lunedì 25 luglio 2011
(es/it) Mónika Caballero en solidaridad con lxs compañerxs de la CCF, del primer juicio en el “caso halandri” y con Silvia, Costa y Billy.
A la espera del comienzo del juicio del mediático espectáculo político-jurídico-policial llamado “caso bombas”, rompo la quietud del arresto domiciliario para enviar un fraterno saludo a lxs compañerxs de la o.r.cc.f. que el día de ayer se dio por termino al primer juicio. Las medidas ejemplificadoras y de venganza por parte de los poderosxs se hicieron ver en el territorio dominado por el estado griego.
Puede parecer una pésima estrategia para alguien que está arriesgando una pena de 20 años de prisión (acusada de participar en una inexistente asociación ilícita terrorista y la colocación de artefactos explosivos) solidarizar con personas que se declaran culpables pero no me interesa entrar en la lógica de lxs opresores y mirar impávida como encarcelan a guerrerxs que ese enfrentan a esta sociedad y pasaron convencidos a la acción atacando . La solidaridad con quienes han pasado a la ofensiva siempre ha sido criticada por seudorevolucionarios que ven las practicas antiautoritarias como una bonita moda de juventud, pero cuando la guerra acarrea altos costos se hacen a un lado y son meros espectadorxs de una batalla que no les dio los ovarios ni cojones para seguir, tampoco se trata de hacer una inmolación grupal o entregarnos en bandeja al enenemigx, pero ¿que pasaría si no se hacen gestos solidarios con quienes han sido golpeados por el capital? ¿es menos peligroso apoyar solo a quienes son juridicamente inocentes? , soy anarquista y no me interesan las leyes de la sociedad. La solidaridad no es solo una palabra rimbombante de comunicados, es practica material y concreta.
Sin importar en donde se encuentre un antiautoritarix enjauladx no puede sentirse solx. Mañana ya puede ser tarde….
Para ustedes apresadxs del “caso Halandri”;
Leo sus comunicados y declaraciones muchas de sus letras las hago mías y las guardo como un hermoso tesoro, sin siquiera en ocasión alguna haber intercambiado palabra los llamo compañerxs y sus largas condenas me calan hasta los huesos.
La hegemonía del poder usa (usará)las mismas estrategias, el proceso que se está llevando en este lugar del mundo es una mala copia de otros procesos, el de ustedes será un modelo a seguir para muchísimos gobiernos es como “la gran victoria antiterrorista” pero estas ideas están desde que existe la mas bella desobediencia, no se derrotan es mas se fortalecen en otrxs que las llevan tatuadas en el pecho. Imagino la cara de gozo de los carceleros al ver los cuerpos de tan dignas personas tras los barrotes, la ira y el asco me embriagan al tan solo intentar ponerme en su lugar. La cárcel, la muerte y la fuga están dentro del ADN de lxs irreductibles, son los costos de morder las cadenas.
Las murallas y las fronteras nos separan las ideas nos unen.
Un mínimo gesto….espero que les robe una sonrisa en estos duros momentos.
Aprovecho la ocasión para enviar un abrazo solidario a Silvia, Costa y Billy
Les regalo un poema de Sandra Trafilaf , prisionera política de dictadura militar de Pinochet escrito en 1984 aproximadamente
“Rejas y puertas metálicas
rondan este submundo
intentando aprisionar nuestra alegría de vivir
y amar
las cartas de mis camaradas
revolotean
en este improvisado escritorio
gritos y voces a lo lejos
confundiéndose con sus palabras
recuerdos confusos, oscuros
de ráfagas asesinas
y sin embargo
aún permanezco impregnándome de luchas
y victorias.
No estoy sola”
Mónika Caballero
Anarquista en espera de juicio
Pd: Agracesco a cada individuo y/o colectividad que difunde cada comunicado y hace posible la interaccion con lxs compañerxs
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Mónika Caballero in solidarietà con i compagni della CCF e con Billy, Silvia e Costa
In attesa dell’inizio dello spettacolo mediatico politico-giuridico-poliziesco chiamato “caso bombas”, spezzo la quiete degli arresti domiciliari per inviare un saluto fraterno ai compagni della o.r.cc.f. che ieri hanno visto concluso il loro primo processo. Le misure esemplari e vendicative da parte dei potenti si sono fatte vedere nel territorio denominato dallo stato greco.
Può sembrare una pessima strategia, da parte di chi sta rischiando una condanna a 20 anni di carcere (accusata di partecipazione ad una inesistente associazione illecita terrorista ed il collocamento di ordigni esplosivi), solidarizzare con persone che si dichiarano colpevoli, ma a me non interessa entrare nella logica degli oppressori ed osservare impavida come imprigionano i guerrieri che si scontrano con questa società e che attaccando sono passati convinti all’azione. La solidarietà verso coloro che sono passati all’offensiva è sempre stata criticata degli pseudorivoluzionari che vedono le pratiche antiautoritarie come una buona moda giovanile, ma quando la guerra comporta alti costi si fanno da parte e divengono dei meri spettatori di una battaglia della quale non hanno ovaie né palle per continuare, non si tratta nemmeno di fare una immolazione di gruppo o di consegnarci facilmente al nemico.
Ma cosa accadrebbe se non si fanno azioni solidali verso coloro che sono stati colpiti dal capitale? E’ meno pericoloso sostenere quelli che sono giuridicamente innocenti? Sono anarchica e non mi interessano le leggi della società. La solidarietà non è solo una rimbombante parola da comunicati, è pratica materiale e concreta.
Senza interessarsi dove si trovi, un antiautoritario in gabbia non può sentirsi solo. Domani potrebbe esser già tardi…
Per voi prigionieri del “caso Halandri”:
leggo i vostri comunicati e dichiarazioni, molte delle vostre parole le faccio mie e le conservo con un bel tesoro, senza aver mai avuto l’occasione di scambiare una parola con voi vi chiamo compagni e compagne e le vostre pesanti condanne le sento tutte fino alle ossa.
L’egemonia del potere usa (userà) le stesse strategie, il processo che si sta conducendo in questo luogo del mondo è una brutta copia di altri processi, il vostro processo sarà un modello da seguire per moltissimi governi, sarà come ” la grande vittoria antiterrorista”. Ma tutto ciò accade dove c’è la disobbedienza più bella. Le idee non si sconfiggono, anzi si rafforzano in altri che le portano tatuate nel petto. Immagino la faccia da goduria dei carcerieri nel vedere i corpi di persone così degne dietro le sbarre, l’ira e lo schifo mi inebriano al solo tentativo di stare al vostro posto. Il carcere, la morte e la fuga sono nel DNA degli irriducibili, sono i costi per aver morso le catene.
Le muraglie e le frontiere ci separano, le idee ci uniscono.
Un minimo gesto….spero che vi strappi un sorriso in questi duri momenti.
Approfitto dell’occasione per inviare un abbraccio solidale a Silvia, Costa e Billy
Vi regalo una poesia di Sandra Trafilaf, prigioniera politica della dittatura militare di Pinochet, scritta verso il 1984.
“Cancelli e porte metalliche
circondano questo sottomondo
cercando d’imprigionare la nostra gioia di vivere
e di amare
le lettere dei miei compagni
svolazzano
in questa scrivania improvvisata
grida e voci da lontano
si confondono con le loro parole
ricordi confusi, oscuri
di raffiche assassine
e tuttavia
mi impregno ancora di lotte
e di vittorie.
Non sono sola”
Mónika Caballero
Anarchica in attesa di giudizio
Ps: Ringrazio ciascun individuo e/o collettività che diffonde ogni comunicato e rende possibile l’interazione con compagni e compagne.
http://culmine.noblogs.org/
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