martedì 29 novembre 2011

Da Gilbert Ghislain. Claudio Lavazza e Llarbi Chauni, 3 Maggio 2000


Stimati compagni/e
Siamo qui in tre, riuniti a discutere intorno al tavolo. Ieri ci è arrivato un articolo, uscito martedì 2.5.00 su ABC (quotidiano di destra con tiratura nazionale), il bollettino dell’AAPPEL (assemblea in appoggio ai prigionieri in lotta, di Barcellona), e diverse lettere con informazioni su quanto sta succedendo fuori. L’articolo di ABC è grave, di una durezza e provocazione senza limite, però è sempre il solito. Da ABC, un quotidiano dove la gran maggioranza dei suoi ammiratori e lettori sono dei nostalgici del franchismo, non è sorprendente la violenza dell’attacco diretto, principalmente, contro l’associazione Salhaketa, alle lotte dei detenuti e contro i compagni/e coinvolti in queste.
È uscito anche un nuovo articolo su “La Razon”, che ancora non abbiamo letto, però ci è stato detto che, un’altra volta, criminalizzava una figura importante dell’appoggio, un uomo distaccato sia per il suo lavoro alla ricerca di dignità e giustizia, sia per le sue convinzioni e la sua militanza contro la violenza, venga da dove venga.
Il 17 aprile è stata censurata la pagina web dell’Associazione Contro la Tortura, per aver diffuso i casi di tortura e maltrattamenti e, nella stessa campagna di repressione, vari collettivi d’appoggio ai detenuti hanno ricevuto la visita della polizia (c’è da far presente che questi collettivi non denunciano solo gli abusi commessi contro i detenuti/e, ma anche i problemi che l’emarginazione e la povertà generano). Sembra che, alla maggioranza assoluta degli uomini dello stato spagnolo, tutto questo gli sia andato alla testa.
È curiosa la quantità d’informazione che l’“articolista”, Pablo Munoz, possiede nelle sue mani, frutto evidente della consegna, da parte della DGIP (direzione generale delle istituzioni penitenziarie), dei fascicoli personali dei compagni criminalizzati. Gli stessi di ABC lo confermano nella loro linea: ricevono le informazioni dalla stessa DGIP.
Quello che qui è interessante analizzare è il perché di questi attacchi violenti della stessa natura di quella che scrisse l’“articolista”, David Jimenez, tre anni fa sul “Mondo”: “I dieci detenuti FIES più pericolosi”, nel quale figuravano i compagni anarchici di Cordoba (uno di essi vi sta scrivendo tutto ciò).
Un fatto evidente, che salta all’occhio oggi, è lo stesso interesse di bloccare, con la tipica criminalizzazione, un movimento che sta prendendo corpo tanto dentro come fuori, senza riproporre la metedura de pata di tre anni fa, la quale, indirettamente, ha provocato un dibattito nel movimento anarchico.
È sorprendente che nel suo articolo, ABC ci relazioni con il MLVN (Movimento di Liberazione Nazionale Basco), senza nemmeno formulare la parola anarchia. Lo è, ancora di più, oggi, che è stato reso pubblico che un gruppo anarchico ha assunto la responsabilità dell’invio di un pacchetto bomba al signor Zuloaga, portavoce dei settori retrogradi del potere, il cui articolo, sull’esempio de “La Razon” del 6.3.00, criminalizzava la lotta dei detenuti sociali e anarchici, associandola, già a marzo, alle lotte dei militanti dell’ETA (uomini e donne che, oltre a lottare contro lo stato spagnolo, lo fanno con la speranza di una società più giusta).
Nello stesso modo, si sono criminalizzati i collettivi apolitici che lottano contro l’esclusione sociale e denunciano, nel marco costituzionale, i crimini dello stato e, in particolare, la mancata applicazione delle leggi da parte dell’apparato giuridico/poliziesco/penitenziario.
Infine, che nessuno si sorprenda che, se qualcuno decide di scontrarsi col potere, lo faccia utilizzando metodi che non a tutti piacciono.
È facile, per il magnate della disinformazione, attuare con una volontà che arriva dall’alto, spaventando, con false e tendenziose informazioni, tutti coloro che si avvicinano alla nostra realtà e ci appoggiano nelle nostre rivendicazioni.
Esigono la libertà d’espressione ma, quello che più vogliono, è diffondere un messaggio di guerra. Prestare attenzione a quanto dice il nemico è importante, evitando però di ingrandire la loro forza, è imprescindibile conoscere l’avversario, studiare le possibilità e i mezzi che impiega per sviluppare le sue strategie, senza, però, trasformarle in una macchina onnipotente e indistruttibile.
È una classe di gente abituata all’impunità e che spingono gli altri a chiedere un’informazione manipolata in anticipo. In tanti sappiamo che gli strumenti informativi - la televisione e i grandi mezzi - sono i responsabili di una realtà imposta e prefabbricata. Non soltanto sono strumenti di distorsione ma, bensì, anche strumenti accumulativi, nel senso che accumulano tale quantità d’informazioni che affogano l’informazione stessa. Il sapere tutto, senza sapere niente, per rapidamente dimenticare, crea nella gran maggioranza della popolazione, una realtà che si sostenta su niente.
Per finire, pensiamo che la campagna di criminalizzazione che si scatenò intorno a questa lotta, non denota una paura rispetto le nostre rivendicazioni, dato che hanno già reso pubblico un progetto di riforme della giustizia e ciò non vuol dire che vadano ad umanizzare il sistema carcerario. Il carcere non si umanizza e nessuna riforma proveniente da un governo, che propone all’ideologo del FIES, o la dispersione come il “Difensore del popolo”, può apportare qualcosa di positivo, però crediamo che si apprestino a sanare l’istituzione di fronte alla società. Non sono le rivendicazioni in se stesse che li intimoriscono ma, bensì, la nascita di un movimento sovversivo e diffuso che non possono addomesticare.
Nella nostra volontà di ribelli e anarchici, o come vogliano chiamarci, continueremo insieme alla gente che ci vuole, agli anarchici che ci conoscono come esseri liberi, degni ed incorruttibili, a coloro che sono solidali con le nostre lotte e ancora credono nella possibilità di un cambiamento.
Esistono due realtà distinte e due verità: la loro e la nostra. Ciò che è certo è che, questi mercenari del potere, contribuiscono a dare più valore alle lotte perché alle menzogne, quando sono troppe, alla fine nessuno ci crede.
Un forte abbraccio pieno di amore e di rabbia a tutti gli spiriti liberi.

Gilbert Ghislain
Claudio Lavazza
Llarbi Chauni

Fonte: Comunicati Fies, Picassent III - 3/5/00, diffuso il 5 luglio 2000 da Armando Esteban Quito, cavallialati@hotmail.com, tramite A-infos, http://www.ainfos.ca/00/jul/ainfos00064.html

http://www.ecn.org/filiarmonici/documentoglc.html

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