Il 12 maggio del 1977 le squadre speciali dell’allora ministro dell’Interno Francesco Kossiga assassinavano Giorgiana Masi,
compagna femminista scesa in piazza insieme a tante e tanti altri
sfidando il divieto di manifestare, nell’anniversario della vittoria
referendaria sul divorzio. Le forze di polizia risposero sparando
candelotti lacrimogeni e colpi di arma da fuoco. Picchiati e maltrattati
anche fotografi, giornalisti e passanti.
Pochi minuti prima delle 20, durante l’ennesima
carica della polizia, due compagne furono raggiunte da proiettili
sparati da Ponte Garibaldi, dove erano attestati poliziotti, carabinieri
e agenti in borghese.
Elena Ascione rimase ferita a una gamba. Giorgiana Masi, 19 anni, studente del liceo Pasteur, venne centrata alla schiena. Morirà durante il trasporto in ospedale.
Le chiare responsabilità emerse a carico di polizia, questore,
Ministro dell’Interno, porteranno il governo con la complicità
vergognosa del PCI, a intessere una fitta trama di omertà e menzogne.
Kossiga prima elogiò in Parlamento “il grande senso di prudenza e
moderazione” delle forze dell’ordine, poi fu costretto a modificare la
propria versione dei fatti, ammettendo la presenza delle squadre
speciali ma continuò sempre a negare che la polizia avesse sparato, pur
se smentito da testimoni, foto e filmati.Elena Ascione rimase ferita a una gamba. Giorgiana Masi, 19 anni, studente del liceo Pasteur, venne centrata alla schiena. Morirà durante il trasporto in ospedale.
L’inchiesta per omicidio si concluse nel 1981 con
sentenza di archiviazione del giudice istruttore Claudio D’Angelo “per
essere rimasti ignoti i responsabili del reato”.
Questa, in breve, la storia di quella giornata da cui sono passati 35 anni.
Da almeno 15 anni non si svolge una manifestazione
nazionale in ricordo di Giorgiana, l’ultima fu nel 1997. Da almeno 5
anni non si svolge neanche più un corteo cittadino.
In questi ultimi tempi assistiamo a una crescente
repressione e violenza dello Stato contro movimenti e individui, diversi
per pratiche e ispirazioni, ma tutti mossi da una critica alla società
esistente.
Il numero delle persone arrestate, rinchiuse e
trattate, perché socialmente non disciplinate, sale di giorno in giorno.
A dimostrazione che alla brutalità delle forze dell’ordine è sempre
seguita la solerte repressione della magistratura: dalle 10 condanne per
devastazione e saccheggio per il G8 di Genova 2001 con le quali sono
stati dati fino a 12 anni di carcere, agli ultimi arresti del 15 ottobre
del 2011, condannati a pene esemplari per il semplice reato di
resistenza aggravata.
Anche alle lotte contro la nocività e al movimento
NoTav hanno presentato il conto: centinaia di persone ferite alcune
anche in maniera grave, truppe d’occupazione, espropri, per non parlare
degli ultimi arresti e denunce.
Nonostante questo noi vogliamo continuare a metterci in gioco in prima persona.
SABATO 12 MAGGIO ORE 15
APPUNTAMENTO A PONTE GARIBALDI
APPUNTAMENTO A PONTE GARIBALDI
le compagne e i compagni
Giorgiana Masi, per non dimenticare. Testimonianze di quel 12 maggio…
Un piccolo omaggio a Giorgiana Masi, a 32 anni dal suo assassinio da parte della polizia di Stato guidata dal Ministro degli Interni Francesco Cossiga. Metto alcuni scatti e testimonianze di quella giornata…Con l’augurio di trovarvi, come ogni anno, davanti a quel ponte, per portare un fiore a Giorgiana, sangue nostro.
Tratto da “Cronaca di una Strage” a cura del Centro di Iniziativa Giuridica Piero Calamandrei
Giovanni Salvatore
Mi trovavo il 12 maggio, verso le 19,15 a Ponte Garibaldi […].
Su lungotevere Sanzio, proveniente da Ponte Sisto, ho visto un corteo a cui sono andato incontro per capire di cosa si trattasse. Ho raggiunto la testa del corteo : a questo punto la polizia che si trovava all’angolo tra Ponte Garibaldi e lungotevere Sanzio, ha lanciato bombe lacrimogene. Sono scappato per una strada adiacente su Viale Trastevere, all’altezza di Piazza Sonnino. In quel momento la polizia è tornata indietro per fermarsi all’altro imbocco di Ponte Garibaldi, dalla parte di Via Arenula. All’imbocco del ponte dalla parte di Trastevere c’erano molte personé, sicuramente quelle che erano state disperse poco prima ed anche io mi sono fatto avanti per chiedere cosa stava succedendo. C’erano molte personé sedute sui gradini dei marciapiedi intorno a P.zza Belli, altre che facevano capannelli, mentre qualcuno ha posto al centro del ponte, facilmente riconoscibile per le sponde circolari, due macchine di traverso
Questo era il quadro generale quando, verso le 19,45 la polizia attestata dall’altra parte dal ponte è avanzata sparando lacrimogeni.
Tra i rumorei degli spari si udivano chiaramente spari molto più Secchi, probabilmente da arma da fuoco. Ai primi spari stavano correndo tutti verso Viale Trastevere quando anche io ho iniziato a correre e davanti a me, di qualche métro Sulla mia sinistra è caduta a faccia avanti una ragazza che ho superato in corsa. A questo punto mi sono voltato ed ho visto che era ancora a terra. Sono tornato indietro per aiutarla ad alzarsi. Ho provato a tirarla su ma non ce la facevo. Ho quindi invocato aiuto mentre continuavano a sentirsi spari di lacrimogeni ed altri spari, provenienti sempre da Ponte Garibaldi. A questo punto si sono fermate tre persone ed abbiamo sollevato la ragazza per le gambe e le braccia. Io l’ho presa per il braccio sinistro. […]
Una volta sollevata l’abbiamo trasportata di corsa nello slargo vicino al capolinea. Durante il percorso ha mormorato: “Oddio che male”. La persona che la trasportava per il braccio destro ha risposto “sarà stata la botta, non ti preoccupare”. Io pensavo che fosse caduta inciampando o perché colpita da un lacrimogeno, anche perché non abbiamo notato tracce di sangue.
Adagiata per terra il corpo si è immediatamente irrigidito, le mascelle serrate, le braccia tese, gli occhi sbarrati. Qualcuno ha detto che forse era una crisi epilettica. […] Si è fermata una macchina, abbiamo sollevato la ragazza e adagiata sul sedile posterioire. Ho riconosciuto il giorno successivo, sui giornali, Giorgiana Masi nella ragazza che ho soccorso.
Lelio Leone
Ho assistito personalmente al momento in cui Giorgiana cadeva. Siamo arrivati all’imbocco del ponte Garibaldi nel momento in cui la polizia arretrava verso Largo Arenula. Ci siamo spinti in avanti, fino alla metà del ponte, proprio al centro. La polizia intanto caricava alcuni compagni che scappavano nella direzione di Largo Argentina. Sul ponte non c’era nessuno. Saranno passati un paio di minuti e la polizia è tornata indietro, caricano un’altra volta nella nostra direzione. Ci si è fermati prima all’imbocco del ponte, dall’altra parte di Piazza Sonnino. Poi la polizia ha caricato una seconda volta… con le autoblindo. Correvano ed hanno sparato molto; pochi lacrimogeni e molti colpi di arma da fuoco. Insieme a me in quel momento c’erano una decina di altre persone. Gli altri compagni, all’altezza di largo Sonnino stavano formando delle barricate con delle auto. Abbiamo avuto difficoltà a scappare oltre queste barricate che dietro di noi i compagni avevano eretto. Lì c’erano mille compagni che scappavano. Assurdo dire che i colpi siano venuti dalla loro parte: io ero uno degli ultimi ed ho visto tutti con la schiena voltata. Sono stato colpito ad una gamba da un lacrimogeno, mi sono piegato e sono stato costretto a voltarmi. Ho visto tutto: una compagna, Giorgiana, correva ad un metro e mezzo da me. E’ cascata con la faccia a terra. Ha tentato di rialzarsi, a me sembrava inciampata. Poi l’abbiamo soccorsa e caricata su una Appia. L’abbiamo portata all’ospedale. Una cosa voglio sottolineare. Giorgiana era vicino a me, in un gruppo che scappava oltre le barricate che un migliaio di compagni avevano fatto più avanti. Radio Città Futura ha detto che è stata colpita al ventre: la cosa mi ha lasciato molto perplesso. I colpi venivano solo dalla parte dove c’era la polizia. Assieme alla polizia c’erano molti in borghese. Quelli in divisa erano sulle autoblindo, con le finestre aperte. Alla metà del ponte ci sono due rientranze in muratura: lì si sono appostati quelli in borghese, ed hanno sparato.
Elena Ascione
A un certo punto una parte della polizia si è mossa verso ponte Garibaldi. Non potendo attraversare mi sono mossa in direzione di Piazza Sonnino ed è a questo punto che si sono sentiti colpi d’arma da fuoco provenienti esclusivamente dalla parte in cui stava la polizia. Non sono in grado di precisare se erano colpi di pistola o di mitra. Io mi sono messa a scappare e sono stata colpita subito, mentre ero con le spalle verso il ponte e restando colpita da sinistra. Non ero in grado di vedere altre persone che cadevano. Erano circa le 20.
[Elena Ascione è stata colpita da un proiettile alla coscia mentre fuggiva verso piazza Sonnino, quasi nello stesso momento in cui è stata colpita Giorgiana Masi]
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