giovedì 14 luglio 2011
Se fossi mendicante Ernesto Lecocq
Se la fortuna, che m’ha dato l’anima fiera, mi facesse un giorno divenir mendicante, io non andrei colla fronte nella polvere ad avvilirmi dinanzi ognuno che passa; non andrei cogli occhi ripieni di lagrime, in pieno giorno, a supplicare un uomo, ma tutte le notti, irridendomi degli agenti armati, mendicherei col pugnale in mano.
Quando la mancanza di lavoro in un giorno di miseria vi getta senza appello alcuno sul lastrico, quanti obliando il loro sdegno non se ne vanno a stendere la mano o a cantare nei corsi!
Io al vostro posto, o vigliacchi morti di fame, fuggendo il sole, perduto nelle tenebre, nei quartieri lussoreggianti mendicherei col pugnale in mano.
Quante volte, passeggiando immerso nella tristezza, con uno sguardo irritato ho fatto fuggire questi accattoni caduti nella più ignobile abiezione, che sui miei passi oltraggiavano la mia fierezza.
Indietro! Lungi da me! Il povero è assai infame per limosinare dovunque nel suo cammino: se io fossi miserabile, lo proclamo a voce alta, mendicherei col pugnale in mano.
Proletari! Voi tutti che siete disprezzati e dappertutto perseguitati con furore, ascoltatemi! L’ira mi acceca ed io voglio parlarvi ed aprirvi il mio cuore:
«Noi abbiamo diritto, tutti quanti siamo, al pane per oggi, al pane per domani... Ebbene, alzatevi se siete uomini: non l’avremo che con un pugnale in mano!».
[La questione sociale, anno IV, n. 81 del 30 settembre 1898]
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