martedì 20 marzo 2012

Panagiotis Masouras dal carcere di Avlona - febbraio 2010


fonte: Klinamen.org

“Stai tremando cara?
Tremeresti ancor di più,
se sapessi dove
ti sto portando”
Turenne

Prigioniero all’interno delle mura del moderno centro di (ri)formazione per i
contravventori della democrazia. I giorni, i mesi, gli anni si
suicidano gradualmente, con la disciplina che si contrappone
all’orgoglioso comportamento dei rivoluzionari, dai quali si cerca di
strappare l’impossibile. Suicidano anche gli abbracci con l’eco del
funereo silenzio dei prigionieri sottomessi.
Una guerra non ufficiale prepara imboscate da tutti i lati. Dietro, si nascondono
gli interessi politici e le scommesse tra i partiti. La frenesia
della disinformazione ed il crudele lavaggio del cervello sono un
fatto certo. I media, questi profanatori di tombe, martellano
continuamente e metodicamente le raffinate celle del tessuto sociale.
Bramosi di altra paura ed altra insicurezza si rivolgono alla
sensibilità sociale ed alla collaborazione per far fronte al
“nuovo terrorismo”.

L’eco dei loro racconti dai centri di gestione e di fabbricazione di morale
e di costumi strabocca di frenetiche immaginazioni.
La situazione è piuttosto evidente. Una casa viene chiamata “il
porto franco”, le relazioni tra compagni ed amici si sono
trasformate in una “organizzazione criminale”, e le
impronte digitali lì trovate sono state presentate come “le
incrollabili prove di colpevolezza”, la colpevolezza di
appartenere alla organizzazione “Cospirazione
delle Cellule di Fuoco“.

Alcuni sono stati arrestati, altri sono ricercati, solo in base
alle impronte. Ogni volta che il gruppo attacca, le autorità
producono un nuovo ordine di cattura. Si tratta di un caso con il
quale preparano il terreno per affermare con certezza tutto quel che
non son capaci di dimostrare attraverso la logica. Un terreno
fertile, che in futuro permetterà loro (sia a livello
mediatico che legale) di accusare tanti altri.
Dopo il nostro arresto le cose sono proseguite in questa maniera. In dicembre, il
ministero di Protezione al Soldato* ha dato l’ordine di effettuare
“arresti preventivi”, ha attaccato il “porto franco”
dell’ateneo anarchico “Resalto”, ha fissato una taglia di
600.000 € sulla testa di 3 nostri compagni, ha rilasciato
dichiarazioni sui collegamenti tra il “crimine organizzato”
e sulla “cassa rivoluzionaria comune”, ha parlato di
“guerra”. Inoltre, ha sancito l’istituzione dello “sbirro
di quartiere” ed ha incitato ogni aspirante soldato a
collaborare per le cause della pace sociale e della sicurezza. Ha
anche cercato di dividere il movimento rivoluzionario, attraverso un
astuto tentativo di de-politicizzazione, parlando da un lato degli
“ideologi” e dall’altro dei “vandali”. Ha
considerato che in questa maniera le forze rivoluzionarie da se
stesse avrebbero condotto le strutture e la base al sacrificio
sull’altare della prosperità sociale.
Obiettivo del Potere non è né la disarticolazione della “Cospirazione
delle Cellule di Fuoco” né “mettere fuorigioco”
alcune persone concrete. Il suo obiettivo è quello d’isolare e
di disattivare tutto ciò che è “contro le regole”
e potenzialmente rivoluzionario. Dai gruppi in cui la gente
collettivizza i propri individualismi, gli atenei, le case occupate,
i blocchi offensivi delle manifestazioni, fino ai nuovi potenziali
compagni combattivi.
I giochi a tavolino non possono spaventarci,
né stupirci. Da sempre conosciamo la precisione chirurgica dei
media, che utilizzano qualsiasi potere politico col fine di
(de)ideologizzare il movimento rivoluzionario.
Lo sterminio e la vendetta tipici della guerra giocano il ruolo principale, attaccando
i punti nevralgici della nostra esperienza quotidiana, quelli della
dignità e delle nostre coscienze radicalizzate.
Opponiamoci come nemici ai carcerieri delle nostre anime.
Le grida di guerra devono essere ascoltate contemporaneamente sia dentro che fuori le
sbarre.
L’attacco adesso, da tutti i lati, contro tutto.

Per essere dalla parte dei ricercati di esser membri della “Cospirazione
delle Cellule di Fuoco”.
Per essere dalla parte dei
compagni, sulla cui testa è stata fissata una taglia.
Per essere dalla parte dei prigionieri degni in tutti i posti.
Fronte a fronte con noi stessi, in ogni momento.
Abbracciando la guerra

Panagiotis Masouras
carcere di Avlona
febbraio 2010
____________________

*Si riferisce al ministero di Protezione del Cittadino

http://culmine.noblogs.org/2010/03/03/panagiotis-masouras-dal-carcere-di-avlona/

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