Volevano fare teatrino, si sono presi gli insulti. Ed è ancora poco.
Municipio XII, quello dei quartieri come
Spinaceto, Decima e Laurentino 38 da una parte e delle sfavillanti
vetrine dell’Eur dall’altra. Quello dei ponti abbattuti con la gente
mandata a vivere dentro i residence e del centro commerciale più grande
d’europa. Quello del punto verde qualità di Spinaceto oggetto di impicci
ed imbrogli e della nuvola di Fuksas che non si sa bene quanto è
costata. Quello del Business Park e del regno di Parnasi.
E’ un pomeriggio di Maggio, il 15 per la
precisione. Una consigliera in quota Udc ha promosso un incontro sulle
piccole e grandi opere inerenti la mobilità nel territorio. Invita a
parlarne il vice-presidente della regione Lazio eletto nell’Udc,
Ciocchetti, il capogruppo Udc al Comune Onorato, e un dirigente Atac,
Cioffarelli, nominato ovviamente sempre in quota Udc. Insomma, a un anno
di distanza dalle elezioni amministrative, fanno le prove tecniche di
campagna elettorale.
Peccato che gli siano andate male.
Succede infatti che dopo qualche minuto
di litania della consigliera Barbato, alcuni abitanti presenti esprimano
il loro punto di vista, interrompendola, inveendole contro e tacciando
lei e gli altri politici presenti di essere al servizio dei costruttori,
degli speculatori e degli interessi dei poteri economici forti della
città.
E’un attimo che la maggior parte dei presenti comincino ad unirsi con delle simpatiche e colorite invettive.
Come già detto, l’oggetto dell’incontro è
infatti lo stato dell’arte di alcuni lavori e progetti inerenti la
mobilità e sono presenti diversi comitati che si oppongono agli stessi.
Non manca quindi l’occasione per sottolineare l’ipocrisia di questi
signori in giacca e cravatta e signorine in tallieur, che con il loro
goffo tentativo avrebbero voluto sviare l’attenzione dal problema reale:
in questa città nel traffico si muore e la città stessa per come è
pensata impone ai suoi abitanti tempi improponibili per spostarsi. Non
può esserci opera destinata a risolvere il problema, se non si pone alla
base una critica stessa del modello di città, che in altre parole vuol
dire: basta cementificazioni, basta automobile, basta produrre e
lavorare per il profitto di pochi.
In questo quadro l’aumento del biglietto
dell’Atac e il piano industriale dell’azienda più in generale vanno in
un’altra direzione: gli spostamenti all’interno della città non sono un
bisogno da soddisfare in base alle concrete esigenze di una
collettività, ma un prodotto, una merce, che deve obbedire alle regole
di bilancio, quando però non ci siano ragioni di famiglia o di amicizia
imposte dai padrini politici dei diversi dirigenti atac.
Detto semplicemente, questo vuol dire che
se la cantano e se la suonano come gli pare e che ci stanno riccamente
prendendo in giro. Quando la consigliera ormai paonazza urlava che non
si può sempre dire di no e chiedeva di fare proposte, qualcuno ha
accolto il suo invito e le ha risposto: “Nun ve damo ‘na lira,
annatevene via, tutti però!”
Comitato “Te sto cor fiato sur collo e prima o poi t’azzano!”
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