A tre mesi dagli ultimi arresti contro il movimento No-Tav sei compagni rimangono ancora sequestrati nelle carceri del Belpaese. Per sentirli più vicini e amplificare il loro pensiero oltre le mura che ci separano, abbiamo deciso di inviare loro alcune domande e di dare voce alle loro risposte. Per ora ci sono pervenute solo le lettere di Mau, Giorgio e Marcelo, da cui abbiamo estratto alcune parti. In attesa delle risposte di Juan, Alessio e Luca, questo è un primo contributo che ci sentiamo di dare, anche in vista di sabato 21 Aprile, giornata milanese di solidarietà agli arrestati che prevede un corteo sotto San Vittore e un concerto hip pop in Piazza 24 maggio.
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Qui puoi trovare le lettere complete:
- Lettera di Mau
- Lettera di Giorgio
- Lettera di Marcelo
--lettera di Mau
Vi sembrerà strano ma affrontare un'intervista
è pur sempre mettere insieme un bilancio, una riflessione; è un fermarsi,
voltarsi indietro, al passato. Mentre qui sono stato catapultato in un
crogiuolo che trapassa ogni settimana centinaia di persone in gran parte
segnate a fuoco dalla guerra, dalle
tasse, dal licenziamento, dalla paga sempre più arida...Persone spesso
immigrate che in genere non hanno che paura, timore dei pestaggi subiti nel
viaggio fin qui e anche qui, voglia di sfamarsi, vestirsi, lavarsi, USCIRE.
Invece trovano anche una sorte di presa di
distanza da parte della gente italiana, anche questa da capire, affrontare,
altrimenti tutto si impesta e diviene incomprensibile se vai di fretta. Eppure
la quotidianità incalza, il carcere vuole la testa di chi avvinghia, gliela
vuol far abbassare, in un modo o nell'altro, a tutti i costi, compreso quello
della vita.
Questa è la realtà, vi torna? Anche la notte
scorsa c'è stata una persona uccisa, Da che cosa? Dal carcere. Che fai? Prendi
nota nella testa, ma devi reagire perché l'intimidazione si generalizza,
continua ad impedire, o comunque fortemente ad ostacolare, il predominio della
ragion di stato, dal capitalismo &Co. Che qui è pratica, scopo, finalità
dell'apparato contro chi si ribella, pensa e agisce per rapporti liberati ecc
ecc...
Ecco, sono preso da tutto questo.
Qui pochissime persone sanno cosa sia la Tav e
il No Tav, l'art. 18 certamente pensano possa riguardare qualche codice. Non
c'è un giornale, una TV, una radio che parli loro delle difficoltà: penali,
affitto, lavoro, scuole, igiene, sanità, cura delle persone e via di questo
passo. Le nostre iniziative raramente li toccano perchè sono troppo generiche:
ma in fondo il fitto fluire e defluire rende impossibile che un rapporto o anche
dieci, possa trasmettersi per esempio all'etnia africana che transita qui. Ma
sono qui, non posso essere dove mi pare meglio, poi? non mi prendo una simile
responsabilità e penso non me lo permetterete, nonostante l'intervista, che si
può sempre fare, su una situazione di sintesi. Un abbraccio forte, a presto.
Mau
--lettera di Giorgio
Quali aspetti ti sembra debbano essere
messi in risalto come specifici della situazione attuale che ti trovi ad
osservare e del trattamento cui sei stato sottoposto in questa circostanza,
anche in relazione alle lotte che sono proseguite all'esterno?
Le riflessioni che posso fare si basano sulle
breve permanenza nel grande carcere metropolitano delle “vallette”, durata una
decina di giorni e quella ancora in corso e più prolungata a Saluzzo.
Le Vallette con i suoi 1500 detenuti in media,
con 3 diversi bracci, con un viavai di guardie e detenuti, con un ricambio più
continuo, col rumore più forte nell'aria. Il blocco C era costituito da dodici
sezioni. Ogni sezione aveva 20/25 celle. Due detenuti per cella. Una
cinquantina di detenuti per ogni sezione. La composizione della sezione era
variegata dalle varie etnie presenti. Facendo una frettolosa analisi mi sono
fatto l'idea che i “magrebini” sono più portati a gesti individuali e
autolesionisti, i “rumeni” a sopportare stando insieme, i “neri” più disponibili
a pensare collettivamente. Infine gli “italiani” che danno la colpa alle altre
etnie della situazione. Tutti, in modo diverso a lamentarsi. Nessuno, chi per
un motivo chi per un altro, a porsi il problema del che fare per cambiare.
All'aria si andava 3 sezioni per volta insieme. In quel periodo nevicava e il
freddo era gelido quindi non si può fare valutazioni complessive, ma credo che
con 150 detenuti si potesse intavolare qualche confronto. Eporsi, discutere,
dare senso alle istanze che nascono è comunque una delle strade per fare
ripartire un percorso minimo di protagonismo nelle prigioni di questo paese.
In ogni caso dalle Vallette siamo stati
trasferiti subito, abituati ai tempi frenetici dell'agire politico fuori ci
siamo “esposti” in maniera frettolosa. Lo spavento del direttore del carcere,
le decisioni del D.P.A. hanno portato al trasferimento di sei NOTAV in sei
diversi istituti penitenziari della regione con il timbro “alta sorveglianza”.
Sono arrivato a Saluzzo qui è tutto più
“pulito, lindo e professionale”. Tutta
l'organizzazione burocratica del sistema, con le sue specializzazioni i suoi
livelli variabili di sorveglianza capillare tutti tesi all'assoggettamento del
prigioniero dentro i meccanismi dei benefici e della premialità.
A Saluzzo ci sono due sezioni di alta
sorveglianza con detenuti con condanne pesanti (ergastolo a 30 anni) e altre 4
con detenuti “definitivi” a pene minori.
La sezione dove siamo noi è anomala, era
quella adibita all'isolamento, nel corso degli anni è diventata per gli
“indagati” (in attesa di giudizio) rimanendo però con il regime e gli spazi
propri dell'isolamento. Regime ferreo, l'aria è divisa in cubicoli, uso
continuo del metaldetector, controllo individuale, qualche volta, di una
guardia seduta per due ore davanti al tuo cortiletto/box all'aria e
naturalmente esclusione da tutte le attività ricreative e sportive del carcere.
C'è uno specifico frammento di vita
quotidiana in carcere che ti è capitato di vivere e di cui hai voglia di
parlarci?
Un frammento piacevole sono i “vecchi”
rapinatori di banche e uffici postali, appartenenti alle famose batterie degli
anni 70/80 che non appendono mai le scarpe al chiodo, hanno oramai 60/70 anni,
hanno passato decine e decine di anni in galera, vivono dei ricordi d'oro degli
anni passati, quelli delle rivolte, delle evasioni.
Alle Vallette c'è ne uno chiamato TEPEPA che
ha 74 anni, è lì e non capisce perchè visto l'età, nel frattempo gli sono
giunti 10 anni per rapine dal tribunale di Mondovì tre anni orsono è stato
arrestato con un borsone carico di armi divise e manette.
C'è uno specifico frammento di memoria
della lotta NO TAV cui hai partecipato e di cui hai voglia di scriverci?
salto la domanda
Cosa ne pensi del fatto che il movimento a
seguito dei vostri arresti, continua, e anzi, ha avuto una forte spinta
propulsiva?
Vuol dire che negli anni passati abbiamo avuto
la capacità passo dopo passo, di costrire relazioni sociali, strutture, livelli
di partecipazione, ambiti popolari e di classe in cui ci si confronta, sapendo
che la repressione è un aspetto esterno della lotta calato dalla magistratura
per indebolirci e ricattarci, nostro interesse e invece l'opposto, il movimento
e la mobilitazione devono rafforzarci nel legame di solidarietà con i
prigionieri che ne sono parte integrante, senza nessuna differenziazione tra di
loro usando le categorie fuorvianti dell'innocenza e della colpevolezza.
Già l'arresto del consigliere comunale e del
barbiere di Bussoleno si sono rivelati un autogol per l'impianto accusatorio che
voleva dimostrare una diversità tra NOTAV della valle ed esterni, tra supposti
NOTAV buoni e cattivi. Per noi strutture autonome è stata un ulteriore conferme
di una proposta politica che valorizza come nodi centrali il ruolo
dell'organizzazione e della soggettività nei movimenti e nei processi di
trasformazione. Internità forte nei movimenti, nelle lotte, senza nessuna
concessione alle narrazioni esistenziali o di affinità inconcludenti che si
riproducono in quelle città o territori in cui latitano alterità e
contropotere.
Il fatto che siete stati arrestati per aver
preso parte alla lotta NO TAV , ha influenzato la percezione degli altri
detenuti nei vostri confronti?
E' una novità, non sono abituati all'arrivo di
detenuti che lottano per raggiungere obiettivi sociali e non abbiano alcun
tornaconto personale, alcuni pensano persino che la loro carcerazione sia
giusta e stiano espiando una pena mentre la nostra viene vista come
un'ingiustizia, una persecuzione, dando per scontato che usciremo presto. Molti
sopravvalutano il peso dei NOTAV, sperando che l'eventuale appoggio del
movimento possa portare a una attenzione mediatica sui problemi del carcere e
sulla necessità di un'amnistia che è la richiesta che unisce tutti.
Come è stata e viene vissuta la situazione
di Luca all'interno del carcere? Come è rimbalzata la notizia di quello che gli
era accaduto?
La notizia è rimbalzata velocemente, nel giro
di alcune decine di minuti si è capito la gravità “dell'incidente”, creando una
notevole apprensione tra tutti, i detenuti chiedevano in continuazione
informazioni basandosi su quelle che gli davo attraverso radio black out (a
Saluzzo si sente benino). Nei giorni seguenti
hanno continuato a chiedere informazioni sul suo decorso Tutti gli
augurano una pronta guargione e adesso possiamo firlo forte: la fortuna gli è
stata particolarmente vicina.
Come è percepita all'interno del carcere la
lotta NO TAV?
Naturalmente sono solidali e parteggiano per
il movimento no tav, sono stupiti per la forza, il coraggio e la determinazione
espressi, alcunii rimangono scettici sulla possibilità alla fine di vincere, a
tutti noi il compito di smentirli.
Fuori si sta pensando ad una campagna di
liberazione dei prigionieri NO TAV, dentro cosa ne pensate?
A me sembra che fuori si sia messa in moto una
campagna popolare per rafforzare il contatto tra la comunità in lotta e i
prigionieri, decine di iniziative di sosteno si sono susseguite, mentre
l'operazione repressiva perde i pezzi per strada, la strada è ancora lunga, ma
il passo con cui la affrontiamo mi
sembra quello giusto.
CIAO GIORGIO
Un abbraccio a tutti e tutte
*se avete materiali di movimento o libelli di
vostra pubblicazione riguardo ai
problemi carcerari PER FAVORE SPEDITEMELI
--lettera di Marcelo
Quali aspetti ti sembra debbano essere
messi in risalto come specifici della situazione attuale che ti trovi ad
osservare e del trattamento cui sei stato sottoposto in questa circostanza,
anche in relazione alle lotte che sono proseguite all'esterno?
Il movimento NO TAV va avanti anche senza di
noi, questa perchè al suo interno non ci sono capi, ma c'è un'eterogeneità di
singolarità che hanno preso partito in questa lotta. Un altro aspetto
importante è che a ribellarsi non c'è solo la comunità valsusina, ma un intero
paese, la solidarietà arriva da ogni angolo dell'Italia e anche dall'estero. La
Val di Susa in questo momento è ovunque. Caselli dice che ciò che questa
inchiesta va a contestare sono dei fatti d'illegalità specifici. Io dico invece
che ciò che ha cercato di attaccare è non solo il movimento NO TAV, ma ogni
lotta che c'è in Italia e che potrebbe svilupparsi nel futuro immediato visto
la crisi ormai irreversibile del sistema economico politico italiano. I nostri
arresti sono un messaggio chiaro a tutti coloro che hanno smesso d'indignarsi e
si organizzano dal basso, in autonomia e senza mediazioni. Un altro aspetto che
la magistratura ha cercato di colpire sono i legami affettivi, non bisogna
dimenticare che ognuno di noi fuori ha famiglia, amici, compagni, mariti,
mogli, figli. E' questo il lato più infame della repressione. Bisogna però
essere ciechi per non accorgersene che questa inchiesta ha avuto l'effetto
contrario. Il carcere è un terreno di lotta e qui continuo a lottare
quotidianamente insieme ai tanti proletari sepolti vivi qui dentro. Il mio
morale rimane alto, rimango lucido e sereno.
C'è uno specifico frammento di vita
quotidiana in carcere che ti è capitato di vivere e di cui hai voglia di
parlarci?
Settimane fa giocavo a calcio insieme ad altri
detenuti, dopo quindici minuti di gioco la palla è andata fuori. Le guardie non
hanno fatto uscire nessuno per andarla a prendere e ci hanno detto che la
partita era finita. Il sesto raggio ha la possibilità di giocare a calcio due
volte alla settimana, è l'unico momento vero di socialità e ricreazione. La
risposta è stata immediata e spontanea. Tutti abbiamo iniziato a prendere a
calci la porta e a gridare e a insultare le guardie, queste sono arrivate in
branco e hanno chiesto con prepotenza chi era stato, la risposta è stata TUTTI.
I secondini sono andati in panico e sono andati a riferire tutto al loro capo
di turno che dopo 10 minuti è tornato con la palla e ci ha fatto un discorso
patetico sul rispetto e altre fesserie. E' stato un momento emozionante che mi
ha fatto riflettere, in carcere non succede mai niente, regna la polizia e
quindi ho paura. Vedere che anche in carcere quando insieme ci si ribella alle
ingiustizie in modo determinato e si è coscienti che ciò che andiamo a riprenderci
è la nostra libertà, la nostra vita, possiamo ottenere tutto quello che ci
corrisponde. Questa volta è stato un pallone, domani chi sa...
C'è uno specifico frammento di memoria
della lotta NO TAV cui hai partecipato e di cui hai voglia di scriverci?
La vita quotidiana al campeggio di Chiomonte
l'anno scorso.Arrivavi in stazione e ti sembrava di essere arrivato al paese
delle meraviglie, l'area era diversa e non solo perchè ti trovavi in montagna,
ma perchè si respirava solidarietà e libertà ad ogni angolo.Al campeggio
lasciavi il portafoglio intenda e ti dimenticavi della tua identità. Lavoravi,
discutevi, lottavi, a volte anche ti ubriacavi con persone che non avevi mai
visto, ma ti sembrava di conoscerli da una vita. Tornavi a Milano e pensavi come
cazzo si chiamavano? questo perchè l'unica identità e appartenenza era la NO
TAV. La vita si basava tutta sull'autonomia e l'autorganizzazione. Questo è
quello che provi a fare in città e che vivi in piccolo, lì lo vivevi nella sua
massima espressione.Parlo al passato perchè racconto un ricordo, ma tutto ciò
che ho descritto lo si vive anche fuori dai campeggi che ci sono stati
nell'estate scorsa. La vita in comune e la riappropriazione della della vita
sono insieme al coraggio dei NO TAV il cavallo di troia del movimento.
Cosa ne pensi del fatto che il movimento a
seguito dei vostri arresti, continua, e anzi, ha avuto una forte spinta
propulsiva?
E' il risultato del lungo lavoro fatto dai
valsusini e dai compagn*. Il si parte e si torna insieme non è solo uno slogan,
ma la realtà che lo stato non riesce a capire fino in fondo e che gli arresti
ha cercato di spaccare, cioè la solidarietà, la fiducia, la memoria di ogni
momento vissuto nella lotta quotidiana.Si sapeva che non sarebbe stato facile,
che lo stato con la bandiera sporca di sangue della democrazia avrebbe fatto di
tutto per vincere, ma quel A SARÀ DURA rimbomba come un tuono in ogni città,
ovunque ci sono state iniziative e prese di posizione sugli arresti e ovunque
si continua a dire NO alla TAV, no alla sopravvivenza, si alla vita.
Il fatto che siete stati arrestati per aver
preso parte alla lotta NO TAV , ha influenzato la percezione degli altri
detenuti nei vostri confronti?
Non tanto perchè i mezzi di comunicazione
dello stato non dicono le cose come stanno, quando parlano dei NO TAV sembra
che parlino di ALQAEDA. I detenuti si interessano di politica solo per vedere
se prima o poi parlano d'amnistia o d'indulto. Quando hanno capito che ero
dentro per fatti politici mi hanno chiesto se potevo fare qualcosa mper
l'amnistia o l'indulto, questa è stata la loro prima impressione, poi
parlandoci ho spiegato come la penso e che comunque io posso dare il mio
contributo in qualsiasi lotta dal basso, mettendo in chiaro che lo stato non
regala mai niente e che qualsiasi cosa si può ottenere se tutti insieme ci
organizziamo con determinatezza. Ovviamente sono tutti solidali con il
movimento NO TAV, qui viviamo sulla nostra pelle le contraddizioni e la malizia
dello stato, quindi nessuno si schiera dalla sua parte.
Come è stata e viene vissuta la situazione
di Luca all'interno del carcere? Come è rimbalzata la notizia di quello che gli
era accaduto?
Quel giorno è stato molto brutto, ho cercato
d'incontrare Mao e Nic per parlare sull'accaduto e vedere se potevamo fare
qualche protesta in solidarietà a Luca, purtroppo non sono riuscito a
incontrarli. Qualche detenuto mi ha chiesto cosa era successo, ma di più no.
Ogni tanto mentre davano il telegiornale si sentiva qualcuno che urlava VAI NO
TAV. Personalmente non mi sono mai sentito impotente come quel giorno, sono
contento che Luca ce l'ha fatta e che ora si sta riprendendo piano piano. FORZA
LUCA.
Come è percepita all'interno del carcere la
lotta NO TAV?
Come ho spiegato prima è difficile capire bene
cosa sta succedendo in Val di Susa e in tutta italia guardando la TV e leggendo
i giornali, faccio fatica anch'io a capire le cose, questo perchè i media hanno
la facoltà di mentire con una facilità incredibile. Ricordo ancora che hanno
fatto vedere per una settimana il video di quel ragazzo che prendeva in giro il
celerino, ciò che hanno detto su quell'episodio è stato allucinante per la
naturalezza con cui argomentavano le loro deboli posizione che però vista in TV
può può ingannare facilmente.
Fuori si sta pensando ad una campagna di
liberazione dei prigionieri NO TAV, dentro cosa ne pensate?
Ciò che avete fatto finora è grandioso, se poi
c'è la volontà di fare una campagna più ampia e specifica per la nostra
liberazione non possiamo che essere contenti. La cosa importante è non
dimenticare che il 3 luglio ci sono stati anche altri arresti e che anche loro
hanno difeso la Val di Susa. Vorrei anche chiedervi di non concentrare tutto il
discorso politico su di noi, ma approfittare per rilanciare la lotta contro il
carcere e la solidarietà verso chi deve subile la violenza dello stato in
questi posti disumani.
Premessa: sei arrivato in Italia da
bambino, entrato in carcere abbiamo saputo che ti hanno messo da subito in
cella con dei tuoi connazionali; hai avuto modo di ritrovare le tue radici?
Sono arrivato nel “bel paese” a 17 anni ero
già adolescente, poi chi mi conosce sa che io difendo e cerco d'imporre le mie
radici e tradizioni ovunque.Allora seriamente, il fatto di stare in cella tutto
il giorno con le stesse persone ti fa o
odiarle o affezionarti a loro, per me vale la seconda. A volte mi sembra
d'essere in sud america e no in Italia, questo perchè parlo sempre spagnolo e
sto avendo modo di ricordare e vivere delle abitudini che non vivevo da tanto,
ma tutto si è verificato in totale naturalezza perchè non ho mai dimenticato
chi sono e da dove vengo. La cosa importante non è però la nazionalità dei tuoi
compagni di cella, ma la qualità umana, questa permette di vivere il carcere
con più serenità. Abbiamo tutti delle storie diverse, ma si fa fronte comune
contro la noia e la depressione.
Secondo la profezia dei Maya il 21/12/2012
il mondo scomparirà: secondo voi le carceri rimarranno ancora in piedi?
Noi siamo Inca e no Maya, noi avevamo i lama,
i maya la ruota, purtroppo non ci siamo mai incontrati se no altro che civiltà
greca e impero romano, adesso al posto di Dio avevamo Pachamama e l'immortale
Atahualpa sarebbe ancora al potere a ballare reggeaton. Le carceri non
rimarranno in piedi per due motivi: primo per il sovraffollamento che le farà
cadere prima di dicembre e secondo perchè il carcere come il tav è un'opera
inutile e nociva alla vita. Chi semina vento raccoglie tempesta, il livello di
sopportazione degli esseri umani che sono qui dentro ha dei limiti. Così come
la schiavitù è stata abolita così un giorno questi posti aberranti saranno
abbattuti e di loro rimarranno solo maceria.
Ringrazio tutt* per la solidarietà espressa,
invio un abbraccio a tutt* i/le NO TAV in giro per l'Italia e per il mondo. La
nostra si chiama resistenza, noi dobbiamo essere orgoglioso di lottare contro
la violenza dello stato che non guarda in faccia nessuno. Noi ci possiamo
guardare allo specchio ogni mattina, non se il giudice Caselli può fare lo stesso,
magari si sarà dimenticato della notte del 28 marzo 1980.
A SARA DURA!
--estratto da Radio Cane
http://www.radiocane.info/
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