giovedì 12 aprile 2012

Dal Ticino alla Val di Susa: il territorio è di chi lo abita!




Probabilmente in molti si chiedono perché stiamo portando la nostra solidarietà a una Valle che si batte contro la costruzione della linea del treno ad alta velocità (TAV) tra Torino e Lione. Innanzitutto pensiamo che questa lotta di donne, uomini, bambini e anziani ha qualcosa d’incredibile. Un cammino cominciato più di 20 anni fa che ha saputo intrecciare esperienze, vite e provenienze diverse. Un esempio concreto di come ci si possa opporre alle imposizioni e agli interessi di politici, multinazionali e banche. Una perfetta dimostrazione di come si possano rifiutare collettivamente le grandi opere devastatrici, imposteci sotto il nome di Sviluppo.


Quello che succede in Val Susa, provato da tecnici e studiosi indipendenti, è il tentativo di mandare in porto un lucroso affare, devastando un intero territorio. Un’opera costosissima e per nulla necessaria (l’attuale linea lavora al 30% del suo potenziale), che farebbe “guadagnare” poco più di 1 ora tra Torino e Parigi. In cambio immetterebbe grandi quantità di polveri d’amianto, prosciugherebbe sorgenti naturali, distruggerebbe terreni agricoli e vitigni e avrebbe ripercussioni enormi sulla vita di coloro che lì vi abitano.

Inoltre, in quella Valle intravediamo alcune similitudini con la nostra realtà. Soprattutto quando chi controlla queste opere ha gli stessi nomi e cognomi. In Ticino siamo di fronte all’ennesimo tentativo d’imposizione del raddoppio della galleria del Gottardo. Progetto già rifiutato e che dimostra come la pseudo-democratica volontà popolare, espressa tramite referendum e votazione, venga bellamente calpestata quando gli interessi sono alti. Il caso dell’inceneritore di Giubiasco, costruito nonostante le 16.000 firme contrarie, lo testimonia. Raddoppio riproposto ora con un ipotetico finanziamento di privati e che fa leva sulla paura di una lunga chiusura per manutenzione che isolerebbe il Ticino. Un raddoppio invece inutile che, come la galleria in Val Susa, non vedrà la luce prima di almeno 30 anni e che peggiorerà la situazione del traffico in Ticino. Tanto più che l’iniziativa della Alpi, che avrebbe dovuto trasferire il traffico di transito delle merci dalla strada alla ferrovia entro il 2004, è ben lontana dall’essere applicata e che la stessa Alptransit, tra ritardi e superamento dei costi, sta già dando il suo contribuito alla deturpazione del territorio. Siamo di fronte a un paradosso schizofrenico: laddove il traffico di camion è in netta diminuzione lo si vorrebbe portare sulla ferrovia, mentre dove è in continuo aumento – la Leventina – si propone il raddoppio della galleria autostradale. Proprio in un piccolo territorio come il Ticino risaltano, con evidenza, le facce stralunate della “modernità”: la quantità di edifici storici distrutti, le rive dei laghi inaccessibili, intere aree trasformate da zone agricole a zone di consumo iper-trafficate come Grancia o Mendrisio. Senza dimenticare i progetti di costruzione della superstrada sul piano di Magadino o la diga in Val d’Ambra.

È anche per questo che siamo complici e solidali con la Val Susa. Perché la lotta contro la devastazione, il disprezzo e l’esproprio, dal Chiapas alla Palestina passando per le Officine di Bellinzona, sono universali. Perché ci piacerebbe che anche qui ci si organizzi contro un sistema che ci vuole consumatori rassegnati di alte velocità ad alta definizione. Perché i territori sono di chi li abita – senza distinzioni di pelle, culture e provenienze – e non di coloro che speculano procurandosi lauti guadagni.

Come già fatto in solidarietà agli arrestati del movimento NO TAV, interrompendo la conferenza all’USI di Lugano del giudice Caselli (l’autore dei 26 arresti e decine d’indagati, 7 dei quali ancora in carcere preventivo con accuse ridicole), vogliamo colpire ancora una volta gli intrallazzi della casta. Con un’intera giornata di mobilitazione a sostegno della Val Susa, contro ogni devastazione: sabato 31 marzo a partire dalle ore 14:00, azioni comunicative contro i signori del cemento e dei trafori, atelier solidali, proiezioni e dibattiti con la presenza dei comitati di resistenza NoTav.
L’estendersi delle lotte in rifiuto alle grandi opere come quella contro il TAV, il raddoppio del Gottardo, l’aeroporto a Notre Dames des Landes in Francia, Stuttgart 21 in Germania, la superstrada San Cristobal-Palenque in Messico così come la diga nel Cauca in Colombia e l’Autostrada del Tipnis in Bolivia, sta comportando un danneggiamento effettivo per il Potere. La militarizzazione completa della Val Susa ne è testimone, così come gli arresti, le denunce e le indegne campagne mediatiche, che ovunque avvengono. Questi conflitti sono sentieri lunghi, aspri e indimenticabili, destinati a sperimentare, come già avviene in alcune situazioni, modi di vita altri – autonomi, comunitari e resistenti – che modificheranno le relazioni tra persone, territorio e la sua gestione comune.

Come uno stupefacente bisogno di passare dall’alta velocità alla velocità del sogno, facendo cambiare sponda a paura e rassegnazione. E come in Val Susa si parte e si torna tutte assieme.

Libertà per tutti e tutte gli arrestati/e!
CSOA il Molino

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