Siamo qui oggi, 3 maggio 2012, davanti al Palazzo di Giustizia di
Torino, perchè decine di no tav sono stati rinviati a giudizio con
l'accusa di “abuso edilizio” per la costruzione della baita Clarea.
Durante tutto l'inverno del 2010/2011, centinaia e centinaia di notav,
donne e uomini di tutte le età, hanno lavorato insieme volontariamente
per costruire questa baita sui terreni di proprietà del movimento
destinati al cantiere TAV in val di Susa, nel cuore della Val Clarea,
nei pressi dell'area archeologica della Maddalena, tra i comuni di
Giaglione e Chiomonte. Un presidio del movimento per impedire l'inizio
dei lavori per l'Alta Velocità, ma anche un modo per restituire alla
comunità un bosco di castagni secolari, per dimostrare che questa terra
può e deve essere vissuta e valorizzata anziché distrutta a scopo di
speculazione.
Già durante la costruzione provarono a fermarci, la Procura di Torino
ordinò il sequestro della baita, ma il movimento non esitò a rompere i
sigilli e portare avanti questa piccola, preziosa opera.
Oggi ci troviamo in uno dei giganteschi paradossi del nostro paese: per
la giustizia italiana la nostra baita di 36 metri quadri, ecologica,
costruita in stile alpino con legno e pietra del posto viene considerata
abusiva, mentre un cantiere di 50.000 metri quadri, previsto sopra e
intorno alla baita che distrugge i boschi e le falde acquifere, diffonde
amianto e uranio, risulta legale. Una lobby di mafiosi e politici della
casta che vuole sperperare 20 miliardi di euro di soldi pubblici per i
propri interessi viene tutelata, e una popolazione intera che difende la
propria terra e il proprio futuro viene perseguitata.
Questo evidentemente è il senso della realtà della magistratura italiana.
Noi siamo qui oggi solo per lanciare un messaggio: non abbiamo paura.
Non ci avete fermato con la violenza, con i lacrimogeni e i pestaggi
delle forze dell'ordine, non ci fermerete con i processi. Diciamo questo
mentre alcuni notav sono ancora in carcere, altri sottoposti a misure
restrittive, da quasi 4 mesi. Dopo gli arresti del gennaio scorso il
movimento non si è fermato un giorno e continua a lottare per la loro
liberazione e per bloccare il TAV.
In questo momento la baita è circondata dal filo spinato e dalle truppe;
i nostri terreni sono stati prima occupati militarmente e poi
espropriati per fare spazio al cantiere, e per prima cosa i castagni
antichissimi della Val Clarea sono stati rasi al suolo.
Hanno fatto un deserto, e lo chiamano futuro, progresso, sviluppo.
E INVECE SIAMO ANORA QUA, SIAMO NO TAV FERMARCI E' IMPOSSIBILE!
Nessun commento:
Posta un commento