lunedì 31 ottobre 2011
Marco Camenisch trent’anni dopo
Quando l’8 Gennaio 1980 Marco Camenisch venne arrestato in Svizzera, per dei sabotaggi antinucleari, Chernobyl era una sconosciuta località della pianura Ucraina. Allora, la salute già compromessa del Pianeta, non era ancora giunta agli attuali picchi di allarme e nessuno poteva immaginarsi le due guerre del Golfo, i conflitti balcanici ed i “bombardamenti umanitari” di Jugoslavia, Irak e Afghanistan.
L’affermazione del Pensiero Unico di questo sistema di dominio tossico-industriale
ha mosso in questi ultimi 30 anni passi da gigante, forte dell’alta tecnologia, del monopolio energetico, alimentare, e della totale dipendenza dai perversi e capillari meccanismi dell’economia di mercato.
Milioni di individui dopo sanguinose guerre etniche e tribali oppure privati, a causa di scellerate politiche economiche liberiste, dei più elementari bisogni di sussistenza, sono oggi costretti a travagliati esodi verso i cosiddetti paesi benestanti della” nostra” Eurolandia.
La globalizzazione crea disoccupati, precari e profughi, alimentando guerre tra poveri e politiche xenofobe e razziste mentre l’industrializzazione forzata di paesi come Cina e India espelle continuamente ogni anno milioni di contadini dalle loro terre.
Aumenta la dipendenza dal Progresso industriale, diminuisce la nostra libertà e capacità di autodeterminazione e avanza soltanto la sistematica distruzione ecologica di un Pianeta che non potrà tollerare ancora per molto i nostri folli ritmi di sviluppo.
Questa critica, radicalmente ecologica, antiautoritaria e anticapitalista, è stata la molla che trent’anni fa ha mosso il pensiero e l’azione di Marco. Una ribellione che ha attraversato questi decenni con carcere, fuga, latitanza e nuovo carcere, nella prospettiva di negargli ogni futura libertà per aver sputato nella tiepida brodaglia tossica di questa democrazia da operetta.
Resta il carcere per Marco e per tutti i ribelli e rivoluzionari che non hanno svenduto la loro dignitosa identità contro questo sistema fondato sulla morte per inquinamento, omicidi bianchi sul lavoro, disperazione, incidenti stradali, malattie cancerogene…
E una triste e amara realtà che ogni giorno può solo alimentare illusioni di felici consumi all’ombra dell’indifferenza, in un mondo che sta andando a pezzi.
Contrastare i Poteri Forti, la cultura della speculazione privata ai danni della comunità, riprendere le forme solidali del mutuo appoggio e della rivolta è indispensabile per uscire dalle pericolose gabbie sociali costruite con la complicità e la rassegnazione della moltitudine.
MARCO DEVE USCIRE DALLA GALERA e rivendicare oggi la sua liberazione significa continuare la critica contro questo sistema tecno-industriale, consapevoli del suo totale fallimento ecologico e sociale.
ALPI in RESISTENZA
per l’ecologia sociale
Sondrio, 4 Agosto 2009
(en/it)-GREECE- POSTER THE COMMUNIST PARASTATE STRIKES AGAIN
POSTER SAYS:
THE ATTACK AGAINST THE
HELMET-WEARING THUGS OF P.A.M.E.
IS NOT A CIVIL WAR THAT
“SUITS THE STATE”
ITS AN ATTACK AGAINST
THE STATE ITSELF
AND ITS LACKEYS
sitiavendetta.blogspot.com
Grecia – Il parastato comunista colpisce ancora
L’ATTACCO CONTRO I TEPPISTI
DOTATI DI CASCO DEL PAME
NON E’ UNA GUERRA CIVILE CHE
“SODDISFA LO STATO”
E’ UN ATTACCO CONTRO
LO STATO STESSO
E I SUOI LACCHE’
da: actforfreedomnow
trad. tomo
http://culmine.noblogs.org/
la Miccia ottobre 2011 – mensile ad alto potenziale
Numero 15 de la Miccia, mensile ad alto potenziale.
In questo numero:
Quantomeno i vigliacchi scappano, i COBAS invece (e non solo loro) collaborano con gli sbirri
Nerone è tornato in blocco… Roma brucia
Appello internazionale della CCF/Federazione Anarchica Informale
Togliere le pile
Napoli
Lampi nel buio
Prossimi incontri
--SCARICA PDF
http://www.mediafire.com/?b1u68h7x0y2t5w6
(es-it) Amigxs de la Tierra / FAI – Ataques incendiarios contra vehiculos de lujo en Buenos Aires
Comunicado:
El sabado 22 a la madrugada una muchedumbre salia por las calles de Palermo desesperada en busca de la diversión diseñada y programada ya que a la noche siguiente no iba a poder hacerlo debido a la veda electoral que se le impone a la sociedad para que abdique de su soberania mediante el voto; en ese momento encendimos la llama de la liberacion sobre un auto de lujo en Mansilla y Gallo frente al Hospital de Niños Ricardo Gutierrez.
El martes 25 a primera hora el fuego de la rebeldia se hizo presente en Villa Devoto cuando una camioneta de lujo fue destruida por la rabia proletaria en el pasaje Coronel Fontana y a pesar de que no reivindicamos a ninguna clase social, esta accion fue direccionada a los patrones que dia a dia nos roban la vida en los trabajos.
El sabado 29 una vez mas quemamos una camioneta de lujo, pero esta vez el vehiculo tenia unas dimensiones gigantescas por lo que creemos que los daños al mismo pudieron ser cuantiosos, mas alla de quien sea el propietario de esa maquina que estaba estacionada en la esquina de Neuquen y Garcia Lorca, Caballito, nos contentamos con haber hecho algo importante por la liberacion total porque queremos la destrucción de los medios de producción y la mercancia.
Amigxs de la Tierra / FAI
Amigxs de la Tierra / FAI – Attacchi incendiari contro veicoli da lusso a Buenos Aires
Comunicato:
La notte di sabato 22 una moltitudine si riversava per le strade di Palermo, disperata alla ricerca del divertimento disegnato e programmato visto che la notte successiva non avrebbe potuto farlo per il silenzio elettorale, imposto alla società affinché abdichi la sua sovranità attraverso il voto. Ed è allora che abbiamo acceso la fiamma della liberazione su un’auto da lusso tra Mansilla e Gallo, di fronte all’Hospital de Niños Ricardo Gutierrez.
Nelle prime ore di martedì 25, il fuoco della ribellione ha fatto la sua presenza a Villa Devoto quando un suv è stato distrutto dalla rabbia proletaria nel pasaje Coronel Fontana. Anche se non rivendichiamo nessuna classe sociale, quest’azione era rivolta contro i padroni che giorno dopo giorno ci rubano la vita con i lavori.
Sabato 29, ancora una volta abbiamo dato fuoco ad un suv, ma stavolta il veicolo aveva dimensioni gigantesche per cui crediamo che i danni causati siano stati rilevanti. Indipendentemente da chi sia il proprietario di questo mezzo, parcheggiato all’angolo tra Neuquén e Garcia Lorca, barrío Caballito, ci accontentiamo d’aver fatto qualcosa d’importante per la liberazione totale perché vogliamo la distruzione dei mezzi di produzione e delle merci.
Amigxs de la Tierra / FAI
http://culmine.noblogs.org/post/2011/10/31/es-it-amigxs-de-la-tierra-fai-ataques-incendiarios-contra-vehiculos-de-lujo-en-buenos-aires/#more-10999
Etichette:
communique,
direct action,
elf,
es,
FAI,
it,
responsibilty claim
(en/it)-ATHENS- INTERVENTION AT GENNIMATAS HOSPITAL IN SOLIDARITY TO ANARCHIST COMRADE STELLA ANTONIOU
ATHENS- INTERVENTION AT GENNIMATAS HOSPITAL IN SOLIDARITY TO ANARCHIST COMRADE STELLA ANTONIOU
On Wednesday 26/10/11, at 12 midday an intervention-flyposting took place by about 20 comrades in ‘Gennimatas’ hospital on Messogion avenue aiming at the counter-information conserning the behavior of a “doctor” that works there towards anarchist prisoner Stella Antoniou.
During the flyposting in the axial and magnetic tomography department of Gennimatas hospital, where Christiana Samara works as commissary ’1, individuals of the medical personnel showed particular interest to the subject of our intervention and a discussion was opened. At that moment, one of the directors of the department appeared, franticly ripping a poster and asking the intervention of the hospital security.
A verbal juxtaposition started between the comrades and the particular director, who afterwards calmed down, hearing the reason of the intervention in this department.
The present workers reflected on the non-ethical attitude of their “colleague” and clarified that their behavior and their attitude towards patients is the same whether they are prisoners, or not…
NO PRISONER IS ALONE
Assembly for solidarity to the imprisoned and persecuted fighters
http://actforfreedomnow.wordpress.com/2011/10/29/athens-intervention-at-gennimatas-hospital-in-solidarity-to-anarchist-comrade-stella-antoniou/
Atene – Intromissione nell’ospedale Gennimatas in solidarietà con la anarchica Stella Antoniou
da actforfreedomnow
trad. tomo
Mercoledì 26/10/11, a mezzogiorno un’intromissione-affissione ha avuto luogo, eseguita da circa 20 compagni nell’ospedale “Gennimatas” in via Messogion mirando alla controinformazione concernente il comportamento di una “dottoressa” che lavora sulla prigioniera anarchica Stella Antoniou.
Durante l’affissione nel reparto di tomografia assiale e magnetica dell’ospedale Gennimatas, dove Christiana Samara lavora come responsabile, individui del personale medico hanno mostrato un particolare interesse per il motivo del nostro intervento e si è accesa una discussione. In quel momento, uno dei direttori del reparto è arrivato, strappando freneticamente un volantino e chiedendo l’intervento della sicurezza dell’ospedale.
È iniziata un diverbio tra i compagni e il particolare direttore, che poi si è calmato, ascoltando le ragioni dell’intervento in questo reparto.
I lavoratori presenti hanno riflettuto sull’atteggiamento non-etico del loro “collega” e chiarito che il loro comportamento ed atteggiamento verso i pazienti è lo stesso sia che siano prigionieri o meno…
NESSUN PRIGIONIERO E’ SOLO
Assemblea per la solidarietà ai combattenti imprigionati e perseguitati
http://culmine.noblogs.org/
Etichette:
C.C.F.,
direct action,
en,
it,
prisoner,
solidarity,
stella antoniou,
update gr
(de) Internationaler Appell der Verschwörung der Zellen des Feuers VZF/Informelle Anarchistische Föderation
An die anarchistischen Gefangenen
Des Gefängnis ist das Land der Gefangenen. Von hier aus wollen wir unsere gefangenen Genosslnnen weltweit grüssen und einen Vorschlag lancieren.
Im Land der Gefangenen folgt ein Tag langsam und gleichförmig auf den anderen, während überall Beton und eine unendliche Langeweile vorherrschen.
Und doch bricht unser Geist oft aus und besucht ünbemerkt unsere in Chile, Mexiko, Italien, Deutschland, in der Schweiz, in England, Russland, Dänemark und anderswo gefangenen Geschwister, die den Wunsch nach Freiheit trotzdem nicht vergessen haben.
Genosslnnen, wir reden auch mit euch obwohl wir nicht dieselbe Sprache sprechen. Wir beobachten einander auch wenn wir uns nie gesehen haben, wir lächeln zusammen auch wenn wir uns nicht kennen.
Der Feind glaubt unsere Moral brechen zu können indem er uns monate- und jahrelang in seine Zellen einsperrt. Die Macht hofft auf Bereuung, Verleugnung der direkten Aktion, Revision unserer anarchistischen Werte.
Aber das einzige was er haben wird ist totale Verachtung und unsere noch stärkere Wut. Wir alle, die wir uns zu Mitgliedern der VZF der ersten Phase bekannt haben, erwaten langjährige Verurteilungen, von einem System, dem wir den Krieg erklärt haben weil wir nicht tolerieren, dass es über unsere Existenzen regiert.
Den gegen die VZF aufgegleisten Prozess wollen wir in einen Prozess gegen das System kehren.
Mit unserem Diskurs und unserer Position werden nicht wir es sein, die vor den Richtern für unsere Sache eintreten sondern sie selbst werden es sein, wegen den Verbrechen, die von der Macht, die sie dienen, verbüt werden.
Gleichzeitig wollen wir den faschistischen Mechanismus hervorheben, der unter Kollaboration der Dienste Polizei, Justiz und Journalismus für unsere Verfolgung aufgebaut wurde.
Ein Mechanismus, der eine so noch nie dagewesene antianarchische Kampagne lanciert hat, mit dem Ziel nicht nur unserer Verhaftung sondern auch um ein Klima verbreiteter Angst zu schüren, in dem sogar der Besitz von schon veröffentlichten Texten von anarchistischen Gefangenen Leute von einen Richter führen kann.
Sie haben viele Verhaftungen durchgeführt, mit Haftbefehlen und Veröffentlichung der Fotos jener von uns, die der Gefangennahme entkamen, mit Zeitungstiteln über die “Verbindungen unter allen Guerrillaorganisationen”, mit Reportagen über die “revolutionäre Kasse” und unserer Teilnahme an Banküberfällen, mit Analysen des “psychologischen Profils” von uns allen durch “Spezialistlnnen” und mit vielen anderen, methodischen Manövern, mit dem Ziel uns moralisch zu isolieren und die anarchistische Stadtguerrilla auszugrenzen.
Damit möchte der Staat die anarchistische direkte Aktion von der Karte der Werte der subversiven Zirkel auslöschen.
Er möchte die direkte Aktion als sinnlose Entscheidung darstellen, die dich direkt in den Knast führt und nichts verändert.
Trotzdern, wenn man die Entscheidung zur direkten Aktion fasst, dann ist es die Entscheidung, das eigene Leben in die eigenen Hände zu nehmen.
Durch die direkte Aktion haben wir den Stillstand des Denkens gebrochen, feige Bewegungen ausradiert und die Uhren der Disziplin sabotiert und im feindseligen Metropolengebiet befreite Momente und Räume geschaffen.
Wo Videokameras unsere Bewegungen aufzeichnen, uniformierte Bullenschweine unsere Blicke verfolgen und die Bildschirme des Spektakels unsere Wünsche kostruieren, dort vermummen wir uns einmal wieder. Unsere Hände greifen nach Steinen, Molotows, Bomben, Pistolen und wir gehen auf die Strasse, auf die Suche nach Freiheit.
Nun, im Knast, haben wir dieses Gefühl nie vergessen und bei dei erstbesten Gelegenheit werden wir geneau das gleiche tun.
Darum wollen wir nicht, dass wir in unserem Prozess von jemandem des notorischen Klüngels der linkslastigen und intellektuellen Zirkel oder Unicoprofessoren verteidigt werden.
Was wissen die denn schon über das Abenteuer der direkten Aktion und ihre Kraft?
Was können die schon sagen, die den ganzen Tag auf ihren bequemen Sesseln furzen, mit ihrer gegen das System anschwätzenden salonlinken Kultur, da sie ja vom selben System gefüttert werden?
Nein, ihre “Sensibilität” und ihre Schuldgefühle weil sie sich der Macht verkauft haben, die uns als “Junge mit sozialer Unrast und Sensibilität” vorführen will, liegen uns total fern.
Wir suchen keine heuchlerischen Sympathien, und keine Unterstützung von Links, im Gegenteil: wir suchen Komplizlnnen für unsere Missetat, nämlich den Kampf für Anarchie und Freiheit.
Es könnte keinen redlicheren Ort geben für diese Suche als den Knast, der auf dem Wege vieler anarchistischer Genosslnnen einen unabwendbaren Haltepunkt darstellt.
Darum, Genosslnnen, wenden wir uns mir einer Einladung bzw. einem Vorschlag an euch.
In wenigen Monaten wird der zweite Prozess gegen die VZF stattfinden.
Wir wissen schon jetzt, dass wir verurteilt werden, und nicht eine Minute lang werden wir rückwärts schreiten, und auch unser Haupt oder unsere Stimme nicht beugen um der Vorteil von etwelchen “mildernden Umständen” zu ergattern.
Darum kann es, Genosslnnen, keine bessere und mächtigere Verteidigungsrede als eure eigene Stimme geben. Eure Solidaritätserklärungen und die Angriffe, die von anarchistischen Gruppen der direkten Aktion ausgeführt werden, geben uns den Mut unseren Verfolgem direkt ins Gesicht zu blicken. Was etwas ist, das ihr, die ihr in anderen Ländern eingeschlossen seid und denselben Preis für unsere gemeinsame Leidenschaft für die Freiheit bezahlt, sicher auch erlebt habt.
Konkreter, was wir in Voraussicht des Prozesses meinen und vorschlagen ist die Herausgabe einer Broschüre mir euren internationalen solidarischen Texten zum Fall der VZF.
Gleichzeitig würde uns eine Einführung zu eurem, Solidaritätstext gefallen, in der ihr euch über euren jeweiligen Fall äussert. den für uns ist Solidarität ein Begriff der Gegenseitigkeit und wenn ihr sie so ausdrücken wollt, gibt sie uns umso mehr Kraft und Unterstützung.
Somit würden wir der von uns vorgeschlagenen und zur Herausgabe gedachten Broschüre auch die Vorstellung aller eurer Fälle beifügen und somit eure Kampferfahrung nach Griechenland und in alle Länder, wo die Broschüre verteilt wird, bringen. So werden neue Möglichkeiten geschaffen um als Teil der internationalen Solidarität de Feindlichkeiten gegen das System zu schüren.
Alle zusammen werden wir eine weit über unseren konkreten Fall hinausgehende internationale Erfahrung im Kampfe aufbauen, denn wir betrachten die VZF nicht einfach als Signatur einer Organisation sondern als einen Zustand, der die Eigenschaften und den Weg des von uns vorangetriebenen anarchistischen Kampfes, wozu auch unserer Knastaufenhalt gehört, beschreibt und beinhaltet.
Es handelt sich um eine Erfahrung, die wir mit euch allen teilen wollen, mit euch Genosslnnen, die sich in den Krallen des Staates befinden, und gleichzeitig handelt es sich um einen Vorschlag, womit auch wir Komplizlnnen eurer Erfahrungen werden könnten.
Damit wird innerhalb der internationalen anarchistischen Kreise ein nicht vager sondern wesentlicher grad and Einheit und Koordination möglich.
Der internationale Kontakt unter Gefangenen verwandelt Solidarität in ein revolutionäres Laboratorium, das die eine anarchistische Aktionsfront ausmachenden unterschiedlichen Wahrnehmungen darstellen wird.
Dieses erste einander Kennenlernen ist zut Herstellung der Vorbedingungen geeignet, welche die Eröffnung eines internationalen Dialogs sowohl unter uns Gefangenen als auch unter den die Eröffnung eines internationalen Dialogs sowohl unter uns Gefangenen als auch unter den Genosslnnen ausserhalb der Knastmauern ermöglichen können: ein Dialog als Ort der Debatte über unsere spezifischen Wahrnehmungen und individuellen Analysen, wordurch wir koordinierte Aktionen gegen den Staat ins Leben rufen werden. Selbstverständlich sin damit keine Verschmelzung oder Plattwalzung der verschiedenen Meinungen gemeint.
Solche Unterschiede dürfen und können überdies nicht ein Hindernis zur gegenseitigen Unterstützung sein. Es handelt sich um den Versuch eines Überganges: von der gegenseitigen Sympathie, die durch Briefe und gegenseitige Zitierungen in unseren Texten belegt wird, zur internationalen Koordination. Es geht darum Komplizlnnen zu werden, indem wir gemeinsam die Schwarze Internationale der anarchistischen Gefangenen bilden und, wer es wünscht, den Vorschlag der italienischen Genosslnnen zur Stärkung und Vermehrung der Internationalen Anarchistischen Föderation/Internationale Revolutionäre Front unterstützen.
Die von diesem Weg ausgelöste Kapazität ist enorm, da es um einen Prozess der Verschärfung der Feindseligkeiten zwischen revolutionären Anarchistlnnen und dem System geht.
Es lohnt sich uns mal vorzustellen, welche Kraft eine Mobilisierung annehmen könnte, die z.B. in den chilenischen Knästen beginnt, die Grenzen überschreitet und bis in die Zellen Griechenlands dringt. So könnte man sich von den Knästen aus auf eine internationale Solidaritätskampagne berufen, wie schon damals geschehen, als es um die Unterstützung des Genossen Gabriel Pombo da Silva ging.
Gleichzeitig schafft die Bildung eines autonomen Kommunikationsnetzes unter Gefangenen angemessene Vorbedingungen für die Existenz eines permanenten Informationsflusses über das, was in jedem Knast passiert, über die Haftbedingungen, die kommenden Prozesse, die Urteile, was schlussendlich für die sich ausserhalb des Knastes befindenden Genosslnnen zur Grundlage für die Planung und Vorbereitung des Gegenangriffs wird.
Für jede Verurteilung von Genosslnnen, für jede Disziplinarstrafe, für jede Kommunikations -und Besuchssperre, für jede Versetzung aus Rache: kein Kerkermeister, keine diplomatische Vertretung und kein Polizist sollen sich sicher fühlen. Wenn die Kommunikationskapazität in die Hände der Gefangenen übergehen wird, wird es überall Genosslnnen geben, die entschlossen sind als Beantwortung zur Aktion, Sabotage und zum Feuer zu greifen.
Den Vorschlag zur Herausgabe der Broschüre “Internationale solidarische Worte für die VZF“betrachten wir als ersten Schritt in diese Richtung.
In der Folge werden sicher viele weitere Schritte anstehen, aber irgendwo müssen wir beginnen.
Abschliessend, wir grüssen euch und sind in Gedanken und mit unseren Herzen an eurer Seite, and der Seite der Genosslnnen, die in Chile im “caso bombas” angeklagt sin bis zur Genossln Tamara, die der staatlichen Verfolgung wegen einer Briefbombe ausgesetzt ist.
Aus dem griechischen Knast senden wir Zeichen des Feuers und der Anarchie and Monica Caballero, Andrea Urzua, Viejo Loco und den anderen wegen des “caso bombas” angeklagten Genosslnnen, an Gabriel Pombo da Silva, an Thomas Meyer Falk, an Marco Camenisch, an Silvia, Billy und Costa, an Braulio und Adrian, an Walter Bond, an Villarroel und Fuentevilla, an Thomas Blak und die englischen Antifaschistlnnen, an die gefangenen italienischen Insurrektionalistlnnen, an die Russlnnen und Weissrusslnnen, an die Dänlnnen und an alle, die wir vergessen haben oder von denen wir den Namen nicht kennen aber wissen möchten, weil alle haben wir die Entscheidung getroffen gegen unsere Epoche vorzugehen, mit der Anarchie als Kompass.
Uns allen widmen wir folgendes Bruchstück:
“Ein Tag Knast. Zwei Tage Knast. Drei Tage Knast. Ein Monat Knast. Die Türe geht zu und auf, geht wieder zu und auf. Ein Jahr Knast ist vorbei. Wer weiss ob die anderen an mich denken wie ich an sie denke.
Heute will der Tag nicht vergehen. Vierhundertzweiundactzig Tage Knast. Vierhundertdreiundachzig Tage Knast. Vierhundert… ich komme mit Zählen nicht mehr nach. Scheisse… umso besser, im Knast ist zählen nicht gut. Berechnungen machen überhaupt keinen Sinn, Knast hat seinen Geruch. Ein Geruch, der dir anhaftet und dich verfolgt. Klar, werde ihn nimmer los. Gestern habe ich den zweiten Kalender im Knast aufgebraucht. Zwei verschissene jahre sind vorbei. Ich kann nicht einschlafen. Habe vergessen wie man lacht und finde schon keine Träume mehr.
“Rätsch, rätsch” in der nacht. Sie wecken mich zur Durchsuchung. Werden sie die Messer finden?
Siebenhunderteinundfünfzig Tage Knast. Seid ihr befriedigt meine lieben Richter? Schweine.
Siebenhundertzweiundfünfzig Tage Knast, Schweine. Siebenhundertdreiundfünfzig Schweine. Ach was ich werde rauskommen. Meine Zelle misst 3×3 meter. Aus dem Fenster im ersten Stock sehe ich 20% des Himmels über den verschissenen Knastmauern. Ich gehe im Hof automatisch hind und her. Ich habe in einem wenige Meter grossen Hof kilometer gemacht. Langeweile undo nochmals Langeweile. Gerichtsurteile gekotz. Habe 3 Jahre Knast gekotz. Ich will nicht mehr zählen, ich schliesse die Augen und denke. Ich denke an meine Genosslnnen weit weg von mir, in anderen Knästen. Ich denke an die Feuer auf den Knastdächern. Ich denke an all das, was versuchte mich vergessen zu machen. Ich denke an ein Lächeln, eine Liebkosung, eine Biegung, die nicht dort aufhõrt wo die Mauer beginnt, an einen Blick, der nicht hinter den Gittern eines verschissenen Knastes gefangen ist. Ich höre auf zu denken. Ich öffne die Hand, ich betrachte die Feile. Ich weiss genau was ich tun muss. Na los, weiter. Fester, dieses Mal. Bis zum Ende. Es lebe die Anarchie.“
(Geändertes Fragment des Textes mit Unterschrift, “J. und V.”)
HOCH LEBE DIE VERSCHWÖRUNG DER ZELLEN DES FEUERS
DIE INFORMELLE ANARCHISTISCHE FÖDERATION/INTERNATIONALE REVOLUTIONÄRIE FRONT
p.s.: Der vorliegende Vorschlag zur Herarusgabe der Broschüre “Internationale Kampfschrift in Solidarität mir de VZF” wird via Post allen gefangenen Genosslnnen weltweit gesendet. Um den möglichen Schwierigkeiten wie Korresponenzzensur, mangelnde Infos über einige gefangene Genosslnnen, unbekannte Adressen etc. entgegenzutreten, wird unser Vorschlag auf einegen anarchistischen Internetseiten veröffentlicht. Jene, die interessiert sind oder Lust haben , können die gefangenen Genosslnnen selber informieren. Alle Antworten, Texte Kommentar/Kritiken können wie folgt adressiert werden:
Post Box 51076
T.K. 14510 Nea Kifissia
Athens
Greece
Email: sinomosiapf(at)yahoo(dot)gr
Die gefangenen Mitglieder der VZF:
Argyrou Panagiotis
Nikolopoulos Michalis
Nikolopoulos Giorgos
Tsakalos Gerasimos
Tsakalos Hristos
Polydoros Giorgos
Bolano Damianos
Hadzimihelakis Haris
Ikonomidou Olga
[D.Üb. aus dem Italienischen Marco Camenisch, Knast Lenzburg, Schweiz, 18 Oktober 2011]
Greece–ATTACK ON THE KKE (communist party) OFFICES IN LARISSA. GREECE, 21/9-A “visit” to the offices of KKE (communist party) in Ano Glifada, athens 2
A “visit” to the offices of KKE (communist party) in Ano Glifada, athens 21/9
Last night, comrades visited the offices of KKE on Olgas street in Ano Glifada. Slogans on the walls of the offices expressed towards the neighbourhood the dirty role of KKE in the recent incidents at Syntagma square.
SOLD OUT KKE / THE PEOPLE DONT FORGET WHAT VARKIZA MEANS / MAT (riotcops) / KKE COMMON STRUGGLE were the slogans.
It is important that in every neighborhood and social space the cooperation of cops and KKE is uncovered, as well as the attempt of the party to subjugated the evolving social struggles.
Tommorow Sunday, KKE will for sure make “raids” of distribution of Rizospastis (their newspaper, ‘the radical’), wanting to present a twisted version of the facts and try to pick up the mess. It is important, wherever possible, to oppose them, collectively or individually (from just booing them to direct confrontation).
AHEAD COMRADES
ATTACK ON THE KKE (communist party) OFFICES IN LARISSA. GREECE, 21/9
Because of the incidents of the strike on thursday when the communists became cops in the place of cops proving that they only care about their little shop (shed), the night of Friday 21/9 we decided to attack their offices while they were having a meeting. We took the window down and threw some firecrackers while they grabbed their bats and panicking ran up to the first floor to save themselves.
NO REPRESSION WILL REMAINED UNANSWERED.
AHEAD PEOPLE BEAT THEIR HEAD, THEY WILL BETRAY YOU IN VARKIZA AGAIN.
COMRADES AGAINST THE COUNTER-REVOLT
boubourAs/actforfreedomnow!
Etichette:
direct action,
en,
fasci rossi,
responsibilty claim
Anarchist Rami Sirianos trial set for the 5th of December 11-Greece
Rami Sirianos trial set for the 5th of December
The comrade is imprisoned since February 1st in Ioannina prisons accused of the robbery of a state car auction house in Neapoli, Thessaloniki.
The state oppressive mechanisms, just after his arrest also arrested comrade K.S. as the alleged 2nd individual that participated in the robbery. the fact that K.S. -for years now targetized by the cops because of his fighting action- was working at the university during the robbery infront of dozens of peolple that confirmed it legally did not stop the prosecutor from charging him with felonies, without however imprisoning him.
actforfreedomnow!
Letter from Rami Syrianos about political isolation at Ioannina Prison(greece)
22.06.2011
From Culmine (June 21, 2011):http://thisisourjob.wordpress.com/2011/06/22/letter-from-rami-syrianos-about-political-isolation-at-ioannina-prison/
Rami Syrianos, arrested on January 31 and charged with robbing an auction in Thessaloniki, recently released the following letter:
http://thisisourjob.wordpress.com/2011/04/29/letter-from-rami-syrianos/
Shortly after being transferred to Ioannina Prison, prison authorities began a process of selective censorship of the printed matter (books, pamphlets, printouts from the Internet, newspapers, fanzines) being sent to me. Their excuses were that it was “being done for the good of the prisoners” (who evidently shouldn’t be be exposed to such reading material), that “writings that defend terrorism can’t be allowed inside,” and other such imaginative notions, accompanied by demonstrations of Power (without which they would never be able to do what they’re doing) via statements like: “I administrate this prison, and if I feel like it, I won’t give you anything.”
http://actforfreedomnow.blogspot.com/2011/03/solidarity-gathering-to-comrade-rami.html
After the application of some pressure, but thanks above all to the demonstration—which functioned as a catalyst—that some comrades held in front of the prison, the censorship regimen ended and I was able to receive printed matter without any problems. Until about a week ago, when the censorship began again, this time with the help of a “skeleton key”—a bureaucratic excuse about some order “from above” that supposedly prohibits so-called “street publications” and texts taken from blogs. When asked what “street publication” meant, they explained that it meant anything not sold at a newsstand for a fixed price. In other words, according to that definition, any publication, pamphlet, or newspaper with antiauthoritarian/subversive content is off-limits, since those materials go against the logic of commerce, basically circulate without any price, and obviously can’t be found at newsstands next to Cosmopolitan or Playboy.
I don’t know if prison warden E. Agapitou is acting on her own or if she is in fact following orders like she says, nor do I know what the reasons were for restarting the censorship at this particular time. What I am sure of is that the physical confinement behind these walls of those who choose to confront democratic barbarity and defend their dignity as human beings—which gets trampled on every day here in the cells of democracy—is not enough to satisfy the State mechanism’s thirst for revenge. The deprivation of the simplest everyday things after imprisonment, the endlessly repetitive sensory torture of the surroundings, and the isolation from one’s local milieu is not enough to make all these prisoners obedient. So democracy throws off its masks and uses every means at its disposal to send the cautionary message of its own force: humiliating body-cavity searches, disciplinary measures, constant transfers, censored correspondence, quantitative isolation in prisons that are hundreds of kilometers from where one lives, qualitative isolation in special wings, deliberate medical and pharmaceutical carelessness. The goal of these and dozens of other premeditated procedures is the total submission of the prisoner by methodically annihilating her—ethically, psychologically, and physically—and assimilating her as much as possible to the tortuous and vacuous routine of “penitentiary institutions,” where psychopharmacology and apathy prevail, crushing one’s very personality and finally lobotomizing all subversive thought.
I view my imprisonment as a consequence of my decision to truly apply my rejection of this world in practice, and as nothing more or less than another situation in which revolutionary struggle continues. In this situation, books, printed news, and correspondence must take the place of meetings, demonstrations, actions, and debates, which at one point were the doorways to relationships and political development. I therefore consider the unobstructed receipt of printed material vitally important, and I publicly declare—to the prison warden as well as any of her responsible (or not) superiors—that if this regimen of political isolation doesn’t cease, I will move on to whatever method I deem necessary to achieve my goal.
(Instead of a) P.S. The humiliations I am subjected to by prison functionaries seem trivially insignificant compared to what other fighters have endured in the clutches of bourgeois democracy. The clearest, most representative case of the barbarity and fury that Domination reserves for its enemies is that of Savvas Xeros. His path, from the moment of his arrest and beyond, quite plainly reveals the face of a democracy that, in its own words, “isn’t taking revenge.” The use of special psychoactive drugs during his interrogation while hospitalized and seriously wounded from an explosive device that detonated in his hands, the many years of solitary confinement in the so-called “white cells” of Korydallos, and the medical mistreatment and deprivation of medication he suffered have all resulted in numerous health problems, and he is in danger of going blind if he doesn’t urgently receive suitable specialized medical assistance. On June 6, the court will rule on his petition for a suspended sentence that would allow him to be hospitalized at a special clinic.
I send him a fighter’s greetings and my complete solidarity.
—Rami Syrianos; June 5, 2011; Ioannina Prison
Translators’ Note: Savvas Xeros was a member of the armed leftist group known as November 17. In the summer of 2002, a bomb exploded in his hands, and his arrest was the first in a series that put an end to November 17. His defense attorney has requested several times that Xeros’ sentence be suspended to allow for suitable hospitalization that might save the remnants of his health. In view of the June 6 hearing on the petition to suspend Xeros’ sentence, a number of leftist and anarchist groups (including the Fire Cells Conspiracy) as well as prisoners issued calls for solidarity. However, the court ultimately rejected the petition.
http://radio98fm.org/krauges/?p=48
Information about the Solidarity Gathering for the 2 comrades accused of robbery (Thessaloniki) today 3 of February/11
The two comrades were accused of armed robbery at a car auction premises for confiscated vehicles on January 31/20011
This morning 80 to 100 comrades gathered outside the court of Thessaloniki to show their solidarity. Some of the comrades managed to get into the courtroom.
One of the two accused comrades was released with only one restrictive condition: he is banned from leaving the country, while the second comrade was remanded in custody in Diavata prison.
LETTER FROM THE COWORKERS AND COMRADES OF KLEOMENIS SAVVANIDIS 2 FEBRUARY (thessaloniki greece)11
Their audacity has no limits!
After the recent blunder of the antiterrorist with the 27yearold comrade Fee Mayer someone would expect, even superficially, from the “jackals” of the antiterrorist and their parrots, to crosscheck and confirm better their ingenious information, before they decide again to expose somebody without evidence.
On the contrary, it has not even been a month from the big fiasco and their next manufacture of a guilty person is once again a fact. We are referring to the of of Kleomenis Savvanidis, who suddenly found himself accused for participating in a robbery, with his photograph “playing” everywhere and the media are having field trip one more time.
There are irrefutable evidence and solid testimonies that Kleomenis the day of the robbery was in his working place, in the self-organized canteen in the University from 10:00am till 14:00pm, when he left in order to welcome his two friends from the airport and take them to his house, where the geniuses of the police were waiting for him.
The guards, the cleaners, the professors and many of students of University confirm the all the above statements, powerful evidence and proof contrary to the humiliating statements of the police, which are based on two vague testimonies about “bodytypes” while the same witnesses have testified that the perpetrators were 1,65cm -1,70 tall while Kleomenis is 1,84cm tall. This is not possible….!
For one more time they will ridiculed with the new blunder that they have created but for one more time they will have destroyed and maligned another human life through the misinformation, the explosion and the without reason detainment.
The reality is that we are anarchists and we must be exterminated by any means and at any cost. Liberal ideas do not have any place in the “democratic” junta and the internal enemy should be neutralized in order to shield the rotten system from the uproars that are to come.
We will not do them the favor! The trials will become the states sentences. Their stories stink from miles away and the game that they set up becomes perceptible from any thinking person.
Down your hands from Kleomenis.
Down your hands from the fighters.
Coworkers-comrades from the self-organized canteen
in the Thessaloniki University.
http://actforfreedomnow.wordpress.com/2011/10/31/anarchist-rami-sirianos-trial-set-for-the-5th-of-december-11-greece/
Etichette:
communique,
en,
letter,
prisoner,
r syrianos
Athens–Michalis O is Released from prison.
Michalis O is Released from prison.
Comrade Michalis is now free, after his release application was accepted. He was arrested on September 5th in Exarchia after riotcop attacks.
He has been in Avlona prisons since the 8th of September.
On the night of Sep. 5 and early morning Sep. 6, clashes took place in Exarcheia. A few minutes before midnight, riot police units stationed in Ippokratous st. were attacked with molotov cocktails and stones. A couple of hours later, another attack with stones and molotov cocktails to the units guarding the ministry of culture in Bouboulinas st. took place. Then police attempted a counter offence which was halted with a second wave of stones. Then police units attacked to everyone who happened to be in Exarcheia Sq. in the streets and the shops around, more people in Valtetsiou St. defended themselves and kept the cops back. There is a young man who was injured by the cops and has been arrested.
http://actforfreedomnow.wordpress.com/2011/10/31/athens-michalis-o-is-released-from-prison/
L'Utopia
Era da un po’ di tempo che pensavo di scrivere di certi argomenti, e da alcuni scritti che ho letto mi è parso di capire che quello di cui scriverò è un sentire presente anche in altri compagni.
È una esigenza che avverto da sempre e che non solo non si è mai sopita, ma anzi negli ultimi tempi ha occupato uno spazio sempre maggiore nelle mie riflessioni: parlo dell’Utopia. La sua idea mi perseguita con nuova e rinforzata insistenza, e ciò forse è dettato dal fatto che la sua ricerca sia andata lentamente, ma inesorabilmente, se non venuta meno, quanto meno divenuta meno ossessiva all’interno di quello che, genericamente, possiamo definire come movimento anarchico. Questa almeno è la mia impressione. Forse delusi dagli anni in cui si sono incassate solo quelle che sono state avvertite come sconfitte, stanchi delle sonore bastonate che quando si lotta è sempre possibile incassare (morali più che fisiche), con la prospettiva di non vedere mai realizzati i propri sogni più proibiti, mi sembra ci sia una certa tendenza ad accontentarsi: meglio vincere una piccola lotta che dà morale, piuttosto che incassare un’altra sconfitta nella ricerca della vittoria definitiva. Meglio riuscire ad aggiustare un po’ le cose di questo misero esistente, piuttosto che rischiare di non migliorarle mai nella tentativo di sconvolgerlo definitivamente. La ricerca continua dell’adattarsi alle situazioni che offre la nostra epoca sta soppiantando la tensione che impediva di adattarsi; la frenesia del fare comunque qualcosa per sentirsi vivi ed attivi rischia di sostituire la capacità di analisi e critica utili a sviluppare una progettualità propria. Si arriva quindi a fare ciò che tutti gli altri fanno e a parlare come tutti gli altri parlano, perché usare un linguaggio diverso rende incomprensibili e si corre il rischio di restare isolati. Si partecipa tutti quanti alle stesse lotte ma, come se non bastasse, lo si fa tutti nello stesso modo, usando gli stessi mezzi che a lungo andare conducono alla sterilità, salvo scoprire che a furia di rincorrere quello che il movimento anarchico faceva, abbiamo abortito la nostra capacità immaginativa, atrofizzato la fantasia utile per proseguire le lotte che avevamo intrapreso…
E quelle stesse lotte? Da mezzo verso qualcosa di più ampio e grandioso, rischiano di trasformarsi in fine ultimo, ed è li che si perde di vista l’Utopia. Sempre più di rado mi capita di parlare, coi compagni, dei sogni più grandi, non intesi come sogni ad occhi aperti da mettere da parte una volta finito di fantasticare, ma come sublime aspirazione a cui tendere, come qualcosa da rincorrere per tentare di realizzarla. L’Utopia per me non rappresenta un’isola nel mondo che non c’è, ma una istanza che pompa il sangue al cuore e al cervello, un’idea che non dà tregua; è la tensione che mi spinge ad agire e la consapevolezza che permette di superare la paura. L’Utopia è uno dei motivi per cui sono anarchico, perché solo questo mi offre la possibilità di lottare non tanto e non solo per un mondo nuovo, quanto per qualcosa che non si è ancora mai realizzato.
È questa la mia Utopia: il tentativo di concretizzare questo qualcosa finora mai compiuto, l’aspirazione a vivere in un mondo che non sia quello attuale e nemmeno quello di qualche migliaio di anni fa. Qualcosa che è possibile tentare solo attraverso un momento di rottura insurrezionale, un momento che significherà unicamente l’apertura di una possibilità, che possa farmi affacciare su un baratro profondo e provare la vertigine, lasciando aperta la possibilità che in fondo ci sia qualcosa di terribilmente affascinante come pure di assolutamente terribile. Un salto verso l’ignoto, insomma, senza sapere in anticipo come dovrà essere la società che desidero, ma partendo da tutto ciò che non desidero.
Pensare l’impensabile, quindi, come condizione preliminare per tentare l’impossibile.
Chi contempla la meta fin dai primi passi,
chi ha bisogno della certezza di raggiungerla
prima di cominciare, non ci arriverà mai
A. Libertad
[10/11
http://www.finimondo.org/node/487
Publicacion “Cara a cara con el enemigo”
ESCRITOS Y ACCIÓN SOBRE LA HUELGA DE HAMBRE DE LOS PRESOS ANARQUISTA 20/12/2009 - 01/01/2010.
“No hay momento más propicio”
Alguna vez, unidos en sus corazones la rebelión interior contra la fealdad, la crueldad, el cinismo, el régimen de inseparables, que amenaza la vida, nunca se cruzaron en el dolor, el metro todas las fronteras internacionales; nunca pasaron por sobre los deseos y los deseos, de alta , en el cielo de la esperanza, nunca tan vivo, tan vivo en el Decálogo como hoy en los corazones, cantando el día de hoy funeral que cuatro sicarios que han encontrado el mejor alimento en el comedero del enemigo, mientras que las manos innumerables, lugar infinito, media luna, horizonte de color de rosa de los niños , adusto rostro de los ancianos, los brazos peludos de los Titanes, el dolor y el llanto de las madres en duelo, maldiciéndose, escote corazón y el cuello el mismo horror de la guerra y el exterminio de paz, la ansiedad se manifiesta y una voz de la noche, Esperamos en visperas de la liberación.
Es el momento en que vuelve a pasar!
A las vísperas! las vísperas!
Por la noche no da el termino y no conoce la misericordia.”
Luigi Galleani
Introducción:
En el invierno de 2009 se produjo un momento de lucha con una propuesta internacional que viene de las cárceles, el compañero Gabriel Pombo da Silva, en la memoria viva de la anarquista compañero Mauricio Morales y todos los luchadores sociales de la caída. La idea es crear un momento de lucha compartida, que une a los amantes en el abrazo de la revuelta, todos los que han decidido (por no utilizar - que no son cómplices), lejos de la opresión de este orden de presentación la guerra, el beneficio y la devastación, para nutrir su existencia con la abundancia propuesta por la vida digna, del combate.
Esta lucha nació de la pasión por la libertad. La libertad llega a materializarse en la subversión y que viven en oposición a este sistema social, y no nos abandona, incluso cuando la acción represiva del Estado posee jaulas dentro de sus prisiones.
Es claro que la propuesta no tiene la intención de poner plazos, Gabriel fija a la acción revolucionaria, pero los planes con estos plazos,que son entre diciembre 20 a enero 1 de 2010, para llevar a cabo una huelga de hambre en coordinación con otrxs presxs, y se repiten en el impulso de amor por la rebelión de los compañeros de fuera, sin fronteras, los límites territoriales o de las circunstancias locales. Este sentimiento no se limita en el tiempo, y calienta el corazón con la calidez de la solidaridad, de la acción audaz y revolucionaria, esta vez en la memoria de Mauricio, Zoe y todos sus amigos y compañeros muertos en combate.
Aunque la propuesta es realizada por compañerxs de prisión, esto no es el diseño de una lucha anticarceraria.
Implica no sólo a lxs internxs, la administración penitenciaria no requiere ninguna mejora, y mucho menos la demanda, o reivindicaciones específicas sobre el régimen penitenciario. Sin embargo, expresa los objetivos y la rebelión social, contra la empresa de abuso y explotación, los bienes de la empresa y las necesidades impulsadas, control y gestión de la vida total, que se encuentra en la cárcel sólo uno de sus pilares, una de sus representaciones más contradictorias .
Esta propuesta se lleva a cabo por la movilización conjunta con la participación de algunxs compañerxs internacionales encarceladxs o bajo arresto domiciliario y la libertad de los demás.
La iniciativa se concretó y se loogran expresar también las tendencias individuales del momento o la situación específica de cada unx.
A veces puede ser difícil de contener dentro de la jaula los conceptos de la escritura, el valor, el impulso detrás de la llamada de la profundidad del ser, que corre a través de otros canales, a través de las fibras sensibles de la pasión anárquica.
Pero esto no fue un obstáculo para la realización de este momento, ni el desarrollo de un aspecto importante en esta experiencia, que es su carácter internacional.
El intercambio de sentimientos y la acción contó con la participación de diferentes lugares en un salto de óptica, confirmando una vez más que la pasión por la libertad, por la revuelta y el ataque no conocen fronteras ni barreras de ningún tipo, no se detienen delante de la charla de la crítica fácil de la controversia, y mucho menos dentro de los muros de una prisión .
http://liberaciontotal.lahaine.org/?p=183
Huntigdon Life Sciences (HLS) nuevamente al Descubierto
P: ¿Qué tienen en común la gasolina sin plomo, el Botox, las uvas, el perfume, conservantes, fibra de soja, aditivos alimentarios y la cera de parafina?
R: ¡Todos fueron probados en animales en Huntingdon Life Scienes!
Las siguientes páginas detallan los atroces experimentos de productos en animales. La información ha sido obtenida con trabajos de investigación acultos, que fueron enviados de forma anónima a la campaña (SHAC) a principios de 2011.
.:Leer y/o Descargar:.
http://www.shac-spain.net/uploads/images/hls_desenmascarada_2011/HLS_desenmascarada2011.pdf
· Más sobre ¿que es y que hace HLS? y sobre la campaña mundial, SHAC, por la caida de esta mega-emprasa de la explotación animal: www.shac-spain.net
Lo que nos dicen los muertos en la cara oculta de la historia [poema]
Exhumación(Soneto escrito tras la exhumación de las fosas comunes en el cementerio de San Rafael, (Málaga), donde miles de personas fueron represaliadas por los fascistas, tras su alzamiento contra la legalidad de la segunda república Española).
Es vergonzoso que después de trenta y tantos años de democracia aún se sigan validando todas las sentencias pronunciadas por los tribunales represivos de la dictadura.
En este campo se nos dio la muerte
y, palmo a palmo, nuestra tierra llora
con bramidos de un mar que nos añora
y una tierra diezmada de inocentes.
Madres que enloquecieron de repente;
cuyo dolor, es cal que nos devora,
honda espina que el alma nos perfora
cuando el crimen se queda impunemente.
No podréis ocultar en ningún puerto
esta página cruel y bochornosa
que vertió nuestra sangre caudalosa
de la forma más vil y miserable.
Que el futuro no ignore a los culpables
de tanto estrago y tanto sufrimiento.
Benito Gallardo Martín,
(soneto incluido en mi libro inédito
“Porque no te mereces el olvido”)
http://www.portaloaca.com/articulos/opinion/3838-lo-que-nos-dicen-los-muertos-en-la-cara-oculta-de-la-historia-poema.html
La campaña electoral de la iglesia católica española
Curas franquistasPocos teníamos dudas de que la desfachatez de la iglesia en España no tiene límites, pero lo que se ha podido escuchar en las últimas reuniones de la Conferencia Episcopal española clama al cielo (y nunca mejor dicho). Las últimas noticias me han provocado una crispación mayúscula, al igual que a toda persona que cree en un Estado separado de cualquier religión.
http://www.publico.es/espana/402801/los-obispos-piden-votar-a-los-partidos-que-tengan-el-ideario-del-pp
No contentos con los incontables privilegios que ostentan en este país de pandereta, los obispos y demás mandamases de la iglesia, aprovechan la mínima ocasión para realizar campaña electoral de forma obscena y grotesca a favor de la extrema derecha. Esto es inadmisible en un país teóricamente democrático y aconfesional (que no laico), ya que una institución privada y religiosa dedicada al culto de sus creencias debería guardar distancia de la vida política y nunca entrar en valoraciones ni orientaciones. Esto ocurriría si realmente Estado e Iglesia estarían totalmente separados, pero tal situación no se da en España.
Casi a diario asistimos a un bochornoso espectáculo de participación fanática de la Iglesia en la política.
En lugar de guardar silencio y mantenerse totalmente alejada del mundo político e instituciones públicas, la alta jerarquía eclesiástica utilizando los enormes recursos que tiene a su alcance (grandes medios de comunicación, poderosas instituciones privadas, etc. etc.) y el gran poder que este país le otorga, se introduce en el juego político y como un partido más, ataca sin tapujos a toda fuerza política que no es de su agrado, o sea todo lo que no sea Partido Popular.
Las últimas declaraciones de la Conferencia Episcopal española en las que pide abiertamente el voto para el PP a todos los católicos, causan espasmo. Cual depredador que clava sus colmillos hasta lo más hondo de las carnes de su presa, los obispos atizan a todo aquello que no represente la ruin derecha que a ellos tanto les gusta y tanto les cobija. Tienen incluso el atrevimiento y la osadía de pedir el cambio y la abolición de leyes, normas y decretos que consideran contrarios a sus intereses, presionan al gobierno, al congreso y a los jueces, califican sus acciones, las denuncian, les hacen propuestas, les critican duramente, censuran comportamientos de personal sanitario, organizan manifestaciones en contra de todos ellos ...
Todo esto en muy pocos países del mundo sucede señores y señoras, solo en estados que permiten la existencia de una iglesia anclada en el siglo XII, que les deja campar a sus anchas y lanzar sus proclamas inquisitoriales.
¿Pero que tipo de país es este? ¿Como se puede permitir que una determinada religión se inmiscuya hasta estos límites en los tres poderes (legislativo, ejecutivo y judicial) en los cuales se basa el estado de derecho?
¿Estamos realmente en el año 2011 o continuamos en la baja Edad Media?
¿Se imaginan que jueces, políticos, profesores, médicos y todo tipo de personas accedieran al interior de las iglesias y les dijeran a los curas como deben realizar las misas? ¿Acaso les decimos como tienen que rezar, como hay que partir la ostia consagrada, como lanzar las oraciones?
Lo cierto es que cada vez que el señor Juan Antonio Martinez Camino, Rouco Varela y todos sus secuaces salen a escena, me pongo a temblar y creo que con razón.
Iglesia católica española, por favor dejen de meterse en los asuntos públicos, los políticos a gobernar, los jueces a impartir justicia, los diputados a legislar, el pueblo a decidir y ustedes a rezar que es lo que saben hacer, ¡ya está bien de hacerle la campaña electoral a ningún partido político!
http://el-azote-del-tirano.blogspot.com/2011/10/la-campana-electoral-de-la-iglesia.html
Corte Interamericana de Derechos Humanos juzgará a Chile por aplicación de Ley Antiterrorista a mapuches
Por primera vez en la historia, la Corte Interamericana de Derechos Humanos enjuiciará a Chile por violar las garantías fundamentales del pueblo mapuche a través de la aplicación de la Ley Antiterrorista en los procesos judiciales relacionados con sus reivindicaciones históricas.
Por Diana Porras
Radio Universidad de Chile
http://radio.uchile.cl/noticias/118580/
La Corte Interamericana de Derechos Humanos confirmó que enjuiciará al Estado chileno por aplicar la Ley Antiterrorista a Ancieto Norin y Pascual Pichún, dos autoridades tradicionales del pueblo mapuche.
La decisión se da luego que la Comisión Interamericana en esta materia enviara los casos de los lonkos a la Corte.
En esa línea, el abogado que representanta a los comuneros en el tribunal internacional, Jaime Madariaga, dijo a Radio Universidad de Chile que la comisión conoció los antecedentes del caso y consideró que hay violación a las garantías fundamentales.
“Ha habido condenas de parte de los tribunales chilenos en que se ha presentado una discriminación racial en contra de los líderes mapuche. Con la aplicación de los testigos sin rostro efectivamente se viola el debido proceso y además la Ley Antiterrorista no cumple con los estándares internacionales. Por eso cuando la CIDH estima que esto ha ocurrido y decide llevarlo a la Corte es importante no sólo para reparar a las víctimas, sino que para garantizar a otras personas que esto no vuelva a ocurrir”, precisó el jurista.
A nivel internacional, varios informes, observadores y representantes de la comunidad indígena han cuestionado la aplicación de esta legislación en casos relacionados con la reivindicación de los mapuche.
Por lo mismo, Madariaga calificó esta medida como un “paso histórico” y afirmó que “lo importante es que esta es la primera vez que una organización internacional como esta comisión y eventualmente un tribunal de justicia internacional pueden condenar al Estado de Chile. Efectivamente ha habido informes y muchas denuncias en contra del Estado, pero sería inédito que se condene al Estado de Chile por violar la institucionalidad internacional”
Este lunes fue convocada una manifestación en el sector de Alameda con Exposición con el mensaje: “La recuperación territorial, la protección de nuestros espacios sagrados y la autodefensa no son terrorismo”.
En la convocatoria realizada por grupos de comunidades del sur del país, expresó que “parece impresentable que no se tome con seriedad nuestras demandas, que el actual escenario político económico pretende desvirtuar y disimular”, dijeron.
http://www.mapuexpress.net/?act=news&id=7708
Etichette:
es,
indigenous struggle,
mapuche,
repression
CIDH rechaza represión “desproporcionada” de Carabineros contra estudiantes
Denunciantes acusaron al gobierno de "criminalizar" el movimiento / En una audiencia en Washington realizada en el marco del 143º periodo de sesiones del organismo, representantes del Programa Asesoría Ciudadana del Instituto Igualdad denunciaron 120 casos de abuso policial durante las manifestaciones. Por su parte el mayor Heriberto Navarro, defendió la labor de su institución asegurando que los uniformados dan “fiel cumplimiento de la norma legal vigente”.
POR AGENCIA EFE
FUENTE: EL MOSTRADOR
http://www.elmostrador.cl/noticias/pais/2011/10/28/cidh-rechaza-represion-%E2%80%9Cdesproporcionada%E2%80%9D-de-carabineros-contra-estudiantes/
La Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) rechazó la represión “deplorable” y “desproporcionada” de las protestas de estudiantes en Chile, que desde hace cinco meses reclaman reformas en el sistema educativo.
El relator sobre los derechos de la niñez, Paulo Sergio Coelho, declaró este viernes que “la manera con la que esas manifestaciones, en que había niños y adolescentes fueron reprimidas fue deplorables y lamentables”, y hubo un “claro uso” de la fuerza “desproporcionada”.
Durante una audiencia dedicada a “Derechos Humanos y Manifestaciones Públicas en Chile”, dos representantes del Programa Asesoría Ciudadana del Instituto Igualdad de denunciaron 120 casos de abuso policial durante las manifestaciones.
Branislav Marelic, asesor de proyectos de la organización, denunció “graves violaciones de derechos humanos” y prácticas como el uso de gases lacrimógenos contra los manifestantes en espacios cerrados o dirigidos directamente al cuerpo, así como detenciones ilegales y arbitrarias sin cargo alguno.
Uno de los mayores problemas a los que se enfrentan los manifestantes, dijo, es que el Decreto 1086 emitido en 1983, “en pleno Gobierno de la dictadura de Pinochet”, y que regula las manifestaciones públicas, “autoriza al Gobierno a prohibir manifestaciones y autoriza a los carabineros a disolverlas”.
Los denunciantes indicaron que la autoridad política “criminaliza” la protesta estudiantil y señalaron que aunque son de una generación que no vivió la dictadura: “no nos interesa vivir en un país donde se apliquen las mismas leyes”.
El secretario de comunicación de la organización, Italo Jaque Ribera, denunció además las “torturas” y “tratos vejatorios” a los que han sido sometidos jóvenes y menores durante su detención o el traslado a las comisarías en los furgones que son “tierra de nadie”.
Lamentó que será la justicia militar la que investigue estos casos, “un sistema parcial que tiende a proteger al agresor, quien en último termino no será sancionado”.
El relator Coelho enfatizó que “es hora que el Gobierno democrático de Chile piense en reformar una ley que es de la dictadura sobre el decreto que regula las manifestaciones, como fue hecho de manera muy bien desarrollada la ley antiterrorista” e insistió en la reducción de la jurisdicción de los tribunales militares “un mantra que esta comisión repite” para tratar casos que afectan a civiles.
Por su parte, el director de derechos humanos de la Cancillería de Chile, Miguel Ángel González, señaló que en su país no existe “absolutamente” ningún impedimento para que la gente se manifieste: “no hay problemas de libertad de expresión, sino de violencia”.
González señaló que hay “ciertos grupos violentos” que se infiltran en las protestas, que “ni siquiera comparten sus ideas, que son los mismos que están en las marchas por el medio ambiente o en los partidos de fútbol” que ven en las marchas “un motivo para salir a la calle y producir destrozos”.
El representante chileno aseguró que “no existe ninguna posibilidad” de que las fuerzas armadas actúen violentamente “por iniciativa propia” ya que está “claramente establecido” en los reglamentos que “no puede haber represión de un acto pacífico” y sólo puede haber intervención cuando se desatan actos de violencia.
Durante 2011 señaló que se autorizaron marchas que llegaron a movilizar a cerca de 2 millones de personas y se produjeron 13.000. detenciones frente a las 282.000 personas que se concentraron a lo largo de 2006, cuando se detuvo a 10.000 personas.
El mayor de Carabineros Heriberto Navarro señaló que los Carabineros dan “fiel cumplimiento de la norma legal vigente” y en los casos que se han dado abuso el personal fue sancionado.
En concreto, han recibido 35 denuncias relacionadas con las protestas y según dijo cinco casos ya se han resuelto, dos terminaron en baja administrativa, uno con sanción disciplinaria y los otros se desestimaron. El resto se encuentra en curso.
Los denunciantes pidieron a las autoridades chilenas que autoricen una visita de la CIDH para conocer la situación especial de los niños en el contexto de las manifestaciones, entrevistarse con ONGs y sociedad civil, adecuar la legislación interna a la convención interamericana, entre otros aspectos
http://www.mapuexpress.net/?act=news&id=7703
Violento allanamiento a comunidad Newen Mapu de Chequenco, Ercilla
Frente a una nueva intimidación de la policía chilena en territorio mapuche, la comunidad Newen Mapu del sector Chequenco, comuna de Ercilla, viene a declarar lo siguiente:
1.- A las 15 horas del sábado 29 de octubre, una comitiva compuesta por 7 camionetas policiales hizo ingreso al fundo Chigüaigüe de propiedad de la comunidad Newen Mapu generando cuantiosos daños en las siembras de la comunidad.
2.- Dicho procedimiento fue dirigido por funcionarios policiales fuertemente armados y desconocemos las razones del ingreso ilegal realizado por agentes del estado a nuestro territorio.
3.- Información obtenida por integrantes de nuestra comunidad, confirmó que no existía ningún tipo de orden judicial que justificara el procedimiento. Es más, creemos que obedece a un nuevo acto de intimidación de parte del Estado a las comunidades mapuche que resisten al capitalismo y luchan por su autonomía.
4.- Este nuevo hecho se suma a numerosos actos de amedrentamiento de parte de la policía chilena en nuestro territorio, cuyos miembros a diario circulan armados por nuestras comunidades intimidando a niños, mujeres y ancianos en pos de garantizar los intereses de las transnacionales forestales y latifundistas que saquean nuestra tierra.
5.- Emplazamos al Estado, liderado en Malleco por el gobernador José Flores, a explicar las razones que llevaron a la policía a irrumpir en la comunidad y destruir parte de nuestras siembras de trigo y lupino.
Fuera las forestales y latinfundistas del territorio mapuche
Marrichiwew
Comunidad Newen Mapu
http://paismapuche.org/?p=3727
Etichette:
es,
indigenous struggle,
mapuche,
repression
Los Hogares de Estudiantes Mapuche de Concepción declaramos lo siguiente
A 519 años de la invasión española, y a 187 años de la invasión wingka sobre nuestro territorio, nos encontramos en la Frontera del Bio Bio asumiendo y proponiendo la Resistencia como expresión de Lucha. Reivindicando a nuestros PRISIONEROS POLITICOS y con la memoria en nuestros caídos en el malon-weichan: katrileo, Lemun, Kollio. Haciéndonos partícipes del Derecho a decidir nuestro destino como Pueblo libre. Reafirmándonos en nuestro Rakizuam- Mapuche.
Este 12 de Octubre, es un día triste en el que recordamos el asesinato de millones de habitantes de nuestro continente; fecha en la que llegaron las primeras tropas de inhumanos llenos de sarna y de piojos a destruir y violar…
A pesar del paso de los siglos el capitalismo continúa con sus prácticas genocidas, sus feudos políticos y sus encomiendas de yanaconas; que administradas por wingka criollos ligados al Gobierno, la Concertación y el Pc siguen cargando los bultos a las empresas trasnacionales, destruyendo nuestra tierra y consolidando el despojo de nuestro territorio.
Así mismo la justicia wingka refugiada en lo más oscuro y amparada por su legislación heredada de la dictadura, sigue criminalizando… confundiendo nuestras demandas como Nación y encarcelando a nuestros Weichafe.
Finalmente: llamamos a nuestros dirigentes a desprenderse de prejuicios izquierdistas y del afán de protagonismo mediático.
“Nuestra lucha propone la libertad de
nuestro Wallmapu, PAÍS LIBRE; donde caminar y construir
nuestro kimun-Mapuche nos de la huella
y la claridad profunda de nuestro despertar. Octubre de 2011
http://www.pegundugun.tk/
Etichette:
communique,
es,
indigenous struggle,
mapuche
Programa de vacaciones para el Ex Fiscal Alejandro Peña.
El ex Fiscal Alejandro Peña ha reaparecido. El Ministerio del Interior, a cargo de la particular dupla Hinzpeter-Ubilla, algo así como los Terence Hill y Bud Spencer de la política, lo ha obligado a litigar en los últimos casos de agresión a carabineros y que tiene en prisión en estos momentos al compañero “Mono”. Quién sabe porqué Peña habrá salido de su oficina dedicada al estudio y análisis y fue obligado a “trabajar”. Tal vez porque en el ministerio de la luma se dieron cuenta que sus sesudos análisis de cuarta categoría no sirven para nada, no han desarticulado ninguna organización más que las que existen delirantemente en su cabeza y la de la DIPOLCAR (un caso de psicopatía aparte) y sobre todo porque los atentados y acciones continúan, pese que ya no pueden poner más vigilancia y policías sobre la gente del entorno de las casas okupa. En efecto, en los último 4 meses han reaparecido bombazos contra símbolos del poder capitalista y su sustento “moral” y una larga cadena de acciones incendiarias que ha incluido casetas de seguridad ciudadana, automóviles, media luna de rodeos, iglesias y sucursales bancarias en Santiago y regiones ha vuelto a relevar la forma de esta nueva guerrilla urbana sin centro ni periferia, sin jefes ni partidos, que actúa en base a grupos de afinidad y de manera autónoma sin esperar las órdenes de ninguna instancia centralizada y superior que le diga cuándo puede actuar. Muchas de estas acciones han sido ejecutadas en el marco de las masivas manifestaciones en que una franja radical ha ejecutado las acciones directas y otras han sido realizadas de manera calculada en la oscuridad de la noche bajo la vieja táctica del “muerde y huye”. La peor noticia para el Estado-Capital es que muchas de estas acciones comienzan a ser realizadas por la “masa” de manera espontánea como en el caso del ataque que arrasó en una marcha con la sucursal del Banco BCI Nova por ejemplo. Mientras el Estado y la policía siguen esperando el combate contra un enemigo central y operan con la lógica que detrás de las acciones hay una organización ilícita terrorista (la lógica del caso bombas), la insurrección estalla por todos lados. Se vanaglorian por la prensa que los bombazos han disminuido, cuando en realidad las acciones se han multiplicado en decenas de compañeros y compañeras que no necesitan órdenes para actuar.
Es que la “gran experiencia” en el combate contra el crimen, en función de la cual el ex fiscalillo Peña fue premiado con su cargo en el ministerio de la luma no son más que una careta articulada en gran parte en función a la pirotecnia, las medidas efectistas, mediáticas y la vocación rastrera del periodista nacional que tiende a lamerle las patas a cualquiera que parezca que “pone orden”. Ese es el caso del ex fiscalillo Peña. Es este último aspecto, es decir, la dimensión chupa pico -para decirlo con todas sus letras- que tiene la pren$a del poder, en especial los periodistas-policías, la que les ha impedido analizar críticamente las actuaciones del ex - Fiscal farandulero, dándole sus 15 minutos de fama a plenitud. Es por eso que los “golpes” contra bandas de narcotraficantes fueron presentados como fruto de la “agudeza” y “eficiencia” del fiscal Peña. Nada de lo aprendido en la Universidad (esos criaderos de mutantes como dice La Polla ), ni su instinto de sabuesos, les permitió darse cuenta que, dado que las bandas acusadas por narcotráfico hablaban absolutamente todo por teléfono celular, las “pruebas“ contra ellos estaban prácticamente listas. Es decir, en realidad fueron los propios acusados quienes facilitaron las cosas no teniendo ningún nivel mínimo de compartimentación, operando en función de redes familiares en poblaciones donde todos los conocían y sabían a qué se dedicaban, y por último aprovechándose la policía y los fiscales de las rivalidades entre bandas y los soplonajes tan comunes en ese mundo producto de la envidia y las disputas por territorio. Pero no, los periodistas-policías describieron las operaciones y allanamientos como “complejas” investigaciones basadas en la “inteligencia” policial y en la osadía leguleya de los fiscales de la zona sur, autodenominados “sabuesos”. Los fiscales, ebrios de fama y poder, se creyeron su propio cuento. Ya sea por el hecho de pasarse muchas películas o por la miserable labor que realizan es que estos sujetos necesitan de reafirmación permanente. Así comenzaron a cultivar un estilo matonesco, gamberro y farandulero, adicto a los flashes de las cámaras y las luces de la TV que los erigió como sus nuevos héroes, con el fiscalillo Peña a la cabeza, actual empleado de Hinzpeter en el Ministerio de la luma.
En ese contexto de fama mediática del fiscalillo Peña y sus “sabuesos” de la fiscalía sur, y bajo la política de mostrar diferencias con la gestión de la represión de parte del nuevo gobierno respecto de la concertación, es que el gobierno de Piñera, con su fiel colaborador Rodrigo Hinzpeter, deciden operar políticamente en el asunto de las bombas que se venían repitiendo en Santiago y regiones. La gota que había rebalsado el vaso había sido una explosión ocurrida en una sucursal bancaria a dos cuadras de la residencia de Sebastián Piñera, en el exclusivo barrio de San Damián, comuna de Las Condes. La historia es conocida, días después de esta detonación, Hinzpeter se reúne con el Fiscal Nacional Chahuán y le exige cambiar al fiscal que hasta el momento llevaba la causa, el fiscal Armendáriz. Cuesta creer que una persona con formación militar en Israel (dos años de instrucción militar en ese país) y vínculos con la comunidad de inteligencia sionista no haya tenido un análisis crítico respecto de la actuación de Peña y de sus verdaderas capacidades. Tal vez estaba demostrando ya desde ese momento su inexperiencia política que lo señala hoy como un ministro del interior amauter, poco profesional y desprolijo. Como sea, el asunto es que Hinzpeter se dejó sorprender por el “curriculum” de Peña, forjado en gran parte por el abyecto periodismo nacional, que por supuesto siempre ha optado por dejar de lado algunos detalles nada glamorosos del ex fiscalillo, como son la adicción a la cocaína cuando Peña era un barrabrava, el hecho que sea un golpeador de mujeres, ratificado por una denuncia de violencia intrafamiliar presentada por su esposa y que luego obligada a retirarla y por último prácticas anti sindicales denunciadas por sus propios subalternos en el Ministerio Público. Por supuesto que aquí no nos interesan las condiciones laborales de los miserables funcionarios del poder ni la esposa de Peña que voluntariamente está al lado de tan deleznable personaje. Menos aún nos interesa cuántas líneas de coca se ha metido por la nariz (aunque sabemos que fueron muchas), ni cuando compraba “pepas” en la población Juan Antonio Ríos, ni cuando rompía el metro tren luego de una tarde de intensa juerga en casa de un amigo en Rancagua. Nada de eso tiene mayor relevancia, pero sirven para graficar la “estatura moral” del personaje. No por el asunto de la coca, ni que le dijeran “jalandro” de tan bueno para la falopa que era, sino porque ha levantado su carrera en función de “combatir” a los mismos narcotraficantes a los cuales anteriormente compraba. Pero no es por eso que el ex fiscalillo es un enemigo, ni siquiera por que le pegaba a su mujer, sino principalmente porque es un funcionario del poder que ha puesto sus sucias artes al servicio de perseguir a los anticapitalistas y ahora al servicio del ministerio de la luma, siendo empleado de Hinzpeter. Por supuesto que, no lo vamos a negar, todos sus “condoros” y antecedentes contribuyen a condimentar la historia de un personaje tan pintoresco como Peña, pero no es eso lo central.
El asunto es que ha reaparecido. Ha sido obligado a ir a trabajar. Todo esto, suponemos, lo tendrás agotado y estresado por más Red Bull que se tome, seguramente para calmar la ansiedad de su pasada adicción, o incendios que vaya a apagar como bombero de la Bomba Francia de Santiago centro, para la adrenalina que su cuerpo necesita. Creemos que el ex fiscalillo necesita paz y tranquilidad y $hile está convulsionado en estos días, por lo tanto no le sirve este ambiente para su espíritu. Para ello, queremos proponerle desde acá algunos lugares que podría visitar para su reparador descanso. Como sabemos que no puede ir ni al baño sin sus escoltas que lo tendrán que acompañar por el resto de sus días (¡Qué miserable es la vida de esta gentuza!) también puede llevarlos, sin duda los necesitará. Acá algunos de los lugares en que hemos pensado:
1) México. No hay como ese país y su gran tesoro cultural de grandes culturas prehispánicas. Puede disfrutar de tequilas que le harán arder la garganta y corridos que le harán “saltar” de pura alegría, eso sí cuidado con sus antiguas adicciones y andar pegándose en la ñata en ese hermano país. Puede dictar clases magistrales en múltiples universidades, como la UNAM por ejemplo. No le recomendamos que se hospede en la casa del embajador de Chile en México, ya que está amenazado de muerte, entre otras cosas por culpa de sus actuaciones. Pero sin duda en ese país hay anarquistas que le querrán dar una calurosa bienvenida, tenga a bien recibirlos, mal que mal no hay semana en que no salte por el aire alguna sucursal bancaria o sea incendiado algún vehículo de la policía. Si escucha tiros, no se asuste, es la tan conocida costumbre mexicana de disparar al aire cuando están contentos. Además usted conoce de “mexicanas”, sabe a lo que me refiero.
2) Si México le parece un poco conflictivo, le recomendamos que piense en algunos países del Mediterráneo. Grecia sería perfecto, es prácticamente una taza de leche y además está lleno de amigos que querrán acercársele. También puede dictar cátedras sobre el combate a grupos okupa y anarquistas en las universidades griegas que son muy tranquilas y usted cuenta con un grueso número de admiradores. Visite las islas griegas, Tesalónica, los monumentos de Atenas y especialmente el barrio de Exharchia conocido por el amor que le tienen a la gente como usted.
3) Si Grecia no le place, también puede considerar Barcelona, porqué no. En la mediterránea y bella ciudad podrá disfrutar del “calor humano” de nuestros compañeros y hermanos que viven allá. Cuando se canse de recorrer la ciudad, bien podría recorrer otros lugares de la península ibérica donde han proliferado los sabotajes de autónomos y libertarios, pero no creo que usted deba preocuparse por eso. Porque si fuera así, no debería visitar nisiquiera Inglaterra o Estados Unidos donde también ha habido acciones el último tiempo y el Animal Liberation Front o el Earth Liberation Front, sin duda le quisieran presentar también sus respetos.
4) El arte es importante para enaltecer el espíritu y qué mejor que visitar las ciudades de Italia, donde muchos de nuestros hermanos de ideas querrán estrechar su mano y expresarle personalmente sus sentimientos.
5) Rusia es un país donde nuestros camaradas también tienen importante presencia y una creciente osadía en sus acciones que han incluido la quema de comisarías, de manera tal que sería una excelente idea que usted conozca de primera mano la lucha de la policía rusa contra el crimen organizado y las formaciones anarquistas.
6) Ya que al parecer no le han gustado ninguno de los destinos que le hemos preparado, la verdad que no sabemos qué lugar ofrecerle donde nuestros hermanos y hermanas lo quieran felicitar. Usted dice que en Bélgica hay una célula de la Conspiración de las Células del Fuego (CCF), que en Noruega también corre peligro, Suiza para qué decir que por ahí todavía andan los amigos de Marco Camenish. Alemania tampoco puede ser, allá hay gran actividad de autónomos y anarquistas quema automóviles, no vaya a ser que les de por quemar el suyo. Dice que tampoco se siente seguro en Buenos Aires, donde hay creciente actividad anarquista y de solidaridad con los compañerxs chilenos, En Uruguay tampoco se siente a gusto, ya que hace poco lanzaron una bomba molotov a la embajada, en Sao Paulo o Porto Alegre en Brasil hay presencia nuestra y en Bolivia también. En Colombia ni hablar, pese a los fascistas de turno que hay en el poder, nunca se sabe. No sabemos qué ofrecerle señor Peña, qué quiere que le digamos, le quedan pocos lugares en el mundo donde se sienta a gusto, tal vez lo mejor es que no vaya ni a comprar a la esquina sin los mercenarios que le sirven de escolta, ya que su cargo y su “poder” tienen fecha de vencimiento, en cambio nuestra lucha es para siempre. Si algo debería haber aprendido es que nuestros cuerpos los puede eliminar o mandar a la cárcel como ya ha hecho con varios de nuestros compañeros y lo sigue haciendo aún con Cristóbal, pero otros miles vienen detrás de nosotros. Somos hermanos de los que ya partieron, de los que están en las cárceles repartidos por el mundo y de los que vendrán. ¿O no ha aprendido de la historia? ¿O aún en un desagradable sueño no se le ha aparecido el general Silva Renard y le ha susurrado…”Oye Peña, esta gente no olvida”?
http://rojoscuro.blogspot.com/2011/10/programa-de-vacaciones-para-el-ex.html
Burger King Billboard Targeted in Seattle
Banned from Wayne State for Exposing Serial Dog Torture-Murderer Donal O’Leary
Donal O’Leary, Serial Torture-Murderer
4125 Scott Hall
540 E. Canfield
Detroit, MI 48201
(313) 577-9074
donleary@med.wayne.edu
HOME
703 Lewiston
Ferndale, MI 48220
(248) 548-5956
by Camille Marino
Another day, another ban…
This one from the institutional abusers at Wayne State University where the innocent are sadistically and mercilessly tortured to death with calculated precision.
For some reason that I can’t understand, they want certain information removed from this site: Donal O’Leary’s image, home address and contact information (above) along with his accomplishments that follow…
Public records reveal that this piece of human excrement has been adopting rescued dogs from shelters in Detroit and taking them to his dungeons in Wayne State University where he has been collecting tax money to mutilate and torture these innocent creatures. He subjects them to prolonged periods of agonizing physical pain, making them run on treadmills with devices protruding from their ravaged bodies, their life fluids dripping in a macabre puddle beneath them, while this obese degenerate records their misery. The fact that each of us has been funding this sadism makes each of us complicit. I urge every member of the NIO community to contact O’Leary and send him a heart-felt personal message. Local NIO activists are encouraged to show up at his home and snap pictures of his blood-money mansion and his miscreant spawn for publication on this site.
And it seems they didn’t appreciate the responses from some of the NIO community that I merely re-published: Dear Donal: Every motherfucker who hurts animals is gonna feel the fear!
http://www.negotiationisover.net/2011/10/23/dear-donal-oleary-every-motherfucker-who-hurts-animals-is-gonna-feel-the-fear/
To submit an article for publication, send a note to camille@negotiationisover.net.
Disclaimer: The information on this site is for educational and entertainment purposes only. There is no intent, express or implied, to promote illegal activities. We assume no liability for the potential actions of any third party. All data compiled here has been gathered from, and is available through, independent public sources.
http://www.negotiationisover.net/
Seven Myths about the Police
From CrimethInc.:
his text is from the back of a poster we recently mass-produced about the function of police in our society.
The police exercise legitimate authority. The average police officer is not a legal expert; he probably knows his department protocol, but very little about the actual laws. This means his enforcement involves a great deal of bluffing, improvisation, and dishonesty. Police lie on a regular basis: “I just got a report of someone of your description committing a crime around here. Want to show me some ID?”
This is not to say we should unthinkingly accept laws as legitimate, either. The entire judicial system protects the privileges of the wealthy and powerful. Obeying laws is not necessarily morally right—it may even be immoral. Slavery was legal, aiding escaped slaves illegal. The Nazis came to power in Germany via democratic elections and passed laws through the prescribed channels. We should aspire to the strength of conscience to do what we know is best, regardless of laws and police intimidation.
The police are ordinary workers just like us; they should be our allies. Unfortunately, there’s a big gap between “should be” and “are.” The role of the police is to serve the interests of the ruling class; anyone who has not had a bad experience with them is likely privileged, submissive, or both. Today’s police officers know exactly what they’re getting into when they join the force—people in uniform don’t just get cats out of trees. Yes, most take the job because of economic pressure, but needing a paycheck is no excuse for evicting families, harassing young people of color, or pepper-spraying demonstrators. Those whose consciences can be bought are everyone’s potential enemies, not allies.
This fairy tale is more persuasive when it is couched in strategic terms: for example, “Every revolution succeeds at the moment the armed forces refuse to make war on their fellows; therefore we should focus on seducing the police to our side.” But the police are not just any workers; they’re the ones who chose to base their livelihoods upon defending the prevailing order, thus the least likely to be sympathetic to those who wish to change it. In this context, it makes more sense to oppose the police as such than to seek solidarity with them. As long as they serve their masters, they cannot be our allies; by denouncing the institution of police and demoralizing individual officers, we encourage them to seek other livelihoods so we can one day find common cause with them.
 
Maybe there are some bad apples, but some police officers are good people. Perhaps some police officers have good intentions, but once again, insofar as they obey orders rather than their consciences, they cannot be trusted.
There’s something to be said for understanding the systematic nature of institutions, rather than attributing every injustice to the shortcomings of individuals. Remember the story of the man who, tormented by fleas, managed to catch one between his fingers? He scrutinized it for a long time before placing it back at the spot on his neck where had he caught it. His friends, confounded, inquired why on earth he would do such a thing. “That wasn’t the one that was biting me,” he explained.
Police can win any confrontation, so we shouldn’t antagonize them. With all their weapons, equipment, and surveillance, the police can seem invincible, but this is an illusion. They are limited by all sorts of invisible constraints—bureaucracy, public opinion, communication breakdowns, an overloaded judicial system. If they don’t have vehicles or facilities available to transport and process a great number of arrestees, for example, they can’t make mass arrests.
This is why a motley crowd armed only with the tear gas canisters shot at them can hold off a larger, more organized, better-equipped police force; contests between social unrest and military might don’t play out according to the rules of military engagement. Those who have studied police, who can predict what they are prepared for and what they can and cannot do, can often outsmart and outmaneuver them.
Such small victories are especially inspiring for those who chafe under the heel of police violence on a daily basis. In the collective unconscious of our society, the police are the ultimate bastion of reality, the force that ensures that things stay the way they are; taking them on and winning, however temporarily, shows that reality is negotiable.
Police are a mere distraction from the real enemy, not worth our wrath or attention. Alas, tyranny is not just a matter of politicians or executives; they would be powerless without those who do their bidding. When we contest their rule, we’re also contesting the submission that keeps them in power, and sooner or later we’re sure to come up against some of those who submit.
That being said, it’s true that the police are no more integral to hierarchy than the oppressive dynamics in our own communities; they are simply the external manifestation, on a larger scale, of the same phenomena. If we are to contest domination everywhere, rather than specializing in combating certain forms of it while leaving others unchallenged, we have to be prepared to confront it both in the streets and in our own bedrooms; we can’t expect to win on one front without fighting on the other. We shouldn’t fetishize confrontations with uniformed foes, we shouldn’t forget the power imbalances in our own ranks—but neither should we be content merely to manage the details of our own oppression in a non-hierarchical manner.
 
We need police to protect us. According to this line of thinking, even if we might aspire to live in a society without police in the distant future, we need them today, for people are not ready to live together peacefully without armed enforcers. As if the social imbalances and fear maintained by police violence are peace! Those who argue that the police sometimes do good things bear the burden of proving that those same good things could not be accomplished at least as well by other means.
In any case, it’s not as if a police-free society is suddenly going to appear overnight just because someone spray-paints “Fuck the Police” on a wall. The protracted struggle it will take to free our communities from police repression will probably go on as long as it takes us to learn to coexist peacefully; a community that can’t sort out its own conflicts can’t expect to triumph against a more powerful occupying force. In the meantime, opposition to police should be seen as a rejection of one of the most egregious sources of oppressive violence, not an assertion that without police there would be none. But if we can ever defeat and disband the police, we will surely be able to defend ourselves against less organized threats.
Resisting the police is violent—it makes you no better than them. According to this line of thinking, violence is inherently a form of domination, and thus inconsistent with opposing domination. Those who engage in violence play the same game as their oppressors, thereby losing from the outset.
This is dangerously simplistic. Is a woman who defends herself against a rapist no better than a rapist? Were slaves who revolted no better than slave-holders? There is such a thing as self-defense. In some cases, violence enforces power imbalances; in other cases, it challenges them. For people who still have faith in an authoritarian system or God, following the rules—whether legal or moral—is the top priority, at whatever cost: they believe they will be rewarded for doing so, regardless of what happens to others as a result. Whether such people call themselves conservatives or pacifists makes little difference in the end. On the other hand, for those of us who take responsibility for ourselves, the most important question is what will serve to make the world a better place. Sometimes this may include violence.
Police are people too, and deserve the same respect due all living things. The point is not that they deserve to suffer or that we should bring them to justice. The point is that, in purely pragmatic terms, they must not be allowed to brutalize people or impose an unjust social order. Though it can be empowering for those who have spent their lives under the heel of oppression to contemplate finally settling the score with their oppressors, liberation is not a matter of exacting revenge but of rendering it unnecessary. Therefore, while it may sometimes even be necessary to set police on fire, this should not be done out of a spirit of vengeful self-righteousness, but from a place of care and compassion—if not for the police themselves, at least for all who would otherwise suffer at their hands.
Delegitimizing the police is not only beneficial for those they target, but also for police officers’ families and police officers themselves. Not only do police officers have disproportionately high rates of domestic violence and child abuse, they’re also more likely to get killed, commit suicide, and struggle with addiction than most sectors of society. Anything that encourages police officers to quit their jobs is in their best interest, as well as the interest of their loved ones and society at large. Let’s create a world in which no one oppresses or is oppressed, in which no one has to live in fear.
“Find out just what any people will quietly submit to and you have found out the exact measure of injustice and wrong which will be imposed upon them, and these will continue till they are resisted with either words or blows, or both.”
- Frederick Douglass
http://www.crimethinc.com/blog/2011/10/25/police-poster-available-in-bulk/
Iscriviti a:
Post (Atom)