Il 9 aprile un altro ragazzo ingoia accendini e pile, viene portato in ospedale ma poco dopo torna dentro con gli oggetti ancora nello stomaco; la novità è che ora possono anche espellerli da sè, troppo rischioso operarlo e lasciarlo in ospedale, potrebbe fuggire.
Il 17 aprile un ragazzo algerino tenta di impiccarsi, ma viene salvato dai suoi compagni di sezione; privo di conoscenza viene portato nell’infermeria del centro e lì rimane. Sarebbe necessario portarlo d’urgenza in ospedale, ma si teme la fuga: riceviamo infatti, tramite i parenti, notizie di reclusi con gravi problemi di salute che necessiterebbero cure specifiche che la croce rossa non è in grado di dare, ma piuttosto che portarli in ospedale li imbottiscono di psicofarmaci, anche per endovena… una puntura che ti “sballa” e resti a letto per 2/3 giorni, come un morto, non riesci ad alzarti nemmeno per mangiare. Psicofarmaci elargiti senza cognizione così il detenuto viene privato di qualsiasi voglia di reagire.
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