Il 12 Febbraio 2007 scatta l'operazione tramonto. Circa 500 agenti in
tenuta sommossa fanno irruzione in 70 abitazioni e in diversi spazi
sociali e arrestano 15 persone con l'accusa di "associazione sovversiva
con finalità di terrorismo". Ha inizio così un lungo percorso
processuale e politico che ancora oggi non è terminato e che vede ancora
incarcerati 7 compagni.
Ultimamente la Corte di Cassazione ha
annullato la sentenza di appello e ha disposto di ricelebrare il secondo
grado del processo dopo aver riscontrato decisive ambiguità
nell'interpretazione delle normative "antiterrorismo". Per questo motivo
questo nuovo processo, istruito in tutta fretta, potrebbe entrare a piè
pari nel dibattito politico, culturale e semantico sul tema della
"violenza".
Il "Diritto" si rivela così ancora una volta come
campo non neutrale ma al contrario come luogo di elaborazione di un
discorso del potere su sè stesso e sulla difesa della propria
legittimità costituita. Volenti o nolenti che siano gli imputati alla
sbarra, questi lugubri palazzacci grigio cemento diventano forzatamente
luoghi in cui si manifesta uno scontro di valori.
In questi
giorni abbiamo chiesto all'Avvocato Pelazza di spiegarci meglio i
cardini teorici di questa nuova fase processuale e abbiamo chiesto ad
una compagna di raccontarci lo svolgimento della prima udienza del nuovo
processo d'appello. In una terza intervista invece, che rendiamo
disponibile in allegato, insieme all'intervista completa di Pelazza, una
compagna ci parla dell'esperienza di "Amici e Parenti".
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