giovedì 22 marzo 2012

Le qualità - Günther Anders



L’alto funzionario G. venne citato in giudizio come testimone, al processo che lo Stato di Molussia aveva intentato contro i responsabili dello sterminio del popolo baranico, al fine di accontentare i paesi esteri. «Signor testimone», domandò il procuratore sventolando un atto d’intimazione, «avete redatto voi o no, quest’ordine di sterminio?».
«Nella mia qualità di giurista», rispose G., «non posso rispondere a una domanda così approssimativa».
«Bene. Volete dunque lasciar intendere che sia stato qualcun altro a redigere il testo?».
«Non ho affermato niente del genere».
«Allora siete stato voi».
«Ecco, sono proprio questi ragionamenti che non posso fare a meno di definire “approssimativi”. Perché l’autore del testo che oggi è qui all’ordine del giorno, a quel tempo lo scrisse unicamente nella veste di Vicepresidente del Governo. La deduzione che costui sia personalmente concorde è una pura illazione che non posso tollerare. Io non mi sono mai identificato con il testo».
Il presidente sembrava persuaso.
«Vorreste farci credere», continuò il legale, «di avere le mani pulite?».
Il testimone gettò uno sguardo alle sue dita ben curate e scuotendo la testa disse: «Come potete anche solamente chiedermi una cosa simile?».
«Voi parlate delle vostre precedenti qualità e di quelle attuali», continuò il legale. «Mi concedete di chiedervi in quante qualità voi esistete?».
Il presidente aggrottò le sopracciglia.
«Che curiosa domanda», commentò il testimone. «Dipende naturalmente molto dai diversi periodi».
«E come può succedere?».
«Perché dipende sempre dal numero di funzioni che mi vengono assegnate di volta in volta».
«E con tutte queste parole, vorreste dire che non possiamo chiedervi conto di questo testo?».
«Se con questa domanda», rispose il testimone, tirando fuori tutta quanta la sua dignità, «intendete implicare una fuga dalla mia responsabilità, allora posso confermarvi che quella volta, nella mia qualità di Vicepresidente del Governo, fui sempre pronto ad assumermi in ogni momento la responsabilità di questo testo».
«Capisco», borbottò il procuratore, «una qualità – una parola. E avete qualcosa in contrario a dare anche a noi delle spiegazioni, in questa qualità?».
«Oggi in questa qualità?», domandò il testimone sinceramente attonito.
«Perché no?».
«Perché non rientra nelle mie facoltà».
«E per quale ragione non rientra nelle vostre facoltà?».
G. non capì di non essere stato capito.
«Perché anche questa qualità ovviamente», spiegò lui infine, «è decaduta col crollo del passato regime. Perché dunque non esiste più, nel modo più assoluto. Adesso come adesso posso mettere a vostra disposizione naturalmente soltanto quella qualità che rappresento oggi: vale a dire quella di Alto Governatore della Presidenza. In questa qualità, ora, potrei certo chiedervi cortesemente di non essere arrestato al posto di un’altra persona, o di una persona che addirittura non esiste più».
Il presidente lanciò un’occhiata di rimprovero al procuratore.
Lui fece finta di non vederla, e infine proseguì senza permettere al presidente di proferir parola: «Credete che sia possibile, signor Alto Governatore della Presidenza, rispondermi in questa vostra qualità, se oltre alle qualità che voi, di volta in volta, svolgete o avete svolto, non vi sia qualcos’altro?».
«Che intendete dire?».
«Che non vi sia forse, messe da parte le vostre qualità, anche – voi stessi?».
Né il presidente né il testimone credettero d’aver sentito bene.
«Proprio così: “voi stessi” ho detto».
«Mi dispiace», rispose l’Alto Governatore della Presidenza, il quale adesso sembrava addirittura ferito nella sua rispettabilità, «potrei persino far mettere a verbale che questa domanda mi sconcerta profondamente, perché nessuno mai avrebbe dovuto formularmela. Anche voi, Signor Procuratore, dovreste già sapere, e proprio in virtù della vostra qualità di cittadino, che l’intoccabilità della nostra sfera privata – e si tratta proprio di questo se si prescinde dalle mie qualità – con il nostro nuovo governo è diventata garantita, e perfino costituzionale. Il fatto che, ciononostante, in qualità di procuratore possa venirvi in mente di intaccare questa sfera, accade, a dire il vero, con preoccupazione».
Il presidente divenne inquieto.
«E dal momento che, dopotutto, anch’io sono un cittadino», continuò il testimone, «mi sento obbligato in questa qualità di sollevare un’obiezione contro il tentativo di una simile operazione».
Per il procuratore era troppo. «Sapete cosa?», gridò, «tutte queste qualità dovrebbero essere vietate!».
Dopo questo sfogo la sala del tribunale piombò nel silenzio per alcuni secondi.
«Signor procuratore», intervenne in seguito il presidente, «qualora abbiate espresso queste opinioni in qualità di procuratore, sarebbe estremamente deplorevole».
«Ma per favore! Questa possibilità è fuori discussione!».
«E allora?».
«Ho parlato esclusivamente nella mia qualità d’uomo!».
A quel punto il presidente alzò di scatto le mani per aria, così come se con queste parole il procuratore avesse messo la parola fine alla giustizia. «Ma per favore!», gridò. «Come potete voi nella sola qualità di procuratore dare una simile risposta? E a me per giunta – che sono qui in qualità di presidente!». – E rilasciò il testimone.



[1965]

http://www.finimondo.org/node/724

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