sabato 31 marzo 2012

Firenze - Sbirri assassini


NON CHIAMIAMO LA POLIZIA

Lonzi, Bianzino, Cucchi. Rasman, Eliantonio, Casu. Frapporti, Aldrovandi, Ferrulli. Sorin Kalin, Youssef Sauri, R'Himi Bassem. Sono tutti nomi di assassinati dalle forze dell'ordine.
Non si tratta di anarchici, antagonisti, manifestanti, di “martiri dell'idea” che hanno trovato la morte mentre lottavano per una società più giusta. Si tratta di ambulanti morti legati al letto di una clinica psichiatrica, di uomini misteriosamente “suicidati” dopo essere stati fermati con un po' di fumo, di detenuti pestati a morte in carcere dai secondini, di stranieri arrestati perché ubriachi e molesti, di disoccupati perseguitati da controlli di polizia, di operai che coltivavano la marijuana nel proprio appartamento. Di giovani e meno giovani che hanno trovato la morte perché qualcuno ha chiamato la polizia. Storie incredibili di “malori attivi”, di suicidi inspiegabili, di detenuti che si impiccano a un metro da terra, di fermati che sbattono la testa contro il muro. Di corpi visibilmente martoriati e di medici compiacenti che escludono “ogni segno di violenza”.
In meno di un mese – tra il 27 gennaio e il 25 febbraio - due uomini sono stati ammazzati nella Questura di Firenze: Youssef Sauri e R'Himi Bassem. Per il primo si è inventata la versione di un incredibile suicidio per impiccagione in una cella senza suppellettili, per il secondo un ancora più incredibile malore. Tutte cazzate, avallate dalle autopsie dei soliti medici amici delle guardie, che certo non si sono bevute i loro amici e i vari solidali, manifestando più volte al grido di “Basta morti in Questura”.
Come i somali aggrediti dagli sbirri in via Gori, come i senegalesi uccisi dal fascista Casseri in piazza Dalmazia, Youssef e R'Himi erano stranieri, ma non è certo questo l'essenziale. Frapporti, Cucchi, Bianzino erano forse stranieri?
E Davide, morto quest'anno a Sollicciano in circostanze poco chiare, era forse straniero? L'essenziale è altro. E' che la polizia, quando non si limita a sorvegliarci, vessarci, controllarci, rinchiuderci, uccide tutti giorni. L'essenziale è una società ormai completamente assuefatta alla presenza delle divise, incapace di affrontare i propri problemi e conflitti senza chiamare la polizia. E' un mondo intero -fatto di bottegai meschini e giornalisti asserviti, di squallidi interessi e di allucinazioni mediatiche – che vede in ogni poliziotto un amico e in ogni diverso una minaccia. E' un' umanità alla deriva che anziché combattere i propri padroni e oppressori invoca i loro cani da guardia contro “i criminali” ovvero...contro i più poveri.
Sfruttato, lavoratore, disoccupato, ladro o chiunque tu sia, pensaci bene: ti stanno fregando. Più passano i giorni e meno soldi hai in tasca. Sei sicuro che non infrangerai mai la legge per sopravvivere? Sei sicuro che a te non capiterà mai quello che già capita ogni giorno a tanti? Quelli che chiamano criminali non sono una strana razza piovuta dallo spazio. Sono uomini e donne come me e te, che fanno i conti con la sopravvivenza. Il prossimo morto in questura potresti essere tu.
Non pensare che capiterà sempre e solo agli altri. Organizziamoci subito e scrolliamoci di dosso le carogne in divisa.
Facciamo emergere storie, idee, rabbie. Facciamo capire agli sbirri che c'è qualcuno che non li vuole. Non chiediamo giustizia ai tribunali e alle istituzioni, le stesse che sguinzagliano questi assassini nelle nostre strade, ma agiamo direttamente per fermarli.

VIA DALLE NOSTRE VITE!
Si chiamava Youssef Ahmed Sauri, era marocchino, abitava nei dintorni di piazza Dalmazia. E' stato assassinato dai poliziotti della Questura di Firenze la sera del 27 gennaio. E' stato visto l'ultima volta da un passante di fronte all'ospedale di Santa
Maria Nuova, mentre veniva caricato a forza su una volante da due poliziotti e dalle due guardie private del pronto soccorso. Erano le 20.20 e Youssef gridava “aiuto!”. Tre ore dopo era morto.
I sanitari chiamati in Questura ne constatavano la morte attorno alle 23.30. Il referto ufficiale parla di strangolamento, secondo gli sbirri Youssef si sarebbe impiccato con una coperta di lana grezza, in una stanza priva di suppellettili, a una porta priva di appigli.Una storia che fa acqua da tutte le parti. Un omicidio di Stato che puzza di esecuzione a freddo.
A seguito della denuncia del passante, che ha fatto un esposto alla procura della repubblica, la magistratura ha aperto un fascicolo sullo strano “suicidio” di Youssef Sauri, morto nell'arco di tre ore tra le mani dei suoi aguzzini. Non c'è nulla da sperare nella “giustizia” dei giudici, sempre pronti a coprire gli orrori degli assassini in divisa. Specie quando la loro vittima è uno straniero povero.
Gli omicidi di Stato si susseguono e gli sbirri ne escono sempre in piedi, al massimo vengono condannati a pene lievi, non scontano mai un giorno di carcere, non sono mai sospesi dal servizio, tutt'al più vengono trasferiti.
Chi ha mai pagato per i vari Lonzi, Cucchi, Aldrovandi, Rasman, Eliantonio, Casu, Frapporti, Mastrogiovanni, Bianzino, Sorin Calin...?
Mettiamo fine a questo bollettino di guerra, non aspettiamo il prossimo morto.Dobbiamo cercare un'altra giustizia, perché orrori del genere non accadano più.
Opponiamoci alla presenza della polizia nei quartieri, sabotiamo le loro retate infami, combattiamo una Sicurezza che protegge solo i ricchi e i loro denari.
Riscopriamo il coraggio e la solidarietà nel conflitto, per un mondo senza carceri e senza carcerieri.
R'Himi Bassem. Un altro morto inspiegabile nella Questura di via San Gallo.
Trent'anni, tunisino, è stato fermato la sera del 24 febbraio e rinchiuso nella maledetta camera di sicurezza dove neanche un mese prima era stato trovato morto Youssef Ahmed Sauri, preteso “suicida”. Il 25 febbraio anche R'Himi Bassem era cadavere, secondo gli sbirri per un inspiegabile malore. Eh già, un malore. Perché non si poteva parlare un'altra volta di “suicidio” a neanche un mese di distanza dalla morte di Youssef Ahmed. Meglio, per gli uomini della Questura, nascondersi dietro pretese “cause naturali”, per quanto vaghe ed incredibili. Sapendo anche di poter contare sull'aiuto dei soliti medici compiacenti, che in ben due autopsie hanno negato quegli evidenti segni di percosse che chiunque può scorgere nelle foto del volto segnato di R'Himi Bassem. Quelle percosse che, secondo il fratello di R'Himi, gli avrebbero procurato addirittura un buco e la frattura dell'osso del collo.
Se le leggi dicono di proteggere tutti indistintamente, le dinamiche reali dello Stato proteggono i suoi assassini in divisa. E' una fitta rete di complicità che sta dietro agli omicidi di Stato: dai medici che insabbiano ai magistrati che archiviano, fino ai giornalisti che, con tutti i “se” e i “ma” del caso, sposano sempre la versione del più forte, in attesa di fomentare ancora quell'ossessivo bisogno di Sicurezza che garantisce solo i potenti e i loro denari.
Non c'è nulla da sperare nella “giustizia” dei giudici, sempre pronti a coprire gli orrori degli assassini in divisa. Specie quando la loro vittima è uno straniero povero. Gli omicidi di Stato si susseguono e gli sbirri ne escono sempre in piedi, al massimo vengono condannati a pene lievi, non scontano mai un giorno di carcere, non sono mai sospesi dal servizio, tutt'al più vengono trasferiti.
Chi ha mai pagato per i vari Lonzi, Cucchi, Aldrovandi, Rasman, Eliantonio, Casu, Frapporti, Mastrogiovanni, Bianzino, Sorin Calin...?
Mettiamo fine a questo bollettino di guerra, non aspettiamo il prossimo morto. Dobbiamo cercare un'altra giustizia, perché orrori del genere non accadano più.
Opponiamoci alla presenza della polizia nei quartieri, sabotiamo le loro retate infami, riscopriamo il coraggio e la solidarietà nel conflitto, per un mondo senza carceri e senza carcerieri.
Non chiamiamo più la polizia: organizziamoci per cacciarla.

http://www.informa-azione.info/firenze_sbirri_assassini

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