mercoledì 2 novembre 2011
In difesa del movimento anarchico greco. L’ultima dei cobas
Tra la Confederazione Cobas e la Rete dei Comunisti si è aperto un asprissimo conflitto che ha portato alla emissione di un comunicato nazionale molto acceso da parte dei Cobas.
Come anarchici, è intuibile, non nutriamo particolari simpatie per un organizzazione come la Rete dei Comunisti, le cui concezioni e pratiche politiche sono molto distanti dalle nostre.
Né per altro abbiamo niente a che fare nel conflitto apertosi tra le due organizzazioni in questione.
Il motivo per cui interveniamo nella questione è l’attacco grossolano, indiscriminato e paradossale a tutto l’anarchismo greco contenuto nel comunicato nazionale dei Cobas.
Riportiamo qui di seguito il passaggio in questione rimandando al sito dei Cobas per la lettura completa del comunicato:
http://www.cobas.it/
"E’ alla luce di queste considerazioni che dobbiamo leggere la risposta e la resistenza ai caroselli e agli attacchi di polizia a S. Giovanni che hanno riguardato certo un buon numero di manifestanti che non aveva partecipato alle devastazioni: comportamenti che però non possono in alcun modo costituire una “riabilitazione” dei distruttori. Si tratta certamente di due fasi diverse: ma la seconda non giustifica la prima. E sopratutto l’esaltazione di tale “resistenza” ci pare fuori luogo. E’ assurdo trattare quella fase come addirittura l’alba della insurrezione di una nuova generazione, la Piazza Statuto dei precari. Davvero si crede che oggi il nostro problema sia come resistiamo/attacchiamo in piazza la polizia? Ci sono insurrezioni portata di mano? O si pensa di poterle simulare, come con incredibili effettivi distruttivi hanno fatto negli ultimi due anni gli anarchici greci, con il risultato dei tre impiegati bruciati nei loro uffici, dell’allontanamento di una marea di gente dai cortei, fino alla gigantesca rissa a P.Syntagma nel giorno dell’ultimo sciopero generale con il servizio d’ordine del Partito comunista greco (KKE) che scacciaa bastonate dalla piazza 500 anarchici che attaccavano la polizia, lasciando a terra una quarantina di persone dei due schieramenti, e vi insedia un corteo di trentamila persone che, malgrado i tanti feriti, si sentono liberate da una minaccia?"
Come Kronstadt ci teniamo a fare le seguenti osservazioni:
1- Nel comunicato dei Cobas si attribuisce all’intero movimento anarchico greco la morte di 3 lavoratori bancari rimasti intrappolati in una banca incendiata da presunti manifestanti mai identificati (il fatto è accaduto 2 anni fa).
Siamo di fronte ad una criminalizzazione del nostro movimento che ci lascia sconcertati.
Il fatto in questione deve essere attribuito solo al gruppo che ne è stato protagonista (la cui reale matrice politica è tutt’oggi incerta), non certamente all’intero movimento anarchico greco.
A titolo di informazione riportiamo ciò che abbiamo scritto nel numero di Kronstadt del giugno 2010 in merito all’argomento.
Dall’articolo: ” La crisi greca espressione del debito sovrano capitalista”
"…Lo sciopero del 05 maggio è stato “probabilmente, la più grande manifestazione di lavoratori dai tempi della fine della dittatura (più imponente persino di quella del 2001 che portò al ritiro del progetto di riforma delle pensioni). Stimiamo che vi fossero almeno 200.000 manifestanti nelle strade del centro di Atene, e circa 50.000 di più nel resto del paese” ma con l’aggravarsi della situazione sociale “…è riapparsa sulla scena una moltitudine proletaria simile a quella che aveva preso possesso delle strade nel dicembre 2008, …, ugualmente armata di asce, mazze, martelli, bottiglie molotov, pietre, bastoni, maschere e occhialini anti-gas”.
In questo scenario deve essere collocata la morte dei tre impiegati della Marfin Bank.
Infatti, “in questa banca posta nel cuore della città, il giorno dello sciopero generale, circa 20 impiegati siano stati costretti dal loro padrone a lavorare, chiusi a chiave nell’edificio «per garantire la loro sicurezza», e che tre di essi siano morti per asfissia. Inizialmente, una bottiglia molotov è stata lanciata attraverso un buco fatto nel vetro di una finestra al pianterreno…”.
Le responsabilità della morte degli impiegati va ricercata sia nel direttore della banca Vgenopoulos “che ha affermato esplicitamente che chiunque non sarebbe venuto al lavoro oggi (giorno di sciopero generale) avrebbe fatto meglio a non presentarsi al lavoro domani.” sia in gruppi di giovanissimi “portatori di una violenza nichilista senza limiti e propugnatori di una “distruzione” che può coinvolgere anche il “capitale variabile” (i crumiri, gli “elementi piccolo-borghesi, i “cittadini rispettosi della legge”)”.
La Sispirosi Anarchikon (Coalzione degli Anarchici) in suo comunicato condanna l’accaduto e se ne distacca tenendo a precisare che “gli anarchici in lotta non hanno nulla a che fare conalcuna triste gang. La loro partecipazione alle lotte sociali, presuppone innanzitutto e soprattutto la moralità, l’altruismo e l’autocritica. Non c’è nessuno tornaconto, né alcun benefit. Non usano lo slogan “ruba, rompi, devasta” come loro bandiera. Disprezzano e non si accompagneranno mai a nessuno che possa voler dominare…”(*)."
(*) tratto dal sito
http://www.informa_azione.info/grecia_comunicato_della_quotcoalizone_degli_anarchiciquot_su_fatti_corteo_5_maggio_03910
2- Mettere implicitamente in parallelo la Grecia con l’Italia ci sta come il cavolo a merenda. Innanzitutto perchè profondamente diversa è la situazione.
In Grecia è ben più drammatico è l’impoverimento di massa e ben più avanzata è la radicalizzazione della classe lavoratrice e delle giovani generazioni.
I vari assalti al parlamento in Grecia sono stati fatti non dai soli anarchici ma spontaneamente da decine di migliaia di lavoratori, disoccupati e studenti.
Questo non significa che tutto ciò che viene fatto in Grecia è di per sè giusto, nè che in Italia sia sbagliata qualunque pratica di scontro di piazza, ma solo e semplicemente che cercare un parallelo tra il 15 ottobre in Italia ed il 19-20 ottobre in Grecia è del tutto fuori luogo.
Ma il parallelo è del tutto fuori luogo non solo per gli aspetti di contesto, ma anche e soprattutto per lo specifico dei fatti.
Lo scontro politico del 19 e 20 ottobre ad Atene non è stato semplicemente tra anarchici incappucciati e Partito Comunista stalinista (KKE), bensì tra un ampio schieramento (tra cui alcuni sindacati alternativi greci) che voleva manifestare sotto il parlamento ed il KKE che, con il suo potente e famigerato sevizio d’ordine armato di bastoni, ha affiancato la polizia a difesa dei palazzi del Potere.
Lo scontro fisico è sì avvenuto principalmente tra anarchici e stalinisti del KKE, ma nello schieramento anti-KKE vi erano anche altre componenti come testimoniano molti filmati.
Va ricordato che in Grecia gli stalinisti del KKE fanno sempre cortei separati da tutto il resto del movimento e non di rado di caratterizzano per attacchi verbali e fisici ad altre aree dell’opposizione.
3- Troviamo francamente un po’ curioso che il comunicato nazionale dei Cobas, mentre appella La Rete dei Comunisti con l’epiteto di Rete degli Stalinisti, cita invece con neutralità il servizio d’ordine del Partito Comunista Greco che in quanto a stalinismo è notoriamente il campione d’Europa.
Pertanto, come redazione del foglio anarchico Kronstadt invitiamo i compagni dei Cobas Toscana a fare ciò che è per loro possibile affinchè lo loro organizzazione nazionale rettifichi l’attacco a freddo portato al forte e radicato movimento anarchico greco.
REDAZIONE DI “KRONSTADT” FOGLIO ANARCHICO TOSCANO
Da Anarchaos
http://www.anarchaos.org/2011/11/in-difesa-del-movimento-anarchico-greco-lultima-dei-cobas/
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