domenica 20 maggio 2012

“Le Fiamme della Vittoria”, Rod Coronado intervista Melanie Arnold

Da oggi proponiamo una nuova categoria del blog : “articoli e traduzioni”.
Nel corso della storia di questo movimento si sono prodotti innumerevoli documenti, riviste, fanzine o newsletters, a loro volta piene di articoli, interviste ed analisi. Molto di quanto fatto è stato perso, molto altro viene recuperato e digitalizzato, nel tentativo di dare nuova vita a quelle pubblicazioni, a non perderne l’importante contributo e fondamentale testimonianza.
Uno sforzo particolarmente importante che pensiamo sia degno di nota: vi invitiamo a dare un’occhiata ai siti Conflict Gypsy o Animal Liberation Archive che raccolgono numerosi e rari esempi  (sia cartacei che video) di cosa il movimento di liberazione animale ed ecologista radicale è stato in passato.
Un movimento privo di memoria è destinato ad avere anche un breve futuro, per questo abbiamo pensato, nel nostro piccolo, di proporre alcuni articoli, interviste , reportage o quant’altro che riteniamo per diverse ragioni significativi e meritevoli di essere riletti.
Non vogliamo porci limiti in questo tentativo di “ridiffusione” dei contenuti, di conseguenza proveremo a proporre sia testi tratti da vecchie riviste, quanto articoli tradotti pubblicati su siti stranieri odierni, ma anche contributi tratti da alcune delle pubblicazioni che hanno segnato la storia del movimento radicale in Italia, come “La Nemesi ” o “ Terra Selvaggia”.
Il primo documento proposto è l’intervista  tradotta di Rod Coronado a Melanie Arnold, pubblicata dalla rivista statunitense “No Compromise” nel suo numero 5 che riteniamo un testo dai numerosi spunti interessanti, in particolare nel modo in cui Melanie argomenta la propria percezione di come diverse lotte si fondano in una, più grande, lotta verso una società priva egualitaria .
Sperando che questo piccolo nostro contributo possa servire a dare, in un certo senso, continuità alle lotte, auguriamo a tutt* buona lettura.

Le Fiamme della Vittoria: Una intervista con l’attivista dell’ALF  Melanie Arnold
da No Compromise- numero 5

Di Rod Coronado


NC: Hey ciao Mel! Molti dei nostri lettori non sono familiari con il movimento di liberazione animale inglese e le campagne di grande successo dell’ALF, quindi ho pensato che sarebbe interessante se tu potessi introdurle. Al momento stai scontando una sentenza di tre anni e mezzo ,per imputazioni correlate ad incendi, dovuta alla tua partecipazione a dei raid dell’ALF. Cosa puoi dirci del tuo caso?
MA: Beh, la crisi della BSE ( Sindrome della ” Mucca Pazza” ndr)  ha colpito in Inghilterra come un martello da dieci tonnellate. Non era stata  fatto percepire al pubblico il livello di pericolo che si sarebbe poi raggiunto, ed i media, come al solito, stavano tenendo la bocca ben chiusa, solo rilasciando informazioni frammentarie al fine di poter coinvolgere le persone gradualmente. Ma noi sapevamo che cosa avevano in serbo. L’industria della carne stava per essere colpita dove più nuoce ( nel portafoglio) dal suo stesso gratuitamente avido karma, ed in anticipazione dei molti piccoli mattatoi che stavano per fallire, abbiamo deciso di aiutare uno dei centri di macellazione più grandi, che altrimenti rischiava di vacillare solamente sull’orlo del tracollo, ad andare sicuramente oltre il limite del fallimento.
Il mattatoio Ensors si trova in Gloucestershire, un obiettivo sicuro, distante da case o da possibili habitat di animali selvatici. Lo abbiamo controllato molte volte per monitorare i lavoratori che facevano tardi, guardie di pattuglia,  qualcuno che portava in giro il cane etc solo per stabilire la tipica attività notturna attorno all’area che intendevamo incendiare. Una volta certi del fatto che questa era una azione ‘sicura’, siamo passati ad accedere all’edificio per fare nostre  altre informazioni necessarie  prima di sparire nella notte– non lasciando alcuna traccia della nostra presenza.
Due settimane più tardi avevamo comprato, costurito e preparato tutto quello di cui avremmo avuto bisogno, ed il 10 di giugno 1995 siamo tornati, solo due di noi. Siamo entrati nel complesso industriale, rotto le finestre che davano sul lato di ogni furgone, camion frigo e macchine, e poi ci siamo nascosti, per vedere se c’erano reazioni causate dal rumore. Non ce ne furono. Abbiamo raccolto il nostro gruppo di congegni incendiari e piazzato questo cocktail di nitrato di potassio e saccarosio con un detonatore modificato, attraverso ogni finestra e sulla carrozzeria di ogni veicolo.
In seguito siamo entrati nell’edificio del mattatoio ed abbiamo iniziato a distruggere le cucine del piano superiore, l’area pranzo e gli spogliatoi decidendo di ricoprire il posto intero di benzina,  piazzando poi micce di materiale infiammabile giù per le scale e nella sala più grande del mattatoio. In seguito, abbiamo inondato i macchinari nell’area circostante con un largo quantitativo di benzina e piazzato 20 congegni incendiari nell’apparato principale, accompagnati da borse aggiuntive con miscela esplosiva ( e ragazzi se esplode!). Abbiamo poi manualmente innescato alcuni fuochi ed acceso i congegni che avrebbero scatenato l’inferno più tardi. Abbiamo acceso i congegni nei camion per ultimi perchè ovviamente sarebbero stati più visibili ed avrebbero richiamato l’attenzione mentre l’edificio, bruciando dall’interno senza finestre, avrebbe appena iniziato ad incendiarsi.
Siamo poi scomparsi nella notte, mentre il primo dei camion esplodeva alle nostre spalle. Tecnicamente, l’azione si è svolta in modo pulito. Nessuno di noi era conosciuto in quell’area e per come l’avevamo pianificata era altamente improbabile essere presi durante il lavoro. La polizia e la Squadra esplosioni non avevano idea di chi fosse responsabile e sono andati ‘a pesca’ nei rifugi per animali locali.
Sfortunatamente, l’attivista che era con me si trovava in uno di questi per aiutare nella costruzione dei recinti e la polizia aveva perquisito ed investigato tutti quanti. La polizia- non sapendo che Michael fosse un liberatore di animali– non avrebbe mai perquisito il suo cottage  se la sua sfortunata decisione di lavorare quella mattina non fosse avvenuta .
Michael confessò la sua colpa primariamente per difendere gli altri due sospetti che erano totalmente innocenti ed avevano molti animali sotto la loro responsabilità, uno dei quali era stato  particolarmente intimidito dalla polizia. Ma le crescenti prove circostanziali hanno fatto precipitare la sua decisione in ogni caso.
Da fonti raccolte tra il vicinato la mia descrizione era stata fornita, e la polizia mi conosceva abbastanza bene per identificare la descrizione ed arrestarmi 3 giorni più tardi a casa mia in Northampton. Sono stata interrogata a più riprese per molti giorni e notti durante i quali la polizia aveva usato ogni tattica da manuale per incoraggiarmi a parlare. Hanno mentito, mi hanno minacciata, mi hanno allettata,  mi hanno pregata , hanno flirtato ed hanno fallito. La polizia ha provato a convincermi che Michael mi aveva incriminato riguardo la fabbricazione degli esplosivi, e la mia  risposta a questa prevedibile tattica aveva spinto un ispettore ad urlarmi in faccia “ Non hai niente ridere, Melanie”. Bugie, tutte quante.
Per quello che mi importava, o avevano abbastanza prove, nel qual caso avrebbero potuto incriminarmi, oppure non potevano, nel qual caso non li avrei aiutati  a trovarle. Ci hanno incriminato in ogni caso sotto la Sezione 2 dell’ ‘Explosive Act’ e ci hanno mandato in prigione per aspettare il processo.
Sei mesi più tardi, sono stata arrestata ed incriminata ancora dal distretto di Cheshire per l’attacco incendiario contro 36 autocisterne di latte che ha causato oltre 2 milioni di sterline di danno ed era accaduto due settimane prima dell’incidente di Ensors. Ancora una volta, sono rimasta in silenzio ed ancora una volta ho ascoltato le stesse vecchie minacce.
La sola cosa che gli ho dato è stata il mio sangue, piuttosto letteralmente – un prelievo obbligatorio perchè non mi ero fatta mettere sotto facilmente e fatto siringare a forza. Quindici mesi più tardi siamo stati forzatamente condotti a processo e tutti e due ci siamo dichiarati colpevoli e patteggiato una riduzione della pena.
Essere presi è già abbastanza brutto, ma abbiamo due obblighi per recuperare quanto accaduto. Uno è di assicurarsi di non dire nulla ai nostri interrogatori e due è di essere certi di tornare fuori a lottare prima possibile. In ogni caso, ci aspettavamo  un minimo di 6 anni ciascuno – Michael ha ricevuto 5 anni ed io solo 3 anni e mezzo.
 NC: Quindi cosa ti ha portato al momento di svolta nel quale hai iniziato a dubitare dell’efficacia della riforma legale ed hai iniziato a partecipare ad attività illegali?
 MA: Ho iniziato a fare campagne ‘politicamente’ in nome degli animali dall’età di 13 anni e, per gli anni a seguire. Ho scritto lettere senza fine, preso parte ad infiniti incontri e manifestazioni, ed infine ho iniziato a pormi il problema sulla validità dei miei tentativi– cosa esattamente stavo ottenendo? Avevo in mano dei risultati? Potevo vederli? Vi era qualcosa di tangibile abbastanza da sentirlo, da percepirlo? Ero stata ascoltata almeno un minimo?
Dopo mesi di alternanti incubi ed insonnia, di agitazione e conflitto con le mie emozioni, ho finalmente deciso che o Io avrei aiutato gli animali, il che significava farlo in un modo che funzionasse, e farlo per la vita oppure avrei messo fine al mio tormento e sarei passata oltre. Ho scelto gli animali per la vita. Da quel punto di svolta è arrivata la necessità di abbracciare l’azione diretta non violenta.
Era assolutamente chiaro per me che il governo non aveva alcuna intenzione di dare via quello che non si poteva permettere di perdere e che negoziare per centimetri extra, meno dolore, ed una forma di sofferenza per un altra, stavamo accettando il compromesso, accettando di essere deboli, accettando la sconfitta.
Se il sistema parlamentare funzionava, se i legislatori tenevano conto della opinione della maggioranza, ci sarebbero stati stipendi equi per le donne, il sistema sanitario sarebbe stato adeguatamente finanziato, la caccia sarebbe stata vietata, le pellicce sarebbero state messe fuori legge, i trasporti di animali  aboliti e la vivisezione cancellata dagli annali della storia..Semplicemente non succederà. Perchè? Perchè lo sfruttamento degli animali è un grosso business e le industrie alimentari, farmaceutiche e petrol-chimiche sulle quali la borsa nazionale si fonda, sono le fondazioni – fisicamente, emotivamente ed economicamente– dei più vasti abusi sociali che noi tutti soffriamo.
Nelle campagne di alto profilo, l’ALF aveva un ruolo da protagonista, esattamente nel mezzo tra le torture ed i torturati; ci si dirigeva verso la giugulare economica, causando agli sfruttatori più danni di quanto denaro gli entrasse in tasca, forse facendoli oggetto della stessa paura che loro godevano nel causare e, soprattutto– funzionava
I risultati erano validi, erano tangibili, e quando per la prima volta ho stretto la piagnucolante sagoma di un ferito, ma salvo, essere vivente, ho sentito il suo cuore battere contro il mio mentre correvo insieme a lei  verso la libertà, ho saputo che avrei potuto fare di più io nella mia vita come attivista dell’ALF di quelle migliaia di persone attraverso gli accettati canali legali.
 NC: Qui negli States, Ricordo di aver sentito delle liberazioni di animali  e dei raid durante il giorno in Inghilterra nei primi e metà anni 80, tutto ciò era incredibilmente motivante. Nei tardi anni 80 l’ALF è servito a focalizzare maggiormente l’attenzione sull’infliggere il massimo danno economico con azioni incendiarie. Potresti dirci qualcosa sulle scelte tattiche dell’ALF inglese ed il perchè le avete scelte?
 MA: I raid della Animal Liberation League nei primi anni 80 erano sicuramente efficaci nel loro tempo ed hanno contribuito a generare quel tipo di simpatia ed interesse che hanno portato ad un aumento nella adesione da parte di nuovi attivisti.
Questi massivi raid alla luce del giorno che coinvolgevano orde di attivisti erano molto pubblicizzati e le rappresentazioni dei media di guerrieri in passamontagna che irrompevano in strutture di ricerca portandone fuori animali e documentazione , ci davano  una sensazione di forza.
Ma le tattiche devono essere fluide ed intercambiabili e coloro che operano con efficacia contro una forma di abuso o una azienda potrebbero non trovarsi totalmente a loro agio contro di un’ altra. E, così mentre le campagne anti-pellicce prendevano lo slancio accanto ad altri importanti problematiche, gradualmente sono divenute l’obiettivo conquistabile n.1– come i trasporti di animali vivi oggi– e le cellule dell’ALF ed i gruppi locali si sono impegnati in uno sforzo congiunto contro questo disgustoso ‘commercio’.
L’incendio è sempre stata una risorsa importante, rende l’abuso di animali non profittevole, è il punto di pressione ultimo. Il fuoco rimuove l’apparato– edifici e veicoli da noi odiati– significa che non possono essere usati ed i premi delle assicurazioni salgono alle stelle, aggiungendo al resto anche questo peso finanziario.
Queste tattiche hanno funzionato eccezionalmente bene contro negozi la cui linea di prodotti non fosse esclusivamente pelliccia; infatti l’avvertimento era abbastanza forte per convincerli a rimuovere ogni articolo offensivo, per poter portare avanti il loro commercio. ( La stessa tattica potrebbe essere usata contro Università che effettuano solo una piccola percentuale della  ricerca totale utilizzando animali). Dobbiamo isolarli e dividerli all’interno delle loro stesse comunità lavorative.
In altre parole, il potenziale e l’attuale uso dell’incendio era un deterrente per loro e gli svantaggi economici di un tale attacco erano di molto superiori al profitto che potevano fare vendendo pellicce. In questo modo, era una tattica effettiva ed era improbabile che potesse essere eguagliata da un’altra. Il rischio di essere catturati era basso, era economico, d’effetto ed era un modo autonomo di condurre azioni senza la necessità di conoscere o coinvolgere altri.
Per dirla francamente— chiunque poteva, e ha potuto, farlo!
NC: Quando ero in Uk, ho notato che molti attivisti di azione diretta erano anche coinvolti in altre “differenti” lotte politiche ed ecologiste. Alcuni erano hunt sabs o anti-fascisti ed altri erano vegani ed anche attivi in progetti di comunità, coalizioni di lavoratori e impegnati nei problemi delle donne. Tu sei una di coloro che vede una somiglianza tra queste lotte, e se si, perchè?
MA: Si, sono qualcuno che si identifica volentieri in una diversità di lotte ed attraverso gli anni mi sono mossa in alcune di esse. Ma molte persone coinvolte in altre problematiche, specialmente relazionate con le persone, spesso sono sprezzanti del nostro lavoro con gli animali, fallendo completamente nel vedere la connessione tra l’abuso degli animali e quello degli esseri umani, la diretta relazione tra la sperimentazione animale e il crescere delle malattie tra gli umani e la dipendenza sullo sfruttamento animale per tutto: dal cibo, ai vestiti, lo sport, l’intrattenimento , il divertimento e la cosiddetta “salute”.
Se accettiamo come norma la vendita all’ingrosso di creature indifese, siamo arrivati ad accettare che una attitudine di superiorità, a condizione che in qualche modo ci porti beneficio fisicamente o psicologicamente, sia perfettamente OK; e quella attitudine sopravvive anche nei confronti di persone appartenenti a “minoranze” razziali, persone disabili, o donne per nominare alcune categorie. C’è una correlazione. La società, come la conosciamo, ha deliberatamente confezionato, modellato e preparato una struttura gerarchica piramidale, nella quale noi, come tutta la gente comune, occupiamo lo strato più basso. E siamo stati portati ad accettare che alcune istituzioni esistono, come i governi, la polizia, la vivisezione etc e che senza queste istituzioni, la “civilizzazione” si disintegrerebbe.
Assumiamo che tu sia stato allevato dalla nascita con persone che ti dicevano che senza l’aiuto delle stampelle non potevi camminare. Nonostante tu avessi due gambe perfettamente a posto, a quella età, non conoscevi la differenza. E saresti cresciuto credendo che la tua disabilità e la paura di cadere se ti fossero state tolte le stampelle. Questo è quello su cui si basano i governi- il fatto che i “soggetti” credono che non possono agire indipendentemente dal ,e nonostante, il Governo.
Nello stesso modo siamo tutti stati programmati con certe informazioni, rinforzate dalla ignoranza dei genitori, delle scuole, dei media e da una vita di abitudini fisiche e morali. La più pericolosa di queste è la accettazione. La gente accetta la carne come una parte necessaria della loro dieta perchè l’hanno sempre mangiata continuano a farlo.
Accettano professioni confezionate, lavori senza uscita, bassi stipendi, orari lunghissimi, e la loro assenza di potere perchè un crescente livello di disoccupazione rafforza la loro gratitudine ed il loro servilismo. E, nei loro frenetici tentativi di arrampicarsi nella gerarchia sociale, sono anche disposti ad accettare il credo e perpetuare la convinzione che in qualche modo loro sono “meglio” del loro equivalente donna, nero o gay.

La gara per arrivare in cima alla pila incoraggia e rinforza  i concetti di base razionalistici e pregiudizievoli e crea divisioni tra quelle stesse persone per cui le autorità dimostrano cosi’ tanta noncuranza. Questo viene testimoniato dal fallimento del sistema sanitario ed educativo, dal fatto che non vi siano alloggi adeguati, che i posti di lavoro siano sempre più insalubri, dalla crescente disoccupazione ed un generale sentimento di sconfitta, inadeguatezza e povertà– tutte le caratteristiche per un grosso aumento della criminalità.
Gli animali inevitabilmente pagano il prezzo più alto, e in una impresa in corsa motivata solo a fare soldi e risparmiare soldi, gli animali sono usati e gettati via in numeri così alti ,a livelli così elevati, che non solo è considerato “normale”, ma viene accettato senza farsi domande.
Quello che abbiamo quindi, è un sistema di regole, una organizzazione di convinzioni ed un modo di pensare e comportarsi comunemente accettato che incoraggia e perpetua la disunione tra sessi, razze e specie, e che esiste, ed esiste solamente, perchè noi accettiamo che esista.
Dobbiamo cambiare l’intera percezione delle persone del mondo attorno a loro, incoraggiare il pensiero libero, la libertà di parola, l’auto-determinazione, l’eguaglianza e l’autonomia nell’azione. Dobbiamo connetterci con le altre organizzazioni di base per condividere solidarietà  e supporto, idee e tattiche, e dissolvere quei confini tra noi che sono stati creati dall’uomo stesso.
Classe lavoratrice, liberazione animale, anarchismo, femminismo, ecologismo, resistenza indigena etc tutte le lotte sono una e la stessa perchè il nemico è comune a noi tutti, e solo la nostra unità indivisibile può essere forte abbastanza per sconfiggerlo.
Più uomini prenderanno controllo ed agiranno responsabilmente per le loro vite, più l’equilibrio della psiche umana sarà ristabilito, la sua spiritualità riparata e la natura e il suo regno saranno rispettati come un diverso, ed allo stesso tempo eguale, compagno nella grande fabbrica della vita sulla Terra.
 NC: Quindi diresti che qui in America dovremmo sforzarci per costruire solidarietà con altre lotte contro l’oppressione sia essa animale, della terra o umana?
MA: L’equilibrio ecologico e spirituale del pianeta e dei suoi abitanti dipende da questo. Certamente, la connessione tra gli animali e l’ambiente è indistinguibile, dato che uno non può esistere senza l’altro. La natura e l’evoluzione hanno perfezionato gli ecosistemi che meglio supportavano la vita sulla Terra e l’interferenza dell’uomo ed il furto da lui perpetrato hanno distrutto milioni di anni di minuzioso aggiustamento, questo non solo devasta l’habitat degli animali, ma anche quello delle popolazioni indigene del mondo, decimando le risorse di ossigeno e le potenti cure presenti nelle loro profonde e rigogliose foreste.
Ogni bastone posto tra le ruote della natura , ha continuato e sempre continuerà, a rivoltarsi contro la razza umana in modi non misurabili.
Se l’impegno comincia nel proprio giardino, dovremmo forse iniziare a guardare davvero a casa nostra– non inteso come l’edificio di mattoni nel quale ci barrichiamo– ma il pianeta sul quale davvero viviamo
 NC: Qui in America il governo federale ha creato davvero una atmosfera di repressione contro chiunque combatta il loro potere al di fuori del sistema legale. In Uk voi avete l’Animal Rights National Index (ARNI) di Scotland Yard e l’ M15 che ha a lungo paragonato l’ALF  a gruppi come l’ IRA. Hai qualcosa da dire a quegli attivisti che hanno timore di partecipare ad azioni dell’ALF in quanto potrebbero essere etichettati come “terroristi domestici”? E pensi che gli attivisti in UK vivano nella paura di quello che i loro ideali potrebbero costare loro?
MA: Il livello di intervento nelle nostre attività da parte della polizia e dell’M15 è solo indicativo del fatto che rappresentiamo una reale minaccia. Questo dunque, sembra suggerire che siamo stati efficaci in campi che sono stati ancora solo parzialmente da noi compresi.
La nostra risposta inevitabile al loro modo  di monitorarci è quella di andare ancora più a fondo, circondati dalla segretezza, e di operare di conseguenza. L’aumento dell’attivismo ecologista ha portato a una diluizione della attività di polizia concentrato al 100% contro “noi”, il che ci concede una più ampia libertà di azione, ma in larga parte, quegli attivisti pronti a evadere la legge in nome di una legge morale più alta, lo stanno ancora facendo nonostante le minacce di sentenze di carcerazione più lunghe e l’aumento di informatori il cui mestiere è portarci verso la prigione. Abbiamo capito che nessuno potrebbe mai definire alcun metodo di punizione per un attivista che sia comparabile a quello che viene inflitto agli animali che rappresentiamo.
Nessuna lotta è mai stata vinta senza sacrificio personale  e posso dire, dalla mia parte, che sceglierei l’opzione della prigione molte e molte volte ancora piuttosto che convivere con la colpa, la codardia e l’egoismo insite nella inattività.
Gli attivisti inglesi semplicemente prendono più precauzioni oggigiorno. Pochi presenziano in manifestazione o agli incontri. Nessuno parlerebbe di qualcosa di rilievo in auto, in casa o per telefono e generalmente si tengono al di fuori dei riflettori e si tengono stretti ai compagni di fiducia.
Specialmente i nuovi attivisti possono cavarsela con questi metodi, semplicemente in virtù del fatto che molti di loro sono sconosciuti alla polizia quindi la sorveglianza è poco probabile ed anche che altri cospirino alle loro spalle.
Molto raramente gli attivisti sono stati presi “durante il lavoro” e coloro che lo sono stati erano in ogni caso sotto sorveglianza. Non c’è nulla di cui avere paura. Non sottostimare mai il tuo credo o il potere che hai dentro di te per conquistare la tua incertezza ed entrare nel mondo gratificante dell’attivismo per la Terra.
 NC: Qui negli States, sono il primo membro dell’ALF che ha scontato tempo in prigione, credi che la cattura di attivisti ALF porti a una diminuzione di azioni ALF? Perchè?
MA: Non vi è alcuna prova che suggerisca che le azioni ALF siano in diminuzione ed al momento ci sono 12 ‘guerrieri’ imprigionati in UK. Penso che l’attitudine generale tra le nostre sorelle e fratelli liberi sia quella che più attivisti sono dentro, più coloro fuori agiranno dalla nostra parte e questo   significa anche  incoraggiare gli altri ad agire.
Il livello di supporto dimostrato per gli attivisti Keith Mann e Dave Callendar con i loro 11 e 10 anni rispettivamente,  come visto alla Corte di appello e alle manifestazioni per la Giustizia etc, dimostra semplicemente quanto alla gente importi; e l’indignazione per le sentenze ridicolosamente alte inflitte ai prigionieri ha portato le persone ad essere più coinvolte in questa nostra lotta.
L’ALF è onnicomprensivo e mai a riposo. Il fatto che un ragazzino di 16 anni possa decidere di rompere il vetro di un ufficio di ricerca sul cancro una notte e un anziano gentiluomo di 65 anni possa decidere di prendere alcune delle galline di batteria del suo vicino, tutto sotto il nome ALF  e senza necessariamente che ciò sia sui titoli dei giornali, significa che il lavoro essenziale sta andando avanti. Forse non sentiamo sempre quello che succede, ma succede e la polizia è pienamente e dolorosamente conscia di questo fatto.
 NC: E’ vero che la maggior parte delle pelliccerie ed adesso anche molti macellai hanno serrande in acciaio sulle loro finestre a causa del timore dei ripetuti attacchi da parte dei liberatori di animali?
MA:Si, è vero che un elevato numero di macellai e tutte le pelliccerie rimaste hanno barre di ferro sulle finestre dopo numerosi attacchi alle loro vetrate in tutta la nazione, specialmente tramite il lancio di biglie da una fionda  da un veicolo che passa lentamente.
Oltre alle spese che questo già implica, è risaputo che attivisti abbiano usato strumenti potenti e persino attacchi con arieti montati su veicoli per danneggiare queste attività.
Nessuna delle loro misure di sicurezza è invincibile, con un po’ di iniziativa possiamo controbattere i loro meschini tentativi di nascondersi da noi e, piuttosto letteralmente, farli pagare!
 NC: Puoi dirci qualcosa di una delle azioni più soddisfacenti alle quali tu hai partecipato e come ti ha aiutato a rafforzare la tua fiducia nella azione diretta?

MA: Non tanto una azione quanto una campagna. Ed è stata quella contro le esportazioni di animali vivi all’aeroporto di Coventry che abbiamo fermato dopo appena qualche mese di campagna intensiva.
Cosa era davvero positivo in questo caso era la combinazione di persone provenienti da diversi percorsi determinate a mettere la condizione dei vitelli sopra a tutto il resto. Quello che davvero ci ha portato tutti insieme in azione era vedere fisicamente la lunga coda di trasportatori di animali lentamente passare di fronte a noi con i vitelli,  piccoli giovani vitelli dolorosamente visibili attraverso le sbarre.. Giuro che riuscivano a guardarmi direttamente in mezzo alla folla, fissarmi come per accusarmi direttamente. Questo mi spezzava il cuore.
Ma abbiamo combattuto e dato tutto, Jill Phipps ha dato persino la sua vita sul bordo di asfalto al di fuori dei cancelli, un camion pieno di pesanti vitelli su di lei. Abbiamo risposto con l’attacco, di giorno eravamo di sorveglianza, facevamo interviste con le radio, parlando ai passanti che ci raggiungevano per darci cibo o vestiti caldi; abbiamo fatto diventare vegan alcune persone, abbiamo sabotato i camion, li abbiamo fermati in ogni modo.
Di notte, entravamo nell’aeroporto per sabotarne la proprietà,  le recinzioni di sicurezza, le luci per l’atterraggio, accendevamo fuochi lungo le aiuole e fondamentalmente costavamo loro un gran mucchio di soldi. Siamo tutti stati arrestati e denunciati ad un certo punto ed obbligati a stare ad almeno un miglio distanti dall’aeroporto, ma siamo ritornati di notte e, in una occasione, ho fisicamente lottato con due guardie che mi hanno presa mentre stavo passando la recinzione, con una scia di distruzione dietro di me.
Abbiamo messo una compagnia di sicurezza contro l’altra, ognuna di esse operava all’aeroporto ed abbiamo avuto informazioni su quello che accadeva dietro le scene. La gente ha rotto il cordone di polizia per incatenarsi alle ruote degli aeroplani ed i piani erano di portar a termine sempre più sabotaggi. Questo ha fatto infuriare la polizia al di là del limite ed avevano persino un informatore nel nostro campo di protesta che mi ha fatto arrestare quando l’ho scoperto.
Quella volta, la polizia mi ha trascinata via e mi hanno messa da sola in un furgone dove potevo vedere i vitelli caricati sull’aeroporto- usavano storditori elettrici, erano calciati di continuo, tutti venivano presi e lanciati all’interno. La polizia aveva giurato di rompermi ambodue le gambe una volta in cui mi avrebbero portato in cella. Stava funzionando!
In combinazione con l’esorbitante costo che la sicurezza e la pressione della polizia avevano sull’aeroporto, stavamo anche personalmente bersagliando il direttore di Phoenix Aviation, responsabile dei voli. Aveva assunto guardie del corpo per sorvegliare la sua casa ed installato sensori e faretti nel suo giardino; ha persino sparato ad uno di noi. Questo non gli ha impedito che le sue finestre fossero spaccate, la sua jeep anche e di essere afflitto dal  tormento psicologico di non sapere cosa sarebbe successo dopo.
Abbiamo scoperto i suoi affari, i suoi commerci con trafficanti di armi, il suo passato criminale, il suo presente criminale. Le sue guardie del corpo vennero alle nostre tende lasciando vitelli appena macellati gocciolare sangue sui nostri striscioni e noi abbiamo poi fatto scoppiare una rivolta nel suo villaggio, facendo davvero un gran casino. Egli è diventato un uomo distrutto, finanziariamente rovinato, un disastro nervoso con un matrimonio a pezzi, mentre scrivo, è ancora coinvolto in numerose denunce per assalto ai danni di attivisti.
Le esportazioni di animali vivi all’aeroporto di Coventry finirono. Gli ultimi protestanti erano rimasti in piedi raccolti nella pioggia, attorno ai fiori, messi dove Jill era stata investita. Non ci sarebbero stati più camion. E come stavano per andarsene, lì nel mezzo della strada, silenziosamente contemplante, si era fermata  una bellissima femmina di volpe. Spuntata fuori dal nulla,  era apparsa e sparita nel tramonto che stava svanendo. Ci aveva studiati tutti con attenzione ed andandosene dall’aeroporto passò  vicino agli amici raggruppati a lutto attraverso i campi circostanti. Jill, una attiva sabotatrice di caccia, senza dubbio si è unita a lei. La battaglia era stata vinta.
 NC: Quale livello di importanza che dai media viene accordato al movimento di liberazione animale inglese e in che modo questo influenza l’attivismo in Inghilterra?
MA: Durante gli anni, il continuo arrestare ed imprigionare gli attivisti impegnati nell’ufficio stampa inglese o le “spokepersons” ha portato molte cellule di attivisti semplicemente a non fare delle proprie azioni una questione di pubblicità. Questo, in combinazione con l’attività di controllo dei media da parte del governo che ha caratterizzato molte delle nostre attività ha fatto in modo che le operazioni proseguissero con poca o nessuna pubblicità.
La cosa importante era che gli sfruttatori sapessero che eravamo occupati ed il perchè, e tra gli aguzzini le voci circolavano comunque, che il pubblico lo sapesse o no aveva poche conseguenze, e le notizie filtravano comunque attraverso il movimento di liberazione animale e quello ambientalista e la loro stampa in ogni caso e questo generava la nostra pubblicità. Generalmente, i media nazionali sono sempre stati miseramente rappresentativi e ci hanno sempre criticato e, di conseguenza presentandoci in modo negativo e demotivante.
NC: Mel, in quali modi attivisti in America possono imparare dai loro corrispondenti inglesi e cosa possiamo fare per incoraggiare un maggiore coinvolgimento e supporto nell’azione diretta?
MA:Una delle cose che vale la pena menzionare è l’importanza della solidarietà e del supporto degli uni per gli altri. Un network di supporto per i prigionieri forte è indispensabile per la morale di un movimento di azione diretta e la sua stessa esistenza incoraggia e pubblicizza l’azione stessa.
Il minimo che un potenziale/attuale attivista deve sapere è che nel caso di una sua cattura gli/le sarà riconosciuto supporto morale e finanziario. La gente sarà molto riluttante ad agire sapendo che tutto quello che otterrebbero è un calcio nei denti per il loro coraggio.

Nella mia opinione, l’azione genera  l’azione. Più una cellula è efficace, più diventerà sicura di sé e più agirà. Abbiamo bisogno che il “momentum” continui ad andare avanti—come sembra le cose stiano andando avanti in Nord America– anche grazie alla distribuzione di pubblicazioni come “No Compromise” che continua a mantenere vive le informazioni sull’ALF e dimostra semplicemente quanto stia ancora accadendo e come ognuno abbia da giocare la propria parte perchè questo accada.
 NC: Mel, hai visto molti dei tuoi amici imprigionati per azione diretta, alcuni sono stati picchiati ed altri che hanno perso la loro vita in difesa di coloro che non possono difendersi. Cosa ti fa andare avanti? Cosa ti da lo spirito per continuare a combattere contro la violenza e la tortura che da sempre persiste nelle nostre relazioni con gli animali?
MA: Lo devo ai milioni di animali e ai milioni di persone che sono morte come risultato dell’abuso sistematico di esseri senzienti. Lo devo ai milioni di animali e persone che continueranno a morire come risultato di quell’abuso, e lo devo agli amici che non sono più qui.
Quando sono stato coinvolta in questa lotta, ho promesso che sarebbe stata una lotta sino alla fine e lo pensavo davvero. Quando sono stata imprigionata ho rinnovato quel patto, avendo sentito,  direttamente, come ci si sente ad essere portati via da coloro che amiamo, isolata da tutto ciò di cui mi importa e trattata come inferiore ed inutile.
In una prigione ho passato 8 mesi in una cella della grandezza di 6 piedi per 6 piedi ( 2m 142 cm per 2m 142cm) – un incubo per ogni claustrofobo – e mi ha colpita come un treno il sentire come quegli animali nelle gabbie devono sentirsi, sia che stiano aspettando di essere sottoposti ad esperimenti, aspettando di essere comprati, o aspettando di morire, senza assolutamente conoscere alcuna  data di rilascio, cosa di cui i prigionieri hanno il beneficio. Il prospetto psicologico di una vita dietro le sbarre, lasciando da parte qualsiasi sofferenza fisica che possa implicare per loro, era, in modo molto ridotto, trasmesso a me attraverso le mie personali esperienze e questo ha rafforzato la mia risoluzione nella lotta come mai prima.
Non soltanto ho percepito il tormento del loro mondo, ma sono andata oltre una delle delle più solide barriere umane—quella della paura. E’ la paura di quello che potrebbe accadere che ci preclude di fare ciò che è giusto. Io avevo quella paura, come chiunque. La paura dell’ignoto è molto potente, ma ho dovuto ascoltare la mia coscienza – avevo visto troppo per tornare indietro. Sono arrivata al peggio che potevano impormi ed ho posso dire onestamente “era soltanto questo?” Senza saperlo, i poteri hanno cancellato il mio ultimo legame con il loro mondo ed ora sono davvero libera e padrona di me stessa.
 NC: C’è ancora qualcosa che vorresti condividere con i lettori di NC sul futuro, speranza, vittorie e così via?
MA: “la Vittoria” è uno stato mentale. Ogni volta che salviamo un animale e  preserviamo la sua vita – quella è una vittoria. Vittorie reali accadono ad ogni nostra azione.
Se pensiamo tutti a quanto spaventoso il problema sia nella sua totalità, a quanto sembri opprimente e a quanto i nostri sforzi sembrino privi di senso rispetto ad un male così grande, allora avremo senza dubbio fallito in ogni aspetto.
Siamo nati come individui e moriamo come individui, e da qualche parte durante questo percorso ci troviamo spersi, un po’ insicuri, leggermente dipendenti dagli altri ed iniziamo a seguire ciecamente la massa o un ideale, usando le stesse vecchie e logore tattiche perchè gli altri lo fanno, soddisfatti con la consapevolezza che gli “altri” si prendono cura delle “cose difficili”. Perdiamo la percezione della nostra unica abilità di pensare, sentire ed agire; di prendere iniziativa, di dare il via alle campagne e di vedere attraverso le nostre idee. Non è necessario un gran numero di persone e nemmeno tecniche segrete. Non dovrebbe essere permesso che solo alcuni di noi si prendano tutto il rischio, anche se saremmo disposti a farlo.
Non esistiamo nel vuoto e neanche tu. Uniamoci e sentiamo in noi stessi il potere che si agita dentro di noi; utilizziamo quella energia ed iniziamo a lanciare frecce infiammate in direzione dei nostri obiettivi. Frecce che illuminino la via per gli altri. Per ogni volta che agiamo con purezza e compassione, ogni volta che tendiamo una mano di aiuto ad una vita attorno a noi, vinciamo in modi troppo sottili per essere notati, ma troppo importanti per essere ignorati. Diamo un calcio alle nostre stampelle ed iniziamo a volare!
NC: Mel, da parte di No Compromise, vorrei ringraziarti non solo per questa intervista, ma per il tuo sacrificio disinteressato per il popolo animale. Sono sicuro che ti vedremo presto di ritorno  tra le  trincee.


http://liberazioneanimalegenova.noblogs.org/post/2012/05/01/le-fiamme-della-vittoria-rod-coronado-intervista-melanie-arnold/

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