giovedì 14 luglio 2011
Gabriel Pombo Da Silva - Testo di presentazione del libro di Tarrio in Francia
fonte: Culmine
Gabriel Pombo Da Silva - Testo di presentazione del libro di Tarrio in Francia
Mi piace sedermi davanti alla macchina da scrivere non appena mi sveglio e non so nemmeno chi sono, da dove vengo e dove vado… quando la mente si trova all’interno di una nebulosa caotica e confusa, ben oltre lo Spazio-Tempo e qualsivoglia Dialettica…
Pian piano e mentre scrivo “torno” al mio io (o quel che esso è… ) …Apro la finestra della “mia” cella: inspiro profondamente la fresca aria mattutina e sento i miei polmoni che si espandono… Preparo un caffè, il suo aroma mi rilassa, mi ricorda un “altro tempo”… la mia fanciullezza ed anche mia madre…
Mia madre si svegliava tutti i giorni alle 5 di mattina per andare a lavorare… metteva la caffettiera sul fornello ed in pochi minuti si diffondeva nell’aria quest’aroma quotidiano che tanto mi piaceva… Da piccolo ero convinto che uno dei motivi per i quali mia madre fosse così “mora” risiedesse nel consumo di caffè… non so il perché, pensieri di un bambino…
I fine settimana ero solito accompagnare mia madre al lavoro, ovvero quando potevo perché non dovevo andare a scuola… Mi piaceva aiutare mia madre…
Mia madre era (ed è) una “signora delle pulizie” e per guadagnarsi il pane doveva pulire negozi e uffici degli altri; s’è sempre mostrata orgogliosa del suo lavoro… o forse di poter lavorare… non l’ho mai saputo con certezza…
Mio padre era muratore (già deceduto) e costruiva case per gli altri, mentre noi vivevamo in affitto in un porcile, anche lui si mostrava orgoglioso del suo lavoro… o forse anche di poter lavorare… non l’ho mai saputo…
Fin da piccolo iniziava a crescere in me un profondo senso d’avversione verso quello che oggi chiamiamo “lavoro salariato”, ma che in quel periodo si chiamava semplicemente “lavoro”… In qualche maniera la realtà quotidiana mi stava insegnando che quelli che non possedevano nulla dovevano vender lo stesso il tempo e le forze a quelli che già possedevano tutto…
Quando chiedevo ai miei il perché ci fossero poveri e ricchi essi mi rispondevano che era sempre stato così da che mondo è mondo… M’ha sempre scioccato la “mentalità” dei miei genitori… i mendicanti erano tali perché vagabondi… ; le puttane erano tali perché viziose… ; lo stesso per i ladroni che erano malviventi…
Si doveva lavorare, obbedire, esser onesti e dei “buoni cristiani”… esser sempre disposti a soffrire ed a porgere l’altra guancia… un qualche giorno, nell’aldilà, avremmo trovato la nostra ricompensa…
Quand’ero piccolo mi vergognavo di dire che mia madre era una “signora delle pulizie”… oggi provo vergogna per essermi vergognato di mia madre… d’essermi vergognato di esser stato povero… (cioè “proletario” perché non abbiamo mai mendicato… ); come se l’esser nati poveri, all’interno di una famiglia proletaria, fosse un “peccato”, qualcosa che uno sceglieva…
No, non ho mai potuto accettare questo “ordine delle cose”… non ho voluto accettare tale ordine… non ho voluto essere un orgoglioso lavoratore che lavora per gli “altri” e che per denaro vende il suo tempo, tutte le sue energie e talvolta anche l’Anima.
(...)
Leggi e scarica il testo di presentazione
http://www.informa-azione.info/files/prefazione.pdf
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