lunedì 12 marzo 2012

VIVA L’ANARCHIA


VIVA L’ANARCHIA

Finche’ giu’ nelle mine, sui solchi, per le officine, su la soglia d’una chiesa, d’una caserma, d’un lupanare, a la lusinga d’un mezzano, per gli editti del re, sotto la ferula del padrone, ludibrio della ignoranza, della vilta’, della fame, si prostituisca un servo, ed il mondo civile non sia che l’ergastoslo del lavoro e del diritto;
Finche’ tra i campi si erga una siepe, tra le patrie na frontiera, tra il lavoro ed il pane la maledizione della bibbia, la sanzione dei codici, l’impunita’ dell’usura, della frode e della rapina, e tra gli uomini – nati nella stessa doglia – stiano l’ineguaglianza, il livore, il fratricidio; ed il mondo non sia che il turpe mercato in cui le braccia ed i cuori, la fede e gli orgogli, la coscienza e la giustizia si barattano oscenamente per una manciata di scudi;
Finche’ nessuno pretenda – e nessuno oso’ fino ad oggi, ne’ osa – che dopo di aver inabissato le sacerdotali autocrazie delle origini, gli imperi di diritto divino che nell’evo medio, le monarchie nobiliari che fino alla Dichiarazione dei Diritti ne tennero il posto; dopo di aver minato di acerbe differenze e di rivolte assidue il compromesso obliquo tra la dubbia grazia di dio e la frodata volonta’ della nazione, costringendo dai cieli in terra, dividendo tra la universalita’ dei cittadini, diritti e franchiglie della sovranita’, il prgresso abbia trovato le sue colonne d’Ercole, l’ultima Tule nella spargevole oligarchia d’aguzzini e di ladri che ci sta sul collo e dovizia e potenza ed ozii ripaga d’inedia, di pedate, di scherni;
Finche’, parallela e cotesta evoluzione del principio d’autorita’ – che trasmigrando dai cieli in terra, dal creatore in ciascuna delle sue creature, investite della facolta’ e della capacita’ riconosciute di eleggersi in propri governanti, implica in ciascuna di esse la liberta’ e la capacita’ di governarsi da se’, e nell’estrema conseguenza la negazione dello Stato – una piu’ profonda evoluzione s’accompagni e si acceleri per cui l’istituto della proprieta’ dalle sovrane onnipotenze, dalla santita’ e dalla inviolabilita’ quiritarie, dal diritto di usare, d’abusare di uomini e di cose, si e’ dovuto soggiogare qa riserve, a doveri, a funzioni ogni giorno piu’ varie e piu’ vaste di assistenza, di difesa, di guarantiglia, di sicurezza sociale, preludendo all’era prossima in cui la terra e la macchina, come l’aria e la luce, saranno patrimonio comune ed indivisibile, strumento ed arra della liberta’, della vita, del benessere, della gioia di tutti;
Finche’ sia ribellione alla tirannide, anelito di giustizia, sogno di fratellanza, spasimo di liberazione;
Finche’ sia verita’ generosa, accessibile realta’ del domani
In faccia ai castrati che ne inorridiscono, ai farisei che l’abiurano, ai pasciuti che v’imprecano, ai tartufi che se ne rodono, ai poltroni che la tradiscono, ai manigoldi che la perseguitano, ora e sempre:
VIVA L’ANARCHIA
Finche’ il sacrosanto diritto al pane alla conoscenza alla liberta’ alla pace che la sapienza di dio, la magninima virtu’ dei re, la segacia dei parlamenti non hanno saputo costringere su l’umano destino, permane aspirazione legittima, compito irrecusabile del proletario internazionale, e l’amancipazione dei lavoratori opera dei lavoratori stessi.
Finche’ scienza e religione, esperienza e storia grideranno su dall’abisso dei secoli che tra nubolose di fiamma cresimo’ il pianeta le origini ed i destini, che colla violenza soltanto per le zolle tenaci trova il germe le vie del sole e la gloria delle spighe; che non culmina senza dogli ne’ sangue agli orgogli della vita nuova d’idillio d’amore; che stanno fatali gli uragani sanguinanti del terrore fra rinnovamento e restaurazione;
In faccia ai castrati che ne allibiscono, ai farisei che l’abiurano, ai pasciuti che v’imprecano, ai tartufi che se ne rodono, ai poltroni che la tradiscono, ai manigoldi che l’inseguono, ora e sempre:

VIVA LA RIVOLUZIONE SOCIALE

Luigi Galleani

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