giovedì 23 febbraio 2012

No Tav, Caselli contestato Urla e bottigliate, la polizia carica


da stampa borghese

http://genova.repubblica.it/cronaca/2012/02/21/news/no_tav_caselli_contestato_urla_e_insulti_la_polizia_carica-30284163/index.html?ref=search

Dopo le proteste alla Feltrinelli di Milano, duri attacchi contro il magistrato invitato dal sindaco a presentare il suo ultimo libro. Insulti sui muri, esplose bombe carta, infranti vetri. Scaraventate le transenne contro gli agenti. Il procuratore replica: "Protestare è giusto, ma dare del boia a un magistrato non è democratico"

di BRUNO PERSANO

Si sono presentati in un centinaio per contestare il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli invitato dal sindaco Vincenzi a Genova il suo ultimo libro "Attacco alla giustizia".

IL VIDEO
http://video.repubblica.it/edizione/genova/caselli-contestato-via-garibaldi-blindata/88689/87082

Milano le proteste avevano costretto gli organizzatori a cancellate l'appuntamento alla libreria Feltrinelli e fatto dire al magistrato che "un clima di odio vuole farmi tacere". A Genova l'incontro c'è stato nella sala dorata di Tursi, ma fuori, per la strada, i giovani anarchici e dei centri sociali hanno scritto "Caselli boia" sulle facciate dei palazzi e sui monumenti, infranto i vetri delle finestre, scaraventato le transenne contro gli agenti.

Il gruppo dei No Tav accusa il magistrato di voler criminalizzare il movimento con i recenti arresti per gli scontri nell'estate scorsa in Val di Susa (a Marassi è imprigionato uno dei 26 attivisti arrestati).

In Via Garibaldi, davanti al palazzo comunale dove si svolgeva l'incontro con il magistrato, i manifestanti hanno mostrato uno striscione dove hanno scritto: "Caselli: Tav? Baciamo le mani. Liberi subito tutti". Un intero pattuglione di agenti in assetto antisommossa ha blindato la strada e i vicoli che, dalla Maddalena, risalgono verso palazzo Tursi.

E' scoppiata una bomba carta, poi un gruppo di facinorosi è sfuggito al controllo dei militari e ha raggiunto il palazzo della Prefettura. Ha lanciato un paio di bottiglie contro le finestre. L'intenzione era colpire gli uffici governativi: in realtà le finestre infrante sono quelle degli uffici di Circuito Cinema Genova. Gli agenti hanno caricato i manifestanti

Dispersi dagli agenti, gli attivisti hanno usato le bombolette spray per sporcare le facciate di via San Lorenzo e il monumento di Vittorio Emanuele II in piazza Corvetto: "Caselli boia". "Morte ai re". "Via le truppe dalla Val di Susa". "No Tav liberi".

gelido il commento del magistrato: "Se uno si limita a protestare, fa quello che la democrazia gli consente, ma dare del boia a un magistrato o a un poliziotto non è simpatico e non mi pare un granchè democratico. Ieri abbiamo annullato l'iniziativa di Milano - spiega Caselli - perchè si svolgeva in una situazione logistica che esponeva la gente perbene a una circolazione non di idee, ma di qualcos'altro di meno simpatico.
Oggi la situazione era diversa: l'incontro c'è stato".

E poi ha aggiunto, in risposta alle accuse che gli rivolgono gli attivisti No Tav: "Il pm è il primo anello di una sequenza che poi prevede il gip e ora ci sono tre ordinanze del tribunale della Libertà. In uno stato di diritto si tenga conto anche di questo".

(21 febbraio 2012)


No Tav - Il piangino di Caselli

dai media di regime:

Nelle ultime settimane Caselli è stato contestato ovunque abbia tentato di presentare la sua faccia e il suo ultimo libro. Il procuratore di Torino, la cui ultima impresa è l'orchestrazione dell'operazione repressiva che ha portato all'arresto di alcuni resistenti No Tav lo scorso 26 gennaio, si lagna della scarsa simpatia che riscuote nelle strade, rimarcando il primato dello Stato come monopolizzatore della violenza, parallelamente al diritto dei suoi lettori ad assistere agli imperdibili eventi che continua ad annullare. Per ora, l'ultima vivace contestazione è stata offerta a Caselli dai solidali No tav genovesi.

Che accade, procuratore? S'è spaventato di qualche probabile fischio o slogan aggressivo?
«No, semplicemente non ho intenzione di coinvolgere in possibili disordini persone perbene e ignare di tutto, interessate alla circolazione delle idee e non della violenza. Ormai non ci sono più solo le minacce e gli insulti, ma scritte sui muri che trasudano odio come "Caselli boia", "Caselli brucerai", "Caselli come Ramelli" (il giovane militante missino ucciso a sprangate, a Milano, nel 1975, ndr ) o "ti faremo a brandelli". A Torino e in altre città. Sono preso di mira sistematicamente, vogliono impedirmi di parlare, e questo non è degno di un Paese civile».

Ma annullando gli incontri non la si dà vinta ai contestatori?
«Le presentazioni le rifaremo in situazioni logistiche di maggiore sicurezza, l'incolumità delle persone viene prima di tutto. E io non voglio offrire occasioni di pubblicità a chi vuole imporre il silenzio. Figuriamoci se voglio darla vinta ai violenti, è solo il sintomo che viviamo in un Paese che sta cambiando in modo pericoloso».

Non si ha il diritto di dissentire da un'operazione giudiziaria?
«Qui non c'entra il dissenso, siamo molto al di fuori della legittima divergenza di opinioni. Quanto al merito dell'indagine mi limito a ricordare che per gli arresti, tra gli uffici di Procura, del giudice delle indagini preliminari e del tribunale dei minori, si sono pronunciati ben dieci magistrati. E adesso altri nove di tre diverse sezioni del tribunale del riesame hanno confermato in pieno l'impianto accusatorio parlando di "devastante e incontenibile violenza collettiva, preventivamente e strategicamente pianificata", e di "configurazione tipicamente sovversiva". Siamo intervenuti in maniera chirurgica, sezionando le situazioni in cui riteniamo di aver raggiunto la prova della singola responsabilità. Altro che sparare nel mucchio!».

È per via di quel contesto di violenza che prende sul serio le scritte sui muri contro di lei?
«A quegli scontri hanno partecipato alcuni "professionisti della violenza". E non siamo di fronte a banali scritte sui muri, bensì alla convocazione preventiva per impedire la libera espressione delle idee. Sono anni che mi muovo e parlo in mezzo a gente che talora fischia e contesta, ma non ho mai visto iniziative organizzate come queste. Fatte le debite proporzioni, questi episodi mi ricordano i familiari dei camorristi che circondano le auto delle forze dell'ordine per impedire gli arresti dei loro congiunti».



Manganelli: “Gli anarchici cercano l’assassinio”


fonte: stampa di regime, 22.02.2012

L’anarco-insurrezionalismo ”vuole fare il salto di qualita’, si parla di assassinio e solo per fortuna finora non c’e’ stato il morto”. Lo ha detto il capo della polizia, Antonio Manganelli nel corso di un’audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera.

Questo tipo di antagonismo, ha sottolineato Manganelli, ”e’ il piu’ pericoloso, ma finora e’ stato trascurato, anche dalla nostra legislazione che presenta dei buchi”. L’anarcoinsurrezionalismo, ha spiegato Manganelli, ”e’ un fenomeno alimentato da persone che hanno imparato a strumentalizzare i movimenti, intervengono su tutti i temi con una capacita’ anche guerrigliera. Arrivano nella citta’ delle manifestazioni vestiti in un certo modo, vi partecipano vestiti in modo diverso, non si lasciano identificare con persone con precedenti, non si armano. Fermarli lungo la strada significa non trovare loro addosso armi, benzina o altri oggetti, che invece trovano nelle sedi di arrivo: nel centro sociale Askatasuna a Torino e Acrobax a Roma. Raggiungono i luoghi non in gruppi ma con mezzi propri. Non si puo’ fare niente, solo prendere atto che esistono e poi che hanno commesso reati”.

”Il problema piu’ serio – per il capo della polizia – e’ come combattere l’anarcoinsurrezionalismo perche’, a differenza della mafia, e’ molto piu’ ‘gentile’ nei nostri confronti e ci racconta quello che ha fatto e quello che fara’. E che sta per fare il salto di qualita’, si parla di assassinio e allora dobbiamo capire che fino ad oggi cio’ non e’ accaduto perche’ siamo stati fortunati. La Fai (Federazione anarchica informale) ha aderito alle Cellule della cospirazione di fuoco greche che ha proposto di formare un network internazionale per fare azioni violente antisistema”. ”Si e’ sempre detto – ha ricordato Manganelli – che l’anarchismo e’ spontaneo e non organizzato e purtroppo la stessa cosa pensa la magistratura. Ma nulla vieta ad un’organizzazione anarchica di prendere un’iniziativa spontanea ed allora bisogna immaginare una figura che si accompagni alla tipologia della banda armata e dell’associazione a delinquere, per questa speciale associazione che sta a meta’ tra l’organizzato e lo spontaneo”.

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