mercoledì 29 febbraio 2012

Colonna blindati su A32 direzione Chianocco


da Radio Blackout 105.25 fm

Colonna di una ventina di mezzi degli sbirri sulla Torino-Bardonecchia direzione Susa, hanno già superato l'uscita obbligata di Avigliana.
Wednesday 29 February, 2012 17:06


radioblackout.org/streaming

Italo Bocchino intervistato


'non possiamo star dietro a 4 scalmanati che vanno ad addaccarsi ai fili della luce'

--questa mattina 29.02.2012 intervistato alla trasmissione televisiva RAI 3 Agora'

PASSERA: I LAVORI VADANO AVANTI


--da stampa borghese

PASSERA: I LAVORI VADANO AVANTI Riflessione, dialogo, equilibrio: il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, utilizza tutti e tre i termini per lanciare il suo monito. Il grave incidente che ha toccato uno dei leader della protesta No Tav, folgorato e caduto da un traliccio dell'alta tensione nei pressi del cantiere Tav della Maddalena di Chiomonte «è un fatto molto triste e grave, perchè tocca una giovane persona». Ma, è il suo appello, «spero che questo non esasperi ancor di più gli animi». Un auspicio in parte caduto, stando almeno alle violentissime reazioni e alle polemiche provocate dagli scontri. E che non hanno fermato il governo, intenzionato ad andare avanti senza tentennamenti. «Il lavoro è in corso, deve continuare nel modo migliore come previsto» tiene duro il ministro per lo Sviluppo, infrastrutture e trasporti, Corrado Passera. Nonostante gli inviti alla calma, intanto, la protesta non si arresta e gli scontri tra manifestanti No Tav e le forze dell'ordine proseguono per tutta la giornata, tra sassaiole e getti d'acqua sparati dagli idranti della polizia. Mentre le manifestazioni si moltiplicano in lungo e in largo per l'Italia, da Torino a Venezia fino a Lecce. Il ministro dell'Interno sale anche al Quirinale, per incontrare il Presidente della Repubblica. «Credo davvero che ci voglia una forte riflessione e molto dialogo» dice Cancellieri cercando di placare gli animi. «Bisogna tenere conto anche delle scelte fatte in assoluta coscienza e attenzione. Occorre - ha aggiunto il Ministro - riflettere sulla dinamica dell'accaduto e anche su quelli che sono gli interessi della nazione, occorre da parte di tutti grande sensibilità ed equilibrio». E provano a gettare acqua sul fuoco le forze politiche. «Si torni a un confronto civile perchè si può essere contrari a un'opera ma non si può cedere in nessun modo ad atti o gesti che possono aprire la strada alla violenza» è l'appello del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. E mentre i democratici chiedono al governo di riferire in Aula sul ferimento dell'attivista No Tav e sugli scontri, Pdl e Lega si associano alla richiesta sottolineando che «nel movimento no Tav ci sono violenti e ideologizzati». Si dice d'accordo con il ministro Passera il leader centrista, Pier Ferdinando Casini: «Sono triste per l'episodio di ieri ma è chiaro che l'opera deve andare avanti, è un'opera necessaria. La modernizzazione - aggiunge - non può essere proclamata solo a parole». Si schiera invece a fianco delle forze dell'ordine Fli. «È inaccettabile la rabbia nei confronti di chi svolge un lavoro per assicurare che la manifestazione non diventi una guerriglia urbana» dice Italo Bocchino. E chiede una «moratoria» sull'investimento il leader di Sel, Nichi Vendola. «In epoca di crisi ci vuole prudenza per decidere come investire le risorse pubbliche» soprattutto quando, sottolinea, un'opera «viene percepita come una violenza da tanta parte della popolazione». Paolo Ferrero (Rifondazione comunista) si rivolge al ministro dell'Interno: «invece che invocare il dialogo - dice - se ne faccia carico e interrompa subito la repressione». Per il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, infine, «rinunciare alla Tav sarebbe un grande errore, ma bisogna trovare un punto d'incontro».

http://www.leggo.it/news/cronaca/no_tav_polemiche_dopo_gli_scontri_passera_lavori_vadano_avanti_foto/notizie/168137.shtml

GIORNALISTI DOTATI DI SIRENA BLU? [GUARDA VIDEO]


Troppo facile rincorrere un giorno il morto, quello successivo la tragedia, quello dopo ancora cercare il mostro. Noi proviamo a raccontare i fatti. Da lunedì la valle di Susa è in mobilitazione. Dopo l’aggressione a freddo in cui luca è caduto folgorato da un traliccio e ancora oggi lotta tra la vita e la morte la valle è stata bloccata. All’altezza di Chianocco, presso gli svincoli autostradali della A32 autostrada Torino Bardonecchia migliaia di no tav da giorni provano a impedire i cambi turno delle forze di polizia e l’approvvigionamento dei materiali diretti al cantiere tav di Chiomonte. Ogni giorno la polizia interviene cercando di sgombrare i blocchi e non più di 24 ore fa proprio a Chianocco, nonostante la tesissima situazione a colpi di idranti e ruspe il movimento è stato attaccato. Oggi, intorno alle 13.00 dal presidio alcuni no tav hanno udito in lontananza nei prati adiacenti, a non più di 150 metri dai blocchi due squilli di sirena. Subito è scattato l’allarme generale, prorpio nell’ora esatta in cui il giorno precedente il presidio-blocco era stato attaccato. Giunti sul posto i no tav accorsi hanno trovato tre individui in un a dir poco ambiguo mezzo fornito di antenne direzionali, lampeggiante blu con tanto di sirena acustica, microfoni per le intercettazioni ambientali, caschi e maschere antigas. Alla domenda di chi fossero hanno detto di essere giornalisti dell’agenzia h24 e di non essere poliziotti e che l’ambigua attrezzatura era necessaria per la loro mobilità all’interno di scenari difficili. Per la loro incolumità vista la situazione di forte tensione anche emotiva sono stati invitati ad allontanarsi e così i tre con un altro mezzo a loro disposizione sono rientrati nell’albergo in cui alloggiano. Il mezzo ora è ancora presso il prato in cui è stato trovato, integro e con l’attrezzatura a bordo. Una delegazione del movimento sta chiarendo la situazione presso l’albergo con i tre cronisti. L’invito che ci sentiamo di fare a tutti è doppio. Da un lato la chiarezza nel presentarsi a lavorare presso le situazioni di mobilitazione del movimento no tav. Presentarsi, parlare con le persone, cercare di vivere una situazione difficile come quella della val di Susa è importante anche per migliorare la qualità dei servizi e delle notizie riportate. Dall’altro chiediamo di interrompere questa catena infame di false notizie che continuano a circolare sulla vicenda no tav. In val di Susa, ci spiace, non troverete nè mostri, nè tragedie, soltanto, e non è poco una comunità che lotta per la difesa della propria terra.

--video
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=PBOV_4rExio

http://www.notav.info/top/giornalisti-dotati-di-sirena-blu-guarda-video/

Link a foto di scritte e murales No Tav


notavliberi.tumblr.com

[ROMA] NO Tav: Mobilitazione sabato 3 Marzo


LA VAL SUSA NON E’ SOLA, SIAMO TUTTI/E NO TAV!

Qualche settimana fa si è svolta un’operazione repressiva con decine di arresti e denunce nei confronti di attivisti/e NO TAV in tutta Italia. Da quel momento la solidarietà continua a esprimersi in molteplici forme, dal Nord al Sud del Paese: nessuna/o è sola/o, non ci sono buone/i e cattive/i. Un corteo di 80 mila persone si è riversato nella valle, da Bussoleno a Susa, per dire che il movimento NO TAV non si arresta e non ha paura. Il giorno dopo parte l’allargamento dei cantieri, attraverso l’esproprio militare delle terre valsusine. La resistenza dei NO TAV è immediata. Un compagno, Luca, per impedire l’avanzamento delle ruspe, si arrampica su un traliccio. Inseguito da un carabiniere rocciatore, cade, rischiando la vita: è tuttora ricoverato in ospedale in gravi condizioni. I giornali e i media screditano e minimizzano l’accaduto, insultando il coraggio e la determinazione di Luca. La risposta della Val di Susa è determinata, con blocchi e barricate che vengono immediatamente ricostruite non appena vengono sgomberate. Ancora una volta in tutta Italia la solidarietà si fa sentire con manifestazioni spontanee, presidi, blocchi stradali e ferroviari. Queste sono solo le ultime pagine di una lotta che va avanti da 23 anni. Di fronte all’attacco dello Stato nei confronti del movimento No Tav, di fronte alla repressione di ogni forma di conflitto, al di fuori del “consentito”, tanto il 3 luglio in Val di Susa quanto il 15 Ottobre a Roma, è necessario reagire. La lotta contro il Tav fa paura ai poteri politici, economici e giuridici, perché ne mette in discussione la loro stessa essenza. Si vuole reprimere l’autorganizzazione, il rifiuto della delega, la molteplicità e la radicalità di azioni e pratiche. Si vuole colpire tanto il dissenso e il contrattacco nei confronti dei poteri costituiti, quanto la condivisione di esperienze di vita che generano forme di cospirazione e di complicità sociale. Anche attraverso Il TAV e la politica delle grandi opere il capitalismo vuole imporre ancora una volta l’idea di un mondo sottomesso alle leggi della sopraffazione e dello sfruttamento. La Val di Susa fa paura perché la lotta contro il Tav esprime la possibilità concreta di un cambiamento reale allo stato di cose presenti: determinarne il seguito spetta a tutti e tutte noi!

IL TAV E’ OVUNQUE, LOTTIAMO OVUNQUE CONTRO IL TAV

TUTTI/E LIBERI/E!

Sabato 3 marzo, ore 15:00, corteo NO TAV, partenza da Piazzale Tiburtino
Sempre no Tav, a sarà düra!

Assemblea No Tav di Roma

http://velena.noblogs.org/?p=427

corteo selvaggio a Roma ...per Luca!per sostenere la lotta NO TAV!











UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE "FUORI DAGLI SCHEMI" A ROMA.
UN CORTEO SELVAGGIO E NON AUTORIZZATO HA OCCUPATO LA STAZIONE TERMINE E MESSO IN TILT IL TRAFFICO.
UN GESTO FORTE E SIMBOLICO PER FAR SENTIRE LA NOSTRA VICINANZA A LUCA.
....ARRIVERANNO ALTRI GIORNI FANTASTICI IN CUI LA GIOVENTU' SELVAGGIA SI RIPRENDERA' LA VOGLIA DI COMBATTERE, DI INFIAMMARE LE STRADE DI PASSIONE.
LA REPRESSIONE NON CI FERMERA':
SIAMO TUTT* NO TAV!
SIAMO TUTT* BLACK BLOC!

http://libertarisanlorenzo.blogspot.com/2012/02/corteo-selvaggio-roma-per-lucaper.html

Lione in solidarietà a Luca e ai No Tav




Una trentina di persone si è trovata questa mattina per scrivere sul consolato italiano a Lione in solidarietà alla lotta contro il Tav e a Luca, in coma a seguito di una caduta da un traliccio dell’alta tensione durante lo sgombero della baita Clarea.

Alcune foto dell’azione:

http://notavliberi.noblogs.org/post/2012/02/29/lione-in-solidarieta-a-luca-e-ai-no-tav/

Valsusa: quando si dice 'le mele marce'


da Contropiano.org

Questa mattina ai microfoni dell'emittente antagonista di Torino Radio Blackout un attivista ha raccontato che ieri, nel pomeriggio, i manifestanti che presidiavano il blocco sulla A32 hanno notato un camioncino di "alimentari" che da parecchio tempo stazionava vicino alla barricata. Dopo un po' di tempo, incuriositi e insospettiti, alcuni no tav sono andati a chiedere spiegazioni all'autista, che ha risposto di essere in attesa di portare frutta e altri alimenti a Oulx. Mentre alcuni attivisti parlavano con l'autista, altri manifestanti hanno aperto il portellone e come per magia al posto delle mele, dei formaggi e dei salumi hanno trovato due poliziotti nascosti dotati di cuffie e microfoni direzionali per ascoltare di nascosto quanto si stavano dicendo gli attivisti impegnati nel blocco. Quando si dice le mele marce...

http://piemonte.indymedia.org/article/14373

de en it - Insurrection Days


Insurrection days – Tage des Aufstands

26.04.-01.05.2012 // Berlin

jederzeit // überall

english/ italian below german call….

Wir fordern nichts, wir wollen alles!

In vielen Ländern dieser Welt gehen Menschen für ihre Rechte und ihre Freiheit auf die Straße, um die bestehenden Verhältnisse zu stürzen.

Warum nicht auch hier?

Die deutsche Realität ist geprägt von sozialer Ausgrenzung und Kürzung der lebenswichtigen Grundversorgung, bei gleichzeitiger Medienhetze gegen jeden sich hegenden Widerstand, der diese lebensfeindliche Unterdrückung durch Staat und Kapital kritisiert.

Dabei sind es nicht einzig die Bullen, die auf uns einprügeln und uns einsperren, oder die politische Legislative die Gesetze erlässt, um uns zu knechten. Verantwortlich sind auch all die Menschen, die dagegen keinen Widerstand leisten und täglich durch ihre ach so gesellschaftlich wertvolle (“Lohn”-) Arbeit den reibungslosen Ablauf der Verwaltungsmaschinerie möglich machen. Eine Maschinerie, die nach bester deutscher Bürokatie tötet, ob auf der Straße oder am Schreibtisch. Wer schweigt, stimmt zu!

Wir können nicht sagen, warum hier kaum irgendwer “Stopp” schreit. Ob es daran liegt, dass es den Menschen hier noch nicht schlecht genug geht oder ob es sich einfach um eine traditionelle Unterwürfigkeit handelt, resultierend aus Jahrhunderten monarchistischer und anschließend faschistischer Herrschaft, die sich in die Hirne der Bevölkerung eingebrannt hat. Tatsache ist, dass es in Deutschland kaum nennenswerte Proteste gegen die bestehende Scheiße gibt. Sicherlich gibt es Demonstrationen, die auch mal bis zu einer viertel Million Menschen locken. Jedoch ist ein Großteil dieser Leute, weil Mitglieder der etablierten Parteien und Gewerkschaften, direkt verantwortlich für das was hier läuft. Außerdem ist diese Masse Mensch auch gar nicht gewillt, reale Veränderungen zu erkämpfen. Mensch beschwert sich und damit ist gut. Veränderungen würden ja den Verlust des eigenen gesellschaftlichen Status bedeuten und der vielen Privilegien, mit denen es sich einige verdammt bequem gemacht haben. Z.B. die wirtschaftlichen Privilegien die bestehen, weil andere Teile der Welt in die Scheisse geritten wurden. Diese Verhältnisse werden seit langer Zeit mit aller Gewalt aufrechterhalten.

Warum wir nichts fordern!

Es macht keinen Sinn, sich mit Forderungen an eine Regierung zu wenden. In einem politischen System, welches Macht in die Hände von Regierenden legt, die von nicht einmal einem Viertel der Bevölkerung gewählt wurden, kann Mensch wohl kaum darauf hoffen, mit Anliegen, die das Leben der Menschen und nicht ihre kapitalistische Verwertbarkeit begünstigen, Gehör zu finden. Deshalb macht es überhaupt keinen Sinn, uns mit Forderungen an eine Regierung zu wenden.

Vor Allem aber müssen wir denen, die uns beherrschen wollen, diese Herrschaft nicht zugestehen!

Vor Allem brauchen wir uns nicht in Bitten und Betteln selbst entmündigen!

Vor Allem müssen wir dafür sorgen, dass das, was uns nicht passt, nicht mehr länger passiert!

Wir sind durchaus in der Lage unser Leben selbst zu bestimmen. Dies kann aber nur funktionieren, wenn der Wunsch des Regiert werdens und des Regierens zerstört, wenn der staatliche Unterdrückungsapparat zerschlagen, wenn die Regierung entmachtet und nicht zuletzt auch der Bulle im Kopf getötet wird und die eigenen Grenzen aufgebrochen werden. Dann ist es möglich, kapitalistische Wertelogik durch kollektive Selbstorganisation zu ersetzen. Ein Kampf gegen das System muss zur Alltäglichkeit und immer so anithierarchisch und solidarisch wie möglich geführt werden.

Insurrection Days!

Für viele Menschen ist es schwer einen Anschluss zu finden, sich zu organisieren oder über die eigenen Ortsgrenzen hinaus tätig zu werden. Wir wollen eine Plattform bieten, um sich kennenzulernen, sich zu vernetzen, gemeinsam zu kämpfen und voneinander zu lernen. Wir wollen versuchen, stärker die Initiative zu erlangen und gemeinsam, wenigstens erst einmal für ein paar Tage ein Klima der Unsicherheit und Verlustängste für die Staatliche und Gesellschaftliche Obrigkeit zu erzeugen, bzw. das Normengefüge von Staat und gesellschaftlichen Autoritäten zu erschüttern und somit das Gewaltmonopol in Frage stellen.

Am 1. Mai wissen die Bullen wann und wo es Knallen könnte und waren in den letzten Jahren bestens darauf vorbereitet. Die Nächte und Tage davor wollen wir uns jedoch selbst gestalten. Mal bunt, aber auch tiefschwarz, mal friedlich und bestimmt, mal mit feuriger Wut.




Call for Insurrection Days

We don’t demand anything, we want everything!

People all over the world are taking their protest to the streets fighting for their rights and freedom to overturn the current conditions. But why not here? The German reality is marked by social exclusion and cuts in the supply of basic essentials. Simultaneously, the media is brainwashing people’s mind against every existing resistance that criticises this inhuman oppression by the state and capital. It isn’t just the police who beat us up or arrest us and it isn’t just the political legislative which establishes laws to enslave us. Also responsible are those people who are not offering resistance to this situation and those who are making it possible through their ever-so-important (wage-) labour so that the “machinery of administration” runs smoothly. This machinery kills in agreement with German bureaucracy whether on the street or from one’s desk. Silence gives consent. We don’t know why hardly anyone says “Stop!”. Maybe it is because it is not yet bad enough for people or is it just the result of a traditional submissiveness resulting from centuries of monarchist and subsequently fascist leadership, which is burnt in people’s brains. There are nearly no noteworthy protests in Germany against the current shitty situation. That’s a fact. For sure, there are demonstrations which are sometimes joined by a quarter of a million people but the majority of these people, most of whom are members of parties and unions, are therefore directly responsible for what is going on here. Besides, these people are not willing to fight for real changes. Just complain and that’s all. Real changes would mean the loss of one’s own social rank and of all the privileges with which some people have made themselves damn comfortable. For example, economical privileges that exist because other parts of the world were continually ransacked. These conditions have been maintained for a long time with brutal force.

Why we don’t demand anything!

It makes no sense to go to a government with a list of demands. You cannot hope to find sympathetic ears in a political system which puts power into the hands of politicians who are not even elected by a quarter of the people. They will not listen to concerns dealing with people’s lives but will instead focus on issues with capitalistic relevance. That is why it makes absolutely no sense for us present a list of demands to a government.

We do not have to submit to the rule of those who want to control us!

We do not have to degrade ourselves by pleading and begging!

We have to make sure that the things we don’t like do not exist any more!

It is absolutely possible for us to live a self-determined life. But this will only work if the wish to be ruled and to rule is destroyed, if the state’s repressiveapparatus is smashed, if the government is overturned, if the “cop-in-your-head” is killed and to break free from your self-imposed boundaries. Afterwards it will be possible to replace the logic of capitalistic values with collective self-organisation. A fight against the system has to be a part of our everyday life, as anti-hierarchical as possible and we have to show solidarity to one another.

Insurrection Days

For many people it is difficult to find access, to organise themselves and to act beyond their own borders. We want to give you an opportunity to get to know one another, to create networks, to fight together and to learn from each other. Together we want to try to take the initiative and to create a climate of insecurity and fear for the state and social authorities, at least for a couple of days. Its aim is to shock the normative structure of the state and social authorities, consequently to question the state’s monopoly on violence. On May Day the police know where and when it could kick-off and were well organised in recent years. However the nights and days before should be defined by us. Sometimes colourful but also in black. Sometimes peaceful and decisive but also with fiery rage.

Insurrection Days

26th of April – 1st of May 2012 // Berlin

Everytime // Everywhere





Noi non chiediamo nulla, vogliamo tutto!

La gente di tutto il mondo sta portando la protesta nelle strade
lottando per i loro diritti e libertà per rovesciare le condizioni
attuali. Ma perché non qui? La realtà tedesca è contraddistinta da
esclusione sociale e tagli nella fornitura di cose basilari.

Contemporaneamente, il lavaggio del cervello che viene fatto dai media
contro ogni resistenza esistente che critica questa oppressione inumana
da parte dello stato e del capitale. Non è solo la polizia che ci
picchia o ci arresta e non è solo la legislazione politica che stabilice
leggi per schiavizzarci. Sono anche responsabili le persone che non
stanno resistendo contro questa situazione e quelli che la stanno
rendendo possibile attraverso il loro cosi importante (stipendio) lavoro
cosicché la “macchina dell’amministrazione” continui senza problemi.
Questa macchina uccide in accordo con la burocrazia tedesca sia nelle
strade che sul tavolo di ciascuno. Il silenzio significa consenso. Non
sappiamo perché sia difficile per qualcuno dire “Stop!”. Forse è perché
ancora non è messa abbastanza male o è solo il risultato di una
sottomissione tradizionale proveniente da secoli di monarchia e
successiva leadership fascista, che è impiantata nei cervelli della
gente. Quasi non ci sono proteste in Germania contro l’attuale
situazione schifosa. E’ un fatto. Sicuramente, ci sono cortei alle volte
partecipati da 250000 persone ma la maggioranza di questa gente, molti
sono membri di partiti e sindacati, sono anche direttamente responsabili
per ciò che sta succedendo qui. Inoltre, queste persone non vogliono
lottare per cambiamenti reali. Solo lamentarsi e nient’altro.
Cambiamenti reali significa la perdita del rango sociale di ognuno e di
tutti i privilegi coi quali alcune persone vivono in maniera
dannatamente comoda. Per esempio, i privilegi economici che esistono
perché altre parti del mondo vengono continuamente saccheggiate.

Queste condizioni sono state mantenute a lungo con la forza bruta.

Perché non chiediamo nulla!

Non ha senso andare al governo con una lista di richieste. Non potete
sperare di trovare orecchie sensibili in un sistema politico che mette
il potere nelle mani di politici neanche eletti da un quarto della
gente. Non ascolteranno le preoccupazioni riguardanti la vita della
gente ma piuttosto si concentreranno su questioni di rilevanza
capitalistica. Ecco perché non ha assolutamente senso per noi presentare
una lista di richieste ad un governo.

Non dobbiamo sottometterci alle regole di quelli che vogliono
controllarci!

Non dobbiamo degradarci supplicando e implorando!

Dobbiamo essere sicuri che le cose che non ci piacciono non esistano
più!

E’ assolutamente possibile per noi vivere una vita autodeterminata. Ma
ciò funzionerà solo se il desiderio di essere dominati e il dominare
saranno distrutti, se l’apparato repressivo dello stato sarà distrutto,
se il governo verrà rovesciato, se il “poliziotto nella tua testa” verrà
ucciso e ci libereremo dai confini autoimposti. Dopo sarà possibile
rimpiazzare la logica dei valori capitalistici con l’autorganizzazione
collettiva. Una lotta contro il sistema deve essere parte della nostra
vita quotidiana, più antigerarchica possibile e dobbiamo mostrare
solidarietà l’un l’altro.

Insurrection Days

Per tanta gente è difficile trovare accesso, organizzarsi e agire oltre
ai propri confini. Noi vogliamo darvi un’ooportunità per conoscervi,
creare reti, lottare insieme e imparare reciprocamente.

Insieme vogliamo cercare di prendere l’iniziativa e creare un clima di
insicurezza e paura per lo stato e le autorità sociale, almeno per un
paio di giorni. Il fine è dare uno shock alla struttura normativa dello
stato e alle autorità sociali, conseguentemente alla questione del
monopolio statale della violenza. Il Primo Maggio la polizia sa dove e
quando ciò può accadere e negli ultimi anni sono stati ben organizzati.

Comunque le notti e i giorni prima possono essere definiti da noi.
Alcune volte colorati ma anche in nero. Alcune volte pacifici e decisi
ma anche con brutale rabbia.

Insurrection Days

26 Aprile – 1 Maggio // Berlino

Sempre // Ovunque

http://insurrectiondays.noblogs.org/

No Tav, bloccati per un'ora due binari della stazione. Treni in ritardo


No Tav, bloccati per un'ora due binari della stazione. Treni in ritardo

La partenza di un "Freccia d'argento" per Roma e di un regionale per Bari è stata impedita da un'azione di protesta di una ventina di manifestanti. Qualche battibecco con alcuni viaggiatori, poi il blocco è stato sciolto

No Tav, bloccati per un'ora due binari della stazione. Treni in ritardo

LECCE - Proteste, disagi e attimi di tensione alla stazione di Lecce. Nel pomeriggio una ventina di attivisti "No Tav " hanno occupato i binari tre e quattro dello scalo ferroviario, ritardando la partenza di un "Frecca d'argento" per Roma Termini e di un regionale diretto a Bari. Anche a Lecce dunque giunge forte la eco di un protesta che è entrata di diritto - e da mesi - nelle cronache nazionali e che nelle scorse ore ha vissuto momenti di autentico dramma con l'incidente occorso a Luca Abbà - uno dei leader della protesta in Valsusa - caduto da un traliccio dell'alta velocità dopo aver preso una forte scossa. Le sue condizioni sono gravi e stazionarie, per i medici non può essere considerato fuori pericolo ma alcuni segnali - dicono - sono incoraggianti.

E proprio al giovane era dedicato una parte dello striscione "Luca Abbà uno di noi - stato assassino - No Tav", dietro il quale i manifestanti, la maggior parte dei quali a volto coperto, hanno espresso la loro rabbia verbale contro l'indifferenza dell'opinione pubblica, la protervia delle istituzioni e la "connivenza" della stampa accusata di riportare solo le veline della polizia. Il Lecce-Roma, che sarebbe dovuto partire alle 16.50 alla volta della capitale, ha lasciato la stazione del capoluogo salentino con circa 50 minuti di ritardo. Sul binario accanto, il numero quattro, il regionale per Bari ha registrato un ritardo minore, di circa mezz'ora.

L'azione di protesta si è svolta sotto lo sguardo delle forze dell'ordine che hanno impedito che qualche battibecco tra viaggiatori e manifestanti si prolungasse troppo. Del resto molte tra le decine di persone in partenza non hanno nascosto la propria frustrazione, chiedendo soltanto che fosse permesso loro di tornare a casa dopo una giornata di lavoro o di studio. La situazione si è sbloccata poco dopo le 17.30, quando le ragazze e i ragazzi che occupavano i binari, al grido di "giù le mani dalla Valsusa" hanno sciolto il blocco dirigendosi poi verso il centro città.

http://www.lecceprima.it/cronaca/no-tav-lecce-28-febbraio-2012.html

BENEFIT ARRESTATI VAL SUSA @ RDA MAYDAY LA SPEZIA‏


03/03/2012

Il 26 gennaio 2012 ventisei compagni sono stati arrestati, libere persone che con la loro voce e la loro presenza si sono opposte a un progetto inutile dispendioso e dannoso per tutti come il tunnel per la tav in Val Susa.
Uno di loro era di Parma,la Rete Antifascista ...Parmigiana e i compagni del centro RDA MAYDAY di La Spezia organizzano una serata per aiutare ad affrontarele le prime spese legali per chi perdendo la propria libertà ha lottato insieme a noi e al popolo della Val Susa.

FROM 23.OO

OGAMAN kombat hip hop

DHAP extremely mc beatboxer

DANK freestyle hip hop legend

LABFREQUENCY LIVE root dub family

CHRONIC drum’n’bass all star

LABFREQUENCY runningDubstep

all'interno distro e materiale informativo a cura della RAF

ENTRY 3 NEURI

tutti gli ingressi andranno per le spese legali dello Sciaro

SCIARO LIBERO TUTTI LIBERI

Antes de dormir abrazamos el caos


A continuacion publicamos en castellano la traduccion de los textos de “Los 4 de Vironas”: Giannis Skouloudis, Dimitris Fessas, Dimitris Dimtsiadis, Sokratis Tzifkas, Babis Tsilianidis.
El 13 de Octubre del 2010 es arrestado el compañero Giannis Skouloudis durante la colocacion de un artefacto incendiario en unos vehiculos de la Compañia Nacional de Electricidad (DEI).
Tras esto son puestos en busqueda y captura Dimitris Fessas, Dimitris Dimtsiadis, Sokratis Tzifkas, Babis Tsilianidis, compañeros y amigos de Giannis. Se efectuan registros en 7 domicilios, sin encontrar nada. Despues de esto, Giannis Skouloudis asume la responsabilidad escribiendo una carta desde la cárcel de menores de Avlona.
Los otros 4 compañeros permanecieron en clandestinidad, publicando en este periodo una carta en la cual explican las razones por las cuales deciden tomar esta elección. Seis meses despues, el 13 de Enero del 2011, son detenidos en el barrio de Vironas, Atenas, estos cuatro compañeros acusados de participacion en banda armada y posesión de armas, y su detención costituye un auténtico espectáculo mediático en todo el país, presentando a sus detenidos como miembros de la Conspiracion de las Celulas del Fuego.
Aparte de esto, se enfrentan a otras acusaciones provenientes del caso del ataque incendiario a los vehículos de la DEI.
Su respuesta ante el fiscal en los dos casos ha sido el declararse anarquistas-revolucionarios y negándose a responder a las preguntas que realizaron los fiscales.
Finalmente los dos Dimitris y Babis son encarcelados en la cárcel de Korydalos, y Sokratis es encarcelado junto a Giannis en la cárcel de menores de Avlona, permaneciendo a espera de juicio.

Antes de dormir abrazamos el caos
Entropía Ediciones
14 x 21,5 cm.
26 páginas
Trueque o $150

http://entropiaediciones.noblogs.org/

Giulianova: assalto al gazebo di CasaPound, 6 feriti (una seriamente) 9 fermi


Teramo (Adnkronos) - Sette militanti di Casapound, tra cui 4 ragazze e 3 ragazzi, sono stati aggrediti a Giulianova (Teramo) da una ventina di militanti di estrema sinistra. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Giulianova.
Secondo una prima ricostruzione degli investigatori, i sette ragazzi stavano montando un gazebo per una raccolta di firme quando sono stati aggrediti da una ventina di persone, uomini e donne, di estrema sinistra. I militari, che stavano effettuando un servizio mirato, sono subito intervenuti evitando che l'aggressione degenerasse.
Gli estremisti di sinistra sono scappati, ma 9 di loro sono stati in seguito rintracciati dai carabinieri e portati in caserma. Ora la loro posizione è al vaglio. Infatti le vittime dell'aggressione sono state medicate in ospedale, una delle ragazze e' stata ferita in modo serio.

Athens: One more comrade suffered police brutality


On February 22nd, in Athens, our comrade Panagiotis Giannikakis fell victim to the fierce repression of the ‘law enforcement’ forces. He was detained, brought to Athens police headquarters and abused brutally. Takis Giannikakis is a former member of the Federation of Anarchists of Greece (OAE) and now a member of the anarchist group Kath’odon (‘Under way’). He is also author of the Greek edition ‘The Chronicle of the Fall of Slobodan Milošević’ (2007). Here’s what he says about his vicissitude:

‘On Wednesday, February 22nd, as you all know, there was a planned gathering at Syntagma square. The truth is that people’s participation this time was unfortunately small.

At around 19.00, after people had almost dispersed and traffic was back to normal, I left from the square walking on Panepistimiou Street. In about 300 metres, at the corner of Panepistimiou and Amerikis streets, as I progressed, I suffered a snap attack by an entire riot squad (MAT). The cops rushed on me catching me off guard and started to beat me with their shields! The beatings were so harsh that blood ran from my nose, and for a moment I thought my life was ending…

The police squad nailed me on the sidewalk and began to ridicule me, threatening and swearing at me. They grabbed the cap I was wearing, which bears the Circle-A. They had surrounded me, and I was not even visible to passersby. At the same time, one of the cops asked what the drill with me is and the others said that I’m an anarchist. What I point out here matters since evidently the whole scene was caused because I’m an anarchist.

Once they got my cap and identity card, they handcuffed me behind back and they forced me into a patrol car. I was transferred to the police headquarters (GADA) escorted by two random cops on duty. There, they took off the handcuffs, took my details, and after approximately three hours I was released.

Meanwhile, the police didn’t arrest just me; I saw others there, from youngsters to elderly people, who had been stopped by cops at different parts of the city, and all of them came from Syntagma. After I talked with a few of them, I realized that at least nobody else was beaten. The only one covered in blood was I. Even the waterproof coat I was wearing was full of blood. Also, there were blood stains on my pants. I mention all this to emphasize the intensity of the blows I endured.’

Humanguards–dogs of Power, hands off our comrades!
The people’s rage will sweep you!
Comrades/Friends of Panagiotis Giannikakis

source

http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1381960


http://en.contrainfo.espiv.net/2012/02/28/athens-one-more-comrade-suffered-police-brutality/

es it - Argentina: Lucha contra la minería comentada por un activista de base


Redacción

Desde El Libertario le enviamos un email a R, libertario, activista de ollas populares en Buenos Aires y ligado desde hace años a la lucha contra el extractivismo en su país. Le preguntamos que opinaba sobre las movilizaciones recientes en su país contra la megaminería, y aqui su respuesta:



Hola compañeros, aca un video sobre la situación anti-minera Pantalla para los pueblos https://www.youtube.com/watch?v=X8zbZVlnZ0o

Es muy complejo el tema y, en general, no se ven los asuntos de fondo (el modelo, el sistema o como le llamemos) y la depredación lógica del mismo.


Por un lado el gobierno y sus provincias (todos son del bando oficial) defienden a ultranza el despojo a gran escala y todos los grupos oficialistas que defienden y apoyan cualquier medida que venga de arriba, allá debe ser lo mismo. Incluso hasta miembros de organizaciones otrora 'socialista' 'guevaristas' o nacionales de izquierda forman parte de patota o grupo de choques.


Por otro lado, la 'resistencia' a ese modelo que no es tal, porque


1) El Grupo Clarín, como es contrario al gobierno, da visibilidad bastante parcial por cierto al conflicto

2) Los resistentes lugareños son mas bien pocos y en zonas de gran aislamiento territorial

3) Los grupos que apoyan la anti-minería se componen de muchas formas, sobre todo contrarios al gobierno (grupos mediáticos, personas comunes que hablan en contra porque son anti-gobierno pero que les chupa un huevo el planeta y la minería), militantes que de ecología entienden y se preocupan poco pero como son contrarios al oficialismo putean casi como porque sí, pero en el fondo casi todo este sector busca regular dentro del sistema la cosa, o que no se lleven tanto, pero que se lleven y dejen algo, algunos grupos y personas (yo por ejemplo) no confiamos y no esperamos nada del poder ni de las empresas sean de acá o extranjeras, pero somos minoritarios.

En general la formula es, que alguien haga algo y frenen esta barbarie. ¿Se entiende? Esta claro que es mi punto de vista...

http://periodicoellibertario.blogspot.com/2012/02/argentina-lucha-contra-la-mineria.html


Argentina: lotta contro la miniera commentata da un'attivista di base

da Periodico el Libertario

Da El Libertario, inviamo una email a R, libertaria, attivista popolare in Buenos Aires e legata per anni a combattere le estrazioni minerarie nel suo paese. Abbiamo chiesto cosa ne pensasse delle recenti manifestazioni nel suo paese contro la megaminiera, e qui la sua risposta:

Salve compagni! Qui vi è un video sulla situazione contro la miniera a Pantalla

Si tratta di un argomento molto complesso e, in generale, non sono questioni di fondo (il modello, il sistema o come lo chiamiamo noi) e la stessa logica di predazione.
Da un lato il governo e le sue province (tutti sono della banda) sostengono in maniera estrema e su vasta scala l'espropriazione, e tutti i gruppi governativi difendono e sostengono ogni misura che viene dall'alto. Anche ex membri di organizzazioni "socialiste", "guevariste" o di sinistra nazionale fanno parte di questo gruppo.

D'altra parte, la "resistenza" a questo modello non è tale, poiché
1) Il Grupo Clarín, in contrapposizione al governo, dà visibilità certamente molto parziale del conflitto
2) I resistenti locali sono ben pochi e in certe zone vi è un gran isolamento territoriale
3) I gruppi che sostengono la costruzione della miniera, sono costituiti da molte persone di diverse idee, in particolare vi sono gli anti-governativi (gruppi di media, gente comune che parlano contro perchè sono anti-governo e gli fa schifo tutto il sistema attuale), gli attivisti ecologici che si schierano contro le misure del governo, ma senza fare una critica radicale ad esso e anzi sembrano far capire di volere un ricambio di potere, e infine ci sono alcuni gruppi e persone (me per esempio) che non si fidano e non si aspetta nulla dal potere e dalle aziende nazionali e internazionali.. ma siamo una minoranza.

In generale, la formula è, qualcuno deve fare qualcosa e annullare questa barbarie. Capito? Questo è il mio punto di vista ... (tradotto da NexusCo)

http://ienaridensnexus.blogspot.com/2012/02/argentina-lotta-contro-la-miniera.html

Ammissioni di un giornalista


Salve, sono una ex stagista (ho lavorato per vari quotidiani). volevo segnalarVI che il vostro sito, viene usato periodicamente per gettare benzina sul fuoco e per farcire alcuni articoli di dati "reali" quali minacce a politici, forze dell'ordine etc. per giustificare e spianare la strada ad ondate repressive, e per preparare l'opinione pubblica a ciò che è in procinto di accadere. Avendo frequentato sedi di quotidiani locali e nazionali, mi è capitato di ricevere consigli da colleghi sulla maniera in cui fornire giustificazioni ad affermazioni che altrimenti non avrebbero senso. E' qui che entra in gioco Indymedia, vista la sua pubblicazione aperta e il rispetto dell'anonimato. Non c'è cosa più semplice infatti di fornire come "prova" (in questo caso una minaccia per le forze dell'ordine) un articolo da Indymedia. Non escludo infine che determinati articoli possano essere scritti dalle stesse mani che poi sui quotidiani nazionali difendono le loro opinioni/affermazioni utilizzandoli come "prova". A buon intenditor poche parole. F.

http://italy.indymedia.org/n/4713/28-02-12/ammissioni-giornalista

El Movimiento Anarquista Coreano.


Charla de Alan MacSimoin para Workers' Solidarity Movement, Sección de Dublin in September 1991.
En los 2000 años de historia Coreana se levantaron movimientos que lucharon por los derechos de los campesinos y por la independencia nacional. En algunos de esos movimientos se pueden apreciar tendencias que tienen ciertas semejanzas con formas de anarquismo moderno, en la misma forma que se observa en los Diggers (Cavadores) de la Revolución Inglesa. En 1894 Japón invadió, bajo el pretexto de proteger Corea de China. La lucha por la independencia nacional se convirtió en el punto central de toda política y actividad radical.El movimiento anarquista en Corea comenzó a tomar forma entre los exiliados que fueron a China después de la lucha independentista de 1919, y los estudiantes y obreros que fueron al Japón. Esta lucha, el Movimiento del 1 de Marzo en la que destacaron los anarquistas, llegó a implicar a 2 millones de personas; hubo 1500 manifestaciones; 7.500 muertos; 16.000 heridos y más de 700 casas y 47 templos destruidos.En el periodo que va hasta el final de la 2ª Guerra Mundial la Federación Anarquista de Corea tuvo tres etapas.La primera etapa cubrió la primera parte de los años 20 y es descrita por la FAC como periodo de gestación.En los primeros años del siglo XX no sólo la clase alta de Japón comenzó su expansión imperialista por otros países Asiáticos sino que también aplastó toda oposición en su casa.
Los anarquistas japoneses fueron la punta de lanza de la lucha anti-imperialista. En 1910 Kotoku Shusui, un "líder" anarquista japonés, fue ejecutado por traición. El Periódico de los Plebeyos había dirigido la oposición a la guerra Ruso-Japonesa y a la ocupación de Corea. Con las revoluciones Rusas de 1905 y de 1917, los disturbios del arroz de 1918 y el levantamiento de las masas de Corea en 1919, la clase dirigente Japonesa estaba preocupada.Después de la sangrienta represión del movimiento de Corea y el aumento en el nivel de la lucha de clases en el propio Japón, los dirigentes Japoneses culparon a los anarquistas y a los coreanos del terremoto de Tokyo de 1923.
Más de 6.000 trabajadores coreanos en Japón fueron apaleados con palos y cañas de bambú. Todos los anarquistas conocidos de Japón y Corea fueron arrestados. Park Yeol y su mujer Kaneko Fumiko, anarquistas coreanos, veteranos de la lucha independentista y organizadores de la "Sociedad Negra de los Trabajadores", fueron sentenciados a muerte. Como los cargos de causar un terremoto le parecían a algunos sectores de la clase dirigente algo embarazosos sus sentencias fueron conmutadas por cadena perpetua. Kaneko murió en prisión y Park no fue puesto en libertad hasta el fin de la 2ª GM. Muchos coreanos encarcelados en el conocido como "el caso de la Alta Traición" se convirtieron en los líderes del movimiento anarquista en su propio país.La Federación Anarquista de Corea en China fue formada en Abril de 1924 publicaron el "Manifiesto de la Revolución Coreana".
Era militantemente anti-imperialista "declaramos que los políticos ladrones del Japón son el enemigo para la existencia de nuestra nación y que es nuestro legítimo derecho el derrotar al imperialista Japón por los medios revolutionarios". Pusieron énfasis en la necesidad de no cambiar simplemente de gobierno, señalaron la diferencia entre una revolución política y una revolución social. No había dudas en el papel de los anarquistas; ponían el énfasis en guiar al país a una situación revolucionaria. La Federación comenzó a producir periódicos como Recaptura y Boletín de Justicia.Para 1928 la expansión de la política libertaria permitió a los anarquistas coreanos organizar la Federación Anarquista del Este con camaradas de China, Vietnam, Taiwan y Japón ñ que publicaron un boletín, Dong-Bang (el Este).
El "Manifiesto" fue adoptado por la Federación del Este como programa formal.La segunda etapa que cubre los años 1925-30 fue dominada por organización del movimiento. Armados con la teoría de la revolución anarquista del "Manifiesto" y experiencias prácticas esbozadas en el Movimiento del 1 de Marzo, las organizaciones obreras en Japón y los grupos del "caso de la Alta Tración" se organizaron en Seul, Taegu, Pyongyang y otras áreas. Para Noviembre de 1929 la Federación Anarquista Comunista de Corea había experimentado un enorme crecimiento y se formó como organización nacional. Como parte de la resistencia anti Japonesa era un cuerpo completamente clandestino. Esto no debe llevar a nadie a pensar que era pequeño o carente de apoyo popular.Para dar una idea de cómo había crecido el movimiento observemos el crecimiento sufrido desde 1920. En la provincia de Kiho el periódico diario Dong-a Ilbo informaba en Octubre de 1925 que 10 miembros de la Liga de la Bandera Negra habían sido condenados a un año cada uno.
El año siguiente el mismo diario informaba de que 5 jóvenes obreros habían sido encarcelados por distribuir un manifiesto en un estilo muy similar al "Manifiesto de la Revolución Coreana". En 1929 Dong -a Ilbo cuenta que una sociedad secreta de anarquistas organizada por Lee Eun-Song tenía 100 miembros en la ciudad de Icheon en la provincia de Kwangwon. En ese año se supo que la Sociedad entera de Artistas de Chunju era anarquista, consiguió sacar de escena a la policía japonesa. En respuesta a esto la pena de muerte se restableció en el país con el objetivo de "cambiar la estructura nacional".En Taegu, la Liga de la Verdad y la Fraternidad fue fundada en 1925 por exiliados que volvieron de Japón. También nació otro grupo llamado la Liga Revolucionaria y ambas ligas tuvieron contactos regulares entre sí y con la Sociedad Juvenil Negra de Tokio. También me he encontrado con grupos anarquistas en Anui, Mesan, la Liga de la Amistad Negra de Changwon, el grupo de Ayuda Mutua de la isla de Jeju. El último mencionado solía, por su alejamiento del gobierno central, organizar colectividades y cooperativas de campesinos y artesanos.
No hace falta decir que los organizadores pronto encontraron que no estaban lo suficientemente alejados y se vieron pronto entre rejas. En las provincias de Kwanseo y Kwanbul he encontrado menciones de al menos 8 grupos. Casi todos los grupos del país estaban ocupados en producir propaganda, prensa, organizar sindicatos y animar la resistencia a la ocupación.Por lo que sabemos casi todas las regiones de Corea podían presumir de contar con al menos un grupo organizado. Había también organizaciones en Manchuria y entre los exiliados en China y Japón.
La siguiente etapa fue el periodo de lucha que va hasta 1945.Entre los 2 millones de Coreanos de Manchuria la FAC fue capaz de extender sus raíces inmediatamente después de su formación en 1929. El principal organizador de la Federación, Kim Jong-Jin, trazó un plan en el que organizó guerillas anti-Japonesas.
Cubría colectividades voluntarias para campesinos, educación gratuita hasta los 18 años y con educación para adultos y entrenamiento en armas para todos los adultos responsables.Las discusiones continuaron y eventualmente se eligió un plan anarquista que fue descrito como "un acuerdo para una federación libre basada en la libertad espontánea de personas".La dificultad que no se esperaba realmente fue el cómo tratar con los estalinistas que también se estaban organizando en la región y estaban calificando a los anarquistas de "tiranos". Los jóvenes anarquistas del entorno de Yu-Rim querían confrontar ideología con ideología y demostrar la superioridad de sus ideas. Los guerrilleros veteranos anti-Japoneses del entorno de Kim Jwa-Jin (a veces llamado el Makhno Coreano) pensaban que sería suficiente con apoyar el anarquismo e ignorar a los estalinistas hasta lograr la independencia nacional porque sólo entonces se debería hacer política. ¡No muy diferente de las etapas en la teoría que siguieron elementos del Sinn Fein!Para Agosto de 1929 los libertarios habían formado una administración en Shinmin (una de las tres provincias Manchurianas).
Aunque este era un gobierno, tenía puntos en común con las concepciones anarquistas. Organizados como la Asociación del Pueblo Coreano en Manchuria declararon que sus objetivos serían el formar "un sistema independiente de cooperativas auto-gobernadas que tendrían poder total para salvar nuestra nación en la lucha contra Japón". La estructura era federal yendo de mitines en aldeas hasta conferencias en los distritos y en las regiones. La asociación general se compuso por delegados de los distritos y regiones. La asociación general instaló departamentos ejecutivos para tratar de agricultura, educación, propaganda, finanzas, asuntos militares, salud pública, juventud y temas generales. La plantilla de los departamentos no recibió más del salario medio.Podríamos esperar que la organización comenzaría en el nivel local para luego ir federándose en niveles superiores.
Sin embargo la APCM estimaba que la situación de la guerra hacía imposible aplicar este principio inmediatamente. En las reuniones ellos nombraron las plantillas de la organización de arriba a abajo. Se enviaron equipos de organización y propaganda para apoyar y crear asambleas populares y comités. En una aldea se construyó un molino de arroz capaz de moler más de 1000 tm para permitir a la co-operativa local dejar de depender de los mercaderes. Aparentemente todos aquellos equipos tuvieron buena respuesta y fueron bienvenidos por dondequiera que iban.La administración local de los combatientes anti-japoneses en Shimin se disolvieron voluntariamente y prestaron su apoyo a la APCM. Como los anarquistas estaban creciendo tanto en número y en apoyo los elementos stalinistas y los pro-japoneses en Manchuria sintieron sus bases de poder amenazadas.
El 20 de Enero el "general" libertario Kim Jwa-Jin fue asesinado mientras estaba trabajando para la reparación del molino de arroz que acabo de mencionar. El asesino escapó pero su cómplice fue atrapado y ejecutado.En una reunión en Junio en Pekin de la FACK se decidió desviar todas las los recursos de Corea a Manchuria y la mayoría de los miembros de la FACK se trasladaron a la zona anarquista del norte de Manchuria. Debería señalarse que también las mujeres estuvieron activas como agitadoras y contrabandistas de armas.Desde el final de 1930 se sufrieron oleadas de ataques de los japoneses desde el sur y de los estalinistas, apoyados por la URSS, desde el norte. A principios de 1931 los estalinistas enviaron equipos de asesinos y secuestradores a la zona anarquista para eliminar a los activistas libertarios destacados. Creían que si aniquilaban a la FACK la APCM se debilitaría y desaparecería. Para el verano de 1931 muchos líderes anarquistas estaban muertos y la guerra en dos frentes estaba devastando la región. Se decidió volver a la clandestinidad. Ya no volvió a existir un Shimin Anarquista. Hay mucho que decir sobre las actividades en China y Japón y también en Corea en los años cercanos a la 2ª GM, sobre su actitud a la partición de su país, y sobre su posición actual. Nos llevaría mucho tiempo tratar de todo.
Lo que debe quedar claro es que el anarquismo en Asia tiene una historia muy real. Necesitamos más información para asesorarles su anterior desarrollo político, logros y errores. Mientras tanto podemos reforzar la idea de que el anarquismo fue, y puede ser otra vez, la principal fuerza de la región.La principal fuente que he consultado es de Ha Ki-Rak _Historia del Movimiento Anarquista Coreano_ la cual fue publicada en 1986 por la Federación Anarquista de Corea. Además de estar pobremente traducida y ser cronológicamente confusa, está escrita desde una perspectiva nacionalista y reformista tendencia del movimiento coreano.
Extraido de: http://puertoreal.cnt.es/

Comunicato dei presidianti della Baita Clarea presenti durante lo sgombero di lunedi’


Era nell’aria da giorni. E stamattina, pochi minuti dopo le otto è arrivata la logica prosecuzione delle mire espansionistiche dei cantieri del TAV nella val Susa. Ci siamo trovati in pochi in baita circondati da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa, che affollavano la val Clarea. La situazione sembrava apparentemente sotto il controllo delle guardie, quando inaspettatamente Luca, un attivista del movimento è riuscito ad eludere i controlli salendo sul traliccio dell’alta tensione vicino alla baita. Uno dei due agenti che lo rincorrevano, è salito immediatamente, con una fretta inusuale, sconsiderata e senza nessuna messa in sicurezza sul traliccio, mentre noi siamo tenuti a distanza, isolati di fronte alla porta della baita. In quel momento Luca in diretta con radio Blackout manifesta esplicitamente ed in modo incontrovertibile la sua intenzione di resistere allo sgombero. Preoccupati per il frettoloso inseguimento verticale a cui veniva sottoposto Luca, gridavamo alle forze dell’ordine di fermarsi. La risposta è stata: “Non vi preoccupate, siamo professionisti”. Pochi secondi dopo, Luca costretto a salire più in alto, per sfuggire all’agente che lo insegue, viene folgorato da una scarica elettrica da 50.000 volt. Il suo corpo privo di sensi precipita al suolo da oltre 10 metri. Risuona nella mente il “morto” annunciato nei discorsi del capo della polizia Manganelli, e dell’ex ministro dell’interno Roberto Maroni. Mentre a noi, scioccati dall’episodio veniva impedito di avvicinarci, il tempo passava senza che a Luca fossero prestate le prime cure. Solo dopo oltre mezz’ora è arrivata l’ambulanza. Nonostante vi fosse una persona in grave pericolo di vita, ferita per terra, i lavori per l’allargamento del cantiere procedevano ininterrotti, dimostrazione evidente di quali siano le priorità dei rappresentanti dello stato e degli operai presenti sul posto: la TAV prima della vita umana. Nonostante le nostre insistenze parecchio tempo è trascorso prima che ad uno di noi venisse dato il permesso di avvicinarsi a Luca che dopo oltre un’ora veniva finalmente trasportato in elicottero all’ospedale. Scriviamo questo comunicato per informare su quanto accaduto realmente durante lo sgombero della baita Clarea, smentendo così le false ricostruzioni partorite dai media di regime insieme a tutte le voci che stanno girando in questi giorni. Non ci sono state trattative da parte nostra con le guardie per far scendere Luca, non sono stati usati lacrimogeni, nessuna corda di sicurezza era stata fissata dall’agente che seguiva Luca sul traliccio, non vi è stato nessun barricamento collettivo all’interno della baita. Solo nel pomeriggio ci è stato permesso di lasciare la baita, costringendoci ad assistere allo scempio della val Clarea e alla pantomima delle deposizioni: l’ennesimo “incidente” avvenuto per motivi di ordine pubblico… L’esempio di Luca esprime quello che tutti noi abbiamo nel cuore, difendere questa terra a tutti i costi senza se e senza ma. Il lampo che lo ha colpito rimarrà inciso nella nostra memoria per sempre insieme all’indifferenza dimostrata dagli operai e dagli agenti delle forze dell’ordine di fronte ad un fatto di tale gravità.

Ti abbracciamo Luca aspettando di vederti tornare al più presto a lottare sulle montagne a te e a noi così care.

Gli ultimi ad andarsene

http://www.notav.info/top/comunicato-dei-presidianti-della-baita-clarea-presenti-durante-lo-sgombero-di-lunedi/

Italy- NO TAV – The struggle continues


A summary of the latest events - Baita Clarea is an area in Val Susa where works for the implementation of the TAV were due to start soon.

On Monday 27th February the forces of order proceeded to evict and expropriate the land in Baita Clarea in order to clear the way for the devastating high speed railway works.

On the same day Luca Abba’, a resident of the Val Susa whose land was also expropriated, climbed a pylon in an attempt to block the ongoing military operation. The cops ordered Luca to come down without taking precautions for his safety, pushing him even higher and failing to cut off the electricity of the pylon.

As a result, Luca was electrocuted and fell several metres below. Rescue was delayed by cordons of antiriot cops but finally Luca was taken to hospital by helicopter. He is now out of danger although his conditions remain very serious.

Barricades were set up by NO TAV people in the area, which has been declared a ‘strategic site of national interest’.

Protests and blockages are being organized all over Italy.

The faculty of Political Sciences of the University of Bologna has been occupied in solidarity with the struggle in Val Susa. Here is the communiqué of the occupiers:





LET’S STOP THEIR PROFITS, LET’S BLOCK THEIR DEVASTATION.

COMMUNIQUE BY OCCUPIED POLITICAL SCIENCES



On 27th February 2012 the military machinery of the State attacked the people of Val Susa, by expropriating and destroying lands with bulldozers and truncheons, in order to carry on the insane project for the construction of the TAV.



Among the NO TAV activists who opposed the invasion Luca, a comrade whose land was expropriated by the CMC Company, climbed a pylon to block the advance of the bulldozers.



As cops tried to pull him down, Luca continued to climb the pylon until he was electrocuted by a 15,000 volts electric shock and fell down to the ground.



In spite of the fact that rescue was hampered for almost an hour by cordons of antiriot cops, Luca is now out of danger, even if his conditions remain very serious.



But this is not enough to placate our anger!!! That pylon should have been insulated, police knew this but didn’t do anything, on the contrary they pushed Luca even higher.



IT WAS ONLY BY PURE CHANCE THAT THE STATE DIDN’T KILL ONE OF OUR COMRADES!



It is therefore clear how chief police Manganelli declared war to the valley and to all the people who are resisting, when a few days ago, plainly speaking, he said there would be a dead in Val Susa.



The area of the yard has been declared ‘strategic site of national interest’, which means military occupation and legitimizes unconditional recourse to the violence of the State.



The people of the valley and others in solidarity have immediately occupied the highway close to the yard in different spots, so as to block the access of both the forces of order and the TAV workers.



Since the first hours a great number of diversified actions of solidarity have been carried out in 26 cities [around 80 by now], thus provoking damages and disruptions to the TAV traffic all over the country.



Moreover the solidarity attack went beyond the sector of transport, like all the workers who went on strike on the same morning.



We are aware of the fact that the high speed railway goes across the entire country and that the NO TAV is not confined to the Val Susa and to a single project.



THEREFORE WE HAVE OCCUPIED THE FACULTY OF POLITICAL SICENCES OF THE UNIVERSITY OF BOLOGNA IN SOLIDARITY WITH LUCA AND THE NO TAV ARRESTED.



WE WANT TO CREATE AN OPEN SPACE WHERE WE CAN DISCUSS IDEAS AND PROPOSALS AGAINST THE ADVANCE OF THIS NTH WORK OF DEVASTATION AND TO ORGANIZE OURSELVES EVEN IN THIS CITY.
NO TAV solidarity from Bologna, Tuesday 28th February 2012.

--translate da b porco dio

No Tav - Seconda notte di resistenza


Due giorni di blocchi continui, mentre inizia la seconda notte di resistenza in Valle anche nel resto del paese proseguono le iniziative solidali. In serata è stato diffuso da Radio Blackout un aggiornamento su Luca [audio], ancora in coma farmacologico al CTO di Torino.

http://www.informa-azione.info/files/bollettinoLuca_sera28-2.mp3

Nel pomeriggio alla stazione FS di Lecce, una ventina di manifestanti ha impedito per decine di minuti la partenza del Frecciargento diretto a Roma.

Da indymedia lombardia apprendiamo anche di un blocco ferroviario alla stazione Porta Garibaldi di Milano.

Dal presidio di Cagliari:
"Oggi 28 Febbraio abbiamo deciso di iniziare un presidio permanente in Piazza Garibaldi, per rispondere all'ennesimo atto di forza dello stato nei confronti del popolo No Tav in lotta. Ai No Tav esprimiamo tutta la nostra solidarietà.
Luca tieni duro!
Il presidio nasce con la volontà di sensibilizzare e allargare la solidarietà al popolo No Tav.
Per evitare che questi ennesimi soprusi passino sotto silenzio o solo filtrati attraverso le menzogne della stampa prezzolata e spesso disinformata.
PARTECIPA E DIFFONDI E PORTA QUELLO CHE VORRESTI TROVARE.
A STASERA.
Presidio No Tav Baita Casteddu"

A Torino, intorno alle 18.00, per un'ora circa, un gruppo di solidali ha interrotto il traffico sulla tangenziale di Torino all'altezza di Rivoli.

Dopo il presidio di Barcellona di ieri e l'indizione di un'iniziativa davanti al consolato italiano per mercoledì al grido di "La Lucha No Tav no tiene fronteras - A SARÁ DÜRA!", anche a Parigi i No Tav d'oltralpe hanno dimostrato la propria vicinanza:

"Oggi, martedì 28 febbraio, anche a Parigi c'è stata un'iniziativa di solidarietà con Luca e la lotta della Val di Susa. Uno striscione che recita “Solidarietà con la Val Susa. NO TAV” è stato affisso davanti alla Gare de Lyon, stazione da cui partono, tra gli altri, i treni per l'Italia. Sono stati inoltre distribuiti dei volantini per raccontare gli avvenimenti degli ultimi giorni in Val di Susa e ricordare le motivazioni di oltre vent'anni di lotta.
La resistenza della Val di Susa non è l'espressione di un malessere locale ma la manifestazione di un rifiuto radicale delle logiche economiche e politiche imposte da un sistema che sfrutta e distrugge territori e popolazioni.
Solidarietà a Luca e gli incolpati NO Tav!
Parigi, 28 febbraio 2012"

Anche a Perosa Argentina, in Val Pellice, in serata alcune decine di No Tav hanno effettuato un blocco stradale con volantinaggio sulla via percorsa dai cambi di turno delle truppe occupanti e dai militari che alloggiano a Sestriere [ascolta diretta audio dal blocco].

http://www.informa-azione.info/files/bloccoPerosa.mp3

In Valle, alle 00.30 l'autostrada A32 continua ad essere bloccata, mentre le strade SS24 e SS25 vengono interrotte a singhiozzo. Centinaia di resistenti bloccano la quotidianità e il flusso delle merci, una pratica che oltre a comunicare la tenacia di un movimento, crea un significativo danno economico alla Sitaf, la società che gestisce la A32 ed è direttamente complice nell'attuazione del progetto TAV.

Verso mezzanotte circola la notizia di alcune auto in fiamme nei vicoli vicini al blocco di Chianocco, anche una catasta di legna di una fabbrica di pallet avrebbe preso fuoco a un centinaio di metri di distanza. I media di regime rimbalzano la notizia trattandola come azione di rappresaglia No Tav: decisamente ridicolo trattandosi, almeno in un caso confermato, di veicoli di compagni. Come in passato, per i camper e i presidi No Tav dati alle fiamme, potrebbe trattarsi dell'opera di sgherri al soldo delle mafie del Tav, Superfluo ribadire come sia inutile tirare somme notturne e distrarre l'attenzione da altre fonti di calore.


http://www.informa-azione.info/no_tav_seconda_notte_di_resistenza

Haciendo brillar las estrellas con nuestra solidaridad.


La noticia corrió rápido y (como siempre ha tenido que ser) el aislamiento no fue un problema. Un llamamiento de solidaridad directa con 3 prisioneros políticos, los imputados del caso security.

Ante la noticia de que los compañeros además se encontraban en huelga de hambre mi respuesta ante dicha situación fue inmediata; “yo también me voy a huelga”, con asombro y preocupación lxs compañerxs que me informaban de la situación me advertirían que no fuera tan loquito, que pensara bien las cosas, con más calma, acaso ¿estaba preparado para una huelga de hambre?, en mis condiciones una medida de esa naturaleza podría ser letal, porque podría perder todo lo que he ganado en cuanto a mi salud, y es verdad…

¿Que podía hacer? Mandar palabras de aliento sin una acción real de solidaridad nunca ha sido mi estilo ¿que importancia puede tener un comunicado cuando carece de lo más importante? Y aquí quiero ser enfatico, lo más importante es demostrarle a los compañeros que estamos con ellos, que cuando ellos pasan hambre dentro de la prisión repercute en nuestras vidas, en esta realidad, en esta falsa paz social, en nuestro cotidiano vivir y en su maldita normalidad burguesa que los tiene prisioneros, y que eso no puede pasar desapercibido, porque para los compañeros nada de esto pasa por alto, ni la prisión, ni el hambre, ni el modulo de alta seguridad, ni el aislamiento, ni el hambre, ni las torutras cotidianas de parte de sus verdugos, ni el hambre, ni los malos tratos, ni el hambre, ni la vigilancia extrema, ni el hostigamiento, ni el hambre, no la humedad de esos oscuros pasillos, ni la violencia, ni el hambre, ni la falta de privacidad, no los grilletes, ni el hambre, ni los allanamientos, ni las amenazas, ni el hambre, ni la mugre, ni la crueldad, ni el hambre, ni la persecución, ni la mierda, ni el hambre, ni el hambre, ni el hambre, ni el hambre…

Entonces, ¿que vamos a hacer compañerxs mixs? ¿esperaremos que la situación no de para más? ¿por que pensamos que una situación así puede dar para mas?¿vamos a reaccionar sólo cuando los compañeros estén en riesgo vital porque uno simplemente no es tán importante o puede esperar? ¿desde cuando una huelga de hambre en prision puede esperar?. Independiente de que sepamos cuando finalizará y que dentro de nuestras cuadraditas cabezas saquemos las cuentas para autoengañarnos sabiendo que los compañerxs no morirán de hambre en esta ocasión y que por lo tanto no tiene por que ser una prioridad, hay algo que se llama hermandad que la palabra compañero no suene tan vacía como muchas ocasiones sucede. Lo sabemos bien, primero las vacaciones, la playa, la familia, lxs amigxs, el carrete ¿te sobro tiempo? Entonces voy a la marcha que organizaron por los compañeros ¡NO! Esa no es la guerra social de la que yo hablo, la guerra social de la que yo hablo no está presente una vez a la semana en un calendario o en una agenda, porque que pasaría si por ejemplo la gente que anda cladestina tomará esa actitud? Seguro lxs hubiesen atrapadxs hace bastante rato ya, o ¿sí las personas que asisten a los compañerxs dentro de la prisión optará por posiciones similares? Seguro que en tal caso muchxs escogerían la muerte. Porque este tipo de conciencia mediocre, no es nada mas ni nada menos, que una moda rebelde que pasará, que será transitoria, la guerra social de la que hablo yo, esta presente las 24 horas del día los 7 días de la semana, sin vacaciones, sin tregua, sin paradas para recuperar energias y los compañeros hoy en huelga de hambre, forman parte de ese reducido puñado de personas que asumen las consecuencias de la guerra social en forma cotidiana ¿es necesario repetirlo?

Por lo tanto, debemos saber estar a la altura de las circunstancias, y en lo personal me avergonzaría de mirar a la cara a lxs compañerxs que decidieron complicar sus vidas hasta el punto de no tener retorno a la “vida normal” que ofrece esta realidad y que afilaron su discurso y praxis bajo los mismos miramientos que yo.

Por mi lado desde el día de hoy, martes 21 de febrero del presente y a un año de iniciada la movilización de lxs compañerxs del montaje caso bombas con carácter de huelga de hambre, dejare de ingerir 1 de los 3 alimentos diarios, optando por comer el almuerzo y la cena, privándome del desayuno hasta que termine la movilización. Se que los ayunos solidarios no son en absoluto una acción espectacular, pero deseo expresar que de casi las 20 horas que paso sin comer, desde la cena (17:00 hrs) hasta el almuerzo del otro día (12:00hrs.) los compañeros en huelga de hambre están conmigo y yo con ellos. Al freddy lo invito a que nos juntemos en alguna actividad que se realice esta semana, al Marcelo le canto desde un centro de exterminio y aislamiento y al Juan le mando un abrazo de esos apretados que me mandaba desde su imposibilidad física propia de la cárcel. También quiero que sepan lo fácil que sería para mí no dejar de comer, escudándome en mi delicada salud, excusas siempre sobran, pero quiero que esto sea un tirón de orejas a todxs lxs combatientes, si yo que me encuentro en una situación realmente extrema soy capaz de solidarizar de alguna forma, lxs compañerxs del otro lado del muro no tienen ningún tipo de justificación para no dejar hasta la última gota en la calle.

Hagamos que los compañeros sientan nuestro cariño, respeto, amor y solidaridad con todo nuestro arrojo; que estos días sirvan para que los compañeros recarguen su moral, que sientan que no está solos, que cuando les gritemos “¡FUERZA COMPAÑEROS!” no sean palabras vacías.


¡¡HAGAMOS BRILLAS LAS ESTRELLAS CON NUESTRA SOLIDARIDAD!!
¡¡HABLEMOS EL MISMO IDIOMA!!
¡¡GUERRA SOCIAL.!!

Luciano Pitronello Sch.
Preso Politico Insurrecionalista

http://negratortuguitalakalle.noblogs.org/

Libertad a Braulio

Situación actual Freddy, Marcelo y Juan


Al día de hoy Lunes 27 de Febrero, los compañeros Freddy Fuentevilla, Marcelo Villarroel y Juan Aliste continúan la huelga de hambre liquida, y aun permanecen a modo de castigo recluidos en la sección de máxima seguridad, situación que no cesará hasta que depongan la movilización. Y es en este contexto, los compañeros han bajado notablemente de peso, Freddy ha bajado 5,400 kg, Marcelo 7,400 kg y Juan 4 kg.

Pese al deterioro físico, los compas permanecen bien de ánimo y firmes en la convicción de continuar la huelga de hambre como forma de lucha anti-carcelaria y de hacerse presente en la Jornada de Solidaridad Internacional gestada por compañerxs solidarixs del mundo entero.

Finalmente, hacemos un llamado a seguir solidarizando con los compañeros, a difundir la situación en que se encuentran en las mazmorras del capital, difundir la insumisión permanente de sus cuerpos y mente, y también invitar los días de la encomienda, lunes y miércoles, a hacer aportes en botellas de agua, sales hidratantes o bebidas energéticas, a las afueras de la Cárcel de Alta Seguridad.

Mientras exista miseria habrá rebelión!

¡FREDDY, MARCELO Y JUAN, A LA CALLE!

http://freddymarcelojuan.noblogs.org/post/2012/02/27/situacion-actual-freddy-marcelo-y-juan/

Agradecemos inmensamente esta carta.Un saludo, un abrazo, y una sonrisa cómplice.


Agradecemos inmensamente esta carta.
Un saludo, un abrazo, y una sonrisa cómplice.

CARTA
Hoy escribo desde páramos indómitos, referidos no necesariamente al lugar físico y temporal en el que me encuentro, sino más bien a lugares de mi interior que se conectan íntimamente con un otro, en un espacio que a pesar de las distancias sientes a otro ser vivo palpar tan cerca, como si respirara en tu oreja, tan así que la alusión a su imagen se transforma en sensación, conciencia y acción, en sutiles aspectos que me conflictúan con la “realidad” que cohabito con mis queridos acompañantes, aspectos que me cobijan y me inspiran en todas las posibles y hermosas formas. Desde estos páramos de memoria activa y magia viva, primitiva y peculiar es que con mi cachorritx pequeñx te regalamos un pedacito de nuestra vivencia contigo, materializada en carta y dibujo. Con vivencia, no me refiero solo a la imagen distorsionada que los rayos catódicos o la tinta podrida muestran de ti, sino al conjunto de perspectivas y circunstancias que te rodean, a las personas que velan por ti y te mantienen vivo en la palabra y la acción, cruzando todas las lenguas y realidades, imitando los volcanes del Cinturón de Fuego del Pacífico, emanando magma ardiente por todos los lugares donde se ha levantado tu nombre y erigido tu entereza, y la del resto de lxs que enarbolan las palabras de lxs inquebrantables…a lxs que hemos valorado y abrazado tu sensibilidad. También está la inmensa mayoría estandarizada que busca justificar su inllevadera normalidad a través de la imagen espectacular que el departamento de la Neolengua, en sentido Orweliano, ha convenido crear entorno a ti, imagen exigida y proyectada a mandado de aquellxs que usufructúan con el sistema y la miseria colectiva de la sociedad tecno-productiva a la que hemos llegado. Y como dicen lxs de tu manada, amigxs y amantes, nos gustaría abrazarte, lamer tus hermosas marcas de arrojo, tus ojitos de mapache y revolotear con tus rizitos, que mi chiquilinx dice te hacen muy parecido al principito de Antoine Saint-Exupery y que con risa le digo que eres su primo lejano, y que probablemente más de una cosa tengan en común. También mandamos energías a lx(s) personx(s) que mantiene(n) tu espacio de información en particular y el resto de espacios en donde somos capaces de interaccionar: ¡Ojalá sepan el rol fundamental e invaluable que han estado desempeñando!: Han sabido mantener libres a nuestrxs hermanxs! porque no hay peor derrota que el olvido, la lastimería, dejar que el miedo nos sepulte en la inacción, en guardarse y esperar que pase el peligro, esxs, me dice la experiencia, terminan guardándose para siempre y esperando con lástima, tal buenx cristianx, las condenas de nuestrxs “pobres compañerxs”, porque si es así, le damos al poder lo que siempre ha buscado: la capacidad de manejar nuestra libertad en todas sus dimensiones: física, mental y espiritual, y para eso, según lo veo, ya no habría nada que conversar. Porque yo Luciano me siento preso cuando veo las imágenes de la cárcel, cuando veo el festín de las bestias entorno a ti, cuando veo la aceptación y hasta la glorificación de la cárcel-trabajo, porque tú adentro de las mazmorras me recuerdas que gran parte de mí también está presa y condicionada, porque así de importante veo este trabajo que hacen lxs hermanxs: Te mantienen afuera, en la memoria activa, no en esa memoria lastimera y pasiva del que se ajusta a la realidad, del que abraza la esperanza en la institucionalidad, esa memoria reduccionista y conformista no la queremos, ni necesitamos, aduciendo a la lástima que algunos personajes muestran públicamente por tu situación. También abrazar a los que son capaces de cuestionar(se) radical y profundamente, de adentro hacia afuera, las circunstancias que nos a tocado compartir.

Con esta idea de mantener comunicación e interacción para romper el aislamiento, es que quiero responder un par de ideas que el Luciano ha esgrimido en sus comunicados:

“…El poder ambiciona con mi juicio, que la señora en la casa le diga a su pequeño rebelde que así terminamos lxs idealistas, lxs que nos atrevemos a soñar, que ni lo piense, que se empieza con la rebeldía propia de la edad y que si no se frena puede terminar en terroríficas consecuencias, justificar a través de mi ejemplo, el sistema carcelario, la represión por el “bien de nuestrxs hijxs y el futuro”
Para lxs que hemos tenido la oportunidad de compartir constantemente con niñxs, por una crianza compartida o directamente por ser padres o madres, vemos como el medio de uniformización estandariza a nuestrxs pequeñxs con sus valores en colegios, jardínes y, de manera muy fuerte, en sus espacios de “ocio”, invadiendo sus cuerpos y mentes con estructuras específicas del lenguaje y la racionalidad tecnócrata, desechando todas las demás aproximaciones a la realidad que bien conocieron algunas culturas: la intuición, las sensaciones, la percepción del tacto y el olor…-el instinto en su estado salvaje-, muchas veces abrazando el silencio antes que las palabras; con lo cual no me refiero a negar el lenguaje como medio, pero si a entenderlo como una posibilidad dentro de varias, claro está, con muchas limitaciones.

Respecto al rol ejemplificador del que habla Luciano, solo me resta mencionar que mi retoñitx sabe de ti, sabe tu historia a través de un cuento lleno de enseñanzas y personajes, sabe de las “tortugas salvajes”, sabe que abrazar ciertas luces, aunque sea por milésimas de segundos puede ser infinitamente más placentero que abrazar la normalidad por la eternidad, sabe de la aventura, de la alegría salvaje y por supuesto también de los riesgos, riesgos que se asumen sin miedos, con amor y en libertad. Esta es mi forma de romper el silencio, buscando compartir con unx niñx salvaje las situaciones y personajes que puedan aparecer en su paso por estos páramos. Me pareció una buena forma de no caer en cosas que me parecen tan nocivas para lxs chicuelxs, como la “formación” y alineación, el levantamiento de héroes, mártires o imágenes a seguir. Pero ha surgido que él/ella ya sabe que uno de los personajes de sus cuentos tiene correlato con la realidad, a lo cual yo le respondí con una sonrisa cómplice y de ahí ha surgido este gesto, mágico en sí, como los momentos exquisitos entre Miguel de Unamuno y sus personajes. También siento (y depués pienso) que no me interesa formarlo en las ideas, ni en las prácticas, tuyas, mías, ni las de nadie, sino que crezca desarrollando su instinto e intuición, sentir y pensar, y si es que en algún momento nuestras peculiaridades se encauzan hacia un mismo mar, lo abrazaré con la complicidad y alegría salvaje de los que se reconocen en caminos que no dan vuelta atrás.

Como dice este POEMA:
“…He abrazado el erotismo y desechado la pornografía,
He abrazado el cotideano y lo inesperado, incinerado la representación mercantil de la vida y la noción religiosa de la esperanza y la postergación:
Haciedome amante de la vida y no de las oportunidades de la vida,
queriendo el aquí y el ahora, no el más allá ni el después.
Porque desde hoy he decidido degustar mi vida y la de otras personas como la combustión espontánea de millones de hojas guiadas por los vientos del placer,
como los muertos alimentan la tierra y la tierra alimenta a la vida…”


Terminaría gritando y exigiendo tu libertad, pero pecaría de soberbix e ingenux, porque sé que tú nunca les darás la capacidad de quitártela, por lo menos no en sus formas más esenciales. Esa libertad, que como alguien dijo, es como una llama, un espíritu…y eso mi hermano, tú ya se lo haz arrebatado a la sociedad. Y también se que el resto de lxs que estamos en esta cárcel un poco más amplia no dejaremos nunca que te sientas solo. Nuestro amor lo sentirás, no dudes de ello mi amado amigo, en todos los incontables gestos que vendrán y que de hecho ya se están gestando y materializando, por la liberación de tu cuerpo terrenal y la de todx ser vivx sometido y domesticado por la civilización, particularmente en las cárceles. La acción espontánea de los que no esperan, menos esas condiciones objetivas (contexto) y subjetivas (más lenguaje) de las que tanto se hablan, se irá gestando multiplicativamente, como bien tú dices, desde la solidaridad como el primer eslabón en un efecto domino, parecido al efecto potenciador que nos enseña la teoría del caos: “el aleteo de una mariposa puede cambiar las condiciones enteras de la vida”. Acción que surge y surgirá desde el instinto y la intuición mismas, desde el llamado del “Espíritu del bosque” de Miyazaki y “de la Rayencita y su Espíritu del Río” de Morales.
Finalmente, recordar que las cartas, dibujos, respuestas y cualquier tipo de interacción con lxs hermanxs es mucho más que un gesto simbólico, es una acción real y directa que arrebata de las garras del aislamiento y la soledad a nuestrxs hermanxs, porque en la memoria y la acción activa el poder lo va a pensar 2, 3..o 1000 veces antes de retener a lxs indómitos en las mazmorras dantescas producto de este hermoso efecto llamado solidaridad, que se expanden caóticamente como las raíces del árbol que silenciosamente destroza cañerías y derriba edificios.

Me gustaría compartir canciones contigo y que espero algún día, yo en guitarra y el/la pequeñx en el xilófono, mientras besamos tus ojos, acariciamos tu frente y jugamos con tus rizitos, te arropemos y hagamos dormir con ellas bajos las estrellas…
después de un hermoso día disfrutando de la nada…
después de un hermoso día de haber gozado de los frutos del jardín de las peculiaridades.
Por mientras te dejó la letra de una canción en el dibujito que te mandamos y tipeada más abajito por si no me entiendes la letra.

Unx niñx salvaje y otrx que busca volver a estxs.

CANCIÓN


Te han sitiado corazón y esperan tu renuncia,
los únicos vencidos corazón, son los que no luchan
No te entregues corazón libre, no te entregues
no los dejes corazón que maten la alegría,
remienda con un sueño corazón, tus alas malheridas

No te entregues corazón libre, no te entregues,

Y recuerda corazón, la infancia sin fronteras,
el tacto de la vida corazón, carne de primaveras,

No te entregues corazón libre, no te entregues
se equivocan corazón, con frágiles cadenas,
más viento que raíces, corazón, destrózalas y vuela
No te entregues corazón libre, no te entregues
No los oigas corazón, que sus voces no te aturdan,
serás cómplice y esclavo corazón, si es que los escuchas

Adelante corazón, sin miedo a la derrota,
durar, no es estar vivo corazón, vivir es otra cosa.

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