mercoledì 30 novembre 2011

(it/en)-[Italia] “Frammento”- Proposta: l’antigiuridismo anarchico-amorale


Un frammento “primo” è stato posto nella decostruzione del processo penale, e dell’apparato complessivo del mostro-morale e secolare della giustizia e del “logico” uso del giudizio, in cui ci introduciamo nella “dissoluzione” di ogni legge borghese, che riflette e proietta la sua “ombra” di annullamento dell’individuo e consegna una risoluzione di specificazione dello spinoso e arduo sentiero dell’antigiuridismo. La strada è in salita.

Un secondo frammento andrà a toccate i cavilli burocratici usati in quelli che sono i diritti che si ottengono con le clausole procedurali firmate, per la “certezza” della pena, ma questo in un secondo momento.

Ora era tempo di uscire allo scoperto senza più la paura insita, nell’intromissione di “voci” che vogliono salvare, ma che hanno un effetto nell’inganno della redenzione o specificatamente nella “resipiscenza”.

L’essenza tramuta il “vivere” la repressione sotto una luce chiaroscura che rende la vista (con il “pensiero” che guarda), miope e dai contorni dal doppio effetto.

Dissimulare l’atto di una negazione sottintende a un cedere e franare ai ripetuti tentativi, dati dal mondo dei “normali, nel ritornare nelle insidiose mani della logica-compromesso.

In questo si estrinseca la valutazione degli effetti-segni di note distintive: In una scelta che parte dall’individuo e torna all’individuo.

L’anarco-nichilismo/antisociale imprime forza alle mie parole che sono anche le mie “cattive passioni”. La condivisione rifiuta ogni giudizio morale.

Il testo sono “me stesso” irriproducibile in quanto singolo, ma da fare “proprio” nella condivisione, in quanto “unione”.

Nel “mezzo”, che anche un “fine”: una “proposta” in una correlazione di testi che andranno a formare una pubblicazione in ambito antigiuridico che sarà editata dalle Ed.Cerbero.*

“L’individuo in rivolta aspira a diventare senza legge.”
—Max Stirner

La vita brucia come una candela.1 L’esplicazione di un eresia, che da immaginativa diventa evidenza, esplora e analizza l’esplicito: In un mondo disarmonico e nella distruzione necessaria, nella ricerca di un disequilibrio in spazi remoti…

La “Frattura morale” si dissolve nell’indefinibile e l’inesplicabile (non essendo appreso da un linguaggio comune) e comporta ad ogni passo, un nuovo “conflitto”: impulso. Passione violenta.

Il principio a-morale si innalza in un riflesso di istinti e di impulsi, in una forza che deve essere consumata fino a renderla “nulla”, dal “nulla” da cui proviene.

“Il nichilista è colui che, del mondo qual è, giudica che non dovrebbe essere e, del mondo quale dovrebbe essere, giudica che non esiste.”2

Condannato dalle leggi dell’“uomo” (devoto dell’utilitarismo), lo spirito libero-l’anarco nichilista, è legato a un esigua comunità, con un “filo” comune: l’informale “accadere” degli eventi.

“Spirito è la prima conoscenza di se stessi, la prima sdivinizzazione del divino, e cioè di quella forza ostile di quel fantasma, di quella “potenza” superiore.”3

Rifiuta la massa ed estirpa la concezione di classe, e la struttura che la supporta: “il diritto della società”. L’Irrilevante determina le pulsioni vitali del cittadino “automa del dovere”, e lo concretizza in una demolizione radicale del soggetto-individuo: in una “fede” (con il principio dell’obbedienza), in cui la “ragione” pretende il significato assoluto delle cose.

“Quanti esseri hanno attraversato la vita senza mia svegliarsi!
E quanti altri, si sono accorti che stavano vivendo
solo per il monotono tic-tac degli orologi.”
—Emile Henry, “Colpo su colpo”

La sistematicità della logica e dell’ordine, e le regole comportamentali, affermano il loro ruolo del “definito” in un mondo dominato dal sacro ordinamento delle leggi.

Ma lo spirito libero avanza e oltrepassa: Il caos e la caoticità degli eventi, mutano e ci prendono con sé, in una tracotante condivisione di intenti, in modo pregnante, come in un atto distruttivo che brucia i “codici della società”.

L’esperienza del caos distruttore, si distingue nella sua unicità e instabilità, e nel perdersi di ogni forma definita, in un flusso incessante della vita, che anche è sempre morte.

L’incipit anarco-nichilista “frantuma” la struttura complessiva dei valori e la presunta univocità delle cose, che si disgregano in un “mondo apparente”, e nell’avventarsi contro ciò che si “vede”, contro ciò chi si incarna negli uomini.

“Abbiamo eliminato il mondo vero:
Quale Mondo è rimasto?
Forse quello apparente? Ma no!
Con il mondo vero abbiamo eliminato
anche quello apparente.”4

Nel parlare la lingua del nostro nemico, ci allineiamo ai suoi concetti: Nella logica sistematica degli articoli di legge, la “giustizia” esige un bisogno morale, per giudicare la validità del “diritto”al giudizio, che è inalienabile dalla (società-ordine).

“La custodia cautelare appare proporzionata all’entità
del fatto e alla sanzione che si ritiene possa essere irrogata.”

Il diritto-dovere determina la proporzione della pena irrogata in base al giudizio.

Ne determina l’andamento in (base) all’oscillazione del reato che in materia legale-giuridica, presuppone la condanna da scontare, secondo il modello prescritto dall’ordine costituito.

Il giudice terreno diventa il giudice eterno, la cui legge e i comandamenti sono il punto nodale del “castigo”.

La “maschera del diritto” si frappone tra una scelta di rivolta (e negazione di una “maschera” giuridica), e l’accettazione di questo “diritto”, in armonia con un “mondo circoscritto”, relegando nell’impersonale l’individuo, che si trasforma in una forma morta, in una vita-non vita.

Il “Limite invalicabile” diviene l’adesione all’ordine-ordinario delle cose e del calcolo del prevedibile. L’appartenenza all’“Indugio”, ha un ruolo di regolamentazione che è principio-riflesso di “riconciliazione”. La cementificazione del rispetto amicale si trasforma in un vincolo consacrato, e tramuta l’affetto in affezione. Il divario tra il libero arbitrio e un’imposizione (del ruolo amicale) è la conseguenza logica del “riadattamento”.

“L’avvocato è l’interprete ed il mediatore tra le leggi e il cittadino e nel suo svolgimento del suo mandato, aiuta a comprendere le situazioni dal punto di vista giuridico, e individua la strada più celere e meno dispendiosa per la tutela di un diritto.”

“Ne parlo con l’avvocato. Un aiuto per tutelare i propri diritti e saper riconoscere quelli degli altri.”

L’individuo cade nella contraddizione (la falsificazione di ciò che accade) ed entra in un principio logico della “ragione”.

Chi “interpreta” (la difesa legale) questo “diritto-dovere” si (frappone) tra l’imputato e chi imputa, e svolge il suo ruolo “mediando”.

Subordina l’individuo-imputato alla propria visione di mediazione che gli dà il diritto, nel “diritto” al difendere.

Nell’interpretazione-”fede” della dottrina giuridica, la scelta di una “strada più celere” rende i contorni dell’esistenza, come in un sogno in cui la “cella” è lo sfondo inevitabile della vita quotidiana.

Il processo di trasformazione è collocato tra l’ordine e il disordine (la fusione del caos con l’esistenza). Annientando il “primo”, questo processo oltrepassa l’adattamento alle necessità della comunità umana (nella riconciliazione), laddove lo spirito libero, ricerca questo disordine attraverso le pulsioni vitali, e spezza e travalica gli argini di una civiltà edificata sull’”apparenza”, e rifiuta di farsi “giudicare”.

La negazione comporta la capacità di guardare oltre l’apparenza (il deducibile) e si antepone alla rete di codici-cavilli che rivestono l’intera struttura della società ordine.

L’antigiuridismo anarchico-amorale, imprime un segno di decodificazione nei criteri e la disciplina di un mero strumento di adattabilità alla dottrina giuridica (da e in cui il “confortante” diventa “conformità”) e lo sradica alla radice: L’indefinito di conseguenza diventa il “rischio” dell’ignoto.

Nell’infrangere i codici della società-ordine, ci sporgiamo e ci esponiamo, attraverso la negazione dei valori assoluti e, nello spingerci fino alla radice di questa “negazione”, avanziamo in un continuo rinnovamento e superamento dei propri limiti, in un universo dominato dalla “logica”, controparte di “volontà”.

L’Antigiuridismo anarchico-amorale, negando l’esistenza di un “diritto”, spezza con la logica consequenziale, e frantuma nella “negazione” ogni interpretazione “logica” dell’essere giudicato in un identità delle cose.

L’Antigiuridismo anarchico-amorale si completa nella negazione di ogni “difesa legale” e sradica ogni opportunismo di facciata e “destabilizzando”, rende noti e concreti i contorni dell’irreparabile in un mondo che non ci appartiene.

In una rottura data dalle infinite possibilità di rivolta, vanifichiamo il labirinto di divieti, e negandoli non li riconosciamo, e ci poniamo ai “margini della società”.

Federico Buono
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1 Max Striner da “L’Unico e la sua proprietà”: “Ma come si sfrutta la vita? Consumandola come una candela, che si sfrutta bruciandola, si sfrutta la vita e con ciò se stesso, il vivente consumandolo e la vita e se stesso, godimento della vita e consumo della vita.”
2 Ibidem
3 F.Nietzche “Il Crepuscolo degli idoli”
4 F.Nietzche “Il Crepuscolo degli idoli”
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* Edizioni Cerbero, Libreria Anomalia, Centro di Documentazione Anarchica, Via dei Campani 71/73 – 00185 Roma

http://it.contrainfo.espiv.net/2011/11/30/italia-%E2%80%9Cframmento%E2%80%9D/#more-2048


(en) Federico Buono – Fragment

from culmine.noblogs.org

translated by cenere(at)inventati.org

A “first” fragment has been placed in the deconstruction of criminal trial, overall apparatus of secular moral-monster of justice and “logical” use of judgment, in which we introduce into the “dissolution” of any bourgeois law, that reflects and projects her “shadow” of cancellation of individual, also she delivers a resolution of the thorny specification and arduous path of antigiuridism. The path is hard to follow. A second fragment will speak about burocratical quibbles used in the rights obtained by procedural signed clauses, for the “certainty” of punishment, but this will happen in a second time. Now is the time to go out of the closet with no more implicit fear, in intrusion of “voices” who want to save, but they have the effect in the deception of the redemption or specifically in “repentance”. The essence turns “the living” repression under a light shading which transformes the sight (with the “thought” that looks) in a myopic and double-edged effect sight. Hiding the act of a denial implies a surrender and collapse to the repeated attempts, given by the world of the “normals”, in returning to the insidious hands of logic-compromise.

In this is expressed the evaluation of effects-signs of distinctive notes. In a choice that starts from the individual and returns to individual.

The Anarcho-nihilism/antisocial imprints strenght to my own words that are my “evil passions” too.

The condivision rejects very moral judgment.

The text coincides with “who I am” because I am irreproducible as an individual, that’s must be done “properly” into the condivision, as “union”.

In the “mean” there’s a “purpose” too : a “proposal” about a correlation of texts that will form an antigiuridic publication which will be edited by Edizioni Cerbero.



“The individual in rebellion aspires to become lawless” (Max Stirner)



Life burns like a candel1. The explanation of a heresy, that from imaginative becomes evidence, explores and analyzes the explicit : In a discordant world and necessary destruction, in search of an imbalance in the remote areas…



The “moral fracture” dissolves herself into the indefinable and inexplicable (not being learned by a common language) and involves at each step a new “conflicy” : impulse. Violent passion.



The a-moral principle rises in a reflection of instincts and impulses, into a force that must be consumed until it becomes “nothing”, from the “nothing” from which it comes.



“The nihilist is the one who, about the world as it is, judges should not be and, about the world as it should be, judges that no exist2.



Condamned by the “human” laws (devoted to utilitarianism), the free spirit-the anarcho-nihilist, is tied to a small community, with a common “thread” : the informal “happening” of the events.



“Spirit is the first knowledge of oneself, the first antidivinization of devine, namely of thathostile force of that ghost, of that superior “power”3.



Reject the mass and eradicate the concept of class, and the structure that supports her : “the right of society”. The insignificant determines the vital impulses of citizen “automaton of duty”, and concretes him in a radical demolition of the subject-individual : into a “faith” (with the principle of obedience), in which the “reason” pretends the absolute meaning of things.



“How many human beings have gone through life without ever waking up! And how many others realized that they were lliving only for the monotonous tick of clocks.” Emile Henry da “Colpo su colpo”.



The systematicity of logic and order, and the behavioral rules, affirm their role of the “definite” in a world dominated by the sacred order of the laws.



But the free spirit advances and goes beyond.



Chaos and chaotic of events change and take us with them, in a arrogant sharing of intentions, with pregnancy, like in a destructive act that burns the “codes of society”.



The experience of destroyer caos stands out in its uniqueness, instability and in the losing of every defined form, in an incessant flow of life, that always it’s death too.



The anarcho-nihilist incipit “crushes” the overall structure of values and the alleged uniqueness of things, which break up into an “apparent world”, and in the advent against what we can “see”, against what is embodied in men.



“We have eliminated the real world : What world has remained? Perhaps the apparent one? But no! With the real word we have eliminated the apparent one too.”4



Speaking the enemy’s language, we align to its concepts:



In the systematic logic of articles of law, the “justice” requires a moral need, to judge the validity of the “right” to judgment, which is inalienable from (society-order).



“Pre-trial detention is proportionate to the size of the fact and to the penalty that you think may be imposed”.



The right-duty determines the proportion of penalty imposed according to judgment.



It determines the course of the offence according to its fluctuations in the legal-juridical matter, also assumes the sentence to be served, according the model prescribed by the established order.



The mundane judge becomes the eternal judge, his law and commandments are the nodal point of “punishment”.



The “mask of the right” stands between a choice of revolt (and denial of a juridical “mask”) and the acceptance of this “right”, in armony with a “limited world”, relegating the individual into impersonal, that transforms himself in a dead form, a life-non life.



The “insuperable limit” becomes the adhesion of the order-ordinary of things and calculation of the expected.



The belonging to the “delay” has a role of regulation which is principle-reflection of “reconciliation”.



The cementation of the respect between friends is transformed in a devoted bond, and turns attachment in affection.



The gap between free will and imposition (of the friendship’s role) is the logical conseguence of “readaptation”.



“The lawyer is the interpreter and mediator between laws and citizen, and in the performance of its mandate helps to understand the situations from a legal point of view, also he finds the shortest way and less expensive for the protection of a right.”

“I speak with the lawyer. An help to protect their rights and to recognize those of others.”



The individual falls in the contraddiction (the falsification of what happened) and enters in the logical principle of the “reason”.



Who “interprets” (the legal defence) this “right-duty” stands between the accused and who imputes, and “mediating” does his job.



He subordinates the individual-defendant to his own vision of mediation that gives to him the right, the “right” to defend.



In the interpretation-”faith” of the legal doctrine, the choice of a “shortest way” makes the boundaries of existence like a dream where the “cell” is the inevitable background of daily life.



The process of transformation is collocated between order and disorder (the fusion of chaos with existence). Annihilating the “first”, this process goes beyond the adaptation to the necessity of human community (in the reconciliation), where the free spirit seeks this disorder through vital impulses, and breaks and crosses the banks of a civilization built on “appearance”, and refuses to be judged.



The denial involves the capacity to look beyond appearance (the deductible) and is preferred to the net of codes-quibbles that cover the entire structure of the society order.



The anarchist-amoral antigiuridism imprints a sign of decoding in the criteria and discipline of a mere tool of adaptability to the legal doctrine (from and in which the “comforting” becomes “conformity”) and uproots his base:



The indefinable accordingly becomes the “risk” of the unknown.



Violating the codes of the society-order, we stick out and expose ourservels through the denial of absolute values and, pushing us to the base of this denial, we move in a continouous renewal and overcoming of own limits, in a universe dominated by the “logic”, counterpart of the “will”.



The anarchist-amoral antigiuridism, denying the existence of a “right”, breaks with the consequential logic, and in denial crushes every “logical” interpretation of being judged in a identity of the things.



The anarchist-amoral antigiuridism completes itself into the denial of every “legal defence” and uproots every opportunism, and destabilizing shows the boundaries of the irreparable in a world that does not belong to us.



In a break given by the endless possibilities, we nullify the labyrinth of prohibitions, and denying them we don’t recognize them, and we place ourselves at the “margins of society”.

________________________

1Max Stirner, “The Ego and Its Own” “But how does one use life? In using it up, like the candle, which one uses in burning it up. One uses life, and consequently himself the living one, in consumingit and himself. Enjoyment of lifeis using life up.

2Ibidem.

3F. Nietzsche “Twilight of the idols”

4F. Nietzsche “Twilight of the idols”


http://culmine.noblogs.org/?p=11942#more-11942

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