venerdì 6 gennaio 2012

(it/fr)-Una lettura di Nazionalismo e Cultura, Rudolf Rocker


Nationalism and Culture, 1937, Los Angeles, Rocker Publications Committee. Il libro doveva uscire in tedesco, quando il nazismo prese il potere e l’esilio forzato di Rudolf Rocker portò il suo manoscritto fino agli Stati Uniti. Opera complessa e vasta, pubblicata per la prima volta in Italia nel 1960 in due volumi, tutte le referenze rinviano qui all’edizione italiana Nazionalismo e Cultura, Vol 1 e 2, Edizioni della Rivista Anarchismo, Catania 1977.

Come in tutte le opere vaste e dense, le tesi qui presenti sono molteplici e s’incastrano le une nelle altre. Io non pretendo qui sviluppare tutta la complessità dei soggetti trattati da Rocker, piuttosto tracciare il percorso di un filo che ho visto srotolarsi attraverso le sue pagine. È un percorso che passa dalla storia alla filosofia, sempre ancorato alla prospettiva anarchica propria alla sensibilità dell’autore. Proverò qui a sviluppare una prospettiva che emerge dal suo testo, seguendo lo sviluppo delle idee di Rocker. Non un riassunto parziale quindi, piuttosto una lettura.

Critica del materialismo storico

All’inizio della suo libro, Rocker espone chiaramente il punto di vista che adotterà per analizzare la questione al centro della sua tesi: i principi fondamentali del potere e il loro rapporto alla Storia.

Egli identifica le cause centrali dello sviluppo della Storia nei desideri e nelle volontà umane, nella volontà di potenza propria agli uomini. Sono in primo luogo le intenzioni, i propositi, le voglie e i fini umani che determinano gli eventi sociali; e le volontà umane, come tutte le idee di finalità, sono legate ad una questione di fede.

Rocker denuncia l’insufficienza del determinismo economico [materialismo storico] nella spiegazione dei fenomeni sociali. L’errore del materialismo scientifico sarebbe di mettere sullo stesso piano le cause dei fenomeni sociali e le cause degli eventi meccanicistici della natura. Trovando la spiegazione di tutti i fenomeni storici nelle condizioni di produzione economica, il materialismo storico dà alla storia un senso determinato. Le azioni e gli eventi sociali non seguono delle leggi scientifiche come i fenomeni naturali, che comunque condizionano gli uomini. Quando vediamo gli eventi storici come una sequenza necessaria, dice Rocker, sacrifichiamo il futuro al passato (p.26). Cosciente dell’importanza dei fattori economici e materiali nella possibilità delle azioni umane, il suo sguardo resta, ciò nonostante, critico del materialismo storico. Per Rocker, la volontà di potenza che nasce dagli individui e dai piccoli gruppi è di fatto la più potente forza costruttrice della storia (p.27).

È su questa base che Rocker si appoggia per chiarire i concetti di Nazionalismo e Cultura, che identifica come due emblemi dello sviluppo della società umana. Se il nazionalismo sintetizza effettivamente la nuova religione politica moderna, la cultura rappresenta per Rocker la forza dell’immaginazione e della diversità umane che, sole, possono far uscire l’umanità dalla schiavitù, dandogli la libertà.

Per capire che cos’è il Nazionalismo, Rocker percorre la genealogia dei principi di cui è composto, passando in rassegna gli autori che nella storia hanno contribuito a forgiare questo concetto.

Politica e religione

Tutto quello che è politico ha per Rocker le sue radici in concetti religiosi. La religione esplica il sentimento di dipendenza dell’uomo verso delle potenze superiori. La paura di Dio, che l’autore considera come il preliminare necessario alla sottomissione volontaria, costituisce il fondamento del sistema di dominio. La politica è sempre religione, poiché si poggia sulla coscienza religiosa degli uomini per esercitare il suo potere. Il potere dirige secondo un principio di autorità basato sull’immagine divina, che si tratti di Dio personificato, o di un altro spirito del tempo, questo principio d’autorità tende sempre ad essere assoluto, perché animato da una volontà di potenza che tende alla totalità. La condizione di esistenza di ogni sistema di potere è di separare il popolo dai detentori di privilegio, lasciando apparire la condizione sociale di ogni uomo, che determina chi è padrone e chi è schiavo, come cosa naturale, come ricevuta da Dio. Ogni politica di potere ha in effetti fino ad oggi avuto come obiettivo di incidere negli uomini la fede in un destino inevitabile, meccanico, santificato. L’accettazione di questo destino naturale (già presente in Platone e Aristotele) separa gli uomini in superiori ed inferiori: questo giustifica le divisioni sociali, (classi, caste, razze), e produce la fede nell’esistenza di razze e nazionalità superiori e di altre elette, condizione indispensabile al mantenimento dell’ordine e della sottomissione.

Il potere politico aspira all’uniformità, cercando di omologare tutte le forme di attività umana. Agisce in senso distruttivo, incastrando i fenomeni della vita sociale nel corpo unico delle leggi. Al contrario, la cultura si basa sulla diversità e la varietà delle attività umane, è fluttuante, non è mai stata creata dagli Stati o dai dominatori. La cultura nasce dal libero accordo tra gli uomini, dallo scambio; il potere è invece nelle mani di individui o piccoli gruppi. Ne risulta un’opposizione permanente tra potere e cultura, alla grandezza di uno, corrisponde la debolezza dell’altra (p.75).

Genealogia

Appoggiandosi tanto su eventi storici che sulla riflessione sulle idee di certi filosofi che hanno particolarmente marcato l’evoluzione politica e culturale dell’Europa e delle Americhe, Rocker rimonta alle radici dello Stato democratico moderno, sempre riflettendo al rapporto che si struttura tra “l’individuo” e la collettività, la comunità, le forme che prende la società, la gestione collettiva delle esigenze, ma anche dei desideri e delle volontà umane.

Machiavelli

Machiavelli, nel Principe, ha portato la ragione di Stato al di là di ogni questione etica. In politica non c’è posto per la morale: per quanto riguarda i problemi di gestione del potere, tutti i mezzi necessari sono giustificati. Il Rinascimento si presenta per Rocker come il primo momento rivoluzionario nella storia d’Europa, in cui la solidarietà della comunità è crollata sotto gli interessi economici divergenti tra individui e piccoli gruppi di individui.

Questo passaggio è rappresentativo per Rocker della dissoluzione della comunità che, quando è vera, si appoggia sul libero scambio e il libero accordo tra le genti, ma che crolla, davanti a qualsiasi forma di sovranità. Machiavelli avrebbe sintetizzato la nascita della fede nel grande uomo, l’uomo-padrone, l’individuo forte, l’eroe. È così che il popolo diviene folla, fedele all’uomo-padrone che solo crea il destino di tutti. Così Rocker svela la matrice comune dell’apparato di potere statale e dell’astratta idea di nazione. Machiavelli non ha dimenticato la religione, cosciente del suo ruolo essenziale nell’edificazione di ogni forma di sistema di potere. Egli, piuttosto, ha lavorato per elevare a forma divina le istituzioni dello Stato. La religione diviene qui un instrumentum regni.

La Riforma

Con la Riforma il potere papale si sgretola, così come l’unità europea dell’umanità cristiana, lasciando il posto alla separazione dell’Europa in più Nazioni. Se il protestantesimo ha aiutato a modo suo alla liberazione della coscienza degli uomini dal giogo della Chiesa, questo fu per metterlo sotto il giogo dello Stato. Ha infatti realizzato quello che Hegel chiamerà più tardi “conciliazione tra la religione e il diritto”, aiutando a traslare il principio di autorità dal campo religioso, a quello politico. Il diritto si trasforma così in una rivelazione divina, e il cesaro-papismo si sveglia con una nuova apparenza e una nuova vita.

Il rapporto tra l’uomo e la comunità resta la questione centrale dell’opera, così come le differenti forme di società che si modellano durante lo sviluppo storico dell’Europa. Gli uomini sono considerati come degli individui sottomessi a delle necessità maggiori, in dialogo costante con le tendenze differenti, varie ed imprevedibili di ogni individuo. La riflessione porta alle forme collettive di questa risposta, conducendo da una parte alla libera associazione, e dall’altra alla sovranità, la sottomissione, la dipendenza.

Hobbes

Hobbes trova l’essenza del contratto sociale nella paura. Paura degli altri che porta all’inesorabile potere di Stato. Per il filosofo inglese, lo Stato rappresenta la fine della guerra di tutti contro tutti, che permetterà di legare insieme gli uomini sotto le stesse leggi, tutte frutto della volontà di Stato, che è la sola vera legge. Poiché la volontà di Stato si identifica alla coscienza pubblica, più importante di tutte coscienze private. Per Hobbes, la fede nello Stato è religione, fede nel suo potere di dirigere il destino degli uomini nel buon senso: si tratta di una stessa forma di sovranità, che implica la sottomissione degli uomini e dei loro obiettivi alla ragione di Stato.

Seguendo lo sviluppo del pensiero di Rocker, che non ritiene sufficienti le ragioni economiche per giustificare formazione degli Stati come di ogni altro fenomeno storico, è interessante cogliere la natura dello Stato, e come la sua venuta sia legata all’adesione volontaria e, infine, alla volontà se non si tutti gli individui, per lo meno delle folle.

Seppur, i pericoli di una tale sottomissione erano già stati sottolineati dell’altra parte dell’oceano. Thomas Paine aveva già parlato della società come frutto dei bisogni degli uomini, e aveva messo in guardia contro i pericoli della tirannia della maggioranza; e Godwin aveva già riflettuto al problema centrale della società, essendo nell’essenza stessa dello Stato, e non in alcuna sua forma particolare.

Liberalismo e democrazia

Rocker pone un’opposizione netta tra il pensiero liberale e la democrazia. Nel liberalismo, secondo lui, l’individuo resta centrale e il contesto sociale dovrebbe promuovere al meglio lo sviluppo naturale delle differenti personalità umane. Il liberalismo si basa sulla vecchia saggezza di Protagora, per cui “l’uomo è la misura di tutte le cose” (p.147). Vista così, la società è un processo organico che risulta dalle necessità umane, e si basa sulle libere associazioni tra gli uomini, tendenti al loro migliore sviluppo, ma che perdono il loro ruolo nel momento stesso in cui raggiungono il loro obiettivo. Il punto di partenza è l’uomo, e i mezzi che lui si dà per vivere meglio da lui discendono e a lui ritornano.

Lo spirito della democrazia è invece uno spirito collettivo, il popolo, la comunità. Qui, l’uomo non è che una parte del gruppo, sia la comunità del popolo o della nazione. Una volontà è formalizzata, un modo di essere cui bisogna adattarsi, la volontà comune (o della nazione). L’individuo è sacrificato al cittadino, la ragione individuale alla volontà generale (p.162). L’uomo diviene così una macchina da regolare, da formattare a dovere, una macchina tenuta ad assolvere il ruolo assegnatole dalla volontà comune: adattarsi, così da divenire un cittadino modello.

Rousseau, la Rivoluzione Francese

Opponendo la volontà generale fondata sul contratto sociale, concetto ispirato dal radicalismo politico inglese, all’assolutismo del monarca, le idee di Rousseau hanno contribuito all’abbattimento del vecchio sistema di monarchia assoluta. Ma, Rocker dice, dimentichiamo spesso che le sue idee sono state egualmente profetiche della nuova religione politica che fonda l’idea moderna e astratta di Stato (p.148).

La volontà comune per Rousseau emerge direttamente dal contratto sociale, e porta allo Stato. Questa volontà è sempre giusta in sé, indipendentemente dalle differenti volontà individuali, infallibile perché basata sempre sul bene collettivo (p.149). La volontà generale è il fondamento della nuova forma di dominazione. Alla sovranità del re si sostituisce quella del popolo, basata sulla volontà generale. Nel Contratto Sociale, Rousseau aveva opposto la sovranità del popolo a quella del re, identificando così l’ideale democratico in opposizione all’ancien regime, e donandogli così un soffio di libertà.

Nell’ideale giacobino di libertà, troviamo la libertà di fare derivare tutte le volontà personali dalla volontà di Stato; è la libertà di fare ciò che lo Stato decide, la libertà di obbedire alle leggi. In quanto la legge è divenuta l’immagine santa della nazione (p.155). Ma se la nazione incorpora la volontà generale per natura lei deve essere una e indivisibile (p.162), e Rocker mostra come con la Rivoluzione Francese si compia questa transizione.

Se con la rivoluzione era stato abbattuto il vecchio sistema di dominio, era contemporaneamente stato rinforzato l’ideale del potere e il principio autoritario, legandoli ad un nuovo dogma. La sovranità nazionale dona nuova efficacia al principio di potere, in quanto ella rende ogni cittadino portatore della sua volontà, anche quando gli impedisce di interpretarla secondo il suo intelletto (p.162). L’assemblea popolare è il corpo della nuova fede nella volontà generale. In nome della nazione Robespierre, Saint Just, Bonaparte. La gloria della patria è proclamata, la nazione santificata (p.163).

La religione dello Stato democratico è nata, il moderno nazionalismo. Ogni opposizione alla nazione è un peccato contro la volontà comune e deve essere punito, per Saint Just, con il ferro. La ghigliottina resta strumento essenziale per governare.

Il pensiero di Rousseau si terminava con la completa fusione dell’uomo nelle necessità di un ideale non meno metafisico di una divinità: la nazione. Ma questa nuova religione politica cerca di modellare ogni essere umano con la stessa forma, lo trasforma in una macchina da dirigere, in nome dell’eguaglianza, ha elevato in principio il conformismo (p.165). Ogni forma di creatività è soffocata, la volontà comune vuole l’unità della Grande Nazione, e la sua grandezza è basata sull’obbedienza e l’uniformità dei cittadini, innamorati delle loro patrie, liberi di sacrificarsi sull’altare della nuova religione politica di Stato, il nazionalismo.

Hegel

La filosofia della storia di Hegel ha contribuito a santificare la direzione meccanica del destino degli uomini. Per Hegel, la storia degli uomini non è che il processo di presa di coscienza di sé dello Spirito del mondo. Spirito che dona ad ogni popolo un suo ruolo storico da svolgere, e che determina così le cause obbligatorie dello sviluppo dei fenomeni (p.179). Così Hegel ha consolidato la teoria di una missione storica e necessaria degli uomini, al quale lo Spirito del mondo ha dato un certo ruolo. Lo Stato è per lui la realtà dell’idea morale, e contribuisce così alla sua deificazione.

Per Hegel lo Stato è come Dio in terra, e così ha contribuito alla formazione di una fede nell’ideale statale, in nulla differente dagli altri fenomeni religiosi provati altrove verso delle divinità più o meno sacre e lontane. Lo Stato diventa l’organizzazione di una Chiesa politica, che fonda il suo credo sulla fede nella nazione, la coscienza nazionale essendo un credo religioso quanto il cattolicesimo o il protestantesimo. È lo Stato che crea la nazione, con la formazione di un concetto volontario, addomestica gli uomini con un vero e proprio allenamento (p.185), separando così l’unità del genere umano, strutturando delle differenze fittizie, alimentate da interessi particolari.

Non bisogna dimenticare, dice Rocker, che dietro la coscienza nazionale abbiamo l’espressione di quelli che possono formulare questa volontà collettiva, e che infine non è altro che una fede propagata da considerazioni di potere politico.

Nazionalismo - Stato - Fascismo

Come ogni sistema di potere, anche il nazionalismo tende a uniformare tutte le differenze umane. Si basa, come abbiamo detto, sull’attaccamento al suolo nativo. Ma Rocker ci fa riflettere sulla differenza essenziale che esiste tra la coscienza nazionale da una parte, e l’amore per il proprio paese, dall’altra. Come ogni potere, questa (la coscienza nazionale) cerca di uniformare la moltitudine delle varietà e dei sentimenti degli uomini, il loro amore per casa, in uno stesso colore e tonalità, tali sentimenti devono infatti essere livellati e appiattiti, inseriti in una stessa forma unica e prescritta.

Lo Stato diventa così un fine in sé, e l’attività degli uomini deve essere canalizzata per cercare la sua grandezza. L’uomo è così assorbito integralmente nei meccanismi del potere. È così che comprendiamo come, secondo Rocker, opera il fascismo moderno, movimento religioso di massa sotto forma politica: ha stabilito un nuovo vangelo per l’uomo, che viva per lo Stato.

Lo Stato nella sua forma suprema è un fine in sé, con le sue radici nell’unione tra legge, nazionalità e religione (p.205). E anche i nuovi partiti operai, che hanno cercato poco a poco di conquistare il potere politico per realizzare il socialismo, si sono infine convertiti alla macchina statale, e inoltre, hanno contribuito a restituirgli equilibrio e potenza. Si è trattato di una lenta assimilazione delle teorie socialiste nello Stato borghese (p.217). In quanto, ripete ancora Rocker, non è la forma del sistema di potere ad essere sbagliata, ma il potere, in sé, sotto qualsiasi forma si eserciti, è ontologicamente oppressore. Nel momento in cui si approfondisce il sentimento di dipendenza dell’uomo, come ogni principio religioso fa, si opprime la potenziale creatività umana, la sua cultura. Ogni dipendenza accettata, santificata da una volontà meccanica che glorifica e determina il nostro destino, conduce inesorabilmente ad un sistema di schiavitù. Per questo Rocker parla di un’opposizione essenziale tra nazionalismo, come ogni forma di potere, e cultura. Perché il potere cerca di omologare e determinare delle forme d’essere e di condotta degli uomini, mentre la cultura è forza creatrice, dona all’uomo coscienza delle sue voglie, rende l’uomo costruttore del proprio destino, approfondisce il sentimento di comunione con gli altri dal quale nasce tutto ciò che è grande (p.235).

Analisi : uomo- macchina, nazionalismo - cultura

Rocker riflette sul rapporto tra gli uomini, nella storia. Oppone la cultura da una parte, e ogni sistema di potere dall’altra, l’una essendo fondamentalmente l’opposto dell’altro; l’una germogliando dai differenti, vari e imprevedibili interventi dell’uomo nel corso dei fenomeni naturali, per essenza anarchica; l’altro, ogni sistema di potere, provocando sempre dipendenza, schiavitù.

Ogni volta che un’astrazione è fatta tra la carne dell’uomo e la sua immagine astratta, l’umanità con i suoi desideri, voglie e volontà è perduta, per lasciare posto alla macchina, al calcolo astratto che dovrebbe formattare i suoi comportamenti. L’individuo è sacrificato al cittadino, la libertà cede il posto all’obbedienza, l’immaginazione all’omologazione, l’uomo si liquefà in folla.

Chiamiamo repressione ogni tentativo di forzare i comportamenti umani nella stessa griglia. Quando i desideri devono essere gli stessi, le volontà personali catturate nelle maglie della volontà collettiva, una e santa. È la dittatura dell’uniforme, la sua arma la legge, il potere della sua parola tagliente come lama di ghigliottina, freddo come le sbarre di una prigione. Come dice Rocker, sono i desideri e le volontà umane, la sua volontà di potenza, che animano la storia degli uomini. Egli sottolinea il rapporto diretto esistente tra questi desideri e la fede religiosa, sentimento d’irrazionale dipendenza verso un’entità superiore che determina il nostro destino, la nostra condizione presente, il nostro avvenire, i nostri comportamenti. L’individuo è sempre sacrificato, poco importa se lo sacrifichiamo in nome di dio, della volontà generale, della nazione, della classe o dello Stato. La condizione d’appartenenza ad un’entità superiore, la comunità, il gruppo o la nazione, privano già l’uomo della sua libertà. La distinzione tra governo fascista e democrazia diviene quindi un fittizio gioco di parole. Le forme di questi sistemi incatenano nello stesso modo gli uomini in un sistema di dominazione dove la fede nel bene collettivo deve sempre primeggiare sulla volontà individuale, oppressa e soffocata. La povertà culturale provoca poi la paura, la volontà di seguire, di nascondersi dietro una personalità superiore, mitica e santificata, che permette di ignorare tutte le ingiustizie compiute in nome di questa stessa entità superiore. La guerra tra le comunità e le nazioni schiaccia la solidarietà tra gli uomini.

Il rapporto che si stabilisce tra gli uomini e la comunità, che sacrifica l’individuo in nome della volontà collettiva, è carne della stessa consistenza, sistema di potere tendente all’assoluto, che uniforma gli uomini a sua immagine. Ogni forma di potere che tende a dirigere le volontà e i desideri umani e ad orientare le sue azioni è totalizzante, ed è nella logica propria dello Stato totalitario di assorbire nel suo campo ogni attività sociale.

Allora non è più questione di fascismo storico, fascismo dell’anima, neofascismo, o democrazia. La matrice è una, lo stesso principio di dominazione e di oppressione discende dalla sua sola presenza. La forma della sua espressione non è che il prodotto di un’epoca, che, come ogni evento, è comprensibile solamente nella sua interdipendenza con gli altri. E gli eventi come le culture e le idee non conoscono barriere nazionali né statali, ma seguono il ritmo dell’aria che tutta l’umanità respira.

alaluska@riseup.net


http://www.non-fides.fr/?Una-lettura-di-Nazionalismo-e


--French version
http://www.non-fides.fr/?Une-lecture-de-Nationalisme-et

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