sabato 28 aprile 2012

I costi della TAV Torino-Lione : 235 milioni al chilometro

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tratto da Diretta News
Negli ultimi mesi la protesta del movimento NoTav si è guadagnata un posto preminente all’interno delle cronache politiche del nostro Paese. Le mobilitazioni della popolazione valsusina, guadagnandosi il supporto di un’importante fetta della società italiana, hanno più volte portato l’attenzione su tematiche fondamentali come quella della difesa del territorio e della riappropriazione dal basso di pratiche di gestione politica dello stesso.
Le battaglie della Val Susa hanno oltrepassato i confini regionali ed hanno finito con l’interessare tutti quelli che continuano a credere in nuove forme di sviluppo, rispettose delle tipicità ambientali e delle popolazioni che vivono direttamente i luoghi. C’è però un altro motivo di fondo, oltre a quello della riflessione sulla questione democratica ed ecologica, che ha fatto della mobilitazione NoTav un leitmotiv diffuso a livello nazionale: quello dello sperpero di risorse economiche.
Sul costo del Tav, il fantomatico treno ad alta velocità che dovrebbe collegare in tempi brevi Torino a Lione, si sono concentrati oggi alcuni studiosi a proprio a Torino. Secondo l’analisi proposta da Ivan Cicconi di Itaca ogni kilometro dell’infrastruttura peserà sulle casse del Paese per 235 milioni. Si tratta di un record.  “Il governo si è dimenticato di segnalare, oltre ai quattordici che ha già presentato per giustificare il progetto ‘low cost’ della galleria di base, un quindicesimo motivo: il nuovo record del costo a chilometro, che con questo progetto sarà conquistato dall’Italia”,scrive Cicconi in un report, ricordando i punti stilati dall’esecutivo Monti in favore della realizzazione del Tav.
Sempre secondo lo studioso questo primato va a sostituire un record ancora una volta italiano, quello “conquistato” successivamente alla costruzione del tunnel per l’alta velocità che attualmente collega Bologna a Firenze. Il dato dimostra come nel nostro Paese non si badi a spese per garantire lavori i quali, certo sono nocivi per il territorio, ma permettono di foraggiare potenti imprese appaltatrici e rispettare i progetti stilati in sede europea. In un momento di crisi, segnato dall’abolizione dei diritti, da una costante richiesta di sacrifici, dal continuo disinvestimento in materia di formazione e di ricerca, ci si chiede se questo sia un record che possiamo (e vogliamo!) permetterci.


http://www.lavallecheresiste.info/?p=4166

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