, inclinazioni diversi l’uno dall’altro, essi non
riescono a mettersi d’accordo in maniera duratura senza che sorgano tra
loro discordie e disordini. E quando ciò si verifica, quelli che si
trovano ad essere i più forti, i più intraprendenti e forse anche i più
malvagi, non mancano di approfittare di tali occasioni per diventare con
facilità padroni incontrastati di tutti. Ecco, miei cari amici, la vera
fonte, la vera origine di tutti i mali che turbano la società umana e
che rendono infelici gli uomini. Ecco la fonte e l’origine di tutti gli
errori, le imposture, le superstizioni, le false divinità, le idolatrie,
che si sono disgraziatamente diffuse su tutta la terra. Ecco l’origine e
la fonte di tutto ciò che vi viene proposto come sacro in quella che vi
fanno devotamente chiamare religione. Ecco la fonte e l’origine di
tutte queste leggi falsamente considerate sante e inviolabili che vi si
vuole fare rigidamente osservare, col pretesto dell’amore e del rispetto
della religione, come se fossero leggi emanate da Dio in persona. Ecco
la fonte di queste pompose nonché vane e ridicole cerimonie che i vostri
preti allestiscono ostentatamente nella fastosa celebrazione dei loro
falsi misteri e del loro falso culto. Ecco, in breve, la fonte e
l’origine di tutto ciò che vi si fa rispettare ed adorare come divinità e
come cose di origine divina. Ecco, al tempo stesso, l’origine e la
fonte di tutti questi pomposi titoli di «signore», «principe», «re»,
«monarca», i quali tutti, col pretesto di governarvi in qualità di
sovrani, vi opprimono invece da tiranni: così, con la scusa del bene
comune, vi tolgono tutto ciò che avete di più bello e di più buono e,
col pretesto d’aver ricevuto la propria autorità da un qualche essere
soprannaturale, si fanno obbedire, temere e rispettare come divinità
essi stessi. Ed ecco, infine, la fonte e l’origine di tutti questi vani
titoli di «nobile», «gentiluomo», «conte», ecc. di cui la terra pullula
come dice uno scrittore e che, quasi tutti simili a lupi rapaci, col
pretesto di voler godere dei propri diritti e della propria autorità, vi
opprimono, vi maltrattano, vi derubano e vi tolgono con la forza tutto
ciò che di meglio possedete. Ecco, ugualmente, la fonte e l’origine di
tutte queste prerogative considerate sacre e inviolabili e legate
all’autorità ecclesiastica e spirituale che i vostri preti ed i vostri
vescovi si arrogano su di voi: sono essi che, col pretesto di offrirvi i
beni spirituali di una grazia e di una benevolenza tutta
soprannaturale, vi privano astutamente di beni incomparabilmente più
solidi e reali di quelli che essi fingono di volervi dare; e che, col
pretesto di volervi condurre al cielo e di farvi godere lì una felicità
eterna, vi impediscono di godere tranquillamente di qualunque autentica
felicità sulla terra; infine, sono sempre loro che, col pretesto di
volervi tener lontani, nell’altra vita, dalle pene immaginarie di un
inferno che non esiste, così come non esiste quell’altra vita eterna,
cui legano i vostri timori e le vostre speranze, senza alcun vantaggio
per voi ma non certo senza profitto per loro, vi costringono a soffrire
in questa vita, la sola che possiate pretendere, le pene reali di un
vero e proprio inferno. [...]
Ci aspetteremmo, per lo meno in questo caso, che religione e
politica non potessero trovarsi d’accordo, e che anzi fossero in
contrasto insanabile tra loro; sembra infatti, a prima vista, che la
mitezza e la santità della religione debbano condannare la crudeltà e le
ingiustizie di un governo tirannico e che, d’altro canto, la prudenza
di una saggia politica non possa fare a meno di condannare e reprimere
gli abusi, gli errori e le imposture di una falsa religione. Così, per
quanto religione e politica sembrino doversi ispirare a opposti
princìpi, ciò non impedisce che si accordino molto bene tra loro, una
volta che abbiano stretto un patto d’amicizia: si potrebbe dire che in
tal caso esse si trovano d’accordo come due astuti furfanti, infatti si
difendono reciprocamente e si danno, all’occorrenza, mutuo appoggio. La
religione appoggia il potere politico per ingiusto che possa essere; e, a
sua volta, il governo appoggia la religione per sciocca e inutile che
sia. Da un lato i preti, che sono i ministri della religione,
raccomandano, usando come spauracchio la dannazione eterna, di obbedire
ai magistrati, ai principi e ai sovrani, come a uomini posti da Dio a
governare i loro simili; dall’altro i principi fanno rispettare i preti,
fanno offrir loro buoni appannaggi e rendite consistenti e lasciano che
essi continuino a dedicarsi alle inutili ed abusive funzioni connesse
al loro falso ministero, costringendo il popolo a considerare sacro
tutto ciò che essi fanno e impongono agli altri di fare e credere,
usando come pretesto la religione e il culto divino.
Ed ecco, ancora una volta, come gli abusi, la superstizione, gli
errori, le illusioni e l’inganno, hanno messo radici tra gli uomini e
come vi si mantengono con grave danno per i poveri sventurati che gemono
sotto un giogo così duro e pesante.
Sareste forse portati a pensare, miei cari amici, che potrebbe
essere mia intenzione escludere dal gran mucchio delle false religioni,
che troviamo nel mondo, almeno la religione cattolica, che noi tutti
professiamo e che diciamo essere la sola che insegna la pura verità, la
sola che riconosce e adora, come deve essere adorato, il vero Dio, e la
sola che conduce gli uomini sulla vera via della salvezza e della
beatitudine eterna; disilludetevi, miei cari amici, considerate questo
un inganno e considerate un inganno tutto ciò che i vostri devoti
ignoranti o i vostri preti interessati, abituati a burlarsi di voi, e i
vostri Dottori si affrettano a dirvi e a farvi credere, trincerandosi
dietro il falso pretesto della infallibilità della loro religione,
ritenuta a torto santa e divina. Voi non siete meno vittime dell’inganno
di coloro che ne sono vittime per eccellenza.
Voi non siete meno contaminati dall’errore di coloro che vi sono
immersi fino al collo. La vostra religione non è meno inutile, né meno
legata alla superstizione, di ciascuna delle altre; non è meno falsa nei
suoi princìpi, né meno ridicola ed assurda nei suoi dogmi e nelle sue
regole morali; non siete meno adoratori di idoli di coloro che
condannate e che voi, per primi, accusate di idolatria. Le idee dei
pagani e le vostre non sono diverse che in apparenza. [...]
Ah! miei cari amici, se conosceste veramente l’inconsistenza e
l’assurdità degli errori di cui vi si nutre, prendendo a pretesto la
religione, e se conosceste quanto ingiustamente e indegnamente si abusa
dell’autorità di cui ci si è impadroniti a vostre spese, col pretesto di
governarvi, non provereste se non disprezzo per tutto ciò che vi si fa
adorare e rispettare, e sentireste solo odio e sdegno per tutti coloro
che vi ingannano, che vi governano così male e vi maltrattano così
indegnamente.
Ricordo, a questo proposito, l’augurio che una volta formulava un
illetterato, fornito però indubbiamente del buon senso necessario per
giudicare rettamente degli abusi detestabili e delle odiose cerimonie
che io qui condanno; sembrava, dal modo in cui esprimeva le sue idee,
che egli vedesse molto lontano e penetrasse perfettamente il mistero di
iniquità di cui vi sto parlando, poiché ne individuava così bene i
responsabili. Egli si augurava — così diceva [...] — che tutti i potenti
e tutti i nobili della terra fossero impiccati e strangolati con le
budella dei preti.
[da Sono ateo, grazie a Dio, Gratis, 2006
estratto de Il testamento, La Fiaccola, 1992]
http://www.finimondo.org/node/752
Il testamento di Jean Meslier sarebbe ub bel volume da donare a tutti i cosiddetti "credenti", affinché possano rendersi conto delle imposture in cui credono.
RispondiEliminaIl testamento di Jean Meslier sarebbe ub bel volume da donare a tutti i cosiddetti "credenti", affinché possano rendersi conto delle imposture in cui credono.
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