lunedì 2 aprile 2012

LIBERAZIONE NAZIONALE


Tra i piu’ contrastati principi della lotta anarchica si trova quello che individua nella dimensione nazionale la possibilita’ – sia pure circoscritta – di sviluppare un intervento rivoluzionario.
Le Paure e le incomprensioni, in merito a questo problema, sono sempre state tantissime.
Si e’ detto che l’anarchismo e’ internazionalista quindi non si vede perche’ si debba preoccupare di faccende relative alle singole realta’ nazionali. Poi si e’ aggiunto che lo scontro di classe pone sullo stesso piano tutti i proletari contro gli sfruttatori, quindi non e’ possibile ritagliare una parte della guerra sociale restringendola all’interno del territorio di una singola nazione. Poi si sono elencati i pericoli, cosi’ come sono emersi nelle diverse situazioni storiche, di una involuzione, di trasformazioni di lotta della lotta di liberazione nazionale in un novello e florido nazionalismo, o, per un altro verso, i pericoli relativi ad una considerazione privilegiata che viene spontenea dare alla borghesia nei confronti delle borghesie straniere. Ed ancora altri argomenti di critica e di discussione, per la verita’, non sempre serena ed approfondita.
Molti compagni, su questo spinoso problema, non sono sufficientemente preparati, quindi esprimono giudizi in base a loro preconcetti e non in base a valutazioni dei limiti e delle possibilita’ di una lotta per la liberazione nazionale condotta da anarchici e impostata su principi antiautoritari.
In pratica non si vede perche, ammettendo che non e’ pensabile lo scoppio della rivoluzione in tutte le realta’ sociali del pianeta e nello stesso tempo, non sia ipotizzabile lo scoppio o, comunque, l’approsimarsi degli eventi rivoluzionari in un dato posto. Ora, se queste ipotesi, come appare, e’ abbastanza ragionevole, si deve per forza ammettere che, valutando attraverso una corretta analisi anarchica, quali sono i punti di maggiore tensione, si possa intervenire in un modo organizzato e strategicamente chiaro.
Esistono nel mondo situazioni di tensione rivoluzionaria aventi in prevalenza contraddizioni di tipo nazionale. Perche’ mai gli anarchici dovrebbero restare fuori? Forse perche’ l’esperienza recente ci ha fatto vedere che queste situazioni hanno spesso sbocchi reazionari? Forse perche’ in quasi tutte queste situazioni dominano le posizioni marxiste? Non sono due buoni argomenti. Al primo si puo’ rispondere che non esiste una situazione che garantisca a priori uno sbocco rivoluzionario o soltanto progressista, ma che questo sbocco diventa piu’ facile ad attuarsi proprio grazie ala presenza degli anarchici nella lotta. Al secondo argomento si puo’ rispondere dicendo che il rapporto con il marxismo e lotte di liberazione nazionale, spurio e contraddittorio in sede teorica, viste le condanne in tal senso dai padri della chiesa marxista, e’, allo stato attuale delle cose, soltanto strumentale. Cioe’ popoli in lotta hanno adottatto – specie quelli del terzo mondo africano o latino-americano – alcuni elementi marxisti non avendo altro a disposizione. E questa, non e’ forse una colpa degli anarchici?
Quindi siamo per un intervento nelle diverser lotte di liberazione nazionale. Non solo per un generico intervento di solidarieta’, o, peggio ancora, un intervento che si traduca sistematicamente in una serie di distinguo politici, ma siamo per un intervento attivo.
Per un intervento attivo intendiamo non soltanto la ‘’reale’’ solidarieta’ internazionale, che consiste nell’attacco dei nemici comuni, ma anche un intervento fondato su analsi e proposte organizzative.

Alfredo M. Bonanno

(pubblicato su ‘’Anarchismo’’ n. 52, maggio 1986, con il titolo ‘’Fuori dagli equivoci della lotta di liberazione nazionale’’) ri-pubblicato su ‘’Dissonanza III’’ Edizioni Anarchismo – prima edizione dicembre 1999

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