sabato 14 aprile 2012

it es - Gabriel Pombo Da Silva – Lettera a Diego Ríos (Aachen, 26.11.09)


Caro Diego,

sono ispirato a scriverti queste righe dalla complicità e dalla simpatia provocate dalle tue lettere (comunicati) dalla clandestinità. Non solo le tue lettere, ma il tuo atteggiamento ribelle in un mondo/società sempre più uniforme e sottomesso…

Gli odori che si respirano in un carcere non son per nulla straordinari, in generale la prigione odora di disinfettante economico, tabacco rancido, sudore nauseabondo di alcuni “maialini” allergici al sapone e alla doccia.

Gli unici che qui si “profumano” sono i carcerieri, gli assistenti sociali, gli psicologi ed i preti… Ai detenuti viene proibito di “profumarsi” per via della “omogeneità” o della “sicurezza”.

Per fortuna, l’aria e la pioggia (ancora) non sanno nulla delle proibizioni e per questo un’ora al giorno posso sentire come l’aria entra nei miei polmoni asmatici, provocandomi un delizioso solletichio…

Indipendentemente dalla pioggia e dall’aria, il carcere non è altro che una costruzione architettonica disegnata per disciplinare e controllare i movimenti/esistenze di quelli che sono sequestrati dalla società carceraria…

L’unico odore gradevole in un carcere lo portano i nostri fratelli che vengono a colloquio o quando tutto brucia per il fuoco di una sommossa… Questo sì è che è bello, compagno!
L’odore dei materassi che bruciano, il fumo che riempie le sezioni, i “profumati” terrorizzati e i “prigionieri” (che paradosso… ), i prigionieri liberi che scrivono striscioni, assicurano le posizioni, facendo di ogni oggetto di ferro un’arma e di ogni cosa infiammabile un falò…

L’insurrezione è bella quando si scatena… è incontrollabile (come la libertà) e sovversiva… in quei momenti il prigioniero non è prigioniero e delle conseguenze non se ne importa un cazzo.

Duri quel che duri, un’insurrezione è qualcosa che ti resta nell’anima, come un marchio a fuoco… i pestaggi, le torture, l’isolamento, la distruzione vendicativa delle tue cose (foto, lettere, libri, vestiti, ecc. ) son sempre le amare conseguenze della sconfitta, ma… immagini, momenti, suoni, odori ti accompagneranno per tutta la vita…

Il loro sistema di disciplina e di controllo, la loro amministrazione della tortura e della morta lenta si tengono in piedi fino a che possono dividerci con “premi e punizioni” (lo stesso che fuori), ma non quando siamo uniti e decisi a tutto.

Un’altra cosa che abbiamo sperimentato durante la ribellione insurrezionale è quella dei legami che si creano tra ribelli… amicizie che son solite durare tutta una vita.

Togli dalla tua mente quelle immagini stereotipate sul carcere, compagno, e godi della libertà (che non è altro che l’insurrezione) con piacere sovversivo…

Perdere le paure (inoculate da “piccoli”… e soprattuto da “adulti”) ci rende grandi e liberi e questo è molto di più di quel che gli uni e gli altri (carcerieri e politici) sono disposti a “tollerare” dai prigionieri e dai “cittadini”…

Siamo intollerabili e sovversivi!

Dalle celle del nord europa, un abbraccio pieno di libertà per te,
Diego…

Gabriel


Gabriel Pombo Da Silva – Carta a Diego Ríos

Aachen, 26.11.09

Querido Diego,

me anima a escribirte estas letras la complicidad y simpatía que despierta en mi tus letras (comunicados) desde la clandestinidad. No solo tus letras sino tu actitud rebelde en un mundo/sociedad cada vez más uniforme y sumisa…

Los olores que se respiran en una cárcel no son nada extraordinarios, por lo general la prisión huele a desinfectante barato, a tabaco rancio, a sudor nauseabundo de algunos “chanchitos” que tienen alergia al jabón o a la ducha.

Lxs únicxs que por acá se “perfuman” son los carceleros, asistentes sociales, sicólogxs y curas… A los
presos se nos prohibe “perfumarnos” supongo por aquello de la “homogeneidad” o de la “seguridad”.

Por fortuna el aire y la lluvia (todavía) no conocen eso de las prohibiciones y por eso una hora al día puedo sentir como éste entra en mis pulmones asmáticos produciendome un cosquilleo delicioso…

Independientemente de la lluvia y el aire la cárcel no es más que una construcción arquitectónica diseñada para disciplinar y controlar los movimientos/existencias de aquellxs que son secuestradxs de la sociedad carcelaria…

El único olor agradable en una cárcel lo traen lxs hermanitxs que vienen a vernos o cuando todo arde por el fuego de un motín… Eso sí que es lindo compita! El olor de los colchones ardiendo, el humo llenando los Pabellones, lxs “perfumadxs” aterrorizadxs y “presxs” (qué paradoja… ) y lxs presxs libres escribiendo pancartas, asegurando las posiciones; haciendo de cada hierro un arma y de casa cosa que arde un “Coco”…

La insurrección es linda cuando se desata… es incontrolable (como la libertad) y subversiva… en esos momentos el preso no es preso y las consecuencias importan una mierda.

Dure lo que dure una insurrección es algo que se queda grabado a fuego en el alma… los palos, las torturas, el aislamiento, el destrozo vengativo de tus cosas (fotos, cartas, libros, ropas, etc.) son siempre las consecuencias amargas de la derrota, pero… esas imagenes, momentos, sonidos, olores te acompañarán toda la vida…

Su sistema de disciplina y control, su administración de tortura y muerte lenta se mantiene en pie en tanto pueden dividirnos con “premios y castigos” (pues como ahí afuera) pero no cuando estamos unidos y decididos a todo.

Otra cosa que experimentamos durante la rebelión insurreccional son los lazos que se crean entre rebeldes… amistades que suelen durar toda una vida.

Desecha de tu mente esas imagenes estereotipadas sobre la cárcel, compa, y disfruta la libertad (que no es otra cosa que la insurrección) con placer subversivo…

Perder los miedos (que nos han inoculado desde “peques”… y sobre todo los de “adulto”) nos hace grandes y libres y eso es mucho más de lo que unos y otros (carceleros y políticos) estén dispuestos a “tolerar” de presxs y “ciudadanxs”…

¡Seamos intolerables y subversivos!

Desde las mazmorras del norte europeo un abrazo lleno de libertad para ti,
Diego…

Gabriel

http://culmine.noblogs.org/2009/12/


--Terzo comunicato di Diego Ríos dalla clandestinità

Non conosco la prigione; non ci sono mai finito dentro e non riesco ad immaginare gli odori che vi si respirano, né i soffocanti passeggi nei suoi corridoi, né tanto meno la solitudine delle celle. Oggi, cammino libero, prudente, senza tracce, posso godere del vento, della notte, della pioggia (sempre un buon pretesto per mascherare l’immagine), della compagnia di alcuni cani randagi, del sapermi lontano dai miserabili pagati per ricercarmi. Oggi, corro lontano dalla città, ma non è solo il generoso ossigeno degli alberi a gonfiarmi il petto, ma anche l’orgoglio di sapere che ho fratelli e sorelle che posso non conoscere, ma so che sono lì, le azioni mi parlano di essi, essi sono azione.
I miei passi non hanno la certezza di una direzione stabilita, ma quella di un percorso verso la distruzione del potere,. Per questo i miei passi son divenuti più leggeri ed imprevedibili. Ho con me tutto l’odio e il disprezzo verso le loro leggi, la loro autorità, la loro società; per questo in me non c’è posto per la colpa né per la paura della punizione. Mi sono disfatto anche dell’idea ingenua che la libertà sia il luogo che si sparge fuori dalle mura del carcere. Per me la libertà non è un luogo, né un permesso, è azione, è il nervosismo che precede l’attacco, è l’espressione incontrollata per un compagno/a, è sentirsi vivo, perché sai che la tua vita non appartiene più al capitale, ma che si
scontra con esso. Non importa più la destinazione alla quale mi conduce in cammino che sto percorrendo, lì troverò individui liberi e selvaggi, con i quali ci si darà alla rivolta, con i quali affilare la solidarietà, con i quali sostenere l’indomita volontà di far saltare in aria l’ordine esistente, di distruggere ogni gabbia ed ogni cella. Non ho avuto bisogno d’entrare in una prigione per sentire sulla mia pelle l’angoscia della reclusione, per questo mi aspetto che ognuna di queste parole giunga carica di tutta la forza e l’affetto con cui vengono scritte ad ognuno dei compagni sequestrati dallo stato e dal capitale, in qualsiasi parte del mondo. Sappiate anche siamo in tanti che continuiamo a lottare contro il mostro che trattiene i vostri corpi, che vi difendiamo dall’oblio, che le mura non potranno isolare tutto il calore che vi inviamo, non importa quanto alte e quanto spesse siano, noi troveremo qualcosa da far ardere.

Io e molto compagni che facciamo una vita insorgente sappiamo che ogni atto/azione ha le sue conseguenze, favorevoli o sfavorevoli, successi ed errori, e ce ne facciamo carico perché siamo orgogliosi di esser il più coerenti possibile. E’ per questo che accetto ed apprendo dai miei errori, e cerco di condividere e moltiplicare le esperienze di attacco, non importa che cerchino di intimorirci con le loro prigioni e con l’FBI dietro di noi. Noi non staremo zitti, continueremo preoccupati e occupati a che i nostri fratelli e le nostre sorelle sequestrati/e siano con noi, che sia conosciuta la loro lotta e che si diffonda, continuando a condividere con essi tutto il nostro affetto. Non dimentichiamo e viviamo con l’urgenza di continuare ad impugnare la solidarietà contro questa società di sottomissione e di apatia.
Ogni parola di questo comunicato vuole distruggere tutto ciò che cerca di isolare i nostri fratelli e le nostre sorelle sequestrati/e. Ma oltre le parole ci sono delle esistenze che si impegnano. Per tutti i prigionieri, per Axel, Cristian, Matías, Pablo, Flora, per Marco, Gabriel, per tutti quelli che non si sottomettono e continuano sul piede di guerra. In ogni vita, in ogni azione continuano ad esser presenti e vivi anche quelli che la cui esistenza ha lasciato questo mondo, tutti quelli che sono deceduti scontrandosi con il potere, non li dimentichiamo. Matías e Jaime, per voi gli assassini non hanno avuto nemmeno il coraggio per spararvi in faccia. Voglio ricordare specialmente Jonny Cariqueo ed il punky Maury, che ho avuto l’onore di conoscere, la gioia di condividere qualche gesto, qualche parola ed oggi ho il piacere che le loro vite continuano a scontrarsi con il potere. Grazie per averci insegnato che contro il potere l’unica battaglia che si perde è quella che non viene fatta.

http://culmine.noblogs.org/2009/11/22/terzo-comunicato-di-diego-r-os-dalla-clandestinit/

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