domenica 22 maggio 2011

Alfredo M. Bonanno - Distruggiamo il lavoro (Salamandrina Edizioni Libertarie 2005)


Osteggiare la forza disgregante ed alienante del lavoro salariato è un impegno quotidiano a cui tutti siamo chiamati. Succede però che il lavoro sia per la gente, oltre che una condanna e una fonte di preoccupazioni, stress e alienazione, anche l'unico modo per conferire un senso all'esistenza. Il lavoro infatti confeziona un'identità ed una progettualità (seppur di seconda mano) che riempiono di significato le vite grigie di coloro che, privi di fantasia e di iniziativa, non saprebbero come altro impiegare il proprio tempo. Il lavoro salva le masse dal nulla nel quale esse sono gettate, ricoprendo una fondamentale funzione sociale di contenimento e controllo: infatti, liberate dall'occupazione coatta del tempo, le masse potrebbero farsi "instabili", "pericolose", e forse "un po' troppo creative".
Un tempo il mercato del lavoro rispettava in pieno questa funzione sociale, proponendo al lavoratore pacchetti a copertura totale: posti sicuri in aziende-caserme che si prodigavano non solo di impegnare le otto ore di lavoro quotidiano, ma anche di offrire opportunità precotte per impiegare il restante tempo della vita (pensiamo ai dopo-lavoro, alle gite aziendali, alle feste con i colleghi...). Oggi il mercato del lavoro è in crisi su tutti i fronti e non può più prendersi cura dell'intera esistenza delle persone; anzi, per tutelarsi e sopravvivere, cerca di scrollarsi di dosso il maggior numero di responsabilità nei confronti del lavoratore: flessibilità, riduzione dell'orario di lavoro, contratti sempre più blandi, assenza di garanzie, impossibilità di offrire al lavoratore un futuro sicuro e quindi progetti di vita... Il mercato oggi non chiede altro che licenziamenti, scarsa specializzazione, flessibilità degli orari e ricambio umano. Se il sistema è cambiato, se il nemico da combattere oggi si tutela “sabotando” i progetti di vita delle persone come un tempo gli anarco-sindacalisti sabotavano le macchine della fabbrica, le vecchie strategie di lotta sul lavoro rischiano di essere inefficaci e, in molti casi, di fare il gioco del mercato.
Al vuoto di senso che il lavoro fatica oggigiorno a colmare (e che potrebbe avere risultanze destabilizzanti), il sistema sopperisce con il benessere materiale dei consumi e con l'industria dell'intrattenimento, che offrono strumenti identitari, immaginari preconfezionati, sogni futili, svaghi mediocri in grado, malgrado tutto, di distrarre le persone dall'insensatezza che avvolge la loro esistenza.
Il breve saggio di Alfredo Bonanno parte da queste riflessioni con l'intento di aggiornare la critica del lavoro di matrice anarchica, per far sì che essa si mantenga autenticamente radicale, rivoluzionaria e, allo stesso tempo, ben allineata nei binari del presente. E se il problema, alla radice, è quello della ricerca di significato da attribuire alle proprie giornate, alla propria vita, "distruggere il lavoro" non significa "non lavorare". Il problema va piuttosto affrontato "approfondendo i propri progetti creativi, riflettendo su quello che si vuole fare della propria vita e dei mezzi di cui si viene in possesso non lavorando. Se si vuole distruggere il lavoro occorre che si costruiscano percorsi di sperimentazione individuale e collettiva che non tengano conto del lavoro se non per cancellarlo dalla realtà delle cose possibili".

>>> Download "Distruggiamo il lavoro" (.pdf - 3,5 mb.)

http://www.mediafire.com/?lg9yzzs0dz3

Nessun commento:

Posta un commento