martedì 17 aprile 2012

[Roma No Tav] Giovedì 12 Aprile


Seconda giornata di mobilitazione romana no tav.

La mattinata si apre in piazza dell’Immacolata a San Lorenzo, sede del presidio cittadino no tav. Montiamo il gazebo ed arrediamo la piazza con striscioni, bandiere e manifesti, mentre gli altoparlanti diffondono suoni e voci di Radio Onda Rossa che segue in diretta la resistenza dei/lle compagni/e della Fazenda occupata a Boccea. Nel frattempo diversi gruppi di notav partono per volantinaggi ed azioni comunicative nel quartiere e dintorni: mercato di San Lorenzo, la stazione tiburtina, l’università. Dopo un buon pranzo condiviso in piazza, si riparte per allestire l’iniziativa pomeridiana, un’assemblea con i comitati territoriali nati per combattere discariche ed inceneritori. Perchè un’assemblea sui rifiuti in un presidio notav? Perchè la gestione dei rifiuti, così come quella di infrastrutture come il TAV, è tesa a ricercare sempre nuovi profitti a discapito delle persone, della qualità della vita e dei territori. Perché come si sente dire sempre più spesso, nel Lazio c’è un serio problema, o meglio “emergenza”, legato allo smaltimento dei rifiuti: la discarica di Malagrotta, la più grande in Europa, è ormai all’esaurimento e non c’è traccia di un serio programma alternativo. Tutto ciò cui assistiamo sono i battibecchi sulle testate giornalistiche tra il ministro Clini, grande fautore di inceneritori e centrali nucleari, e la presidente della regione Polverini, intenta a sfilare una fetta del buisness dei rifiuti al decennale monopolista Manlio Cerroni. Le loro risposte in questi anni sono state infatti solo deroghe alla chiusura della maxi-discarica e tentativi di costruire inceneritori, centrali tanto scellerate quanto costose. Il commissario per l’emergenza rifiuti, il prefetto Pecoraro, ha individuato 2 nuovi siti per discariche provvisorie, Corcolle e Quadro Alto, ed uno per la prossima discarica definitiva, Pizzo del Prete. Probabilmente il commissario ha scelto i siti pescandoli a caso, dal momento che presentano evidenti inadeguatezze per la realizzazione di una discarica. Nonostante i numerosi proclami, non si vedono all’orizzonte soluzioni più intelligenti dell’ammassamento o dell’incenerimento dei rifiuti. L’ultima dimostrazione di forza l’ha data il consiglio di stato invalidando la sentenza del tar del Lazio che aveva bloccato la costruzione dell’inceneritore di Albano per incompatibilità ambientale, e dichiarando illegittime le istanze di chi abita il territorio: solo la regione ha voce in capitolo e la volontà delle popolazioni è irrilevante. La risposta di queste popolazioni è stata di organizzarsi in tante e varie forme e combattere questi soprusi.

Raggiungiamo così alcuni dei comitati ad un presidio al ministero dell’ambiente, dove si stanno svolgendo in queste settimane i tavoli tecnici fra ministero e regione per “risolvere” il problema dei rifiuti. Anche in questo caso le istituzioni vogliono garantire i profitti dei soliti noti nascondendosi dietro la bandiera dell’emergenza e della ragion di stato che, così come in val di susa, sdogana violenti attacchi ai territori e a chi li abita.

L’assemblea è stata uno dei primi momenti di informazione ed incontro tra comitati e Roma, un incontro che nasce dalla volontà di coinvolgere romani e romane nella lotta a discariche ed inceneritori che sorgono in provincia, ma raccolgono la monnezza capitolina. Questo è il messaggio risuonato negli interventi del coordinamento contro l’inceneritore di Albano, del coordinamento rifiuti zero di Cerveteri e del comitato contro la discarica di Quadro Alto: il problema non è solo di chi ha, o si vedrà costruire, discariche ed inceneritori sotto casa, ma è anche e sopratutto di romani e romane, che producono il 60% dei rifiuti del Lazio. Un primo appuntamento per rivedersi poi tutti/e al corteo contro l’inceneritore, ad Albano laziale sabato 14 aprile, e proseguire la lotta alle nocività.

Questo il nostro modo di manifestare solidarietà attiva al movimento no tav, non solo sostenendo in particolar modo la lotta contro l’alta velocità, ma creando e diffondendo percorsi di lotta dal basso, orizzontali, contro ogni attacco alle popolazioni e ai territori.

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